Sviluppato da Thunderful Group ed edito da Image & Form Games, The Gunk è l’ultimo arrivato nella già ricca libreria del Gamepass Microsoft. Grazie a un codice review, negli ultimi giorni ho potuto giocare a dovere l’avventura Sci-Fi di Rani e i suoi compagni su Xbox Series X. Un viaggio turbolento in quasi i tutti i sensi, che parte con una grande promessa ma che sembra rimangiarsi la parola in corso d’opera.
Provato su Xbox Series X
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Another One Bites The Gunk
Un piccolo preambolo potrebbe essere necessario: The Gunk mi aveva incuriosito nei mesi passati, sia per la sua verve artistica che sembrava avere molto da dire, sia per il team alle sue spalle che, fra le altre cose, ha lavorato su molti titoli della serie Steamworld. Al netto di ciò, non mi aspettavo nulla più che un titolo solido ma semplice, divertente, lineare e, soprattutto, dotato di meccaniche di gameplay non particolarmente innovative ma sicuramente funzionali e ben calibrate, magari con qualche brillante guizzo di tanto in tanto. Insomma, non cercavo il titolo dell’anno né mi aspettavo un prodotto imprescindibile ma un titolo comunque appagante su cui spendere qualche ora.
E nelle prime fasi, quando il titolo presenta i suoi attori principali e ci pone, pressoché immediatamente, di fronte all’oscura gelatina divoratrice di mondi – che viene subito nominata il Gunk, appunto – il gioco sembra sapere il fatto suo. Ci mostra qualche meccanica rodata ma apprezzabile, come la possibilità di aspirare il nefasto blob per risanare le aree di gioco corrotte e sfruttare lo stesso meccanismo per interagire con gli elementi disseminati sul pianeta sul quale ci troviamo. Tutto passa sempre per un elemento fondamentale, Pumpkin, il braccio meccanico di Rani in grado di scansionare, aspirare e perfino sparare proiettili in grado di stordire i nemici e sbloccare porte altrimenti inespugnabili.
Durante la prima ora di gioco, il mondo intorno a noi sembra quasi un parco giochi ricco di segreti, tanti elementi da analizzare, diverse piante e fonti minerarie dal quale aspirare preziosi materiali utili per potenziare le nostre abilità e semplici puzzle ambientali da alternare a blandi scontri con piccoli e mordaci nemici che infestano le zone attanagliate dal Gunk. È tutto al proprio posto insomma, si avverte una certa lentezza e pesantezza del nostro alter ego ma nulla di così frustrante, sembra il classico incipit che ci illustra le basi per poi ingranare nel capitolo successivo e decollare nelle ore seguenti, senza aggiungere chissà quali meccaniche ma dosando, ampliando e mescolando sapientemente tutti gli elementi mostrati nella sua introduzione.
Cortocircuiti
Purtroppo invece, il titolo si adagia molto presto, smettendo di evolvere nell’esatto momento in cui sembra dover spiccare il volo. C’è un riciclo pesantissimo di asset, innanzitutto. Se alla prima occhiata il mondo di gioco riempie lo sguardo del giocatore instillando una certa curiosità per “ciò che verrà dopo”, ben presto ci si accorge che ogni schermata è un riassemblaggio di quella precedente. Ci sono un paio di momenti in cui vengono presentati scorci più ispirati, ma si torna subito a una reiterazione degli elementi davvero troppo alta, persino in un titolo così breve.
Questo è forse uno dei difetti più grandi poiché, anche solo tramite l’estro artistico, The Gunk avrebbe potuto tenere alta la sua attenzione, presentando un mondo ricco da vedere anche se povero da esplorare. Infatti, anche la meccanica di interazione ambientale mostra velocemente il fianco ai difetti, altro elemento su quale il prodotto avrebbe potuto basarsi per irretire il pubblico ma che viene ben presto a noia.
