Mesoamerica sci-fi: recensione di Aztech Forgotten Gods

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Aztech: Forgotten Gods, è il nuovo titolo action 3D realizzato e sviluppato da Lienzo, software house messicana alla sua terza prova dopo Mulaka e Hunter’s Legacy. Aztech è disponibile dal 10 marzo su PC tramite la piattaforma Steam ed Epic Games Store, PlayStation 4 e 5, Xbox One, Xbox Series e Nintendo Switch.

Provato su PC

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Mesoameripunk

Il tema principale di Aztech, proprio come si può intuire dal nome stesso, è legato alla cultura mesoamericana vista proprio dagli occhi di chi la vive e la respira. Come già accennato in apertura, infatti Lienzo è una software house situata a Chihuahua, in Messico, chi meglio di loro quindi può garantire una visione quantomeno accurata del bagaglio culturale locale.

Ciò che rende il titolo intrigante è la fusione tra elementi pre-colombiani e futuristici, presentando dunque uno scenario what if generalmente poco sviscerato: cosa sarebbe successo se il continente non fosse stato colonizzato dagli europei e quindi civiltà come quella azteca avessero continuato a dominare il territorio? La risposta di Lienzo è una società perfettamente a suo agio tra tradizione e innovazione, con strutture tecnologiche ma saldamente ancorate al materiale d’eccezione locale: la pietra.

Il gioco prende il via con un flashback nel passato che funge da tutorial e che spiega alcune delle meccaniche chiave di gameplay per poi lasciare spazio all’eroina: Achtli, la giovane figlia di un’archeologa che, studiando una reliquia locale dà il via a una serie di eventi cataclismatici che portano all’apparizione di giganti colossi di pietra nella città di Tenochtitlan.

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Si vola, ma rasoterra

Dal punto di vista artistico, la città azteca in cui ci si ritrova a muoversi è a prima vista ben realizzata, tuttavia questa sensazione cambia rapidamente non appena si inizia a esplorarla sul serio causa una massiccia ripetizione di asset. Lungi da me criticare uno sviluppatore indie per aver preso una strada un po’ più semplice, ciononostante il giocatore non può fare a meno di notarlo e anche molto presto, spingendolo a derubricare quindi immediatamente qualsiasi volontà esplorativa.

Si potrebbe anche sorvolare, volendo, su tali aspetti grafici che sostanzialmente sono sempre una spina nel fianco per piccoli studio di sviluppatori ma a raddoppiare la sensazione di titolo non ancora pronto e curato negli aspetti più piccoli è proprio il gameplay. Grazie alla reliquia di cui entra in possesso, Achtli riesce a convogliare un flusso d’energia in una direzione per librarsi in aria e volare al di sopra della città o utilizzare la stessa per prendere a cazzotti fragorosi i nemici che minacciano Tenochtitlan.

Gli estremi per una buona avventura ci sono tutti, se non fosse che il personaggio e le sue azioni si rivelano privi di qualsiasi fisica. Sferrare un pugno contro un titano non dà alcun feedback e ci si muove, anche in aria, come in uno spazio a gravità zero: poco entusiasmante e inadatto a ciò che il gioco, tematicamente, vuole convogliare.

Il “vuoto” della grande città è stato riempito con qualche attività secondaria ma in numero non sufficientemente elevato o diversificato per rappresentare una valida alternativa alle attività principali. È possibile effettuare delle corse a tempo o sconfiggere dei nemici entro un tempo limite, una distrazione minima per giustificare la presenza di un’ampia mappa sulla quale spostarsi. Molto apprezzata invece è la presenza di tre negozi, nei quali spendere la valuta di gioco. In questi è possibile acquistare potenziamenti per l’arma di Achtli, nuovi tagli di capelli e capi di vestiario differenti.

Se dovessi incasellare Aztech in un genere, sarebbe quello dell’action boss-slaying, tutto ciò che bisogna fare è passare da un titano all’altro per completare il gioco, procedura che, al netto delle cutscene ed esposizioni di trama, non richiede più di cinque ore circa.

A chi consigliamo Aztech: Forgotten Gods?

La software house va indubbiamente premiata per aver osato con un tema poco sfruttato e, onestamente, molto interessante. Vedere una rappresentazione pseudo cyberpunk di una civiltà ormai scomparsa è affascinante ma, purtroppo, non ci sono delle solide basi a sostenere il tutto. Ci si ritrova con un prodotto che, fin dalle prime battute appare carente sotto diversi aspetti. Con una maggiore attenzione al gameplay si sarebbe potuto sorvolare su molti dettagli tecnici che riportano immediatamente alla natura indie del prodotto: da recuperare (consiglierei in sconto) solo se siete veramente appassionati di giochi action dalla durata effimera e non eccessivamente complessi.

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