Infinity Strash: Dragon Quest – The Adventure of Dai è l’action RPG di Sqaure Enix pubblicato lo scorso 28 settembre 2023. Il gioco è disponibile su PC tramite Steam, console PlayStation 5, Xbox Series e Nintendo Switch.
Provato su PlayStation 5
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L’avventura di Dai
Molti, al sentire il nome Dragon Quest, volano subito all’epica saga di Square Enix con personaggi e mostri disegnati da Akira Toriyama. Giunta all’undicesimo capitolo mentre il dodicesimo è in lavorazione, Dragon Quest è un vero e proprio caposaldo del gaming giapponese, declinato in tantissime salse differenti. C’è per esempio la serie Monsters, Builders, il MMORPG e così via. Sicuramente non sorprenderà quindi l’esistenza di un gioco che potremmo definire “minore” come Infinity Strash.
Per chi si fosse perso qualche passaggio, The Adventure of Dai è il nome del manga dedicato a Dragon Quest, scritto da Riku Sanjo e disegnato da Koji Inada che venne pubblicato in Giappone dal 1989 al 1996. Successivamente venne realizzata anche una serie animata nel 1991. Vi starete chiedendo: ma perché ripescare un così antico manga per riproporlo oggi? In realtà Infinity Strash si inserisce in un più ampio rilancio del brand, iniziato con una nuova serie anime, andata in onda dal 2020 al 2022.

La transmedialità è oggi comune nel gaming e sono molti i videogiochi che si propongono anche in altri medium. Il successo non è mai garantito e spesso i risultati sono altalenanti. Purtroppo, sembra che sia il caso di questa operazione di recupero. Sebbene l’anime sia riuscito a catturare l’attenzione dei fan, i progetti a esso collegati non sembrano aver incontrato il favore dei giocatori. Basti pensare al primo progetto legato all’anime, Dragon Quest The Adventure of Dai: A Hero’s Bond, un titolo mobile che, manco a dirlo, è stato chiuso poco tempo dopo il lancio, nel settembre del 2021.
Infinity Strash fa parte dell’opera di rilancio e, purtroppo, non sembra essere all’altezza del nome che porta. Ma andiamo con ordine.
Un lento screenshot-ticidio
Naturalmente, non è tutto da buttar via. L’intento di realizzare un action RPG è più che lodevole, soprattutto con personaggi carismatici come quelli dell’anime. È l’esecuzione che, in ultima analisi, ha molti bassi e pochissimi alti. Sebbene si presenti dunque come un action RPG, le fasi action sono davvero poche, nonché limitate a delle arene molto generiche e, tutto sommato, decisamente spoglie. Quando non si combatte, si guardano ore e ore di filmati, vera nota dolente della produzione.
Il gioco copre il primo arco narrativo dell’anime, ovvero 41 episodi su 100. Un numero più che congruo e che, almeno nella mente degli sviluppatori, può lasciare spazio a un sequel che concluda l’intera narrazione. Il problema è che il giocatore passa più tempo a vedere questi “filmati” che non effettivamente a giocare. Il virgolettato non è a caso, infatti, la decisione difficile da mandar giù è quella di proporre l’intera trama con screenshot dell’anime che si susseguono.
A nulla serve il doppiaggio che quindi porta avanti, immagine dopo immagine, la narrazione. La staticità del tutto e il filtro seppia applicato, sebbene tematicamente abbiano un senso nell’economia di gioco, stancano in maniera molto veloce. Soprattutto quando i filmati durano oltre dieci minuti e ve ne sono anche quattro di seguito prima di poter intraprendere una sessione che potremmo definire “di gioco”.

Qualora il gameplay fosse curato a puntino, si potrebbe anche perdonare questo approccio. Ma sarà davvero così? Voglio spendere almeno qualche parola positiva nei confronti del gioco e dire che, quando non vengono propinati filmati ma si usa invece il motore del gioco per una dinamica presentazione tridimensionale, il titolo funziona. Permette di calarsi nel mondo di Dai e rivivere le avventure dell’anime in un formato videoludico. Indubbiamente il gameplay ha delle pecche, è semplicistico e talvolta un po’ legato, ma trattandosi di una produzione minore sarebbe persino perdonabile.
Schivando (non) si impara
Detto ciò, però, è bene raffreddare gli entusiasmi di chi sperava si trattasse di un RPG dalle meccaniche complesse. Quando si combatte lo si fa in piccole aree dove potete trovare o gruppi di nemici oppure i boss. Il giocatore può passare immediatamente da un personaggio all’altro durante l’azione, scegliendo l’approccio che più preferisce. Dai, per esempio, punta principalmente sugli attacchi con la spada, Popp può lanciare tutti i suoi incantesimi dalla distanza, Maam può occuparsi del ruolo di curatrice o supporto all’attacco e Hyunckel fungere da vero e proprio tank.

