Shenmue III – Recensione

Shenmue III è l’ultimo capitolo della saga che ormai tutti credevamo morta, realizzato grazie al contributo dei fan che hanno raccolto milioni per Yu Suzuki e la sua YS Net durante la campagna Kickstarter, conclusasi ormai quattro anni fa. Ryo Hazuki ritorna dunque sugli schermi dei giocatori che avevano perso quasi tutte le speranze di vedere la conclusione delle sue (dis)avventure.
Il gioco è attualmente disponibile per Playstation 4 e PC, in esclusiva temporale per Epic Games Store.

Provato su PC

ProContro
+ La storia continua– Sistema di investigazione lento e invariato
+ OST organica e in linea con il passato della serie– Script che spesso lascia a desiderare
+ Grafica curata
+ Tecniche e combattimenti soddisfacenti

Shen-chi?

Per tutti i lettori in confusione, che non hanno mai sentito parlare di Shenmue e d’improvviso si vedono sul mercato il terzo capitolo della saga, è bene chiarire che Shenmue vide la luce su console Dreamcast, nel lontano 2000, seguito qualche anno dopo dal secondo capitolo. Si trattava di un titolo ambizioso che rese popolare i Quick Time Event e che per la prima volta dava ai giocatori la possibilità di vivere sì una storia appassionante ma anche di perdersi tra le vie della cittadina giapponese Yokosuka, intrattenendosi con minigiochi o con allenamenti per apprendere tecniche da utilizzare nelle scazzottate del protagonista, Ryo Hazuki.

La morte della console Dreamcast e un periodo buio per SEGA portarono alla chiusura del progetto Shenmue, costringendo Yu Suzuki a riporre nel cassetto il resto della storia e attendere momenti migliori, che non sono arrivati se non 14 anni dopo. Può però un titolo come Shenmue, figlio dei primi anni 2000, ritornare sulla cresta dell’onda dopo così tanti anni? Cercheremo di chiarire tale quesito nella nostra recensione.

Fuori dalla caverna

L’avventura di Ryo riprende proprio dove si era interrotta, in quella mistica grotta dove il ragazzo, accompagnato dall’appena conosciuta Shenhua, scopre una profezia misteriosa che coinvolge entrambi. La sua ricerca dell’assassino del padre, Lan Di, lo ha portato nel villaggio Bailu in Cina, luogo in cui dovrà mettere insieme i pezzi di un puzzle centenario.

La storia è ciò che ha spinto i fan di Shenmue a finanziare il terzo capitolo e non saremo certo noi a togliere loro il piacere di scoprire pian piano segreti finora soltanto ipotizzati, ma dobbiamo comunque mettere da parte il nostro amore per la saga e analizzare il titolo da un punto di vista meramente tecnico.

Fin dalle prime battute Shenmue III si rivela graficamente curato e, sebbene non ci troviamo di fronte a un capolavoro del genere, il colpo d’occhio è assicurato. I paesaggi che scorrono via mentre si cammina o si corre per la zona rurale di Bailu sono tutti suggestivi e non è raro fermarsi ad ammirare i picchi montuosi in lontananza o attendere il tramonto del sole per godere dell’atmosfera notturna che si respira nel gioco, con stradine illuminate da torce e ruscelli che riflettono il cielo stellato. Anche i modelli dei personaggi appaiono convincenti, tuttavia, è bene precisare che anche in questo caso si poteva sicuramente fare di più, soprattutto per il protagonista e Shenhua, che avrebbero meritato un trattamento di favore e invece risultano un po’ troppo “spogli” dal punto di vista poligonale, soprattutto se paragonati ad altri comprimari scolpiti in modo più attento.

Se inizialmente i più freddi resteranno impassibili anche alla vista della caverna, i veri fan avvertiranno il risveglio di sentimenti sopiti attraverso le musiche, che riportano la mente a una decade addietro, stimolando la fuoriuscita di una lacrimuccia. La OST è realizzata con cura maniacale e ogni nota trasmette quel senso di nostalgia, aspetto cruciale del gioco fin dalla sua nascita.

