Recensione di Digimon Story Time Stranger

Digimon Story Time Stranger è l’ultimo atteso titolo della serie Digimon Story, sviluppato da Media.Vision e pubblicato da Bandai Namco. Il gioco è disponibile dal 2 ottobre 2025 su console PlayStation, Xbox e PC tramite Steam.

Provato su PC e Steam Deck

PS4
single player

Dopo circa dieci anni dal debutto del primo titolo della saga Digimon Story su PS Vita, il noto brand di cattura e allevamento di mostri digitale torna più forte che mai. Parliamo di una serie molto amata che, purtroppo, ha avuto numerose trasposizioni nel mondo videoludico, attraversando molti generi senza mai lasciare davvero il segno. Stavolta, Media.Vision ha creato un JRPG più affine ai classici a turno moderni, con una storia coinvolgente e una cura tecnica forse mai vista per la saga. Ma vediamola meglio nel dettaglio.

La storia ha inizio in medias res, quando un agente segreto dell’organizzazione segreta ADAMAS (a scelta di genere tra Dan Yuki o Kanan Yuki) assiste a un’esplosione che rade al suolo parte della città. Istanti dopo, il protagonista si risveglia otto anni nel passato, per evitare che un conflitto apocalittico tra digimon -che minaccia il mondo umano e quello digitale- possa accadere. Non passerà molto prima che le indagini portino a salvare una ragazza comune che diventa l’improbabile tamer di un digimon umanoide misterioso, chiamato Aegiomon. Questi, incredibilmente, ha perso la memoria.

Tale conflitto richiederà un continuo viaggiare tra Iliad, il mondo digitale, e quello umano, chiedendo spesso sostegno agli Olympos XII, dodici digimon di altissimo livello che fanno da sovrano del regno digitale, ognuno caratterizzato da un tema e una personalità piuttosto marcata. Il conflitto coinvolgerà varie forze dell’ordine, i civili del luogo nonché divinità del monto digitale, per arrivare alla sua conclusione epica.

La premessa porta il giocatore a viaggiare per ambientazioni che alternano una Tokyo contemporanea e regioni del Digital World, ciascuna con una sua palette cromatica, elementi visivi e un design che riflettono il tema dominante del momento della storia: si passa per zone devastate, campi lussureggianti, panorami ultramoderni affiancati a rovine digitali corrotte. La grafica tenta di rendere tangibile la divisione tra umano e digitale, con scenari che cambiano visivamente quando si transita tra i due mondi.

Torna dagli scorsi capitoli il sistema di “cattura” di digimon, eseguito tramite l’accumulo di punti conversione, ottenibili sconfiggendoli in battaglia e poi tramutandoli in veri e propri mostri da aggiungere alla propria riserva. Il combattimento a turni prevedere un team base di tre, con ospiti speciali, più ulteriori tre ospiti legati a esigenze particolari di trama, nonché tre riserve sempre pronte a cambiare posizione con l’avanguardia. La turnazione ricorda i titoli della scuola di Final Fantasy X, soprattutto per la possibilità di mandare un compagno delle retrovie a piacimento.

Il sistema elementale a due livelli è un’ottima trovata strategia: a parte la triade vaccino-dati-virus (ampliata da nessuno, libero, variabile e sconosciuto), si aggiunge un’ampia gamma di elementi, che sarà cruciale per superare le diverse sfide che il gioco ama lanciare contro al giocatore. Una novità, forse ispirata alla controparte di Game Freak, è l’introduzione delle personalità: ogni digimon possiede una personalità da una lista di 16, che ne determina la crescita in termini di parametri. Ognuna di queste personalità, inoltre, ha accesso a un’abilità passiva aggiuntiva semi-casuale. A differenza di altri titoli, però, il giocatore può influenzare continuamente lo sviluppo di una data personalità interagendo con il digimon durante l’esplorazione o rispondendo ai suoi messaggi.

Un’altra meccanica è quelle delle Arti X, abilità dell’agente protagonista che può scagliare in battaglia quando riempie l’apposita barra, accumulabile attraverso le azioni dei propri digimon. Queste abilità si ritrovano in ogni tipo e forma, ma c’è da dire che, il fatto di poterne equipaggiare una alla volta, non dà molto spazio alle abilità di natura difensiva di brillare, considerando che, al di fuori di scontri con boss, non capita di usarle per fare rapida piazza pulita di mob.

Ora, parliamo brevemente del motivo per cui siete qui: il sistema di evoluzione e de-evoluzione torna più forte che mai. Il numero di digimon disponibili (almeno nell’edizione base del gioco) è di oltre 450. Ogni digimon presenta più linee evolutive da esplorare liberamente, passando avanti e indietro, accumulando boost cumulabili nelle statistiche. Sin dall’inizio, il sistema evolutivo è molto più accessibile e meno restrittivo dei titoli precedenti, dando come unico roadblock il livello agente del protagonista, aumentabile sbloccando lo skill tree del protagonista.

De-evolvere il proprio digimon a un livello alto gli consente di mantenere parte dei parametri accumulati, nonché alcune delle skill equipaggiabili apprese nel processo. Sì, perché ogni digimon possiede (almeno) una abilità unica e quattro slot di abilità personalizzabili, un po’ come delle MT, ma senza alcun tipo di restrizione. Volete uno specialista che annienta tutti con buff e specifici elementi? Potete farlo. Volete invece un fantasista tuttofare che copre le proprie debolezze? Potete fare anche questo. Se considerate anche la personalità di ogni mostro digitale, il livello di personalizzazione e micro management è ricco e soddisfacente.

Digimon più rari e potenti sono tenuti fuori dalla portata dei giocatori inesperti da richieste di parametri piuttosto proibitive: proprio a questo scopo, oltre al suddetto sistema di evoluzione e de-evoluzione, entra il gioco la Digifattoria, nella quale si possono depositare digimon a raccogliere risorse, materiali, accumulare esperienza e persino farli allenare, sfruttando appositi consumabili a tempo, anch’esso riducibile pagando moneta di gioco. Non solo, non dovete avere paura di avere troppi digimon con voi: potete usarli come mob da sfruttare per la fattoria o per esplorare nuove linee evolutive, nonché… consumarli come esperienza, per guadagnare soldi o per mutarli in materiali preziosi. Insomma, nulla è per niente, la pluralità di opzioni è il motto di questo gioco.

La nostra esperienza su PC è stata ottima, con discrete opzioni di personalizzazione, anche se quella su Steam Deck ci ha lasciati un po’ perplessi, con performance un po’ incerte. Al di là di questo, il titolo gira magnificamente, anche perché le richieste hardware non sono particolarmente proibitive.

Digimon Story Time Stranger: Il gioco rappresenta un ritorno della serie Story verso ciò che i fan chiedono da tempo: collezionare ed evolvere Digimon, personalizzare a proprio piacimento la squadra, un sistema di combattimento che sia tradizionale ma moderno, e una trama che intreccia mondi e tempi diversi. Offre un’esperienza JRPG completa, con molti elementi quality of life aggiornati e non frustranti. Probabilmente il miglior titolo della serie Digimon pubblicato finora. ilfalasca

8.5
von 10
2025-10-13T16:15:53+0200

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