Fate Samurai Remnant recensione: nobili fantasmi giapponesi

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Fate Samurai Remnant è l’ultimo titolo Omega Force/Koei Tecmo pubblicato dalla compagnia lo scorso 29 settembre 2023. Si tratta di una vera e propria evoluzione del classico concetto di musou a cui è stata applicata una lente peculiare: quella del franchise Fate. Il gioco è disponibile su PC tramite Steam, console PlayStation, e Nintendo Switch.

Provato su PlayStation 5

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Nobili fantasmi

Il franchise Fate non è sicuramente il più amichevole quando chi, completamente a digiuno, tenta di approcciarvisi. Si tratta infatti di una produzione ormai ventennale che include videogiochi, eroge, anime, manga, visual novel e chi più ne ha più ne metta. Diventa quindi complicato seguire tutta la trafila di prodotti che anno dopo anno affollano il mercato. Fate Samurai Remnant è l’ultimo di questa lunga sfilza.

Vale la pena aggiungere, però, che fa davvero di tutto per non alienare i nuovi giocatori. Ciò rende l’esperienza gradevole anche per chi è completamente a digiuno e non ha mai nemmeno sentito parlare di questo franchise. E non è l’unica buona notizia che accompagna questo titolo, ma procedendo con ordine vedremo il come e il perché.

La serie Fate inizia con Fate/stay night nel 2004, una visual novel che venne poi riadattata in un primo anime qualche anno dopo. Il concetto alla base della serie vede un gruppo di maghi, sette per la precisione, combattere tra di loro per il diritto a ottenere il santo Graal, in grado di espriemere un qualsiasi desiderio. Al loro fianco lottano spirti eroici appartenuti a leggendari combattenti del passato. Ognuno dei maghi ha quindi l’ausilio di un eroe, suddivisi in sette categorie differenti: Saber, Lancer, Archer, Assassin, Caster, Berserker e Rider. Un concetto sicuramente interessante che permette quindi di giocare con epoche storiche e personaggi famosi.

Fantasmi, ma sino-giapponesi

Fate Samurai Remnant prende questo concetto e lo rimescola, proponendo qualcosa di leggermente differente. Spostando il focus dell’azione e dell’avventura nel Giappone del 1651, non si parla di santo Graal ma bensì del misterioso Waxing Moon Ritual. Il giovane Miyamoto Iori, allievo del ben noto Musashi, si ritrova impelagato in questo misterioso rituale quando vede comparire al suo fianco uno spirito di classe Saber, apparentemente proveniente da un’epoca più remota della sua.

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Iniziano così alleanze e lotte intestine tra i sette maghi che cercheranno di avere la meglio e riuscire a esaudire così il proprio desiderio. La trama si infittisce e, come da tradizione, uno degli elementi più divertenti del franchise è quello di riuscire a capire chi siano i misteriosi servant, che nascondono il proprio nome per evitare che il nemico possa scovare eventuali debolezze.

Il gameplay applicato in questo caso è sì di stampo musou, ma completamente diverso da quanto visto finora. Un vantaggio che spinge questa tipologia di giochi in una direzione differente, meno statica e che potrebbe segnare anche un importante momento spartiacque per i musou stessi.

Variazione sul tema

I musou, sebbene vedano i giocatori impegnati in battaglie contro centinaia di migliaia di nemici, hanno una struttura decisamente statica. Il giocatore si muove su una mappa e, abbattendo i nemici, conquista dei punti strategici. Quando li ha conquistati tutti, vince la battaglia e procede con la mappa successiva. Un tipo di approccio che ha rappresentato la base per tante, tantissime produzioni Koei Tecmo. Si parte dalla serie Dynasty Warriors, poi Samurai Warriors, Hyrule Warriors, Fire Emblem Warriors, Persona 5 Strikers, One Piece Pirate Warriors e molti, molti altri.

Al concetto di base viene applicata la “skin” del momento e si procede così in maniera più o meno consistente. Una piccola differenza si era già vista recentemente con Fire Emblem Warriors: Three Hopes che abbiamo naturalmente recensito. Tuttavia non ancora radicalmente differente come quanto riscontrato in Fate Samurai Remnant.

Il gioco è ora più libero di diramarsi tramite la propria storia, utilizzando i combattimenti come intermezzo tra esplorazione delle mappe e attività minori. Il giocatore ora può girare liberamente in tanti distretti diversi della capitale Edo, passando per Asakusa, Okachimachi, Yoshiwara, Ueno, Kanda e tanti altri posti che risultano familiari per chi conosce l’odierna Tokyo.