Innanzitutto, il riciclo di cui sopra uccide ben presto la curiosità di mettersi ad aspirare tutto ciò che ci troviamo intorno, ma inoltre, le piante e rocce con le quali interagire, sono incredibilmente sparute. In più di un momento il titolo mi ha fatto pensare a Luigi’s Mansion, non c’entra in effetti così tanto ma la meccanica di “risucchio” sul quale fa perno la produzione strizza almeno un po’ l’occhio all’esclusiva Nintendo, anche se manca di quasi tutto il suo mordente. Se The Gunk avesse fornito un mondo con un alta dose di interazione, proprio come gli edifici infestati visitati dall’acchiappa-fantasmi per caso, la produzione si sarebbe potuta sostenere anche così, un gioco breve e non particolarmente articolato ma ricco di chicche, sorprese e piccoli premi per aver ficcanasato tra gli anfratti di un mondo alieno.
E invece, nada. Questo problema risuona in tutta l’opera, che rimane troppo sulla superficie in ogni sua declinazione. I puzzle diventano più lunghi, ma difficilmente più articolati o complessi. Oltretutto, si basano su pochi elementi, basti pensare che son presenti solo due “piante” che ci permettono di modificare l’ambiente circostante – sia che si stia esplorando sia che si stia risolvendo un enigma – e lo stesso si può dire per gli scontri con i nemici, che certo sarebbero comunque stati una parte, comprensibilmente, minore dell’esperienza ma che vedono solo tre figure presenti nel bestiario di gioco. A esclusione di una di queste, che risulta leggermente più ostica da affrontare, le altre due bestiacce rappresentano leggerissimi elementi di disturbo che rallentano il nostro processo di pulizia del mondo di gioco o ostacoli minori nell’esplorazione.
Space Opera
Quello che più lascia l’amaro in bocca però, è la scrittura. Conoscendo il team di sviluppo e vedendo l’interessante character design dei personaggi principali era lecito aspettarsi una storia leggera ma di carattere, personaggi linguacciuti e, in generale, un tono divertente e divertito. Ma superate le prime fasi, in cui il gioco mette in chiaro molto bene i rapporti fra Rani e Becks, riuscendo anche a instillare qualche dubbio sul futuro della loro relazione e sul loro passato insieme, il gioco si accartoccia su un racconto privo di mordente.
La storia potrebbe essere anche avere spunti interessanti, se fatta scoprire a dovere e in più di un momento sembra creare il perfetto preambolo per un colpo di scena in grado di cambiare le carte in tavola. Invece, continua pigramente sulla sua scia, seppur con alcuni momenti apprezzabili e scambi di battute indovinati, in un racconto che in più frangenti non raggiunge il giocatore, lasciandolo totalmente indifferente anche nei momenti che il team vedeva evidentemente come importanti. Menzione d’onore alla colonna sonora invece, vero fiore all’occhiello della produzione. Ritmata, incalzante, melancolica e a tratti epica. Vale più di un ascolto.
A chi consigliamo The Gunk?
Difficile scrivere questo paragrafo. The Gunk ha una durata decisamente breve, si può completare intorno alle 4/5 ore e forse qualche completista riuscirà a strapparne un altro paio al titolo di Thunderful Group, eppure, proprio per i suoi difetti, l’esperienza risulta spesso annacquata. È un’avventura gradevole nelle sue prime fasi, che coinvolge perfettamente nel suo incipit ma che decide, incomprensibilmente, di procedere per inerzia per quasi tutta la sua durata.
Considerata la sua presenza sul Game Pass, molti giocatori possono avvicinarsi al titolo in maniere relativamente sicura, tenendo a mente che si tratta comunque di un’avventura dinamica molto blanda. Il potenziale ci sarebbe pure, e chissà che in un ipotetico secondo capitolo il team espanda e sfrutti a dovere tutti gli spunti che lanciati in questa breve odissea fantascientifica. Ma oggi, semplicemente, The Gunk non ha abbastanza da offrire, pur valutato nell’ottica di stare giocando una produzione minore, ed è un peccato.
Spunti interessanti | Maledettamente ripetitivo |
Artisticamente valido | Ludicamente blando |
Colonna sonora eccellente | Narrativa senza mordente |