Non c’è due senza E3iler.

In questo articolo ci sono moltissimi riferimenti alla materia fecale.

La mia autorità in fatto di videogiochi vale quanto un deodorante prodotto dalle ghiandole sottocaudali di una mustela putorius. Non capisco una cippa di niente, basta che qualcuno mi dia un gioco dove posso sparare o affettare qualsiasi cosa si muova e mi si smuove il quad damage che ho al posto del cuore.

Vanno bene le trame sentimentali, le scelte multiple, Geralt Di Rivia, l’allegra ombriccola, la storia che viene messa prima del gameplay e del sistema di combattimento. Però neanche l’intro di The Last of Us riesce a farmi commuovere come il rumore di uno shotgun che si ricarica.  Ogni E3 aspetto con grande speranza l’arrivo di almeno quattro o cinque giochi che diano soddisfazione al mio spirito metallaro o che mi facciano gioire in preda a nostalgiche emozioni con remake di vecchi giuochi di quando ero giovine.

In realtà questo E3 non mi ha colpito, per quanto mi riguarda poteva chiamarsi E3iler. Santi numi, non ricordo una manifestazione con così tanti trailer e poco gameplay come questa!  Forse il gaming sta lentamente andando un po’ alla deriva per colpa di sviluppatori resi insicuri dall’eccessivo marketing e dai settori amministrativi aggressivi, ma anche da noi giocatori.

E si, la colpa è anche nostra perché diciamoci la verità, non siamo mai contenti!

Programmare un videogame adesso dev’essere un vero e proprio inferno. Non puoi creare un prodotto ‘finito’ perché qualcuno si lamenterà sicuramente e dovrai cambiarlo il più possibile con delle patch, hai grandi ambizioni ma ti tocca finire il prodotto entro un limite di tempo e quindi lo fai uscire incompleto… e la gente ti odia e i tuoi forum vengono praticamente assaliti da persone che hanno messo la loro vita virtuale (e forse pure quella reale) nelle tue mani. Inoltre, devi stare attento poi a non offendere nessuno con i tuoi  contenuti, accontentare tutte le etnie, gli orientamenti sessuali e a volte pure le diete perché altrimenti alcune webzine del settore che sfruttano i clickbait scandalistici ti iniziano a dare del razzista e dell’intollerante. Roba che tra poco inizieremo a criticare un gioco perché non c’è l’opzione di creare un personaggio vegano.

E il prezzo? Fai pagare 60 € un titolo che finisce dopo 10 ore e vieni bollato come un ladro. Per non parlare di quanto sono sottopagati alcuni sviluppatori e sfruttati fino all’ultima goccia di sudore. Insomma negli ultimi anni sta venendo fuori che programmare videogame non è proprio tutta sta figata… anzi fa un po’ cagare
Così, alla fine quest’anno molti titoli attesi si sono presentati con dei gran trailer, lasciando le demo del gameplay solo ai pochi fortunati giornalisti del settore. E anche loro sono costretti a scrivere muri di testo per spiegare a noi appassionati cosa hanno visto senza alcun supporto visivo, magari cercando di  riportare le vaghissime risposte che gli vengono date dagli insicuri sviluppatori con il mirino laser rosso puntato alla testa dai produttori.

Che mondo de merda.

DOOM: Eternal

Parto subito con il titolo che più attendo e che mi sto magnando le mani nell’attesa di averlo nella mia libreria Steam. Il primo reboot del più grande gioco di tutti i tempi aveva una campagna stellare che rigioco ogni anno, ma un contorno di multiplayer e map creator abbastanza scadente. Questo secondo episodio mi vuole raccontare la storia del Doomguy, o come lo chiamerebbero i giovini d’oggi il Doom Slayer. A me non me ne frega niente, lui resterà la faccia guardinga che sorrideva in modo sinistro ad ogni arma nuova raccolta e che lentamente iniziava a sanguinare più alto era il danno subito dai nemici. Quelli erano bei tempi per il gaming! Quando trovavi le versioni shareware in edicola e per farle partire dovevi installarle tramite floppy disk su DOS,  trovare le cartelle, configurare la Soundblaster per l’audio e far partire il gioco.

