The House of the Dead 2 Remake, realizzato da Forever Entertainment, è il secondo capitolo della popolare saga arcade con lightgun rimaneggiato dalla software house polacca. Abbiamo recensito il primo all’uscita e, nonostante la versione PC di questo HotD2R sia già disponibile dallo scorso 7 agosto, le versioni console sono giunte sul mercato solo il 24 ottobre. Per l’occasione, siamo riusciti a mettere (solo ora) le nostre manacce sul titolo.
Provato su PC
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Un ritorno dal passato… non proprio glorioso
Dunque, chiaramente arriviamo in ritardo sulla versione PC e probabilmente avrete già letto, visto e sentito di tutto su questo remake. Ciò non ci fermerà, però, dal dire anche la nostra, cercando in qualche senso di risollevare un po’ le sorti di un gioco che è stato letteralmente demolito da critica e pubblico. Come mai è successo?
Partiamo innanzitutto col dire che The House of the Dead è una saga molto amata, soprattutto dai vecchiacci come noi di Denjin Den, poiché era uno degli arcade più attraenti delle sale giochi, con il suo mega-cabinato e le pistole che ti invitavano a provare a sparare in faccia agli zombie. Il primo gioco è del 1997 mentre il secondo è del 1998, quindi parliamo di titoli che hanno più di 25 anni sul groppone e li sentono tutti.
Nel tempo ci sono stati port per console che hanno mantenuto intatto il feeling della sala giochi, soprattutto le versioni per Wii che, grazie ai Wiimote, riuscivano a ricreare quell’illusione fisica del tiro a schermo. Su PC, invece, la situazione è completamente diversa: a meno che non vi armiate di pazienza, adattatori e un po’ di fortuna, sarete costretti a giocare con il mouse. E diciamolo: non è affatto la stessa cosa.
Con The House of the Dead 2 Remake si chiude (o almeno, così sembra) la concessione in licenza dell’IP da parte di SEGA per la realizzazione di questa dilogia moderna. È quindi il momento di tirare le somme e capire se davvero questa operazione di recupero fosse necessaria o solo un atto di nostalgia mal calibrato.
Tra nuova veste grafica e vecchi problemi
Non ci azzarderemo a dire “disastrosa” perché, tra alti e bassi, questa versione (così come quella del primo House of the Dead) resta comunque piacevole da giocare, soprattutto se non avete mai toccato l’originale. Il remake si concentra sul rinnovare l’aspetto grafico, che nelle versioni arcade e Wii era ormai datato, restituendo un’estetica più moderna, con texture definite, un’illuminazione più cinematografica e ambienti che cercano di essere più immersivi.
L’aspetto visivo è probabilmente il punto più curato di questa nuova edizione: i mostri del bestiario presentano dettagli aggiuntivi, modelli più realistici e un tono cromatico più cupo, quasi a voler trasformare la follia arcade in un’esperienza horror più seria. Tuttavia, questa scelta toglie qualcosa al fascino kitsch dell’originale: il gioco, nel tentativo di apparire più moderno, perde parte della sua identità visiva volutamente esagerata.

Purtroppo, buona parte di questo ottimo lavoro viene vanificata da animazioni rigide e da una fisica che sembra provenire direttamente da due generazioni fa. Gli zombie cadono con movimenti innaturali, i colpi non danno un reale senso d’impatto e le reazioni dei nemici sono spesso slegate dall’azione. Anche dopo le patch correttive, la gestione delle ragdoll resta imprecisa e a tratti comica (ma non in senso positivo come in un film di Sam Raimi). Alcune ambientazioni risultano poi eccessivamente scure o, piuttosto, mal illuminate, rendendo difficile distinguere certi nemici e penalizzando la leggibilità delle scene più caotiche.
C’è però da dire che il gioco si mantiene fluido da far girare: anche su PC di fascia media, i frame restano stabili, e non si notano cali significativi durante le fasi più affollate. Rimane però l’amaro in bocca per l’assenza di un vero supporto alle light gun o periferiche equivalenti, un elemento che, in un titolo nato come rail shooter, avrebbe potuto fare davvero la differenza.
Audio, doppiaggio e l’eterna nostalgia
Il comparto audio è, purtroppo, uno degli aspetti più deludenti dell’intero pacchetto. Gli effetti sonori risultano poveri, talvolta sbilanciati nel mixaggio, e non riescono a trasmettere l’energia arcade che caratterizzava la versione originale. Le armi, in particolare, suonano piatte e prive di profondità, mentre i rumori ambientali mancano completamente di atmosfera.
Il doppiaggio, storicamente uno dei tratti più iconici (e involontariamente comici) della serie, è stato completamente rifatto. Da un lato, le nuove voci sono tecnicamente più pulite e coerenti; dall’altro, perdono quel fascino “trash” che aveva reso l’originale quasi leggendario. Il risultato è un lavoro senz’anima, corretto ma anonimo, che difficilmente resterà impresso nella memoria dei giocatori.
Un dettaglio positivo riguarda la colonna sonora, che offre la possibilità di alternare tra la nuova versione e quella classica. È un piccolo gesto di attenzione verso i fan storici, ma non basta a colmare le mancanze di un comparto sonoro complessivamente mediocre.

Nel complesso, The House of the Dead 2 Remake è un progetto nato da buone intenzioni ma incapace di catturare davvero lo spirito dell’originale. È un’operazione di restauro che funziona solo in superficie: il lucido è nuovo, ma il cuore è rimasto lo stesso, con tutti i limiti di un gioco vecchio di 25 anni. Se siete curiosi o nostalgici, qualche ora di divertimento la troverete comunque. Ma se speravate in un ritorno trionfale, preparatevi a un risveglio piuttosto amaro.
A chi lo consigliamo?
The House of the Dead 2 Remake: Un gioco che doveva essere incluso in bundle con il primo, come si usa fare per queste operazione di remake. Il rilasciare l’uno e poi l’altro a distanza di anni non ha fatto altro che spegnere il fuoco dell’emozione, soprattutto se poi ci viene rifilato un gioco di quart’ordine. In un pacchetto 1+2 a 30€ poteva brillare sotto una luce del tutto nuova ma allo stato attuale, il prezzo non giustifica l’acquisto di questo remake. Solo per i fanatici della serie che non si lasciano intimorire dalle bruttezze di programmazione. Almeno il team di sviluppo sta continuando a lavorarci per migliorare il prodotto, senz’altro encomiabile. Verdetto finale? Al di sotto della sufficienza. – 7gatsu






