Utawarerumono: Prelude to the fallen – Recensione

Utawarerumono: Prelude to the fallen è il remake del primo capitolo della storia, originariamente creata da Leaf nel 2002 e distribuita da Nippon Ichi Software su Playstation 4 e Playstation Vita. Il titolo originale uscì su PC sotto forma di eroge (videogioco con elementi pornografici), venne successivamente riadattato per il grande pubblico su Playstation 2 e infine su PSP. Il successo fu tale in Giappone che vennero prodotti diversi adattamenti come manga e anime, ma ancora sempre con un forte elemento harem.

Provato su PlayStation 4

PS4
single player

Colui che viene decantato

Questo il significato letterale del titolo giapponese, Utawarerumono è ormai al quarto titolo ufficiale solo su console moderne. Il (più-o-meno) sequel diviso in due capitoli, Mask of Deception e Mask of Truth sono il primo approccio che l’Occidente ha avuto con la saga, una rivisitazione di Mask of Deception hack & slash sviluppato da Tamsoft (Senran Kagura) chiamato Utawarerumono ZAN di cui potete leggere la nostra recensione, e solo tempo dopo finalmente arriva in terra nostra anche il remake del capostipite, rivisitato in chiave moderna grazie al nuovo motore di gioco.

I primi anni del millennio sono stati estremamente proliferi per tutta una serie di eroge che puntavano a una trama scottante e toccante, e furono testimoni di un fenomeno di contaminazione dei generi che portò alla nascita di saghe multimediali di fama internazionale, a volte difficile immaginarli nati come pornografici. AIR, Kanon, Eien no Aselia, Fate/Stay Night e Utawarerumono cadono in questa categoria ibrida che sorpassò i confini iniziali e divenne famosa per altri meriti, anche se non sempre il passaggio è stato dei più fluidi.

Nel 2015 Mask of Deception ebbe un successo sorprendente che riecheggiò anche in Occidente, e portò alla localizzazione degli altri capitoli. Le grandi atmosfere, le musiche epiche, la trama che attraversa piccole comunità rurali indifese e il destino di interi imperi, un cast di ribelli tra amicizie improbabili, amori e tradimenti, sono gli ingredienti per una prodotto di successo. Inoltre il finale, un cliffhanger clamoroso che svelava in che modo fosse legato al titolo originale, fu una mossa vincente che lasciò i giocatori con la smania di vedere come sarebbe andata a finire.

Utawarerumono: Prelude to the fallen è quindi un modo per avere un quadro completo dell’intera narrazione e scoprire le origini di alcuni personaggi e luoghi che appaiono anche nei due Mask.

“Ti chiamerai Hakuowlo.”

La storia ha inizio con il risveglio del protagonista, stordito e senza ricordi, in un paesino rurale di un fittizio Giappone medievale di cultura Ainu (ndr. L’Ainu è una cultura estremamente interessante e misteriosa ormai virtualmente estinta, che storicamente occupava il nord del Giappone in piccole comunità. A oggi l’assimilazione della cultura ainu all’interno di quella giapponese è quasi completa, e nonostante alcuni tentativi di proteggerla dall’estinzione, per numerosi motivi socio-economici è pressoché impossibile).

L’uomo viene presto accolto dalla giovane Eruruu e dalla sorella Aruruu, nipoti dell’anziana capovillaggio, che lo invitano a rimanere fino a completa guarigione. L’unico indizio che ha sulla propria identità è una maschera sul viso che sembra totalmente irremovibile. Durante questo lungo processo, al protagonista viene dato il nome di Hakuowlo, e decide di aiutare come può, grazie a vaghi ricordi di tecniche bizzarramente più avanzate rispetto alla realtà rurale che lo circonda.

Le prime ore di gioco vogliono acclimatare il giocatore nella realtà agreste, dove le vicissitudini personali e famigliari dei personaggi sono al centro di una comunità fitta e unita. Si conosce lentamente e da vicino il rapporto coi villaggi adiacenti, i signorotti feudali disonesti e un governo centrale tiranno che sembra solo un lontano miraggio, insieme all’affetto e alla fraternità che lega la piccola comunità che ospita il protagonista.

Dopo aver assistito a numerosi soprusi e abusi di potere che opprimono queste realtà, grazie anche soprattutto alla determinazione di Hakuowlo, nasce nel popolo un sentimento di ribellione che sarà la scintilla che porterà all’esplosione di una trama lunga circa 35 ore, di scala e di impatto sempre crescenti. Attraversando alti e bassi, momenti privati e complotti politici che coinvolgono eserciti e imperi, la trama esplode verso l’ultimo terzo, tra colpi di scena e momenti di grande forza emotiva, che ripagano ampiamente le numerose ore di lento build-up.

