There is No Light, prima pixellosa fatica di Zelart pubblicata da Hypertrain Digital è un action con visuale dall’alto che vuole colpire il giocatore con combattimenti frenetici, scenari inquietanti e una storia tanto contorta quanto interessante. Il gioco è disponibile su PC, PS4, Xbox One e Steam dal 19 settembre.
Volete sapere come se la cava? Allora dovete continuare a leggere la recensione, oppure scrollare in fondo alla pagina per vedere immediatamente il voto! Ah no, noi i voti non li mettiamo perché siamo un po’ stronzi.
Provato su PC
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Metrosphemous
Ci risiamo, l’umanità l’ha fatta grossa di nuovo! Per qualche oscura ragione, il mondo come lo conosciamo non esiste più e gli esseri umani sono costretti a vivere sottoterra, in delle stazioni della metropolitana. La mancanza di speranza e le pessime condizioni di vita, hanno portato le persone ad adorare diversi culti, probabilmente ultraterreni, come quello della Mano (coff… Elden… coff… Ring) ed altre robe strambe che paiono uscite da Blasphemous.
Cosa è successo all’umanità? Perché il Culto della Mano proibisce di visitare la superficie del pianeta? Cosa diamine sta succedendo?
In realtà, la storia di There is No Light riguarda la sfera personale del nostro biondo protagonista che si vede il proprio figlio appena nato, rapito dall’Ordine della Mano. Eh sì, perché nel mondo di There is No Light, le famiglie cedono volontariamente i loro neonati all’Ordine per farli diventare guerrieri, capaci di proteggere la popolosa Stazione Centrale da orride creature e altri umani malintenzionati. Da qui, parte il viaggio del nostro eroe che, aiutato dalla potente e alquanto maligna entità chiamata Samedi, dovrà farsi largo a spadate per recuperare il suo figlioletto.
Fatta questa premessa, occorre subito dire che su alcuni punti There is No Light funziona molto bene, in altri invece decisamente no. Partiamo subito con il suo punto di forza: il design generale dei livelli. Sin dalle prime fasi, il gioco mette subito in chiaro che attraverseremo una sorta di pixelloso incubo a sfondo religioso, pieno di mostri grotteschi e personaggi disperati. L’oscurità del vuoto fa da sfondo a elementi colorati, aumentando efficacemente il senso di disagio.
Nonostante le ambientazioni siano decisamente inquietanti, queste si susseguono in maniera poco coesa, facendo perdere un po’ di credibilità al mondo di gioco. Si passa da una stazione della metropolitana infestata da ragni (dove l’ho già sentita questa…) a una sorta di incubo beksinskiano tra pozze di sangue, mostri orrendi in penombra e demoni a forma di bulbo oculare.
Insomma, spesso There is No Light sembra più voler mettere in mostra la capacità di creare scenari angoscianti con la pixel art, più che creare un mondo di gioco “credibile”. Sebbene ci sia la possibilità di scoprire di più sulla storia parlando con i vari personaggi, si ha l’impressione che alla Zelart abbiano voluto seguire il filone souls e lasciare alcune cose alla libera interpretazione.
Ottimo l’uso della colonna sonora, a volte assente per farci sentire il tremendo suono del silenzio e rendere il tutto ancora più opprimente. L’esplorazione è abbastanza intuitiva, grazie a delle farfalle blu che indicheranno gli oggetti con i quali è possibile interagire. Ogni tanto capita di perdersi un po’ nei livelli, ma non tanto per colpa del level design comunque molto buono, quanto più per un uso degli elementi come personaggi o oggetti alquanto confusionario e ripetitivo che poco aiuta ad orientarsi.
Nel corso del suo viaggio, il Biondo incontrerà diversi personaggi con i quali potrà interagire (i dialoghi sono solo testuali e non doppiati) e scoprire informazioni sulla storia e sulla lore. In alcuni casi, potremo decidere se dare una risposta affermativa o negativa a una domanda, cosa che andrà a influenzare la barra della moralità.
Il sistema è abbastanza semplice (rosso = cattivo / verde = buono) e cambierà anche se accetteremo o meno gli aiutini dell’alquanto mefitico Samedi. Questi si presenteranno quando moriremo e possono essere un medikit o magari un teletrasporto che ci permette di superare uno scontro particolarmente ostico. C’è da dire che la gestione dei checkpoint è abbastanza clemente, ma non le sezioni di combattimento più bastarde, delle quali parleremo a breve.
Bestemmie al buio
Ora, il combat system è basato su schivata e attacco, con comandi tutto sommato responsivi a parte qualche piccolo input lag. Ogni tanto il sistema di combattimento dà delle belle soddisfazioni nel suo voler essere frenetico, ogni tanto invece si dimostra troppo caotico per reggere gli estremi picchi di difficoltà che vanno a inficiare la godibilità complessiva del titolo.
Si possono contrastare i nemici, interrompendo i loro attacchi con la combo base delle armi, mentre gli attacchi speciali possono bloccare gli attacchi dei nemici più pericolosi e quelli dei boss. Bloccando un attacco, si potrà caricare una barra al fine di rilasciare una sfera curativa che permette di guadagnare un po’ di vitalità. Visto che il nostro protagonista con un paio di colpi va al tappeto, risulta davvero importante gestire i medikit e l’uso delle abilità speciali delle armi, sia per sbarazzarsi in fretta dei nemici, sia per spawnare la sfera curativa, cosa tutt’altro che facile.
