Eastward è un gioco action-adventure indie di Pixpil, distribuito da Chucklefish, disponibile su PC e Nintendo Switch dal 16 settembre 2021.
Provato su Nintendo Switch
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Un’esplosione di pixel art 16-bit
Eastward è un titolto molto curioso, molto ambizioso, e che riesce in maniera eccellente in praticamente tutto quello che si prefigge di fare. La presentazione grafica, fortemente ispirata all’era 16-bit, si presenta con una cura al dettaglio da lasciare a bocca aperta. Le musiche, che riecheggiano di nostalgico synth anni ’80, danno vita e carattere al mondo distopico post-apocalittico che brulica di personaggi curiosi e sopra le righe. Anche la narrazione, al di là di qualche singhiozzo, completa questo pacchetto tutto intriso di passato videoludico in maniera fenomenale, forse anche a proprio discapito.
Eastward affonda le radici in quel momento chiave degli anni ’90, dove Earthbound e Zelda primeggiavano per carattere e gameplay, e non nasconde in alcun modo le proprie ispirazioni, anzi ne fa un vanto. In effetti Eastward è più Zelda che altro, rimasticato secondo i gusti estetici del momento, ma il sistema videoludico del tempo, che crea una dissonanza splendidamente nostalgica per i gen x, ma il frangente millenial/gen z potrebbe non condividerne l’entusiasmo.
Il titolo mette il giocatore nei panni di John, un protagonista muto che vive nella reclusa città miniera sotterranea di Potrock Island, insieme a una bambina dai misteriosi poteri psichici chiamata Sam. Il prologo, che forse si trascina un po’ troppo a lungo, permette di familiarizzare con le meccaniche di gioco e con la comunità di personaggi semplici e caricaturali, lavoratori sottopagati alla mercé del tirannico Sindaco.
Parte dell’innegabile fascino di Eastward risiede proprio nel modo in cui il giocatore viene lasciato immergersi in un mondo di piccole cose, dettagliato e ricco di carattere, in modo non molto dissimile da quanto si vedrebbe in un lungometraggio Ghibli. Le chiacchiere di quartiere, le bizzarrie pronunciate da un mercante strampalato, lo scemo del villaggio e le pettegole in piazza, tutto dà un reale, vivo colore alle ambientazioni che risultato fiabesche e reali insieme.
L’effetto risulta ancor più vincente quando il tono improvvisamente cambia, per dare spazio a poteri misteriosi, a scene di improvvisa distruzione di massa, ai dubbi sulla vera identità di Sam e dei suoi poteri, con colpi di scena dal sapore sci-fi futuristico della produzione di fine anni ’80, un po’ come quanto riproposto da prodotti come Stranger Things.
Padella alla mano, verso est
Il gameplay alterna fasi di esplorazione, esposizione narrativa e piacevoli quando anche forse goffi dialoghi, a momenti di azione contro nemici di vario tipo, con John e Sam. John è armato principalmente di una fida padella, e si arma mano mano di bombe, un fucile e un lanciafiamme. Sam al contrario non ha delle reali capacità offensive, ma può bloccare in posizione i nemici e sfuggire.
Le abilità psichiche della bambina sono infatti vitali durante le fasi puzzle, tutte piuttosto interessanti, creative e intuitive, ma meno utili in battaglia. Infatti, un problema che si riscontra nel gameplay è che nulla sembra realmente necessario per proseguire e farsi strada tra i nemici. Da un lato questo dà un discreto senso di libertà espressiva al giocatore, dall’altro, se la padella annienta la maggioranza dei nemici, perché impegnarsi?
Si sente un po’ la mancanza di una reale fusione tra le meccaniche presentate e il gameplay a livello di combattimento, che lascia un gusto semplicistico molto tipico dell’era d’ispirazione, ma che forse avrebbe giovato di maggiore profondità. È sicuramente soddisfacente impiegare ogni arma nel proprio arsenale per avere la meglio, ma l’impressione è che l’integrazione delle meccaniche al combattimento sia stato un pensiero secondario.
Per spezzare il ritmo di gioco, Eastward presenta anche un mini-RPG all’interno chiamato Earthborn, con meccaniche e ricompense piuttosto gratificanti. L’esperienza è breve e contenuta, ma da non sottovalutare, perché richiede dedizione per essere superata. Si tratta di una versione semplificata di un vecchio Dragon Quest, che i bambini giocano spesso davanti ai mercatini delle città, e di cui Sam è particolarmente appassionata. La semplicità della struttura non fa che aiutare il potenziale livello di dipendenza che potrebbe causare ai nostalgici.
Per curare le proprie ferite nei momenti difficili, il gioco propone un simpatico sistema di cucina, dove John crea numerose ricette tutte da inventare e scoprire, per poi portare con sé il risultato e mangiarlo nei momenti critici per rigenerare l’energia. Questo ulteriore mini-sistema è accompagnato da un mini-gioco roulette che ne influenza il risultato.

Alcune precisazioni
Eastward è un titolo davvero affascinante, la presentazione grafica è tra le espressione di pixel-art retro in chiave moderna tra le più affascinanti disponibili sul mercato, le animazioni degli sprite meticolosamente disegnate infondono carattere in tutti i numerosi personaggi di questo mondo fuori dal comune.
D’altro canto però, il forte amore per un’era andata, porta con sé un bagaglio non necessariamente sempre fruibile a un pubblico più ampio. Ben intesi che è necessario che il target sia “il grande pubblico”, Eastward a volte è un po’ troppo innamorato del passato, e ripropone alcune scelte, narrative, di gameplay o di presentazione, che avrebbero forse preferito una rivisitazione.
Non scenderemo in dettagli per evitare spoiler, ma la rappresentazione un po’ normativa della vecchia generazione, tipica di quel tipo di produzione, si ritrova anche nel modo in cui i cattivi sono spesso caricaturati come grassi e sporchi, o dei personaggi LGBT, nello specifico una coppia lesbica tra i protagonisti, viene trattata e vista secondo una lente che, soprattutto nelle ultime battute di gioco, lascia un retrogusto un po’ spiacevole.
Gancio emotivo tra i tanti, è proprio il rapporto tra alcuni personaggi, primi tra tutti John e Sam
Forse più immediato è invece il modo in cui, come abbiamo già detto, le meccaniche di gioco non sempre si fondono pienamente con l’esperienza in senso più ampio, soprattutto nel combattimento, che nella sua semplicità risulta facile, intuitivo, ma talvolta ottuso e non molto divertente.
A chi consigliamo Eastward?
Eastward è un titolo eccellente da molti punti di vista, e mostra qualche incertezza qui e lì che per alcuni giocatori potrebbe inficiare un po’ troppo sul fattore divertimento. Il proprio amore per una specifica era della produzione cinematografica e videoludica è il suo maggiore vanto e, in minor misura, il suo peggior difetto. Il pacchetto generale è comunque di ottima qualità, trattenuto a un passo dall’eccellenza da alcune scelte che non gli permettono di arrivare dove sarebbe potuto arrivare altrimenti.
Presentazione generale di eccellente qualità | Ritmo di gioco talvolta incerto |
Carattere e personalità da vendere… | …che avrebbe giovato di un leggero ammodernamento |