Hatred! Pain! Slaughter! This. Cannot. Continue.
Steam – 59,99€, valutato dagli utenti Steam come “molto positivo“.
REQUISITI MINIMI |
Sistema operativo: Windows 7/8.1/10 64 bit Processore: Intel Core i3 2100 / AMD A8-6500 Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: Nvidia GeForce GTX 770 VRAM 2 GB / AMD Radeon R9 270XVRAM 2 GB DirectX: Versione 11 Rete: Connessione Internet a banda larga Memoria: 50 GB di spazio disponibile Scheda audio: DirectX 11 supported Note aggiuntive: Mouse, keyboard and game pad |
REQUISITI CONSIGLIATI |
Sistema operativo: Windows 7/8.1/10 64 bit Processore: Intel Core i5 4670 / AMD A10-7850K Memoria: 8 GB di RAM Scheda video: Nvidia GeForce GTX 980 VRAM 4 GB / AMD Radeon R9 380XVRAM 4 GB DirectX: Versione 11 Rete: Connessione Internet a banda larga Memoria: 50 GB di spazio disponibile Scheda audio: DirectX 11 supported Note aggiuntive: Mouse, keyboard and game pad |
PROVATO SU NOTEBOOK LENOVO IdeaPad Y50-70: |
Sistema operativo: Windows 8.1 Processore: Intel Core I7-4710HQ 2.50 GHz Memoria: 8 GB di RAM Scheda video: NVIDIA GTX 860M 2GB DirectX: Versione 11 |
Con questa configurazione, per poter giocare a 1.080p con un frame rate che non facesse schifo (circa 30/40 fps) ho dovuto necessariamente installare una patch di terze parti che mi permettesse di regolare autonomamente alcuni parametri relativi all’illuminazione, correggesse alcuni bug e risolvesse i problemi di scaling. Se avete un PC da poveracci come me e necessitate di questa mod, potete recarvi al seguente link della community Steam.
Pro e contro del gioco
+ Soundtrack fuori parametro
+ Gameplay divertente e che dà dipendenza
+ Il culo di 2B
+ Fasi shoot ’em up
– Storia intricata che potrebbe rivelarsi difficile da seguire per il videogiocatore medio
– Ottimizzazione PC non delle migliori
DLC – ne vale la pena?
Se dopo aver completato il titolo non ne avete abbastanza e avete intenzione di prolungare (seppur di poco) l’esperienza con l’introduzione di un’arena dove combattere liberamente e costumi provenienti da Nier: Replicant, allora potreste considerare l’acquisto alla modica cifra di 13,99€. Per chi vuole una risposta secca, però, no, non ne vale la pena.
Alla luce di numerosi fattori, recensire NieR: Automata potrebbe non essere semplice come mi aspettavo ma si tratta comunque di uno dei migliori giochi che io abbia giocato nel 2017, pertanto merita che anche in questo angolo sperduto del web se ne parli. Spero ci siano ancora ben poche persone lì fuori che non ci abbiano giocato e vorrei che questa review andasse a beneficio non solo di chi vorrebbe acquistare il titolo ma anche di tutti coloro che vorrebbero un modo divertente di ingannare il tempo (tempo che dovrebbero invece utilizzare per lavorare, magari).
La dovuta premessa, prima di partire con la recensione vera e propria, è che non ho mai avuto modo di giocare gli altri titoli del franchise, Nier: Gestalt e Nier: Replicant, due nomi astrusi che indicano semplicemente lo stesso stramaledetto gioco ma con un protagonista differente: un vegliardo in Gestalt, un bimbominchia in Replicant (choose your destiny). Ciò non mi ha fermato dal giocare Automata per un semplice motivo, sembra sia ambientato migliaia di anni dopo Gestalt/Replicant, fattore che avrebbe dovuto evitarmi di fissare lo schermo con occhi vacui sperando in spiegazioni inesistenti.
Non lasciatevi intimorire dunque, tanto, alla fine, che abbiate giocato gli altri titoli o meno, non ci capirete comunque un c***o. Let’s go!
Opinione rapida per lettori pigri
NieR: Automata è un gioco semplicemente spettacolare, dalle ambientazioni post-apocalittiche finemente curate al culo della protagonista, ogni singolo elemento ha una sua rotondità e vi permetterà di intravedere lo sforzo estremo degli sviluppatori nel restituire un’esperienza di gioco indimenticabile.
Le evoluzioni di 2B, androide che controllerete nel gioco, sono fluide e vi sembrerà di essere imbattibili anche se tutto ciò che in realtà state facendo è premere un singolo tasto sbavando ogni qual volta la gonna si solleva quel tanto che basta da far intravedere glutei marmorei di puro silicio (“o sifilone…mi pare” cit.).
A dirla tutta la storia è intricata come un nodo gordiano e dovrete completare il gioco almeno tre volte prima di poter unire tutti i pezzi e riuscire a comprendere, seppur in minima parte, cosa diavolo stia succedendo. Si tratta in realtà di un fattore negativo solo per chi è un idiota patentato poiché il gioco è variegato e non vi ritroverete a utilizzare unicamente 2B per ogni ciclo ma anche altri personaggi che richiedono approcci diversi al combattimento, rendendo così ogni “New Game+” differente (anche dal punto di vista della trama) e, soprattutto, divertente da giocare.
Sono presenti anche svariate sidequest che vi danno la possibilità di interagire con alcuni NPC e approfondire così tutti i retroscena del gioco, scoprendo dettagli importanti.
Durata complessiva: circa 50 ore per completarlo al 100%.
GRAFICA E INTERFACCIA
Quando parliamo di grafica in NieR: Automata non possiamo sostenere che abbia creato un nuovo standard, perché sarebbe mentire spudoratamente. Eppure, le ambientazioni sono così ben realizzate che riescono a trasmettere un senso di decadenza e abbandono (gran parte del gioco è ambientato sulla Terra nell’anno 11.945) anche se il dettaglio grafico in sé non è eccelso. Attenzione però, non sto assolutamente dicendo che graficamente sia nammerda, è bene sottolineare per tutti gli utenti che non riescono a seguire un pensiero di senso compiuto e si affidano semplicemente all’ultima cosa su cui si soffermano i loro scrausi bulbi oculari.
Vi ritroverete a vagare tra rovine di città, deserti sconfinati, foreste misteriose e persino caverne sotterranee dove vi attendono paesaggi mozzafiato e degni di essere screenshottati.