Purtroppo questo build-up è croce e delizia del capitolo, che a volte si perde in inutili chiacchiere. Forse lascito dell’eredità eroge originaria, troviamo anche alcune scene dal sapore erotico che mal si inseriscono nel teso plot generale. Considerando anche le ovvie censure per la pubblicazione su console, la quasi totalità di quel genere di scene risulta più imbarazzante e fuori luogo che normale conseguenza di ciò che succede, e si aggiunge ad alcune gag e conversazioni senza capo né coda che vogliono dare un colore più giocoso e interessante alle interazioni con le ragazze, di cui il gioco probabilmente non ha bisogno.

Dalla risaia alle armi

Quello che occupa circa il 30% del gioco nella campagna principale è un sistema di combattimento a turni tattico. Diciamo “circa” perché una modalità Training Battle con specifiche battaglie brevi viene implementata e arricchita di nuovi stage proseguendo con la trama di gioco, e permette un momento di stacco e di potenziamento dei nuovi personaggi.

Nonostante le evidenti similitudini con i due Mask, in realtà il sistema di Utawarerumono: Prelude to the fallen, è in parte semplificato, per dare un gusto leggermente più tradizionale all’azione. Scompaiono dunque le diverse Chain che vengono sostituite da una singola Chain a personaggio, ma vengono introdotte le abilità secondarie, curative per Eruruu e magie d’attacco per i personaggi magici.

I parametri sono stati portati a tre: attacco, difesa fisica e difesa magica, con altri valori che rimangono nascosti, come la schivata o la velocità. L’equipaggiamento è stato universalizzato, con uno slot equipaggiamento e due slot oggetti, e sono stati aggiunti moltissimi oggetti consumabili di grande utilità e armi uniche per ogni personaggio, la maggioranza delle quali ottenibili come ricompense delle Training Battle. Di contro però, piuttosto presto nel gioco si ha accesso alle prime Final Strike singole e alle Co-op Final Strike, che causano ingenti danni e diverse unità sulla mappa.

Il cambiamento più importante è la diversa gestione dello Zeal: negli altri due capitoli, portare lo zelo a 100 dava immediatamente un nuovo turno e accesso alle Final Strike, curando stati alterati. Ovviamente lo stesso valeva per i nemici, quindi c’era un certo valore strategico, ma a livelli alti era una meccanica facilmente abusabile o addirittura superflua, poiché si azzerava automaticamente entro tre turni. Stavolta lo zelo è legato a delle abilità passive diverse per ogni personaggio, e fa da moltiplicatore per una serie di buff. Inoltre, è lasciata completamente al giocatore la scelta di consumarlo con una Final Strike o se mantenerlo per fare uso dei bonus passivi.

Le mappe stavolta sono aumentate in numero ma si sono ristrette in ampiezza. Le battaglie sono dunque generalmente più brevi, ma almeno più numerose. Inoltre, la scelta della difficoltà è presente, ma solo la modalità difficile offre un appena percettibile livello di sfida. C’è sicuramente qualcosa da dire riguardo a questo cambio di direzione, che se da un lato lo avvicina leggermente ai classici del genere, dall’altro lo deruba di una certa identità unica e invita alcune sfavorevoli comparazioni.

Alcune riflessioni

Utawarerumono: Prelude to the fallen è un prodotto strano nel suo genere: un remake in salsa moderna, che non ha voluto abbandonare del tutto alcuni discutibili elementi dell’originale, e una volta presi elementi moderni dai suoi fratelli, ne ha eliminati altri perfettamente validi.

La qualità dell’intreccio è impreziosita a una presentazione semplicistica quanto di splendida esecuzione, con nuove illustrazioni, un doppiaggio magistrale e una colonna sonora selezionabile tra originale e moderna, sempre di altissima qualità. Il tutto, sebbene arrivi a presentare un prodotto buono e godibile per quello che è, lascia qualche perplessità sul perché di alcuni cambiamenti e non altri.

Un remake è spesso l’occasione di rivisitare un’opera e di trasformarlo in qualcosa di più fresco e moderno: nonostante l’innegabile qualità generale, la sensazione è che sia stato uno sforzo poco pensato, forse convinti dalla sicurezza di avere un prodotto già buono in partenza. Sarebbe più auspicabile che i remake facessero di più e fossero più coraggiosi nello sperimentare.

A chi consigliamo Utawarerumono: Prelude to the fallen?

Utawarerumono: Prelude to the fallen è una visual novel + TRPG ben riuscita, dalla trama sorprendentemente accattivante e un sistema di combattimento semplice e soddisfacente. Il cast e la narrazione vi resteranno a lungo nella memoria, e le lunghe ore passate ad ascoltare e leggere verranno ben ripagate. Chiunque abbia giocato Mask of Deception e Mask of Truth non ha motivo di saltare questo episodio, e chi se ne è tenuto lontano fino ad ora può utilizzarlo come trampolino di lancio iniziale. Chiaramente però le aspettative devono rimanere più alte nel comparto narrativo che quello strategico, che nella sua profondità, non può soddisfare i fan più esigenti del genere.

+ Una trama epica e personale– Manca del dono della sintesi
+ Direzione artistica piena d’atmosfera– Alcuni strascichi della versione eroge
+ Sistema di combattimento avvincente

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