Moero Chronicle Hyper – Recensione

Moero Chronicle Hyper è un RPG sviluppato da Compile Heart, software house giapponese, per console Nintendo Switch e in uscita il prossimo 26 aprile. Il titolo in questione è una versione con grafica in HD di Moero Chronicle, già uscito su Playstation Vita nel 2014. Il gioco fa parte della serie che in Giappone è conosciuta come Genkai Tokki, una serie di titoli relegati fino a poco tempo fa solo in terra nipponica per l’elevata quantità di fanservice gratuito e fine a sé stesso.  


Provato su Nintendo Switch

Pro Contro
+ Se siete dei depravati potreste
trovarlo interessante
– Sessismo a tutto spiano
+ Difficoltà selezionabile – Musiche praticamente inesistenti
+ Molti personaggi utilizzabili – Sistema di combattimento basilare


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MONSTOPIA, LUOGO DI DEPRAVAZIONE

Recensire un titolo come Moero Chronicle Hyper non è mai semplice, perché si colloca a metà tra un classico RPG con meccaniche di dungeon crawling e un eroge (leggasi eroghe, termine utilizzato per riferirsi a giochi con componenti erotiche). Che il sesso venda non è un mistero ma esiste sempre un limite tra il buon gusto e ciò che è inaccettabile. Per esempio, mostrare un personaggio procace in pose accattivanti può avere un senso in un’industria popolata da quindicenni in preda agli ormoni ma un titolo che vi permette di spremacciare una ragazza virtuale al limite della nudità (sono rimasto particolarmente sorpreso riguardo la decisione di Nintendo di lasciar passare un titolo del genere), chiarendo in modo subdolo la sua sottomissione al protagonista principale, ci puzza di sessismo lontano un miglio, senza parlare poi di messaggi sbagliati che possono essere trasmessi, almeno ai più giovani.

Seppur non volessimo politicizzare troppo un gioco giapponese di questa tipologia (ne esistono d’altronde centinaia, alcuni anche apprezzabili dal lato gameplay) prendendo in considerazione il target del titolo, francamente faccio molta fatica a individuarlo (o meglio, fingo di non sapere a chi sia rivolto, una nicchia ben precisa). Il gioco vi mette nei panni di Io, giovane ragazzo che sembra avere un grosso problema (come la maggior parte delle persone che decidono di interpretarlo, d’altronde, abbattendo così la quarta parete, well done Compile Heart…i suppose?). Tale problema è l’incapacità di parlare con le donne (non mi meraviglia…) e qualsiasi tentativo viene distrutto dalla sua mente perversa che non fa altro che sottoporgli pensieri sconci, con una sola eccezione alla regola: la sua amica d’infanzia, la Monster Girl Lilia.

 

Il mondo di gioco, apparentemente, è popolato non solo da esseri umani ma anche da Monster Girls, ragazze mostro che vivono principalmente nella regione di Monstopia, ognuna con caratteristiche prese da creature di diverso tipo, esiste per esempio la ragazza coboldo, la ragazza centauro, la ragazza gatto e così via. La perversione, dunque, raggiunge sottocategorie che in molti paesi potrebbero essere considerate fuorilegge e punibili persino con la galera. Altro elemento da tenere in considerazione prima ancora di avvicinarsi a questo titolo.

Io, il protagonista di questa
Io, il protagonista di questa “avventura”…

La premessa che dà il via all’avventura di Io è la sua indolenza, non ha mai fatto nulla per il villaggio in cui vive e quindi il capo della comunità lo invita a recarsi a Monstopia per iniziare la sua grandiosa avventura e possibilmente fermare un trend che sta iniziando a creare scompiglio: il cambio di personalità delle Monster Girl.
Ora, fermiamoci un attimo a discutere di questa caratteristica. Le Monster Girl quando ritenute “normali” hanno un carattere sottomesso che ben si coniuga con quello degli esseri umani, se invece li attaccano e decidono di vivere secondo la loro natura sono considerate “malvage” e vanno a tutti i costi fermate. Direi che c’è un piccolo problemino qui, volendo, possiamo far finta che non esista e riderci su, fino a un certo punto però. La storia è fondamentalmente tutta qui e non si rivela né originale né interessante al punto tale da giustificare tali bestialità (in tutti i sensi).

Che sia un messaggio subliminale degli sviluppatori rivolto ai giocatori?

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Il comparto grafico, trattandosi di un gioco per Playstation Vita portato su Nintendo Switch aumentando semplicemente la risoluzione, non fa certamente gridare al miracolo, non aspettatevi quindi modelli poligonali di alcun tipo, tutte le Monster Girl sono in 2D e stesso dicasi per i nemici. Le uniche animazioni che vedrete a schermo sono quelle degli attacchi durante i combattimenti. Scopriremo, più avanti, che il gioco non ha alcun interesse nel proporre un titolo divertente affiancato da qualche innocente sconceria ma si basa interamente su una meccanica che definire da pervertiti è un complimento. Almeno le musiche saranno all’altezza, viene da pensare. E invece…anche in questo caso il titolo è al di sotto della media, con tracce che non hanno mordente e non si distinguono l’una dall’altra. Ma non sorprende nemmeno più di tanto, come vi dicevo prima, lo scopo del gioco non è quello di offrire un prodotto divertente e capace di intrattenere, no, serve solo ai falegnami praticamente, ma di quelli beceri proprio.

