Melancolica Ucronia – Recensione di OU

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OU è l’ultima esperienza narrativa sotto forma di videogioco di G-MODE e room6. Il titolo è disponibile su PC tramite Steam e Nintendo Switch dallo scorso 31 agosto. Abbiamo avuto la possibilità di provarlo, nello specifico su Steam Deck. Ecco quindi la nostra recensione completa di OU.

Provato su PC e Steam Deck


Tra qualcuno e un qualche posto

OU prende il nome dall’omonimo protagonista, un giovane afflitto da una sorta di amnesia. Questi si risveglia in un posto bizzarro e straniero, accolto da un opossum parlante. Zarry, il nome dell’animale, fa da guida e da criptico motore dell’avventura. Sarà Zarry stesso a centellinare, un criptico commento dopo l’altro, gli elementi che tracciano i contorni di questa curiosa esperienza.

Quando il protagonista riprende i sensi, scopre di trovarsi in un mondo sconosciuto, tinteggiato di sfumature autunnali, una natura lasciata libera, e un opossum parlante che vuole guidarlo verso la verità di quel mondo. OU è il nome che l’animale conferisce al ragazzino scalzo, appena coperto con semplici tessuti, un cappello e una borsa, che include solo alcuni foglietti. Seguendo Zarry per qualche passo, ci si ritrova davanti a una sorta di laghetto, l’unico elemento distinto da una colorazione vivida e chiara, e ci lanciamo insieme nell’acqua. È così che si viaggia verso una nuova destinazione.

Il gameplay, se di gameplay si può parlare, data la natura più strettamente narrativa del titolo, è dunque limitata all’uso interattivo dei foglietti, che OU può lanciare attorno a sé nel tentativo di interagire con l’ambiente. Il numero effettivo di elementi interattivi è in effetti piuttosto limitato, ma ci si troverà spesso a scovare, per puro caso, piccoli segreti nascosti qui e lì nelle diverse schermate che compongono gli ambienti. Generalmente, i foglietti serviranno a dare un senso contestuale agli elementi sullo sfondo, creando apposite note esplicative che si sovrappongono all’ambiente.

Le schermate stesse, inoltre, sono un po’ come illustrazione di media ampiezza, brevi ma magistralmente dettagliate, che sembrano voler cogliere uno scorcio, una foto, una precisa immagine. È così che attraverso l’utilizzo contestuale dei foglietti, si svela mano mano l’entità, l’essenza di quel mondo che sembra solo un lontano fotogramma in lontananza. Ogni scena, poi, va a comporre come una sorta di grande libro, che si esplora con la curiosità di un avido lettore.

Questa non è la tua storia.

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A questo proposito, OU sembra disinteressato a conferire al giocatore una sorta di narrazione in senso tradizionale, preferendo piuttosto un approccio più artisticamente astratto. I personaggi e le ambientazioni sono come tratteggiati a matita, come una bozza che ha preso vita. Sebbene siano poche, le animazioni, fluide e lievemente cartoonesche, aiutano a conferire all’opera un’aria profondamente onirica, distaccata dallo spazio e dal tempo. Non ci vuole poi molto, infatti, per notare che le diverse pagine che compongono le ambientazioni, vengono riviste e rivissute, come un libro che confonde l’ordine degli eventi, che si piegano e dispiegano su se stessi.

I temi, spesso di silenzio, di abbandono, di solitudine, e un forte senso di imprecisata nostalgia, permeano l’avventura, accompagnata dal suono di una chitarra che accenna echi di bossa nova, gli unici veri suoni che danno vita al mondo di OU. In effetti, l’intera avventura sembra intrisa di una sorta di gusto pan-sudamericano. Molti elementi sono fortemente reminiscenti di alcuni villaggi rurali, di favelas, di campi di mais. Le note di chitarra sono spezzate da un’improvvisa allegria di un gruppo di mariachi che balla nel paese. La presenza della donna piangente, la Llorona, che non la smette di disperarsi, o ancora l’Allucinata, una donna che passa il tempo a dipingere in silenzio ciò che sente. Il tutto mentre OU cerca di non farsi prendere dalla Saudade, dei mostri o fantasmi non meglio precisati che pare vogliano distruggere tutto.

Ora, purtroppo non possiamo dire molto di più, data la natura fortemente narrativa e tematica di questo titolo, ma possiamo dire che, senza entrare in specifici spoiler, l’avventura richiede di essere giocata e rigiocata per arrivare ai diversi finali, e quindi alla totale conclusione dell’avventura. Vien da sé, però, che se la natura intimistica, lenta, e poco interattiva del tutto non trova un incontro con il giocatore, raggiungere i veri finali nelle circa 8 ore che richiede, può essere difficoltoso.

Inoltre, sebbene non sia ancora verificato in alcun modo per Steam Deck, confermiamo che il titolo risulta interamente giocabile senza intoppi o singhiozzi di sorta.

A chi consigliamo OU?

OU è un’esperienza narrativa dal grande impatto artistico più, e prima, di essere un videogioco. In questo senso, è stato creato per un pubblico relativamente più specifico, in grado di cogliere, apprezzare, e vivere quanto offre. La natura evocativa, intimistica, onirica e artistica è innegabile e ben realizzata. Al contempo è difficile dire che sia godibile nella sua interezza, a causa di una lentezza di fondo e un approccio fortemente ermetico, che richiedono calma e pazienza da parte del giocatore per venirne a capo. Una piccola gemma, senza dubbio, ma decisamente non per tutti.

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