Disgaea 7: Vows of the Virtueless è l’ultimo capitolo numerato della nota saga tattica di NIS, iniziata nel lontano 2003 su PlayStation 2. Il titolo è disponibile su Nintendo Switch, PlayStation 4 e 5 e PC.
Provato su PC e Steam Deck
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Demoni feudali
Disgaea 7: Vows of the Virtueless riprende la saga bandiera di NIS lì dove è stata lasciata, con il chiaro tentativo di rimediare agli intoppi della precedente iterazione. Esattamente tutto quello che potete aspettarvi da questa saga è tornato, con una maggiore attenzione a ciò che l’ha resa iconica per tutto questo tempo.
La storia ruota, come da copione, attorno alle vicissitudini di demoni senza cuore che vogliono dominare e accrescere il proprio potere, inciampando per caso in quelli che potremmo definire atti di bontà. Sconfiggendo al contempo vari agenti del male, con un ricco cast di personaggi strampalati. Questa volta è il turno di Pirilika, la presidente di una data azienda, ricca fuori ogni misura, con la testa fra le nuvole e una passione un po’ esagerata per l’antica cultura bushido del Netherworld di Hinomoto. Ad accompagnarla è Fuji, un samurai che ha abbandonato l’antica, gloriosa via dell’onore, e ha sviluppato una forte allergia ai sentimenti positivi degli essere umani. Cosa che, in maniera esilarante, gli causa colpi di tosse fino a sputare sangue.

Fuji, indebitato fino al collo, vede in Pirilika un facile bersaglio per fare soldi facili, e la incastra con una proposta di farle da guardia del corpo. Si scopre così che la ragazza è in possesso di un “tesoro infernale”, una spada leggendaria facente parte di un set di armi che, guarda un po’, sceglie Fuji come suo padrone e gli conferisce ulteriori poteri demoniaci. Un po’ per caso, un po’ per soldi, i due cominciano il viaggio alla ricerca delle altre armi, verso il ribaltamento del nuovo governo. Le terre che compongono il Netherworld sono state infatti conquistate da un regime che ha distrutto la cultura di onore e lealtà dei samurai. Buona parte dell’umorismo iniziale sta nel fatto che Pirilika, la gatta-demone protagonista, conosce la cultura del mondo di Hinomoto solo attraverso manga e anime, dandole una visione piuttosto distorta e romanzata della realtà, e il riferimento a fenomeni reali non è neanche sottile.
Disgaea 7: we’re baaack!
Come saprete, o se non sapete, potete leggerne i dettagli nella nostra recensione, Disgaea 6 aveva optato per una linearizzazione del gameplay che lo aveva, almeno in qualche misura, avvicinato più a un titolo mobile, privandolo dunque di buona parte dell’identità che tanto ha affascinato il pubblico negli anni. Siamo lieti di riportare che con questo titolo vediamo un ritorno alla forma originale, creando un mix di quanto già visto in tutti i titoli precedenti, con una certa concentrazione sulla presenza di quality of life improvements.
Sono dunque tornate le classi miste, i lanci di gruppo, le unità giganti, le evilities, l’item world, l’assemblea demoniaca e chi più ne ha più ne metta. A differenza del sesto capitolo, le mappe stavolta sono ben progettate e offrono un ottimo livello di sfida. Le ricompense per ogni mappa sono legate a un sistema di missioni secondarie, e non più a un punteggio sommario. Grazie alla possibilità di rivisitare le mappe già completate, si può provare a ottenere tutte le ricompense possibili, aumentando la rigiocabilità, qualora ce ne fosse mai stato bisogno.
Novità (semi?) assoluta è il sistema Jumbify, attraverso il quale un’unità si ingrandisce a dismisura, perdendo l’accesso alle proprie abilità in cambio di un altro set, le jumbilities. Si tratta di una variante di quanto visto in qualche capitolo fa, simpatico e utile quanto basta, ma almeno la realizzazione grafica lascia a desiderare. In che senso? Purtroppo, dal passaggio da 2D a 3D, la scelta di modelli poligonali ha portato una sorta di semplificazione su schermo. Questo è più visibile, e da un lato frustrante, nell’uso delle abilità, che avviene in un’area separata, come fosse un’animazione slegata dalla mappa di gioco. Nel caso delle unità jumbo, addirittura si salta ogni animazione e appare solo un numero su schermo.

Non saremo i primi o gli ultimi a parlare di come una grafica curata su misura sia meglio di modelli 3D facilmente riciclabili, e questo comunque non toglie nulla all’effettiva, buona realizzazione dei diversi personaggi, ma è inevitabile chiedersi se non ci siano state delle soluzioni più eleganti da considerare.
A proposito di QoL, il tanto criticato sistema di auto-battle dello scorso episodio torna, ma con alcune limitazioni nella funzionalità, principalmente nell’uso delle missioni di storia non completate. L’item world è ora più breve e limitato nella grandezza, rendendolo finalmente più approcciabile e lineare rispetto a prima. Le classi selezionabili sono ora circa 45, tra vecchie e nuove, e finalmente le nuove unità create arrivano al livello del party e non più a livello 1.
In un certo senso, questo settimo capitolo porta tutte le migliorie del sesto, in una chiave più autenticamente da console. E a proposito di console, dobbiamo parlare un attimo delle prestazioni. Abbiamo avuto modo di controllare anche su Nintendo Switch, e non è chiaro come mai, ma si sente la fatica che fa, con forti cali di frame e rallentamenti, oltre a frequenti caricamenti visibili. Al contrario, invece, le prestazioni su Steam Deck sono favolose, con qualche opzione di prestazione su misura, per rendere l’esperienza portatile su console Valve più simile alle proprie preferenze, come anche pubblicizzato da loro stessi. C’è infatti da dire che solo ultimamente le compagnie stanno puntando all’ottimizzazione portatile, e vorremmo vedere nuovi titoli con lo stesso grado di attenzione.
A chi consigliamo Disgaea 7: Vows of the Virtueless?
Disgaea 7: Vows of the Virtueless è un titolo interessante, nel senso che gli appassionati del genere o i novizi avranno assolutamente di che divertirsi per una quantità di ore difficilmente quantificabile. Il ritorno a un gameplay più stretto, personalizzabile e nelle mani del giocatore è un chiaro invito a tornare a investirci molto, moltissimo tempo. D’altro canto però, si tratta di una novità che ricalca ancora abbastanza da vicino quanto si è già visto nei titoli precedenti. Laddove la nuova ambientazione tutta giapponese aiuta a distaccare, quanto meno graficamente o tematicamente questo capitolo dagli altri, sarebbe difficile consigliarlo a chi ha già passato centinaia e centinaia di ore con la saga. Per tutti gli altri, è un ottimo, tra i migliori tattici, con un umorismo un po’ infantile ma una giocabilità e rigiocabilità praticamente senza pari.