C:\Doom\Doom.exe.

Puro pleistocene, che poi è l’era dalla quale provengo. Tornando in questa età oscura nella quale viviamo: Doom Eternal ha tutto il necessario per diventare un sequel degno di nota con armi giganti, grappling hook, velocità e tanta ultraviolenza da scatenare sui demoni… e sugli angeli. Adesso non so come gestiranno questa cosa del paradiso, ma onestamente non mi ha convinto più di tanto. Spero non facciano il terribile errore di perdersi in troppe cutscene per dare spiegoni sulla storia e che si concentrino sulla creazione di livelli strafighi.

Please don’t fuck this up!

Nel caso c’è sempre Brutal Doom.

Cyberpunk 2077

Lunghi periodi di sviluppo e continue demo a porte chiuse non sono mai un buon segno, specialmente se questa pratica viene tirata troppo per le lunghe con infiniti teaser.  Almeno adesso abbiamo una data d’uscita per il titolo più atteso del decennio.
Teppista cibernetico duemilasettantasette di CD Projekt Red è come il secondo disco di un artista che ha fatto l’esordio al botto, un po’ come canta Caparezza. Insomma, tutti ci aspettiamo un capolavoro giusto?

Cyberpunk 2077 non basterà essere un ‘buon’ gioco e dovrà mantenere se non addirittura superare le aspettative. Il trailer non mi ha impressionato, roba trita e ritrita da mafiosi con innesti cibernetici con dialoghi dozzinali. Non so, il mio istinto da vecchio burbero mi dice che ci sono poche idee e onestamente non sto leggendo grandi cose dai report dei giornalisti che hanno avuto modo di provarlo. Si parla di personaggi stereotipati, combattimenti poco soddisfacenti ed un sistema di hacking un po’ troppo semplice per essere quello di un gioco di ruolo.

Per un gioco in lavorazione da 8 anni non è proprio il massimo. Secondo me il troppo stroppia e CD Projekt Red in questo gioco ci sta mettendo davvero tutto. Come cucinerà questo minestrone senza che tutto evapori in una maleodorante nube tossica lo scopriremo solo l’anno prossimo. 

Ora visto che non mi piacciono le primedonne troppo chiacchierate, eccovi un gameplay di Circuit’s Edge, gioco basato sulle opere cyberpunk di George Alec Effinger

Final Fantasy VII

Quando ho visto Cloud sul treno, accompagnato dalla colonna sonora riadattata ho avuto un sussulto. Sono tornato a quando ero un ragazzino con la PSX nuova di zecca e il cofanettazzo di quattro CD di Final Fantasy VII e all’epica avventura che mi hanno fatto vivere. Il gradito ritorno dell’ATB System è stato fantastico, come anche l’ottimo boss fight presentato.

Mi preoccupa però lo schema ed episodi, molto rischioso visto il perfezionismo nipponico che spesso porta ad opere incomplete. Metto la mia anima in pace, perché probabilmente dopo l’uscita di questo primo episodio non se ne vedranno altri. E se tutto sarà miracolosamente portato alla fine, avrò praticamente quasi cinquant’anni e l’umanità sarà in ginocchio. Poi alla Square finiranno i fondi e rimarremo con una storia tagliata a metà, storia che spesso si ripete ultimamente nelle grandi produzioni giapponese.

Oh, io ci spero sempre che le cose vadano meglio, ma insomma… Final Fantasy XV? Metal Gear Solid: Phantom Pain? Ci siamo capiti.

Ghostwire Tokyo

Niente gameplay per il nuovo titolo di Shinji Mikami, un vero peccato perché la premessa è davvero interessante. I due Evil Within sono survival horror a mio parere fantastici quindi credo che anche questa volta le mie aspettative non verranno deluse. Certo, forse avrei preferito il terzo episodio delle avventure di Sebastian Castellanos, perché sapete com’è: non c’è due senza tre! Allo stesso tempo però sono contento che la strada percorsa questa volta sia diversa e che stia per nascere una nuova interessante IP.  