Se ci soffermiamo sui personaggi, invece, possiamo notare come i fondi dei brillanti Platinum Games (già sviluppatori di giochi action del calibro di Bayonetta) siano stati impiegati per suscitare nei videogiocatori nuovi livelli di mechanophilia/mechaphilia (“it’s a true fact, wikipedia that” cit.). L’eroina, 2B, è un androide (ginoide per i precisini) vestita a metà tra lo stile gothic lolita e quello da dominatrice, il cui fondoschiena vi terrà compagnia per almeno la metà del tempo richiesto a completare il gioco al 100%. Sbirciare sotto la sua gonna ogni qual volta salirete una scala o vi troviate su un dirupo vi verrà naturale e, chiaramente, è una feature voluta poiché a essa è legata anche un achievement che potenzialmente sbloccherete nei primi secondi di gioco.

Sebbene si tratti chiaramente di oggettificazione sessista che andrebbe eliminata dai videogiochi perché potr…vabbè ci siamo capiti, la parte progressista l’ho messa andiamo avanti senza che mi fracassiate i cojones.
I modelli poligonali dei comprimari sono ugualmente curati e piacevoli da vedere anche se le signore che giocheranno NieR: Automata non potranno godere di un personaggio maschile di pari “spessore”, 9S, infatti, è una sorta di bambino saputello e bravo con le dita (è un hacker…malpensanti).
Uno dei punti forti del gioco sono le animazioni di combattimento, differenti in base alle armi che utilizzerete (tra cui pugni, spade, spadoni e lance, per esempio) e che vi daranno l’illusione di danzare attorno ai nemici come dei letali Baryshnikov digitali.
L’interfaccia è molto basilare, durante l’esplorazione avrete una mini-mappa sullo schermo in basso a destra mentre, quando inizierete i combattimenti, avrete anche la barra della vita del vostro personaggio in alto a sinistra. I nemici, invece, avranno delle barre della vita visibili immediatamente in prossimità dei modelli poligonali ogni qual volta li colpirete con una delle vostre armi e, per aiutarvi a ottimizzare l’equipaggiamento, potrete vedere anche dei numeri che indicano quanto danno effettivo state facendo loro (proprio come in un classico RPG).
Per gli utenti che non amano tutte queste informazioni è possibile personalizzare ciò che viene visualizzato a schermo intervenendo sui “Plug-in chip” che spiegheremo nella prossima sezione.

GAMEPLAY E RIGIOCABILITA’
Un gioco che oltre a fan service per verginelli offre ANCHE un gameplay solido e divertente? Proprio così gente, acclamate i vostri nuovi signori e padroni Platinum Games in partnership con Yoko Taro.
Il gameplay è praticamente perfetto, in grado di dare soddisfazioni sia a giocatori mediocri che non sanno nemmeno come tenere in mano un pad, sia ai più esperti che cercano un grado di sfida leggermente più elevato. Certo, non siamo ai livelli di Bayonetta, ma è impossibile non lodare lo sforzo dei Platinum di creare un combat system appagante e variegato per tutti i palati (coprofagi esclusi).

