Il ritorno di Misako e Kyoko: la recensione di River City Girls 2

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River City Girls 2, il nuovo capitolo della serie che ha rilanciato il franchise di Kunio-kun in tutto il mondo, dopo l’uscita giapponese è finalmente disponibile anche in occidente, dal 15 dicembre su console (PlayStation, Xbox e Nintendo Switch) e PC. Kyoko e Misako, le toste ragazze di Kunio e Riki tornano per un sequel più grande e più ambizioso.

Provato su PC

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Schiaffi a River City

Il primo River City Girls, uscito nel 2019 su PC e console, è stato una ventata d’aria fresca. Il vecchio brawler ormai dimenticato, River City Ransom (in Giappone conosciuto come Kunio-kun, franchise che ha festeggiato proprio nel 2022 il suo 35esimo anniversario), era in una situazione di stallo creativo, dove l’interesse era portato avanti da produzioni di terze parti che si barcamenavano tra prodotti più o meno interessanti che strizzavano l’occhio ai fan del genere (uno su tutti River City Ransom: Underground).

Sviluppato da WayForward, gli stessi creativi della serie Shantae, con il beneplacito del publisher che detiene i diritti, la ben nota compagnia giapponese Arc System Works, River City Girls ha trascinato non solo gli amanti della serie, ma anche nuove leve in questo fantastico universo fatto di schiaffi e botte da orbi, pescando stavolta due personaggi provenienti da un titolo per Super Famicom del 1994 (Shin Nekketsu Koha: Kunio-tachi no Banka, rilasciato recentemente come River City Girls Zero dalla stessa software house): Misako e Kyoko, le fidanzate di Kunio e Riki.

River City Girls 2 prende il via proprio dopo gli eventi del primo, quando la coppia di esplosive teenager ha ritrovato i due teppisti e si appresta a vivere in tranquillità il resto della propria vita scolastica. A sconvolgere ancora una volta il loro mondo arriva però il capo della yakuza di River City, il padre di Sabuko, che rappresenta una minaccia per tutta la città, intenzionato com’è a riprendere il suo posto al vertice della malavita.

Come sequel, River City Girls 2 è molto più ambizioso e introduce una gran quantità di elementi, nonché nuovi personaggi nel cast giocabile, mantenendo il feeling classico del gameplay che ha fatto innamorare me, e spero tanti altri.

River City: più grande che mai

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La città in cui si svolgono le vicende, River City, è stata notevolmente ampliata in questo sequel, con molte più aree esplorabili e tante sidequest per intrattenere il giocatore. A risentirne, forse, è la navigazione che, se nel titolo precedente era più immediata, qui può dare qualche grattacapo, soprattutto per quanto concerne il backtracking necessario per alcune missioni principali. Ciò spezza in parte il ritmo di gioco ma d’altro canto garantisce anche la possibilità di immergersi di più nel gameplay “core” del titolo: gli schiaffi.

Come sempre, utilizzare le abilità sbloccate salendo di livello e quelle acquistate presso il Dojo è soddisfacente e, man mano che si avanza nel gioco, è possibile concatenare combo sempre più lunghe, per un matsuri (festival giapponesi) di botte che strappa sempre un sorriso.

Oltre alle due protagoniste indiscusse, troviamo giocabili fin da subito anche Kunio e Riki (che in River City Girls dovevano essere sbloccati al termine dell’avventura), nonché due new entry che si ottengono avanzando con la storia: Provie e Marian, la prima facente parte di River City Ransom: Underground e la seconda, invece, un volto noto ai fan dei beat em up a scorrimento, si tratta infatti della fidanzata di Billy che veniva rapita all’inizio di Double Dragon.

Questi nomi portano il cast totale a ben sei personaggi, ognuno con un gameplay e tecniche differenti, tutto reso con il fantastico stile di sprite pixellosi, ormai un marchio di fabbrica WayForward. Passare dall’uno all’altro è molto semplice, recandosi in uno dei tanti nascondigli nelle sette aree di gioco, quindi non si è limitati all’uso di un solo personaggio durante la propria run.

