Beyond the Grave – la recensione di Gungrave G.O.R.E.

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Gungrave G.O.R.E. è l’ultimo della software house coreana IGGYMOB, che ripesca il franchise Gungrave, rimasto inattivo dal 2005. Il gioco è disponibile su PC tramite la piattaforma Steam, PlayStation 4, PlayStation 5 e su console Xbox (al lancio su Game Pass).

Provato su PC

PS4
single player

Beyond the Grave

Gungrave, per chi non ne fosse a conoscenza, non è un prodotto nuovo ma si tratta di una serie di nicchia che ha, nel tempo, raccolto una schiera di affezionati fan, come spesso capita con produzioni minori, grazie al proprio appeal e un gameplay al di fuori dalle righe. Tecnicamente Gungrave e il sequel Gungrave Overdose, rispettivamente 2002 e 2005, non sono mai stati eccelsi, tutt’altro. Già al volgere del millennio erano titoli che, alla prima impressione, lasciavano un po’ a desiderare, restituendo però pian piano sensazioni positive quando il tutto prendeva forma e si avanzava lungo i livelli, acquisendo un po’ di dimestichezza con il suo gameplay.

Gungrave G.O.R.E., nuova iterazione del franchise, si pone in una posizione decisamente difficile poiché da un lato aveva l’arduo compito di migliorare il gameplay e presentarlo a un pubblico moderno, dall’altro tenere a bada i fan che con quello stesso gameplay ci si sono divertiti e lo hanno apprezzato (pur tenendo conto di tutti i suoi limiti).

Alla fine, sembra che il gioco abbia scontentato un po’ tutti, presentandosi fin dal principio in modo tutt’altro che “stiloso”, come almeno i suoi predecessori facevano. Ma ci toccherà andare per gradi e iniziare a scoprire lentamente tutti i motivi per cui questa nuova iterazione non riesce a far breccia praticamente nel cuore di nessuno. Probabilmente, dati i risultati, potrebbe essere l’ultima volta che il nostro Beyond the Grave viene riportato in vita.

La droga uccide

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Per quanto concerne la trama, il titolo non si perde in chiacchiere e per restare in tema con la serie questa è una cosa apprezzabile: dopo una breve introduzione, dove ci viene spiegato che Grave deve nuovamente fermare il diffondersi della droga SEED, che trasforma gli esseri umani in veri e propri mostri (tema ricorrente anche nei giochi precedenti, lo stesso Grave ne sa qualcosa…) ci troviamo immediatamente per le strade della generica isola Scumland a sparare a chiunque capiti a tiro.

Meno chiacchiere e più mazzate, è così che ci piacciono i giochi e di tanto in tanto fa bene mettere da parte le storie da lacrimoni che alcuni titoli moderni cercano di propinarci, il problema però è che l’incipit si rivela molto debole, anche quando lo confrontiamo a quei non certo brillanti episodi precedenti, che tendono comunque a guardare G.O.R.E. dall’alto verso il basso.

Per chi non li avesse giocati e volesse saperne di più sulla lore, fortunatamente nel menu principale c’è un’opzione per prendere visione della storia, narrata e con immagini a schermo che facilitano la comprensione, uno sforzo encomiabile rispetto a un muro di testo che ben pochi si sarebbero anche solo presi la briga di leggere. Ben fatto IGGYMOB, ma le lodi purtroppo si arrestano qui.

Quei bizzarri anni 2000

Pensate un po’ a quanti titoli action, dagli anni 2000 a oggi, avete giocato. Ora pensate a quanti titoli sono stati pubblicati e contestualmente cercate di ripercorrere la storia del gaming negli ultimi 20 anni. Al termine, capirete immediatamente che il livello odierno si è innalzato notevolmente da quando Grave mosse i suoi primi passi fuori dalla sua fetida tomba.

Questo piccolo esercizio di memoria è essenziale per dare contesto a quanto sto per dirvi, dal momento che Gungrave G.O.R.E. ripropone in modo quasi immutato il flow e il gameplay della serie. La stessa fibra che tiene insieme quei titoli un po’ clunky che per il grande pubblico non erano meritevoli, la ritroviamo qui, in questo pacchetto dalla grafica moderna (a tratti anche apprezzabile sebbene manchi una chiara visione d’insieme) ma con un un sistema talmente vecchio da farmi sentire un vero e proprio matusa.