Analizziamo dunque in dettaglio le meccaniche per cercare di capirne qualcosa in più. Il personaggio con cui giocate avrà due pulsanti principali deputati all’attacco: light ed heavy, il primo veloce e il secondo più lento ma con danno maggiorato. Alternare i due darà vita a spettacolari evoluzioni su schermo che vi strapperanno un gridolino di gioia estatica ogni volta. Il divertimento, però, non finisce qui, uno dei tasti più importanti è quello della schivata, unico modo per evitare i danni degli avversari. In questo gioco, non potendo parare, dovrete quindi essere sempre in movimento, punendo i nemici al momento opportuno.
A rendere un po’ più profondo il combattimento vi è la possibilità di usufruire anche di un Pod, un piccolo robottino che vi volteggerà intorno e a cui vi potrete aggrappare per saltare più in alto o usare le sue armi da fuoco per tenere a bada i nemici e disattivare eventuali scudi energetici prima di poter procedere con il combattimento corpo a corpo.
Potrete scegliere e potenziare tre tipi diversi di Pod, ognuno con un attacco diverso: machine gun (ottimo per crivellare robot con crisi esistenziali), laser (interessante per sciogliere cervelli cibernetici con ambizioni filosofiche) e homing missiles (il meglio del meglio per inseguire i codardi che vorrebbero fuggire dalle vostre grinfie).
Per i più pigri è possibile optare per un diverso approccio, l’hacking, che sbloccherete dopo il primo ciclo. In questa modalità non combatterete con i nemici sul piano fisico ma li distruggerete dall’interno, infiltrandovi nel loro sistema ed eseguendo un minigioco. Con un piccolo puntatore triangolare dovrete muovervi in corridoi con una visuale dall’alto e distruggere delle forme geometriche di colore nero, chi l’avrebbe mai detto che un brute-force potesse essere così semplice eh?

Il vostro personaggio può essere anche potenziato, sfruttando dei “Plug-in chip” che non vogliamo però sapere dove vengano infilati (o forse si?). Il gioco vi permette di equipaggiarli tramite il menù principale e garantiscono dei bonus diversi in base alla tipologia: System, Attack, Defense, Support, Hacking.
I primi modificano ciò che è definito HUD, acronimo la cui versione estesa nessuno conosce a meno che non venga usato l’onnipotente Google (ve lo diciamo noi, Head-up display), ovvero ciò che viene visualizzato a schermo, dando la possibilità di rimuovere barre della vita, visualizzare l’exp guadagnata o, se siete masochisti, rimuovere anche la mini-mappa.
Attaco e Difesa (e in realtà anche Hacking) si spiegano da soli, potenziano l’uno o l’altro, dobbiamo veramente perdere tempo in questo modo?
I chip di supporto invece sono interessanti, e con interessanti intendo una stronzata. Questi, infatti, facilitano il gioco per tutti coloro che, avendo seri problemi di autostima, non vanno mai oltre l’impostazione di difficoltà “Easy”, fornendo per esempio exp maggiorata, auto-evasione, auto-fuoco, auto-attacco, insomma, che ca*** giocate a fare?
Shoot ’em up?!
Alcune fasi del gioco utilizzano una formula completamente diversa, quella degli “shoot ’em up”, sparatutto a scorrimento orizzontale/verticale (probabilmente avrete sentito parlare di giochi come R-Type, Gradius e Ikaruga, tra i più famosi), un genere molto in voga quando le sale giochi erano ancora in vita. Per un fanatico come me rappresentano un’aggiunta fantastica e che aggiunge un po’ di varietà che non fa mai male, tuttavia, è possibile che alcuni giocatori si sentano spaesati e non riescano a capire il motivo della presenza di queste fasi di gioco in un action RPG. A questi ultimi posso solo dire “git gud or GTFO”.
Minigiochi e Sidequest
Che gioco giapponese sarebbe senza almeno un minigioco e qualche sidequest? Per quanto riguarda il primo è possibile, rullo di tamburi, PESCARE! (no shit, chi l’avrebbe mai detto, un popolo di pescatori che continua a perpetrare tale attività anche in modalità virtuali! Mind blowing).
In determinate aree del gioco sono presenti degli specchi d’acqua dove potrete fermarvi a catturare pesci, utili per qualche sidequest e per riempire il compendio che vi fornirà maggiori informazioni sulla specie catturata. Nonostante questa attività, che viene sempre infilata a forza in qualsiasi gioco, non mi faccia impazzire, devo ammettere che leggere i dettagli sugli animali catturati ha un suo fascino poiché amplia la comprensione del mondo in cui ci si trova.
Le quest secondarie sono in totale 60 ma sono divise in modo omogeneo tra tutti i cicli e i personaggi. Non si rivelano molto complicate e spesso si tratta di semplici fetch quest (esempio, portami un determinato oggetto e ti ricompenserò a dovere) a eccezione dell’ultima che vi permetterà di combattere contro il boss più forte del gioco.