Elden Ring

Non sono così emozionato da questa collaborazione tra From Software e George Martin, più che altro perché dal trailer ovviamente non si capisce assolutamente niente di quello che potrà succedere. Girano voci che si tratta di un Open-World con la difficoltà di un Dark Soul, con una storia più lineare e soprattutto chiara. Sembra che From Software voglia cambiare strada, cosa già dimostrata in Sekiro: Shadows Die Twice con notevoli segni di cambiamento per quanto riguarda lo storytelling ed il gameplay. Cosa succederà con lo zampino di George Martin al momento non ci è dato saperlo. 

Watch Dogs Legion 

Grande rispetto per Ubisoft che ha le palle di far vedere il gameplay della maggior parte dei suoi titoli, pur sapendo che il suo motore grafico ormai sta ammuffendo lentamente come un pezzo di formaggio in un frigorifero rotto.

Se in Watch Dogs Legion potrò far imbracciare un lanciagranate ad una vecchietta e sparare alle camionette della polizia allora sarò subito convinto!
L’ennesimo frivolo capitolo di una serie che si aggira nel limbo dei giochi open world, ma che sembra comunque promettere molto bene. Il primo Watchdogs è così anonimo che la mia faccia la mattina presto il lunedì risulta più carismatica. Il secondo Watch Dogs non è male, ma purtroppo il mio stomaco non tollera gli hipster, i nerd-hipster che parlano slang e ascoltano nerdcore poi sono proprio il mio incubo peggiore. Scusate sono un metallaro, cerco di essere tollerante ma è più forte di me.

Questo nuovo capitolo sembra un incrocio tra i toni scuri del primo e quelli più leggeri del secondo. Mi piace l’idea di non avere un personaggio principale e di poter controllare chiunque, ma a giudicare dai primi video del gameplay purtroppo il gioco soffre delle classiche meccaniche un po’ ‘floaty’ con combattimenti non proprio esaltanti. Londra sembra ricreata molto bene, vedremo se il gioco saprà essere interessante al punto giusto.

Sono pronto a scommettere che dopo un po’ però i personaggi reclutabili inizieranno ad essere uguali tra di loro. Non sarebbe male se ci fosse una divisione in classi più ferree, per esempio se con un personaggio ‘stealth’ diventi impossibile combattere e viceversa. No… Alla fine conoscendo Ubisoft le statistiche conteranno poco permetteranno anche alla vecchietta di eseguire takedown stile Batman. Spero solo che non ci sia l’orribile umorismo forzato del secondo capitolo, perché era francamente raccapricciante. 

Ghost Recon: Breakpoint

Sempre dall’amata\odiata Ubisoft, il seguito di Ghost Recon: Wildlands promette abbastanza bene, senza però uscire dai binari del primo. Il gameplay presentato in uno dei primi trailer era assolutamente ‘scripted’, con scenari e momenti di gioco che non vedremo mai e poi mai nella versione completa. Purtroppo questo brutto vizio di mostrare gameplay ‘finti’ e fin troppo spettacolari nei giochi open-world continua a tormentare le varie convention. Ed in effetti la demo mostrata all’E3 conferma l’assenza delle spettacolari dinamiche promesse. Non è tutto un male però, perché i Ghost Recon sono famosi per il loro approccio più tattico e calmo verso il nemico, mentre quel gameplay mi sembrava un po’ troppo action. Wildlands mi è piaciuto molto, specialmente per la cura messa nel ricreare il territorio boliviano.

A quanto pare Breakpoint introdurrà meccaniche survival in un arcipelago fittizio pieno di soldati nemici che ci daranno la caccia e terribili droni. L’idea è quella di far rimanere il giocatore sempre all’erta, ma bisogna vedere come verrà realizzata. Se devo dire la verità, secondo me l’ambientazione può essere un passo indietro rispetto al territorio sud americano, ma spero di essere smentito.
Il cattivo di turno sembra essere Jon Bernthal, reduce da una interpretazione di un Frank Castle un po’ troppo lacrimoso e sentimentale nella serie The Punisher.