Se all’epoca trovavate Gungrave divertente, quasi sicuramente troverete lo stesso divertimento in G.O.R.E., a patto che non abbiate giocato quasi nulla di action negli ultimi 20 anni. Quello che per IGGYMOB avrebbe dovuto essere il vero “selling point” del gioco, ovvero un gameplay pienamente nostalgico, è anche il suo più grande limite, che gli impedisce di essere annoverato tra giochi moderni. Tutto ciò con l’aggravante del non trovarsi di fronte un remaster, dove avremmo potuto capire la volontà di dare un’esperienza quanto più simile al prodotto originale, ma un gioco nuovo, pensato proprio per il mercato di oggi. Risulta incredibile come il progetto sia stato accettato ai piani alti. Sicuramente pieno di passione e voglia di restituire ciò che ha reso il franchise così memorabile, ma completamente sprezzante nei confronti di qualsiasi evoluzione avvenuta nell’ambito videoludico dopo due decadi.

Uno sguardo approfondito

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I livelli che compongono il gioco sono tutti lineari, con ondate di nemici che cercano di sopraffare Grave, si arriva poi al boss del livello e si procede così, per circa 30 volte. Il protagonista potrà usare il suo arsenale per difendersi, sfoderando le due pistole che rappresentano le teste sinistra e destra di Cerbero, il cane infernale, ma anche la bara che si porta dietro, la mitica Death Hauler che rende particolarmente iconico il personaggio.

La sensazione di pesantezza è una costante in Gungrave, non bisogna fare schivate eccezionali (pur avendo un tasto dedicato) o muoversi come un ballerino ma piantarsi a terra, beccarsi i colpi, e sparare in faccia a qualsiasi nemico vi venga incontro, magari tirando anche qualche cazzotto quando questi si avvicinano troppo. Il gameplay tutto sommato resta funzionale al tema del gioco, non c’è grande innovazione o migliorie che lo traghettino in questa nuova era ma, se la ripetitività globale non vi distrugge nel profondo, è un prodotto che potreste persino prendere in considerazione.

Il sistema di combattimento vi invita a essere “stilosi” durante le uccisioni, tenendo le combo attive più a lungo possibile per aumentare il Beat Count. Sparare fa sì che questo aumenti quindi passerete il tempo a premere R2 come degli ossessi: anche in questo caso siamo ben lontani da prodotti come Devil May Cry V che ci hanno abituato forse fin troppo bene a cosa vuol dire il termine “stile”.

Altro elemento che va necessariamente trattato è il riciclo di asset quasi spasmodico e in particolare in relazione ai nemici che risultano praticamente gli stessi lungo tutto il gioco. In un titolo dove bisogna affrontare ondate su ondate di avversari, è difficile proporre una gran varietà, tuttavia è in queste situazioni che dovrebbero subentrare la direzione creativa e lo stesso director, per nascondere gli ovvi limiti e dare un po’ di freschezza con nuove situazioni e mix di nemici. Tutto ciò, naturalmente, non accade.

Alla fin fine, dispiace davvero che Gungrave G.O.R.E. non riesca a reggere il confronto con altri prodotti odierni, soprattutto a causa di questa direzione raffazzonata, poco concisa o mirata. La serie avrebbe meritato un reboot in pompa magna e persino una bella lucidata al gameplay classico poiché sotto strati di carbone giace una potenziale miniera di diamanti non sfruttata, che a causa di questo passo falso potrebbe non essere portata più alla luce per molto, molto tempo.

A chi consigliamo Gungrave G.O.R.E.?

A prezzo pieno, il gioco può essere consigliato esclusivamente a chi ha amato i titoli precedenti e vuole tornare a vestire i panni di Beyond the Grave, a qualsiasi costo. Se il titolo vi intriga e le mie parole non vi hanno svilito, ricordiamo che potete provarlo su Game Pass (almeno, gli utenti Xbox). Chi invece era alla ricerca di un nuovo action da spolpare e aveva già messo gli occhi su Gungrave G.O.R.E., potrebbe preferire l’attesa di un forte sconto o veleggiare verso altri lidi.

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