Come avrete avuto modo di capire, la rigiocabilità del titolo è elevata, anche perché se volete sapere come va a finire la storia sarete costretti a cimentarvi nel New Game+ e ripartire dall’inizio per ben tre volte (i finali principali del gioco sono indicati con le lettere che vanno dalla A alla D, più il finale segreto E, sbloccabile se siete connessi online al termine del ciclo C/D). Gli amanti degli achievement avranno vita facile perché una volta completato il gioco potranno acquistarli singolarmente da uno dei primi mercanti che incontrerete (proprio così, spendendo soldi acquisiti in-game potrete bypassare ore di farming per avere una serie di scintillanti iconcine sul vostro profilo Steam che valgono meno di una diarrea di piccione).
STORIA E COMPARTO SONORO
Il comparto narrativo del titolo potrebbe lasciarvi interdetti e con un gran punto interrogativo sulla testa per la maggior parte del tempo, uno dei passatempi preferiti dello sceneggiatore della serie Yoko Taro. All’inizio del gioco verrete immediatamente sparati in un’astronave dopo un criptico messaggio sull’inevitabilità della morte e dovrete farvi strada tra i nemici per avere una chance di atterrare. In questo modo inizia l’avventura di 2B, androide YoRHa da battaglia, e 9S, androide modello scanner, sviluppati dalla resistenza per combattere le biomacchine che hanno costretto gli ultimi esseri umani a rifugiarsi su una base lunare da cui dirigono le operazioni di riconquista del pianeta. Nelle sue prime fasi il gioco vi chiederà una sola cosa: annientare il nemico. Ed è proprio quello che farete, talvolta con grande soddisfazione. Ben presto però si insinueranno dubbi e incertezze e starà a voi mettere insieme i pezzi del puzzle di una storia millenaria. La necessità di affrontare il gioco più volte, dal punto di vista degli altri personaggi, è una caratteristica fondamentale e chi si limita a concludere il titolo la prima volta, dopo circa 12 ore di gioco, non avrà accesso alla storia completa, sprecando così inutilmente il suo (e anche il mio) tempo.

Quando i titoli di coda scorreranno per l’ultima volta avrete ancora un milione di domande che potrebbero non trovare mai risposta, ma non è forse questo il significato dell’essere umani? La consapevolezza di avere dei limiti poiché la vita potrebbe non essere altro che “una storia raccontata da un idiota, piena di strepito e furore, che non vuol dire niente”.
Le implicazioni filosofiche potrebbero far sanguinare naso, occhi e orecchie a chi è abituato a giochi dove tutto viene platealmente spiegato come nelle peggiori soap opera sudamericane, attenzione quindi a non sottoporre il vostro cervello a uno stress eccessivo e concentratevi, nei momenti di crisi mistica, sulle mutande di 2B.
Concludiamo dunque questa review con uno degli aspetti del gioco che vi farà innamorare definitivamente del titolo: il comparto audio, con influenze mistico-eteree e in grado di generare un senso di nostalgia primordiale, per il quale ha vinto anche un premio ai Game Awards 2017. Le tracce presenti sono numerose e non vi sembreranno mai uguali, sebbene la base sia spesso condivisa, perché per ognuna di essere sono state realizzate svariate versioni strumentali con tempi differenti (in modo da adattarsi a scene più o meno concitate), con voci in inglese o giapponese (a seconda delle impostazioni audio scelte) e anche in un linguaggio inesistente creato dal compositore, usando come base il gaelico antico e provando a immaginare come questo potrebbe suonare dopo migliaia di anni di evoluzione fonetica.
Un’attenzione ai dettagli così precisa che non merita altro che lodi e, no, non rovinerò anche questa sezione con una battuta di pessimo gusto per chi fosse in attesa del momento clownesco.
Piccolo tocco di classe: la creazione di versioni 8-bit delle canzoni che verranno riprodotte ogni qual volta ingaggerete un nemico attraverso la modalità hacking.
NieR: Automata si è rivelato un fulmine a ciel sereno, nonostante Nier: Gestalt e Replicant avessero un seguito di fan fedeli, nessuno si sarebbe aspettato un’esposizione mediatica del genere. Il successo è dovuto non solo all’abilità dello sceneggiatore Yoko Taro ma anche al talento indiscusso dei Platinum Games, sviluppatori che hanno dimostrato in più occasioni di avere uno scroto pari a quello dei tanuki (se non sapete cosa sia, google immagini è vostro amico).
E voi, siete pronti a farvi carico del peso del mondo?
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