Il punto, però, è proprio questo. Shenmue III è un gioco nostalgico per nostalgici. L’industria si è evoluta costantemente, e pensare di riproporre un titolo con le stesse meccaniche del 2001 sarebbe impensabile oggigiorno, eppure Shenmue III l’ha fatto. Ogni volta che ci si ritrova a dover investigare un’area con Ryo si avverte immediatamente il peso degli anni. Aprire cassetti su cassetti con animazioni lente per riuscire a scovare in un anfratto l’indizio di cui si ha bisogno per proseguire può andare bene per chi dal 2001 ha smesso di giocare a qualsiasi titolo, sia esso su console o PC, ma non per chi ha continuato a videogiocare, nel bene o nel male, conservando un ricordo piacevole della serie. Se i movimenti dei personaggi sono indubbiamente più fluidi e meno legnosi, come è normale che sia, il gameplay di determinate sezioni trascina di forza il gioco nei primi anni 2000.

Cambiare o no, questo è il dilemma

Nostalgia canaglia. Ryo Hazuki non è invecchiato, ma tutti noi sì. Cambiare troppo la formula di gioco avrebbe sicuramente avuto ripercussioni in senso opposto, con i fan urlanti che avrebbero chiesto l’impiccagione del povero Yu, pertanto comprendo la necessità di garantire una sorta di continuità con i vecchi titoli, quel senso di familiarità di cui poc’anzi parlavamo, ma la possibilità di velocizzare il tutto, badate bene, “possibilità“, sarebbe stata senz’altro gradita e non avrebbe alienato i nuovi giocatori -di cui Shenmue ha disperatamente bisogno- abituati ad altri standard.

Fortunatamente il gioco non è basato unicamente sull’investigazione ma una delle sue “core mechanics” è nel combattimento. Se devo essere sincero, fin dalla presentazione della campagna, a preoccuparmi di più era proprio questo aspetto. Nei primi due capitoli il papà di Virtua Fighter era riuscito a conferire al giovane Hazuki un’aria marziale, con tecniche che avevano un peso e una credibilità, fattori che rendevano il gameplay una vera e propria goduria. La domanda era: “sarebbe riuscito a replicare le stesse sensazioni con un motore di cui conosceva poco o nulla?”.

Per fortuna la risposta è stata ““. Ci è riuscito, e il combattimento in Shenmue III è proprio uno degli aspetti più divertenti, con una quantità notevole di tecniche che troverete estremamente difficile da ricordare e mettere in opera al momento giusto, se non tramite lunghi allenamenti. La possibilità di migliorare le tecniche e acquisirne di nuove interagendo con tutto ciò che le aree di Shenmue III hanno da offrire è uno dei pregi del gioco e, forse, ciò che ha retto meglio al passare del tempo, grazie al fluido Unreal Engine utilizzato per la realizzazione del titolo.

Nella prima sezione del gioco i combattimenti ricopriranno un ruolo marginale, lasciando nel giocatore sempre un certo appetito, che verrà poi saziato quando il titolo inizierà a ingranare, non lasciatevi dunque scoraggiare dalle poche scazzottate che vivrete nelle prime ore di gioco, dove si interagirà molto più con gli abitanti di Bailu per venire a capo dei misteriosi attacchi ai danni del villaggio.

Come meccaniche “nuove”, dobbiamo necessariamente parlare della barra della vitalità o HP, che diminuirà man mano che vi cimenterete in attività di allenamento o mentre correte da un punto all’altro del villaggio. Per ripristinarla sarà necessario acquistare del cibo dai vari venditori di Bailu, ma per fare ciò avrete bisogno di denaro, denaro che potrà essere acquisito giocando d’azzardo o svolgendo lavoretti per i vegliardi del villaggio (preparatevi a spaccare molta, molta legna). Si tratta di una serie di eventi che potrebbe portare i giocatori meno pazienti a lanciare il pad contro il muro o distruggere il disco di gioco. Il nostro consiglio, per rendere più tollerabile il ciclo, è quello di fare scorta di “aglio nero”, l’unico oggetto che inizialmente avrà un rapporto costo/beneficio tollerabile. Non sappiamo cosa il caro Yu abbia contro carote e cavoli, ma tant’è….

