Record of Agarest War – Recensione del ritorno ad Agarest

record of agarest war switch copertina

Record of Agarest War è un port del primo titolo della saga di Agarest, una collaborazione tra Idea Factory, Red Entertainment e Compile Heart, debuttato nel 2007 (in Europa nel 2009) per console di settima generazione, poi su dispositivi mobile e nel 2023 su Switch, dal 9 marzo in America.

Provato su Nintendo Switch

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Trauma Generazionale

Noto in Europa come Agarest: Generations of War, il titolo è un SRPG (altri esponenti di questo genere che abbiamo recensito sono per esempio i titoli della serie Utawarerumono) con una forte componente narrativa, con la particolare originalità che questa si estende per cinque lunghe generazioni. La storia inizia con il primo protagonista, Leonhardt, coinvolto in un conflitto per liberare la propria terra dall’attacco di un nemico, capitanato da Melchior. Cade in battaglia, ma viene prontamente riportato in vita da Dyshana, che gli conferisce i poteri per rialzarsi e affrontare la minaccia davanti a sé, con la postilla che questo potere può essere tramandato anche di generazione in generazione.

Questo incipit dà il via a una storia lunga decenni, che passa il testimone ai figli, e ai figli dei figli, arrivando a un cast piuttosto ampio e variegato. Ogni arco temporale funziona virtualmente come una piccola trama autoconclusiva che si inserisce nel più ampio schema narrativo delle forze del male che muovono le pedine sullo sfondo. A onor del vero, la trama non tocca mai picchi narrativi di alcun tipo ma funziona nel contesto, per dare un obiettivo al cast principale e spingere in avanti ciò che di meglio ha da offrire: un cast ricco e un originale sistema di combattimento.

Originale non è necessariamente sinonimo di qualità, e vediamo in che senso. In Record of Agarest War, i combattimenti si svolgono in aree quadrate prive di qualità, intralci o proprietà di alcun tipo, e i personaggi si muovono in due fasi, la Move Phase e l’Action Phase. Compagni e nemici si muovono in contemporanea, un po’ come capitava in titoli come Vandal Hearts, e il nuovo posizionamento è chiave per l’azione. Durante l’Action Phase, ogni unità sceglierà come agire, in base al numero di AP che ha a disposizione, cumulabili fino al doppio del valore massimo. Se posizionati in specifiche formazioni, i compagni possono agire durante lo stesso turno, concatenando gli attacchi e formando nuovi attacchi speciali.

Come potete immaginare, un sapiente occhio strategico e un’ottima capacità di programmare e anticipare le mosse del nemico, peraltro molto scaltro e intelligente, col vizio di posizionarsi sempre fuori dalla gittata del giocatore o di allontanarsi per attaccare con magie dalla perfetta distanza. Il sistema è, a tutti gli effetti, piuttosto intricato e complesso, soprattutto nel modo in cui mescola diversi elementi strategici, alcuni programmabili e alcuni giostrabili con un buon senso dell’adattamento.

L’esplorazione, se così vogliamo chiamarla, passa attraverso aree segnalate da puntini su una mappa, e un rudimentale sistema di passeggio che permette di attraversare dei piccoli spazi, con la funzione principale di spezzare l’azione e dare un momento di respiro al giocatore. Inoltre, questo viene gestito da un lieve elemento di gestione temporale, che spinge a misurare quanto tempo dare a esplorazione o combattimenti extra, e quanto spingere invece verso la missione principale.

Un’epica lotta a suon di Waifu

L’elemento narrativo, sebbene non particolarmente profondo, è spesso incentrato sulle interazioni col cast, e principalmente, con le numerose ragazze che partecipano al conflitto. In Record of Agarest War, non troviamo un sistema di corteggiamento in senso letterale, ma saranno le interazioni durante le numerose scene di trama a spingere il protagonista verso una o l’altra ragazza. A fine capitolo, la ragazza con la maggiore intesa sarà selezionata come partner per il Soul Breed, il sistema di tramandamento del potere al nuovo nascituro.

In un certo senso questo manca di intenzione da parte del giocatore, ma amplia, qualora ce ne fosse mai stato bisogno, la rigiocabilità. Le numerose possibilità, tra build e personaggi, nonché le diverse generazioni, creano un impianto narrativo e un particolare attaccamento ai personaggi, di difficile emulazione nell’intero panorama videoludico, nel bene e nel male.

L’edizione Switch, nonostante le similitudini con la versione Steam, porta con sé la vasta e spaventosamente vantaggiosa offerta di DLC delle precedenti edizioni, che permettono di cominciare il gioco a difficoltà anche molto avanzate con oggetti endgame. Questo è un vezzo dei titoli soprattutto di IF e Compile Heart dell’epoca, che permettevano all’utente col portafoglio largo di rendere praticamente risibile qualunque difficoltà iniziale. Qui la cosa può essere cruciale perché diverse difficoltà portano alcuni elementi diversi soprattutto sotto forma di rigiocabilità, con gli elementi ereditabili nel New Game+.

Con Record of Agarest of War, inizia una saga che con i successivi tre titoli, si è creata una nicchia piuttosto originale, con un sistema di combattimento e scelte narrative davvero interessanti, dall’esecuzione spesso altalenante. Questa riedizione sarebbe potuta forse essere un’occasione per dare un’ulteriore smussata agli elementi tecnici, ma non è stato così. Senza dubbio questa nuova edizione su Switch è anche l’edizione migliore, grazie a caricamenti molto rapidi e ovviamente il fattore “portable”.

A chi consigliamo Record of Agarest War?

Record of Agarest War è un po’ la definizione di acquired taste. Un RPG tattico piuttosto complesso e articolato, a volte anche ottuso nelle sue particolarità. I sistemi in gioco portano a un’esperienza quasi senza pari, per originalità e mix di elementi che trovano una perfetta collocazione su Switch. Il cast è apprezzabile, ma la forte componente romantica (ed eteronormativa, per quel che vale) può convincervi così come allontanarvi definitivamente. Un titolo senza dubbio di qualità, ma che senza altrettanti dubbi non è fatto né ideato per il grande pubblico. Se volete provare qualcosa di diverso, difficile, ma a modo suo appagante, è possibile che faccia al caso vostro.

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