Death’s Door è l’ultimo titolo del talentuoso duo di sviluppatori di Acid Nerve, pubblicato su console Xbox e PC da Devolver Digital, altro gigante dell’industria indie, lo scorso 20 luglio. Per chi non conoscesse la software house, si tratta degli stessi dev che hanno esordito nel 2015 con l’ottimo Titan Souls, esperienza che è stata indubbiamente cruciale nella creazione del più recente titolo che ci troviamo qui a recensire.
Provato su PC
![]() ![]() ![]() ![]() |
Il Corvo, ma non quello di Brandon Lee
Il tristo mietitore è una figura consolidata nell’immaginario colletivo, la morte di fattezze scheletriche è avvolta da un drappo nero e miete le anime con una falce, come grano pronto da cogliere. Difficilmente ci si riesce a staccare da questo costrutto, soprattutto per quanto riguarda il mondo del gaming, il dinamico duo di Acid Nerve prova dunque a proporci qualcosa di originale, impostando l’aldilà come un ufficio, con addetti “corvidi” che si occupano di raccogliere le anime dei defunti.
Il protagonista è proprio uno di questi simpatici uccelli dal piumaggio nero, che, armato di spada, si sposta grazie a Porte interdimensionali dal quartiere generale dell’ufficio, situato in una sorta di tempo sospeso, verso i luoghi in cui c’è bisogno dei suoi servigi. I suoi guai iniziano però quando una delle anime gli viene sottratta e, per recuperarla, si ritroverà in un luogo in cui non vi è morte. Tra alti e bassi il ritmo narrativo del gioco è decisamente piacevole, con dialoghi e incontri surreali che riescono a coinvolgere e affascinare. Indubbiamente dal punto di vista della lore si poteva approfondire un po’ di più ma si tratta di una piccola macchia su un curriculum altrimenti impeccabile e, d’altronde, i sequel servono proprio a questo, no?
Il gioco è un action con visuale dall’alto, come uno dei vecchi titoli della serie The Legend of Zelda, per intenderci, e ci si sposta da una zona all’altra risolvendo puzzle ambientali e affrontando nemici e boss. Nulla di innovativo, certo, ma curato al punto tale da rivelarsi un’esperienza rinfrescante in un panorama molto piatto (il 2021 non è stato molto clemente con il mondo del gaming, diciamoci la verità). Il nostro corvide otterrà nuove armi, poteri e incantesimi che lo aiuteranno nella sua avventura, in una progressione sì guidata ma che lascia spazio anche a qualche piccolo elemento RPG.
Eliminando i nemici che trovate in giro otterrete infatti delle anime, che potrete poi sfruttare nel quartier generale per sbloccare migliorie di varia natura, come per esempio schivate più veloci, incremento del danno di attacco melee o delle magie. Non chiamatelo “Souls” però, poiché se da un lato la difficoltà potrebbe sembrare inizialmente un po’ più alta del normale, dall’altro il gioco non è assolutamente punitivo e, di fatto, perdere non comporta alcun tipo di malus. Ci vuole comunque pazienza e vi ritroverete ad affrontare qualche sezione più volte prima di riuscire a completarla, soprattutto qualche boss di cui dovrete apprendere i pattern.
Si rivela diverso da un soulslike, sia esso 2D o 3D, soprattutto per il sistema di cura che è qui affidato a dei semi da piantare in appositi vasi che trovate in giro per i dungeon e i livelli intermedi. Il gioco ne ha un numero prestabilito e ogni seme avrà un vaso in cui essere piantato, una volta utilizzato non potrete più fare affidamento su quel luogo di cura, pertanto è di vitale (in tutti i sensi) importanza scegliere con attenzione quando vale la pena curarsi e quando si può invece conservare quel prezioso seme per un secondo momento.
Esploralizioso
Il concept stesso, che vede un piccolo corvo come mietitore di anime, è sufficientemente intrigante e da solo a nostro avviso vale l’acquisto del prodotto, ma viene coadiuvato da un aspetto globale pulito e dettagliato, con toni smorti e poco saturati, una scelta ben precisa per restituire una sensazione di decadenza e di malinconico abbandono.
Tutti i livelli sono inoltre disseminati di piccole scorciatoie o luoghi segreti dove è possibile trovare templi che potenziano il vostro pool magico o di HP e semplici collezionabili. Esplorare il mondo di gioco, grazie allo stile unico e creato dal team di Acid Nerve, è un vero e proprio piacere e se malauguratamente doveste procedere nella giusta direzione a un bivio verrete subito assaliti dal desiderio di tornare indietro per scoprire quell’altra strada dove potrebbe condurvi.
La durata globale del gioco si aggira attorno alle 10 ore, con qualche ora in più qualora vogliate completarlo al 100%. Potrebbe sembrare poco ma in realtà ha un senso di compiutezza e lascia estremamente soddisfatti, sottolineando ancora una volta come per restituire un’ottima esperienza non sia necessario dare al giocatore materiale “filler” di scarsa qualità che riempia decine e decine di ore che potrebbero essere meglio investite altrove.
A chi consigliamo Death’s Door?
Gli amanti dei titoli classici di The Legend of Zelda, con la classica visuale top-down, si sentiranno subito a casa e anche se il gioco è molto più compatto rispetto a una delle avventure di Link, non si pentiranno nemmeno per un istante di aver dedicato del tempo a questa piccola gemma del 2021. La difficoltà non è elevatissima e se qualche sezione avanzata potrebbe dare qualche problema con molti nemici a schermo e puzzle da risolvere contemporaneamente, il titolo non risulta mai scorretto nei confronti del giocatore.
Gameplay basilare ma impeccabile | L’assenza di una mappa si fa talvolta sentire |
Stile visivo pulito e curato nei minimi dettagli | |
Progressione guidata ma mai troppo semplice |