La meccanica dell’interruzione degli attacchi e la combinazione tra le varie armi, poteri speciali e schivata, spesso diverte, ma nella maggior parte degli scontri più ostici risulta difficile da sfruttare come si dovrebbe, proprio perché la frenesia del titolo e le animazioni approssimate dei nemici rendono l’approccio strategico al combattimento decisamente arduo. E non bastano le nuove armi e skill acquisibili per equilibrare le cose: quando There is No Light decide che deve prenderti a calci nelle palle, lo fa senza alcuna remora. Il problema è che dopo un po’ le palle cadono ed è difficile trovare la voglia di proseguire.
Le animazioni minimali dei nemici e la pixel art poco coesa tra sprite e scenari, lasciano il giocatore esposto ad attacchi invisibili e fanno arrivare la morte in modo improvviso. Ogni tanto si subiscono degli attacchi praticamente impossibili da evitare, se non grazie a del button mashing selvaggio sul tasto della schivata. In altri casi, ci sono delle situazioni dove il gioco chiede davvero troppo sia a sé stesso, sia al giocatore. In queste sezioni la confusione è tale che superarle non diventa più questione di abilità quanto di pura fortuna.
Ed è un peccato, perché quando There is No Light se ne sta composto e riesce a combinare bene i combattimenti con lo scenario, il gameplay si rivela molto più fluido. Distruggere un gruppo di nemici può risultare adrenalinico, grazie anche all’ottimo comparto audio, caratterizzato da effetti sonori convincenti. Il problema è proprio quando da un momento all’altro, il titolo spiattella in faccia al giocatore delle situazioni difficili da gestire, non tanto per la loro difficoltà intrinseca, ma proprio perché la parte grafica del gioco non riesce a reggerle.
Per fare un esempio: a un certo punto dovremo affrontare dei nemici capaci di attaccarci in salto, stando però attenti anche a dei raggi laser giganti che verranno sparati dalle pareti. Il problema è che gli attacchi in salto dei nemici partono fuori dal campo visivo del giocatore, quindi difficili da prevedere e da schivare. A questo si aggiunge il fatto che la carica del laser gigante viene segnalata in modo poco chiaro dalla grafica di gioco, rendendo tutto ancora più confusionario.
Ad affossare ancora di più il gameplay, ci pensa la rigenerazione della vitalità della maggior parte degli avversari, una cosa davvero irritante per il gusto di esserlo e che porta il giocatore a farsi in quattro per poter affettare tutti e non crepare malamente. Un punto a favore per il bestiario variegato del gioco, si vede che Zelart si è sforzata tantissimo per creare nemici grotteschi e differenziarli negli attacchi.
Inoltre, probabilmente consapevoli del fatto di aver creato un’esperienza a volte troppo punitiva, gli sviluppatori hanno inserito un livello di difficoltà Traveler (un easy mode) , selezionabile liberamente anche durante la partita. Una buona idea che va apprezzata, specialmente perché il punto di forza principale di There is No Light sono le sue ambientazioni. La modalità facile quindi è ottimo per chi vuole semplicemente portare a termine la storia del gioco senza farsi salire la proverbiale carogna.
Se invece volete soffrire con la modalità Warrior (ovvero la difficoltà base del gioco) preparatevi a buttare qualche bestemmiuccia anche nei Boss Fight. In linea di massima, i Boss Fight del titolo sono ben costruiti e alcuni richiedono degli approcci precisi. Certo, il problema degli attacchi difficili da vedere si presenta anche con i Boss, a volte portato all’estremo. Un particolare Boss ci arrecherà un danno pazzesco quando viene attaccato, ma non c’è alcuna animazione che possa far capire questo pericolo al giocatore, lasciato decisamente abbandonato in balia di un design approssimato.
A chi consigliamo There is No Light?
There is No Light è un titolo che attira per la sua ambientazione assolutamente inquietante e in parte per la pixel grafica degli scenari. Il gameplay sta un po’ nel mezzo, da una parte risulta divertente e frenetico, dall’altra completamente caotico e sadico solo per una probabile volontà di voler salire sul treno dei “giochi difficili”, senza però avere il biglietto in regola.
La modalità facile è apprezzatissima, ma in generale andrebbero riviste molte cose sulla giocabilità per rendere meno infernale la vita dei giocatori che vogliono provare il titolo alla sua difficoltà base. In conclusione There is No Light non è proprio l’indie più irresistibile del suo genere, ma è comunque un buon prodotto che potrà dare soddisfazione a tutti gli amanti della pixel grafica, delle sfide e ovviamente delle bestemmie urlate a squarciagola.
Prima di lasciarvi alla vostra frizzante giornata, vi ricordo che tra le nostre ultime recensioni potete trovare Blind Fate: Edo No Yami, TemTem e Valis: The Fantasm Soldier Collection. Inoltre, abbiamo anche un fantastico podcast, dove scambiamo opinioni sul meraviglioso mondo videoludico e dove potete sentire le nostre voci, compresa la mia che si può facilmente paragonare al verso di un tricheco con le doglie.