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In ognuna di queste posizioni sarà possibile intraprendere attività secondarie, dal semplice accarezzare cani e gatti per ottenere ricompense, fino ad affrontare nemici in loco. L’alternanza tra queste sezioni e quelle effettive di combattimento prolungato è ben realizzata, con molta esposizione di trama e dialoghi che ramificano l’intreccio. Questo potrebbe essere per alcuni un punto di disconnessione importante, però, con il genere musou poiché in Fate Samurai Remnant non passerete tutto il vostro tempo a menar fendenti a destra e a manca.

Spada e magia

Una novità qui introdotta è la parte strategico/tattica. In punti specifici della storia, dovrete muovervi sulla mappa di Edo per conquistare dei punti spirituali. Se sul punto c’è un nemico, una battaglia inizierà per ottenere il controllo di quello specifico nodo.

Quando si combatte, però, lo si fa in maniera appagante e tutto sommato divertente. Questo è reso possibile da un gameplay molto veloce e ricco di sfumature. Generalmente il giocatore controlla Iori, il protagonista, che fin dall’inizio potrà accedere a due stili di spada differenti, sbloccandone di ulteriori nel corso dell’avventura. Quelli immediatamente accessibili sono lo stile Earth, a una spada e pensato per combattere nemici singoli, e quello Water, a due spade e più dinamico per abbattere nemici multipli.

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Alle spade si aggiungono gli incantesimi, che qualificano Iori come vero e proprio mago impegnato nella lotta del Waxing Moon Ritual, nonché la presenza del proprio servant. Questo può essere sfruttato per usare attacchi combinati o, quando la barra dell’affinità è completamente carica, utilizzarlo attivamente in combattimento per un periodo limitato di tempo.

Cast raddoppiato

Saber non è però l’unico servant che può accompagnare Iori, poiché oltre agli eroi legati ai maghi, ci sono anche altrettanti spiriti definiti Rogue, senza un master quindi, con cui è possibile stringere alleanze. Il giocatore può quindi scegliere un servant secondario tra un pool completo di classi.

Ognuno di essi ha moveset e attacchi unici, generalmente con combo che seguono lo stesso ramo d’attivazione per tutti i personaggi. Un attacco leggero può essere seguito da un attacco pesante, quindi è possibile concatenare svariati attacchi leggeri prima di scatenare quello pesante. Con esiti differenti in base al numero di pressioni dell’attacco leggero. Un sistema che risulta più complicato da spiegare che da utilizzare.

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Il tutto guadagna ulteriore profondità con meccaniche aggiuntive che complementano il gameplay. Per esempio, sia Iori sia i servant possono migliorare le proprie abilità usando punti acquisti livellando. Ogni personaggio dispone di uno skill tree con nodi che ne aumentano le statistiche o sbloccano nuovi attacchi. Le stesse spade di Iori possono essere modificate, cambiando lama, guardia e altri elementi per aggiungere bonus passivi utili contro le varie tipologie di nemici. In linea di massima, il titolo presenta tante meccaniche differenti, tutte interessanti e sufficientemente immediate e variegate, non risultando quindi pesanti o ripetitive.

Un ultimo plauso va fatto anche alla direzione artistica che, al netto di una grafica molto basilare per quanto concerne giochi di tipo “anime”, è comunque caratterizzata da scelte stilistiche azzeccate. Su PlayStation 5, console su cui abbiamo provato il titolo, le performance sono generalmente di alto livello, sebbene ci sia qualche calo di frame sinceramente inaspettato nelle situazioni più concitate.

A chi consigliamo Fate Samurai Remnant?

Naturalmente per gli appassionati del franchise Fate, questo titolo è un pezzo aggiuntivo del puzzle che sicuramente apprezzeranno. Tuttavia, anche chi non ne ha mai sentito parlare può immergersi nella storia e nelle dinamiche del gioco senza problemi. Dispone infatti di un’ampia sezione dedicata alla presentazione di personaggi, storie e termini ricorrenti per sciogliere qualsiasi dubbio che potrebbe sorgere durante l’avventura. Infine, anche gli amanti del genere musou troveranno qui un titolo longevo e piacevole da giocare e rigiocare, per raggiungere anche i finali alternativi. Sebbene presenti delle vere e proprie innovazioni rispetto ai titoli classici appartenenti alla categoria, sono tutte migliorie che ne limano notevolmente la ripetitività.

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