AI: The Somnium Files – Recensione

AI: The Somnium Files (AI letto come “eye”) è il nuovo thriller investigativo sviluppato e distribuito da Spike Chunsoft, in uscita il 20 settembre su PC, PS4 e Switch.

Un nuovo titolo firmato Kotaro Uchikoshi, un nuovo mistero imbevuto di psicologia, filosofia, il sovrannaturale, sci-fi e un umorismo perverso. Chi conosce la trilogia di Zero Escape (999: Nine hours, Nine persons, Nine doors, Zero Escape: Virtue’s Last Reward e Zero Time Dilemma) sa già cosa aspettarsi, ma AI potrebbe essere il migliore uscito fino ad ora.

Provato su PS4

Una scena del crimine. Una donna impalata a un carosello con un occhio scavato fuori. Pioggia. La brezza fresca della notte. Le voci della polizia che arriva lenta sul luogo del delitto. Così AI: The Somnium Files lascia il controllo al giocatore, mettendolo immediatamente nei panni di Date Kaname, un investigatore per ABIS (Advanced Brain Investigation Squad), un corpo speciale della polizia equipaggiato di una particolare tecnologia avanzatissima per entrare nell’inconscio delle persone.

Grazie all’aiuto del nostro fidato aibou (amicone in giapponese, abbreviazione di eyeball) chiamato appunto Aiba, Date fa uso di questa tecnologia per scoprire la verità dietro ai violenti crimini che si trova ad affrontare. Aiba è un occhio, il nostro occhio in realtà, che a volte esce e prenda la forma di un simpatico animaletto e altre di una bella donna che somiglia sospettosamente al nostro Boss… già, questo perché anche a Date manca un occhio, ma avendo perso la memoria della sua vita fino a sei anni prima dell’inizio della trama, non sa perché. Che sia forse legato a questo misterioso omicidio?

Nell’occhio del ciclone

Mano a mano che gli omicidi si susseguono, Date e Aiba si trovano a viaggiare di posto in posto in cerca di indizi, esplorando aree, interrogando possibili indiziati e persone più o meno strettamente coinvolte nel caso. Al volante della sua fidata auto, che spesso funziona da riepilogo e momento di riflessione per tenere chiaro il punto della situazione al giocatore, Date è abbastanza libero di scegliere l’ordine dei luoghi da visitare.

Grazia alla visione termica, i raggi X, l’accesso immediato a ogni informazioni su internet e nei database segreti del governo, Aiba è indispensabile per proseguire nell’investigazione, ma come si fa a ottenere informazioni da chi proprio non vuole parlare?

Inizialmente si entra in una modalità interrogatorio non molto diversa dal tribunale di Ace Attorney, con idee, punti chiave, prove da mostrare per incastrare il nostro interrogato. Non sono molte in realtà, e non hanno grosse penalità al di fuori di Date che ci ammonisce per aver scelto la cosa sbagliata. Nonostante questo però, arrivare in fretta alla soluzione è una sensazione sempre esilarante, che tiene in punta di piedi… ma che spesso finisce senza ottenere ciò che vogliamo sapere. A questo punto AI mette in gioco la sua meccanica principale: il Somnium.

I sogni son desideri

Il Somnium è una rappresentazione dell’inconscio, una realtà virtuale che entra nella profondità della mente. Nel gioco queste sono delle aree costruite a mo’ di enigma, puzzle room da risolvere. C’è un arbitrario limite di tempo di sei minuti da rispettare, e ogni azione da svolgere consuma un dato numero di secondi. Chiaramente però, ognuno di noi applica nel mondo reale come nel gioco una serie di blocchi e barriere mentali per non affrontare le cose. I Mental Lock sono fondamentalmente ciò che ci blocca dallo scoprire cosa pensa il nostro interrogato, e risolverli è il fulcro dell’esplorazione del Somnium.

La meccanica interna che permette di giocare col tempo sono i TIMIE, dei moltiplicatori legati alle azioni che selezioniamo e che modificano il tempo di ciò che segue. In altre parole, talvolta è meglio annusare un oggetto prima di prenderlo, perché l’azione annusa ha un TIMIE di 1/10 che  fa consumare all’azione successiva solo un decimo del tempo normalmente richiesto. In questo modo, la soluzione dell’enigma risulta più creativa e meno logica di quanto inizialmente si possa pensare. Non che siano sempre molto logiche, dato che si tratta pur sempre di una versione distorta e del tutto personale della realtà, una sorta di sogno.