E si, non può battere Keanu Reeves e sospetto che Bernthal farà l’orrenda fine di Kit Harrington in quell’obbrobrio di Call of Duty: Infinite Warfare. D’altronde le doti recitative di tutti e tre gli attori citati equivalgono alla mia capacità di lanciare tre arance in aria e infilzarle con uno spadino.  


Wolfenstein: Young Blood

Wolfenstein: The New Colossus è un insulto al mondo degli shooter vecchia scuola che non ha saputo in alcun modo ripetere l’ottimo The New Order. Quando in un FPS d’azione metti la storia davanti al gameplay succede che il risultato è un grosso pastrocchio di merda.
Ora, in questo capitolo useremo le figlie di Blazkowicz e si potrà giocare in cooperativa. Dal trailer mi sembra che ci sia molta più azione rispetto al secondo capitolo, anche se ho letto articoli dove viene menzionato un sistema stile RPG con indicatori di danno e barre della vita sulla testa dei nemici in puro stile Borderlands. 

Male, molto male, malissimo.

Capisco che in qualche modo dovevano giustificare il co-op con nemici più forti e resistenti, ma a questo punto mi chiedo: perché il co-op? Forse qualcuno degli sviluppatori ha giocato a Fear 3 da sbronzo e ha pensato che fosse una buona idea riproporre una roba simile nel 2019?
Va bé, tanto questo franchise è già morto e sepolto, peccato perché si potevano fare grandi cose. Uccidere i nazisti è sempre divertente, ma non puoi basare la fortuna di un’intera serie solo su questa premessa. Insomma, già dal gameplay si vede che qualcosa è andato storto e poi…

MICROTRANSAZIONI!

Zelda: Dark Souls of the Wild 

Esprimerò il mio parere in un haiku:

Il primo è un capolavoro

lo sarà anche il secondo.

Esci prima che io abbia quarant’anni 

Astral Chain

La follia pura targata Platinum Games fa sempre breccia nel mio cuore e questo Astral Chain sembra avere tutte le carte in regola per diventare un nuovo adrenalinico capolavoro. Non ho ben capito cosa cavolo succede, sembra che la polizia abbia a che fare con dei mostri poco felici della rimozione dei veicoli per la pulizia stradale dei giorni feriali. Tra questi mostri ci sono anche io.
Questi agenti della municipale possono usare anche gli stand come nel manga JoJo e ovviamente dirti che puoi fare ricorso al giudice di pace, ma che se perdi la causa poi devi pagare il doppio della multa. 

Astral Chain è muy japones: prevedo militarismo, disciplina, dialoghi imbarazzanti, vaghe allusioni sessuali e combattimenti spettacolari da sindrome del tunnel carpale. 
Forse qualcuno doverebbe mettere impedirgli di te e cocaina.

Tranquilo! Assen a yo! 

Maneater

Siete uno squalo e dovete andare in giro a mangiare le persone in questa specie di action RPG. Mamma mia, questo gioco ha un vibe fine anni 90′ davvero impressionante, al punto che adesso risulta quasi trasgressivo e provocatorio. Mi interessa, probabilmente sarà una merda galleggiante di megalodonte, ma rimane comunque un titolo abbastanza originale che mi ha stuzzicato.

Carrion

 Carrion è l’evoluzione di Butcher, con un comparto visivo decisamente migliore e con una premessa interessante: controlleremo un mostro lovecraftiano e dovremmo divorare gli esseri umani per poter accrescere la nostra potenza. Insomma, il programmatore di sti giochi è un po’ misantropo, ma i suoi prodotti sono molto divertenti! 

2 Thoughts to “Non c’è due senza E3iler.”

  1. Marrow

    Per me è stato un ottimo E3, chiaramente siamo a fine generazione e non potevamo aspettarci chissà cosa, eppure they delivered!

    1. Ottima osservazione, non ci avevo pensato. Mancava anche Sony che solitamente fa i fuochi d artificio!

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