The Messenger è la prima fatica dei Sabotage Studio, sviluppatori indie del Quebec che hanno trovato casa presso il publisher più fuori di testa del momento: Devolver Digital. La prima cosa che mi è balenata in mente quando ho visto il trailer è stato: “che figata spaziale, sembra Ninja Gaiden!”, decidendo immediatamente che avrei giocato il titolo non appena fosse uscito. Essendo cresciuto negli anni ’90 non potevo esimermi dal mettere le mani su un gioco che permette di impersonare un ninja, il sogno di tutti i bambini dell’epoca era infatti quello di indossare una tuta nera e sgozzare silenziosamente persone ignare, o mi sbaglio? Senza ulteriore indugio, quindi, lanciamoci a capofitto nel folle mondo del messaggero.
It’s dangerous to go alone! Take this scroll!
Prezzo: 19,99 € su Nintendo eShop – 16,79 € su Steam
Provato su Nintendo Switch

Opinione rapida per lettori pigri
The Messenger è uno scroller 2D con alcuni elementi metroidvania, non particolarmente eccessivi a dir la verità, e si focalizza principalmente su sessioni platform dove dovrete premere alternatamente i tasti di attacco e salto con una certa precisione per riuscire a superare strapiombi, burroni, cascate e diversi luoghi ameni. La maggior parte delle volte, però, presi da smania, inizierete a schiacciare i suddetti pulsanti come degli ossessi, soprattutto verso le fasi finali di gioco.
In realtà il titolo prende dal famoso scroller del passato, Ninja Gaiden, solo il tema e l’aspetto visivo, garantendo un’esperienza decisamente più in linea con i tempi. Gli incapaci che non hanno mai finito il gioco per NES (almeno lecitamente), possono dunque tirare un sospiro di sollievo, The Messenger non risulta così complicato da portare a termine e vi impegnerà quel tanto che basta per spingervi a migliorare l’esecuzione di salti e acrobazie.
La durata complessiva del gioco, qualora intendiate completarlo al 100% raccogliendo anche tutti i collezionabili con un po’ di sano backtracking, è di circa 10 ore. Un prodotto mordi e fuggi niente male per gli amanti delle avventure pixellose. Considerato il prezzo budget sareste proprio dei barboni schifosi a non investire sul prodotto confezionato con estrema cura dai Sabotage.
Like a ninja I kill you
In parole povere, il gameplay di The Messenger è veloce e divertente. So che queste due parole non vi basteranno quindi svisceriamo un po’ la questione. Il gioco inizia in modo molto semplice, avrete a disposizione un tasto per attaccare con la vostra fidata spada e uno per saltare, roba da “videogaming 101”. Le prime schermate di gioco saranno molto intuitive da superare, vi basterà saltare sulle piattaforme a schermo e attaccare i nemici, tra cui strane sanguisughe verdognole e tartarughe corazzate sputafiamme.
Scoprirete però che il gioco non è così semplice come vuole farvi credere e ben presto vi introdurrà meccaniche fondamentali.
La prima potrebbe essere familiare a chi ha giocato Ninja Gaiden, parliamo della capacità di attaccarsi alle pareti come una cozza tarantina (che voci di corridoio mi dicono siano molto buone, per i lettori interessati anche all’aspetto gastronomico) e sfruttare la posizione elevata per raggiungere piattaforme che si trovano più in alto o sono più distanti rispetto al vostro personaggio.

I programmatori, però, da bravi stronzi, non vi rendono il compito così semplice e disseminano gli schemi di zone in cui è impossibile sfruttare le abilità di scalatore, tali pareti sono riconoscibili perché sono frantumate e vi costringeranno a fare ricorso a modi creativi per superare gli ostacoli.
La seconda meccanica la potremmo chiamare del “salto aggiuntivo”, un nome di merda per indicare però un sistema ingegnoso. Ogni volta che effettuerete un salto e colpirete con l’attacco un nemico/oggetto/proiettile, avrete diritto a un salto bonus, prolungando così la vostra permanenza a mezz’aria in modo virtualmente indefinito, come uno schifoso piccione sospinto da venti ascendenti.

Gli schemi inizialmente sono molto semplici e vi basterà colpire un proiettile vagante o una lampada strategicamente piazzata per poter attraversare un burrone ma, come è facile intuire, si tratta solo dell’antipasto. Quando arriverete al dolce (ok ora la smetto con il gergo mangereccio) dovrete eseguire decine di combinazioni salto/attacco mentre sotto di voi si spalancano spaventosi abissi.

The Messenger non è solo platforming però, anzi, in realtà si. È praticamente all’80% platforming, i nemici sono pochi e non rappresentano quasi mai un problema. Considerata però la difficoltà di alcuni schemi, ringrazierete tutte le divinità del pantheon greco che i developer non abbiano deciso di piazzarvi qualche mostro in più da accoppare.
Avanzando nel gioco otterrete abilità aggiuntive e potrete acquistare anche dei miglioramenti, come potenziamenti per l’attacco e più energia, seguendo uno skill tree molto essenziale. La moneta di scambio, in questo caso, sono dei cristalli che otterrete durante l’esplorazione dei livelli.