Tutto ruota attorno a schivate e parate, approccio ormai divenuto standard per quanto concerne gli action moderni. Sia nel primo sia nel secondo caso, però, mancano dei cue visivi immediatamente comprensibili da parte del giocatore. Questo finisce quindi per essere colpito non tanto per il tempo di reazione lento, quanto per una mancanza in fase di programmazione.
Anche apprendendo a menadito i pattern dei nemici e anticipando quindi le loro azioni, ci sono dei seri problemi con il concetto di schivata stessa, che alla pressione del pulsante si rivela lenta e lascia il giocatore, nella maggior parte dei casi, nella sfera d’influenza del nemico. Non sembra sia stata dedicata la giusta attenzione alle meccaniche che dovrebbe essere il punto cruciale dell’esperienza.
Roguelite? Perché no
L’avventura si esaurisce, tra lunghissimi filmati e poche sessioni di combattimento, in circa una quindicina d’ore. Molte delle quali, vi assicuro, saranno passate a guardare la lenta danza di screenshot. Saltandole tutte potete aspettarvi un’esperienza di circa 6 ore di gameplay, un po’ poche se consideriamo il prezzo pieno del gioco. Come fare per rimpolpare il titolo e giustificare il prezzo? L’idea è quella di inserire una sorta di modalità roguelite, chiamata Temple of Recollection.
L’assunto dell’avventura è che Dai deve recuperare le memorie perdute, per questo rivive tutto ciò che ha passato fin dall’inizio delle sue peripezie. Tuttavia, non basta rivivere i momenti, ma combattendo nel Temple of Recollection è possibile acquisire le Bond Memories. Sono in sostanza l’unico equipaggiamento che permette di modificare le statistiche dei personaggi. Delle specie di carte con statistiche differenti, che rappresentano momenti specifici della storia di Dai e dei suoi compagni.

Parte di queste vengono ottenute durante l’avventura della Storia, mentre la maggior parte è disponibile nel Temple of Recollection. In sostanza, si attraversano diverse stanze con obiettivi differenti, che vanno dall’uccidere tutti i mostri allo sconfiggere boss. Superando le stanze si ottengono risorse per migliorare le skill e le Bond Memories. Trattandosi però di un roguelite, qualora moriate nel dungeon perderete tutto (o quasi) ciò che avete raccolto. L’unico modo per conservare le risorse acquisite è uscire dal Temple of Recollection di propria spontanea volontà.
Una struttura un po’ troppo mobile
Le Bond Memories hanno un’altra simpatica caratteristica: possono essere migliorate aumentando il loro livello. Per farlo, però, dovrete ottenerne delle copie. La sentite quella frizzantina struttura da gioco mobile? Ebbene, grattando sotto la superficie patinata di Infinity Strash, che vorrebbe presentarsi come un gioco single player a tutti gli effetti, si trovano degli elementi che fanno pensare a una nascita tutt’altro che chiara e ben delineata. Sembra quasi un titolo mobile convertito per console.
Tale sensazione è amplificata anche dai menu stessi, talvolta eccessivamente complicati e suddivisi in maniera estremamente simile a quella della maggior parte dei giochi realizzati per smartphone. Non c’è nulla di male nei giochi mobile, tuttavia la maggior parte di questi ultimi sono gratuiti e presentano acquisti in-game opzionali. Infinity Strash è venduto a prezzo pieno, quasi uno schiaffo a mano aperta sulla guancia dei fan.
A chi consigliamo Infinity Strash Dragon Quest?
A prezzo pieno, è letteralmente impossibile consigliare Infinity Strash a chicchessia. Anche i fan sfegatati dell’anime potrebbro ritrovarsi a sbuffare sonoramente vedendo la presentazione della storia in formato screenshot, privati della possibilità di giocare attivamente durante le varie fasi dell’avventura di Dai. La modalità roguelite, onestamente, ha un suo perché e può rendere più piacevole l’esperienza, tuttavia il gameplay stesso non dà adito a tecnicismi e diventa molto statico e ripetitivo dopo una decina d’ore di gioco.
Se volete a tutti i costi giocare Infinity Strash, fatelo almeno quando il titolo sarà in sconto. In caso contrario, preparatevi ad avere quella spiacevole sensazione di occasione perduta che permea tutto il gioco.