Proprio in questi troviamo anche un’aggiunta piacevole: la possibilità di reclutare in qualsiasi momento i nemici sconfitti e trasformati in aiutanti. Nel primo gioco, quando si perdeva uno di questi assistenti, bisogna trovarne uno nuovo da reclutare, qui invece, una volta reclutati per la prima volta, saranno sempre disponibili nel nascondiglio. Gli avversari del primo gioco ritornano ma il cast è ampliato anche in tal senso, con volti nuovi e tantissimi nemici differenti da “collezionare”.

L’immancabile, altra faccia della medaglia

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Se da un lato abbiamo tantissime novità, come anche la presenza di minigiochi differenti durante la progressione della storia (basati su QTE o persino l’introduzione del celebre dodgeball che ha caratterizzato tanti titoli del franchise come Super Dodge Ball), che rappresentano un cambio di ritmo decisamente interessante, dall’altro ci sono alcuni problemi tecnici di cui è assolutamente necessario parlare.

Fin dall’inizio dell’avventura ho percepito una certa lentezza globale, quasi una riduzione delle performance rispetto a River City Girls. Ben lungi dall’essere una semplice impressione, ho notato con somma sorpresa che il titolo è bloccato a 30 fps. Se River City Girls era fluido in ogni sua parte, in questo caso il lock si fa sentire tutto, restituendo un’esperienza un po’ troppo ingessata per un titolo in pixel art che punta a dare un senso di velocità e azione.

La soundtrack è sempre su ottimi livelli, anche se non eccessivamente differenziata rispetto alla prima avventura. Ritorna Megan McDuffee con il suo sound tipicamente pop adolescenziale: piacevole, ma una piccola evoluzione anche in questo campo sarebbe stata sicuramente gradita.

Per chi ha problemi a giocare il titolo in inglese o giapponese, aggiungo che la traduzione in italiano è tutt’altro che perfetta e presenta non solo errori grossolani nei menu, ma persino nelle linee di dialogo, segno di una politica di localizzazione davvero al ribasso, quasi realizzata con traduttori automatici. Si tratta dello stesso identico problema presentato in fase di recensione di River City Girls e, a tal proposito lancio un appello ad Arc System Works e WayForward: nel caso vogliate rendere giustizia al lavoro di traduttore, il qui presente è disponibile a venirvi incontro per evitare che i vostri titoli giungano sul mercato in questo pessimo stato linguistico.

Premio di consolazione: WayForward ha capito che la modalità co-op che non sia couch è altresì importante e quindi ha ampliato le funzionalità rispetto al primo River City Girls, aggiungendo la co-op online, alternativa essenziale al non sempre perfetto Remote Play.

A chi consigliamo River City Girls 2?

Come sequel, River City Girls 2 si presenta godibile, ampio, ricco di novità e dalla rigiocabilità notevole grazie ai sei personaggi, insomma, tutto ciò che un seguito dovrebbe essere. L’altra faccia della medaglia è invece rappresentata dall’incocepibile lock a 30 fps, che ci auguriamo venga rimosso con una patch.

Allo stato attuale la differenza di fluidità con il primo gioco si vede e si sente tutta, potenzialmente frenando gran parte dei fan che hanno amato l’avventura precedente proprio per la sua velocità globale. Il prezzo, al netto di pregi e difetti, si rivela al di sopra della soglia minima accettabile per l’esperienza e, pertanto, non è possibile consigliare a tutti questa esperienza, almeno fino a quando non verrà affrontata la questione fps.

Nell’attesa, potete sempre recuperare River City Girls per mettervi in pari e, se non lo avete ancora giocato, non possiamo far altro che consigliare questo corso d’azione affinché River City Girls 2 abbia tempo per presentarsi al meglio della forma.

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