Paranormasight – la recensione della visual novel horror Square

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Paranormasight: The Seven Mysterios of Honjo è l’ultima visual novel a tema horror sviluppata e pubblicata da Square Enix. Il titolo è disponibile per PC tramite Steam, PlayStation e Nintendo Switch dallo scorso 8 marzo.

Provato su PC

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Racconti visivi e folklore

Il genere visual novel rientra sicuramente in una piccola nicchia e, per chi non ne avesse mai sentito parlare, è in breve un racconto visivo con massicce dosi di testo. Sebbene sia una tipologia di giochi pensati per una ristretta cerchia di consumatori, alcuni dei prodotti che ne fanno parte riescono a confluire anche verso il grande pubblico, attirando giocatori grazie alle loro storie splendidamente narrate e spesso anche ricche di colpi di scena. Esempi degni di nota sono per esempio Steins;Gate, la serie Zero Escape, ma anche Danganronpa e Phoenix Wright.

Qui a Denjin Den non siamo nuovi al genere, abbiamo infatti recensito svariate visual novel come Raging Loop, Kotodama, The Silver Case, Necrobarista, la serie AI: The Somnium Files, The Great Ace Attorney Chronicles, la dilogia Famicom Detective Club, Chaos double pack, Gnosia, Yurukill e probabilmente molti, molti altri. Questo per sottolineare che non siamo neofiti del campo e soprattutto, non ci impressioniamo facilmente. Eppure, nonostante ciò, Paranormasight è riuscito a far breccia: segno di come il prodotto Square Enix sia stato effettivamente realizzato con una particolare attenzione al setting, alle storie dei personaggi e le loro interazioni.

In una visual novel, infatti, l’ambientazione che si è in grado di creare è tutto: proprio come un buon libro, se i personaggi non si muovono in un mondo credibile e affascinante, tutto il castello di carte crolla. Come si può dedurre dal titolo, “I sette misteri di Honjo”, l’opera è ambientata a Tokyo, nello specifico durante gli anni ‘80, e precisamente in una zona limitrofa: il quartiere Honjo che si trova a Sumida.

Il contesto storico e geografico è molto importante dal momento che i personaggi si muovono in un mondo moderno ma ancora privo dei comfort quotidiani come l’esistenza di telefoni cellulari. La storia prende il via con un misterioso presentatore che, dopo aver chiesto il nome al giocatore, gli assegna un vero e proprio ruolo di deus ex machina, catapultandolo nella fitta rete di eventi di Paranormasight.

Sulle sponde del fiume Sumida

La vecchia leggenda radicata nel folklore locale, quella dei sette misteri di Honjo, tocca le vite di molti personaggi che vivono o si trovano nel quartiere e la connessione di questi con un misterioso rito di resurrezione mette in moto gli istinti di questi ultimi. Nel pieno della notte, persone con una forte motivazione si ritroveranno con misteriosi poteri, donati loro dalle Curse Stones, pietre maledette ricolme di risentimento. La domanda è: come verranno usate?

Come in molte altre visual novel, il giocatore vede gli eventi svolgersi dalla prospettiva di un singolo personaggio per volta. Seguendo le sue vicende e spostandosi tra le zone di Sumida si incontreranno gli altri protagonisti e, inevitabilmente, potrebbe arrivare il momento di usare la propria pietra maledetta per uccidere o impedire di essere uccisi. In questi frangenti il giocatore può comportarsi come preferisce poiché la progressione viene salvata costantemente in automatico e pur andando incontro a un “bad ending”, si potrà riprendere velocemente dall’ultima interazione. Fattore, questo, che non spezza il flow del gioco e permette di godersi a pieno qualsiasi diramazione.

La Story Chart, altro caposaldo delle visual novel, è ben gestita e spesso bisognerà saltare da un personaggio all’altro per poter procedere, magari facendo incontrare di proposito alcuni dei protagonisti per sbloccare il resto della narrazione. Paranormasight non è un racconto puramente passivo (in gergo, le kinetic visual novel), ma richiede una certa partecipazione da parte del giocatore, che deve quindi ragionare su eventi, spiegazioni e personaggi, controllando attivamente i documenti sbloccati durante lo svolgersi della narrazione.

Il terrore della modernizzazione

Recentemente si è quasi imposto il trend del doppiaggio obbligatorio per molte visual novel apparse sul mercato. Da un lato questa pratica è sicuramente encomiabile, dall’altro, con Paranormasight, si è rivelata non sempre strettamente necessaria. Il gioco non è infatti doppiato ma tutti i personaggi sono ben animati e pur muovendo le labbra per enfatizzare le emozioni in alcuni passaggi, non emettono suoni. Una scelta, questa, che ben si sposa con l’ambientazione tesa e macabra scelta per la narrazione degli eventi. A fungere da accompagnamento troviamo tracce musicali ottimamente inserite nel contesto, in grado di creare suspence e tenere costantemente sul filo del rasoio (culminando, talvolta, in qualche piccolo jump scare).

Dulcis in fundo, vale la pena spendere anche qualche parola di encomio per l’aspetto visivo che, fin dalle prime battute riesce a mettere i brividi grazie all’applicazione di un filtro in post-processing (volendo anche disattivabile, ma onestamente sarebbe un crimine) che trasforma lo schermo in una sorta di vecchia TV con la classica elettricità statica dovuta dal segnale distorto: una vera chicca.

Al di là degli aspetti tecnici più convincenti, la vera e propria protagonista del gioco è Sumida, con le sue tante leggende che, dall’epoca Edo continuano a persistere, trasformandosi radicalmente ma sempre con un fondo di verità alla base. Un concetto se vogliamo molto sentito nell’epoca Showa,, quando il Giappone ormai attivamente modernizzato e profondamente trasformato rispetto al secolo precedente, si trovava a dover fare i conti con un passato che, pur tentando di dimenticare, riemergeva prepotentemente nella vita delle persone.

Sumida, e nello specifico il fiume omonimo, ha sempre rappresentato per gli abitanti di Tokyo un punto di connessione tra il nostro mondo e l’aldilà, ispirando per esempio l’opera del teatro Sumidagawa, ma rivelandosi anche luogo prediletto di molti grandi artisti giapponesi, come il poeta Matsuo Basho o il celebre artista di stampe ukiyo-e Katsushika Hokusai. Paranormasight rende chiaro omaggio a tutte queste figure, quasi come una vera e propria “cartolina” di Sumida in salsa horror.

A chi consigliamo Paranormasight: The Seven Mysteries of Honjo?

Pur essendo un gioco tecnicamente “breve”, che può essere terminato in circa 10 ore, Paranormasight è venduto a un prezzo decisamente budget, estremamente accessibile e che dovrebbe far gola non solo agli amanti delle visual novel (a cui il gioco è raccomandato al 100%), ma anche a chi vuole immergersi per la prima volta in un’esperienza di questo tipo. L’unico prerequisito è masticare l’inglese o il giapponese, le uniche due lingue disponibili.

Il titolo Square Enix, infatti, è un ottimo punto di partenza e ripaga gli “sforzi” di lettura con un setting spettrale, un cast convincente e realistico nonché una soundtrack completamente calata nel contesto storico/culturale dell’epoca Showa, mai fuori posto e sempre piacevole.

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