Inoltre, spesso, c’è più di una valida soluzione, e addirittura qualche bivio narrativo che porta a soluzioni e sviluppi di trama diversi. Chi conosce già le opere di Uchikoshi sa anche che i suoi bivi prendono spesso vie molto differenti… anzi, si può dire con fermezza che alcune di questi bivi sono radicalmente diversi. Sarà necessario andare in fondo a ogni bivio prima di tornare indietro e vedere dove porta l’altra scelta per poter connettere i punti e vedere il quadro generale del racconto. A questo proposito, il comodo menu Flow Chart permette poi di saltare liberamente di capitolo in capitolo in qualsiasi momento.

Anche l’occhio vuole la sua parte

Il cast del gioco è, insieme alla narrazione misteriosa, ciò che tiene incollati allo schermo. La scrittura metodica di Uchikoshi si riconosce come sempre: i personaggi sono scritti e sviluppati lentamente, ma con un grande senso di identità e integrità. Mano a mano che si gioca, si impara a conoscere i personaggi e ad aspettarsi delle risposte o delle reazioni, creando un ottimo senso di immedesimazione. Il cast diventa presto più tridimensionale e a tutto tondo, e forse solo Date risulta un po’ più secco e banale, ma questo spesso capita ai protagonisti.

Tra questi la giovane idol Iris Sagan (letteralmente Iride dell’occhio sinistro), l’otaku Ota, il capo di un gruppo della yakuza di Tokyo stranamente ossessionato dalle idol Moma, il Boss, lo scienziato Pewter, tutti concorrono a dare vita a un racconto corale sempre interessante, con un ritmo curato e mai noioso.

A far storcere un po’ il naso ci sono alcuni elementi non sempre intuitivi, come il dover chiedere più volte la stessa identica domanda per avere risposte diverse, la possibilità di esaminare ogni singolo oggetto in un qualsiasi ambiente che spesso come risultato dà solo uno scambio comico di battute tra Date e chiunque sia presente, o le logiche un po’ bizzarre per cui persone così diverse finiscono tutte coinvolte in una serie di omicidi, o l’umorismo ricco di doppisensi che a volte è trito e ogni tanto anche di cattivo gusto. Queste però sono le piccole pecche di un titolo altrimenti geniale, splendido, scritto con maestria e genuinamente interessante.

Qualche piccolo appunto che si può fare, ma questo viene purtroppo col mestiere, è che come spesso capita in un titolo puramente giapponese, tante piccole informazioni vengono fatte intravedere da nomi e nomignoli, dettagli linguistici che i giapponesi inseriscono più che abbondantemente nei titoli ma che per forza di cose non riescono a essere trasposti con lo stesso effetto nelle altre lingue. La traduzione inglese di AI risulta in ogni caso splendida e fedele, ma è un peccato che chi non conosce la lingua del Sol Levante si perda spesso quei dettagli che danno una tinta di colore in più al titolo. Inoltre, talvolta l’atmosfera sembra non sapere bene cosa vuole essere, mescolando continuamente thriller, umorismo un po’ banale e doppisensi con una frequenza che a volta spezza la tensione che avrebbe invece elevato l’esperienza ancora di più.

A chi consigliamo AI: The Somnium Files?

AI è un gioco magistralmente scritto e pensato, in grado da catturare e tenere incollati da inizio a fine. Il cast splendidamente caratterizzato, le ambientazioni curate e realistiche, il mistero fitto che proprio quando sembra arrivare al punto di annoiare sorprende con un nuovo twist. Uchikoshi non sbaglia neanche stavolta, la sua nuova avventura è un gioco speciale che accoglie i fan di avventure grafiche, visual novel, thriller e misteri tutti insieme sotto lo stesso ombrello. Grazie a un cast riesce a farvi interessare realmente alle loro sorti vi capiterà di voler rimanere incollati per scoprire cosa succederà: AI: The Somnium Files è un’avventura che vi rimarrà impressa.

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