Gli amanti dei minigiochi non resteranno delusi, proprio come nei primi due Shenmue anche in questo terzo capitolo potremo perdere intere giornate a collezionare Toy Capsule, prendere a cazzotti il QTE Event tentando di incrementare il nostro punteggio o sfogarsi nel più classico dei Whack-a-mole. Chi preferisce un po’ di azzardo nella propria vita invece potrà dilettarsi con i giochi per adulti come l’intramontabile Lucky Hit o addirittura scommettere sulla corsa delle tartarughe. Tutti piccoli tasselli che compongono l’esperienza di Shenmue e da cui altri celebri titoli hanno imparato con notevole successo (Yakuza, per chi non avesse colto la “sottile” citazione).

Ultima ma non ultima: la storia. Per quanto proceda oltre, non arriva a una vera e propria conclusione, ma sapevamo tutti che sarebbe stato così. D’altronde, Yu Suzuki era stato molto chiaro a riguardo e prima di arrivare alla meritata fine, Shenmue dovrà tribolare ulteriormente. La decisione è stata sicuramente controversa, bruciare così l’opportunità di salutare la saga una volta per tutte in modo quantomeno soddisfacente non ha convinto tutti i fan e bisogna dunque lanciarsi in Shenmue III ben consapevoli che sarà necessario far sentire ancora la propria voce in futuro. Speriamo in una progressione più svelta tramite DLC, magari rilasciati a cadenza annuale, che aiuterebbero non poco a far progredire la storia senza investimenti di decine di milioni.

In conclusione vorrei spendere qualche parole per il doppiaggio e lo script, che non sempre si dimostrano all’altezza. Se da un lato i doppiatori giapponesi hanno fatto del loro meglio, riprendendo i loro vecchi ruoli in maniera egregia, non troviamo uno script degno di nota alla base. I classici one-liner di Ryo, di cui alcuni inspiegabilmente sentivano la mancanza, sono presenti così come lo erano nei primi due capitoli, a volte con risultati estremamente comici anche quando in realtà si affrontano situazioni in cui non ci sarebbe nulla da ridere. Alcuni dialoghi sono inoltre eccessivamente snervanti, con un botta e risposta che spesso non ha alcun senso, né in giapponese né in inglese, e che non tiene conto dell’evoluzione del discorso. Non è raro sentire Ryo parlare con un abitante del villaggio e chiedere: “Sto cercando X”, la risposta articolata dell’interlocutore sposta un po’ più avanti il discorso, ma poi si ritorna nuovamente a Ryo con il suo “Si, sto cercando X”. Davvero esasperante e poco credibile.

A chi consigliamo Shenmue III?

Chi doveva acquistarlo, l’ha acquistato. Parliamoci chiaro, Shenmue III è un gioco per i fan che non hanno mai digerito l’interruzione della storia e che da più di un decennio attendono il momento soddisfacente in cui pesteranno Lan Di a sangue. Costoro, me compreso, hanno già preordinato la loro copia Kickstarter nel momento in cui la raccolta fondi venne lanciata e nessun difetto, palese o meno, riuscirà a togliere loro l’esperienza del terzo capitolo, come è giusto che sia. Ma, perché c’è sempre un ma, Shenmue III non è un titolo per nuovi giocatori. Innanzitutto perché è necessario recuperare i primi due capitoli (fortunatamente rimasterizzati da SEGA e disponibili sul mercato affinché tutti possano goderne anche senza recuperare un Dreamcast dal cimitero), ma soprattutto perché le meccaniche, per quanto siano state rivitalizzate un po’ grazie all’Unreal Engine, sono vetuste. Solo nel caso in cui siate appassionati di storia videoludica, o vi intrighi la “revenge story” di Ryo Hazuki, potrete calarvi nel mondo di Shenmue senza alcun pentimento.
A tutti i fan, invece, non possiamo far altro che dire “grazie“, per aver reso possibile questo piccolo miracolo dopo anni di incessanti richieste, campagne e stoica resistenza a ciò che credevamo fosse inevitabile.

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