Collezionabili e backtracking
Il gioco, come ho precedentemente accennato, ha degli elementi metroidvania (termine usato per indicare giochi che, come Castlevania e Metroid, permettono di rivisitare aree già esplorate per scoprire segreti inizialmente nascosti e accessibili solo dopo aver ottenuto delle nuove abilità) che estendono leggermente il tempo di gioco. Non si tratta di nulla di particolarmente fondamentale ma se vi prenderete la briga di raccogliere i 45 medaglioni verdi disseminati tra i livelli, chiamati Power Seals, potrete ottenere nientepopodimeno che un oggetto di merda dalla dubbia utilità (io vi ho avvisato). Raccogliere i Power Seals richiede un po’ di abilità, quindi per i giocatori smaliziati che vogliono gustare un grado di sfida maggiore potrebbe rivelarsi un modo simpatico per passare il tempo ma per l’amore di tutto ciò che è sacro non fatelo solo per il “premio” che vi attende…

Il gioco, allo stato attuale, non è particolarmente rigiocabile poiché dopo averlo completato la prima volta difficilmente tornerete a indossare i panni del ninja sfigato, fortunatamente dovrebbe arrivare in un futuro non troppo lontano un DLC completamente gratuito che aggiungerà contenuti extra. Un punto a favore dei Sabotage che sanno come tenersi stretti i fan.
Tra 8 e 16 bit
L’aspetto grafico è uno dei dettagli che gli appassionati di retrogaming apprezzeranno maggiormente. Se non amate la pixel art, invece, non saprei proprio cosa dirvi, siete praticamente gusci vuoti senz’anima che non meritano di calpestare questo pianeta.
Il gioco si divide in due formati grafici: 8 e 16 bit. Il cambio dall’uno all’altro avverrà in momenti specifici ma è una meccanica che potrebbe spoilerare parte della trama quindi ci limiteremo a descriverne l’estetica.
Il gioco inizia a 8 bit, con palette prese di peso dall’epoca NES che faranno godere in modo anomalo chi è cresciuto con la prima console Nintendo. Dal momento che non siamo però negli anni ’80 e ’90, gli sviluppatori non si sono limitati a scopiazzare roba come Ninja Gaiden ma hanno inserito il tutto in una cornice adatta ai tempi che corrono, con una pienezza di frame soddisfacente sia per le animazioni del protagonista sia dei nemici e dei boss.
Le ambientazioni sono varie ma abbastanza classiche, si parte dalle foreste per arrivare a montagne innevate, città sottomarine di atlantidea memoria e colate di lava infernali, un buon mix con qualche sorpresa pandimensionale. Gli sfondi, se si presta attenzione, dopo un po’ potrebbero risultare leggermente ripetitivi ma onestamente non avrete il tempo di badare a queste inezie se volete che il vostro messaggero sopravviva.

Come ci si aspetterebbe, la versione 16 bit è invece un tripudio di colori da Super Nintendo con sfondi ancor più dettagliatamente letali e schemi che vi metteranno a dura prova, rispettando in toto un presunto “hardware” più potente. Persino l’aspetto del messaggero è differente, con un cappello appuntito da coltivatore di riso asiatico proprio come quello del celebre Raiden di Mortal Kombat.

Anni ’80 con la pala
La storia del gioco sembra presa da un gioco arcade giapponese degli anni ’80, risultando quindi sopra le righe se consideriamo come la narrativa nei videogiochi si sia evoluta nel tempo, offrendo avventure sempre più realistiche e ben scritte. Dimenticate tutto ciò perché il titolo inizia letteralmente così: “Al limite occidentale di un mondo in disgrazia si erge un villaggio costiero che ospita gli ultimi sopravvissuti della razza umana, coloro che hanno scelto l’esilio al posto della morte. Si allenano giorno e notte mentre sono confinati nel loro nascondiglio. La loro razza è maledetta e l’unico scopo a cui tendono è la sopravvivenza”.
Scoprirete presto che questo villaggio di ninja è in attesa di una sorta di apocalisse che si abbatterà su di loro sotto forma di mostri intenzionati ad annientare la razza umana. Il gioco, quindi, si apre con un giovane ninja del villaggio, il messaggero, a cui è incaricata la consegna di una pergamena che potrebbe cambiare le sorti dei sopravvissuti.

Potremmo definire l’incipit decisamente “cheesy” a essere buoni, non lasciatevi però trasportare da sentimenti negativi poiché The Messenger non si prende nemmeno un po’ sul serio, vi lancia in situazioni cliché facendo però evolvere la trama in modo esilarante con incontri divertenti e linee di dialogo al limite dell’assurdo. Nei primi 10 minuti di gioco incontrerete uno dei personaggi più divertenti con cui interagire, il mercante del negozio. Assicuratevi di parlare con lui ogni volta che ne avete l’occasione e lasciate che vi racconti qualche storia, non ve ne pentirete.

L’anima duale del titolo, divisa tra 8 e 16 bit, viene conservata anche nella soundtrack, con brani campionati diversamente in base alla “versione” dei livelli che state affrontando. Le musichette di sottofondo vi entreranno in testa immediatamente e non risulteranno “quasi” mai fastidiose (magari alla trentesima volta che provate a superare una zona frustrante potrebbero iniziare a farvi prendere in considerazione la distruzione volontaria dei timpani, in tal caso, prima di arrecare danni permanenti al vostro organismo, vi ricordiamo che è possibile azzerare il volume della console).
A chi consigliamo The Messenger?
Vale dunque la pena giocare The Messenger? Per gli appassionati di platform che non hanno paura di sudare un po’, assolutamente si. Chi non ha molta familiarità con questa tipologia di giochi, invece, potrebbe trovarlo a tratti eccessivamente frustrante. Non lasciate però che la vostra incapacità e la necessità di impegnarsi un minimo vi impediscano di giocare questa produzione indipendente di pregevole fattura!
Platforming ingegnoso | Un po’ breve |
Humor nosense | Sprite dei nemici poco vari |
Grafica deliziosa a 8 e 16 bit |