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Otton, il cercatore di mutande…che simpatia.

GAMEPLAY

Passiamo dunque all’analisi di ciò che dovrebbe rendere un gioco quantomeno degno del nostro tempo: il famigerato gameplay. Moero Chronicle Hyper è un dungeon crawler in prima persona di quelli più classici (anche se titoli del passato come Etrian Odyssey e i primi Shin Megami Tensei sono su livelli completamente differenti, nemmeno paragonabili al prodotto Compile Heart). Vi muovete all’interno di aree da esplorare e in alto a sinistra avrete la mappa che si completerà man mano che avanzate, aiutandovi a non perdere la ragione in un dedalo di passaggi e cunicoli che sono tutti l’uno la fotocopia dell’altro. Da un dungeon crawler di solito non ci si aspetta una gran varietà di texture o ambientazioni, quindi è una pecca che tutto sommato può essere perdonata, ricordiamo sempre che si tratta infatti di un gioco nato su console Playstation Vita con tutti i limiti del caso.

Il vostro team di combattimento sarà composto da Io e cinque Monster Girl che potrete scegliere ogni qual volta vi trovate nella città principale che fungerà da hub per acquisto/vendita oggetti e interazione con le ragazze. Io non ha un ruolo attivo in combattimento, non possiede quindi una barra di energia né abilità di attacco, il suo turno è però composto da alcune voci che è necessario analizzare.
È infatti l’unico personaggio a poter usare oggetti dell’inventario in battaglia, può fuggire per sottrarre il gruppo al combattimento, saltare il turno o utilizzare la meccanica “Store” e “Release”. Store serve a incrementare la percentuale di “desiderio” del personaggio, visibile in alto a destra, e Release, invece, riversa il desiderio su una delle Monster Girl del party, a scelta del giocatore, per aumentarne le statistiche durante il turno successivo. Più alto sarà il valore di desiderio e migliori saranno gli effetti. Raggiungere il 100%, però, vi farà raggiungere uno stato di “calma”, che vi farà perdere un turno.

Fin qui potrebbe anche passare per un innocente titolo ammiccante ma il problema è che il combattimento risulta estremamente semplice e a tratti persino noioso, basandosi semplicemente su debolezze elementali dei singoli nemici che bisogna scoprire e poi ricordare a memoria, già, perché il gioco non vi permette di visualizzarle automaticamente una volta scoperte, bella merda. Si tratta di una seccatura che non rende il gioco più difficile, solo più tedioso. Se proprio ci tenete, potete aumentare il grado di sfida, selezionando una difficoltà più alta su una scala di quattro livelli, sia all’inizio di una nuova partita sia durante il gioco, non è necessario dunque iniziarlo da capo per provare una difficoltà differente.

Gli sviluppatori, ben consci della ripetitività del combattimento e del fattore noia incombente in ogni dungeon, hanno inserito una modalità automatica per i combattimenti, che possono poi essere ulteriormente velocizzati tramite la pressione di un tasto. Quando arriverà il turno delle Monster Girl potrete passare alla fase di attacco vera e propria, con un classico menù che vi permetterà di scegliere tra attacchi fisici, skill, difesa e il comando “charm”, che incrementerà la barra desiderio di Io.

Le ragazze mostro sono in totale 48, ognuna con un set di skill differenti da sbloccare man mano che salgono di livello e due abilità passive che offrono dei bonus qualora i criteri di attivazione vengano soddisfatti. Le Monster Girl non saranno tutte disponibili fin dall’inizio e per far sì che si uniscano al party dovrete incontrarle nei dungeon e sconfiggerle.

Ovviamente, la battaglia non avrà nulla a che vedere con lo sconfiggerle fisicamente ma si baserà piuttosto sui loro indumenti. Ognuno di essi (solitamente due o tre) avrà una barra d’energia che dovrete ridurre a zero per “denudare” letteralmente la Monster Girl e passare poi alla fase chiamata “Bumping Scratch”, “carezze” che fareste a un cane, insomma, proprio perché i giapponesi in quanto a perversioni la sanno lunga. Sullo schermo vedrete la ragazza in una posa lasciva e dovrete premere con le dita i vari punti del corpo finché non appariranno delle stelline o dei cuori che riempiranno la barra di “eccitazione” sulla sinistra. Avrete un tempo limite per eseguire l’operazione e riempirla, se non ci riuscirete la ragazza mostro vi sfuggirà e dovrete attendere un po’ di tempo prima di poter provare di nuovo il minigioco in questione e far sì che si unisca alla vostra causa, per quanto ridicola essa sia.

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È chiaro fin da subito che tutto l’apparato di gioco, i dungeon, i mostri da sconfiggere, gli oggetti da raccogliere, fanno semplicemente da contorno a questa meccanica che dovrebbe stimolare ed eccitare il giocatore.

La città, centro di ritrovo
Quando ne avrete abbastanza del dungeon in cui vi trovate potrete tornare nella città di partenza, usando un oggetto per uscire immediatamente o effettuando il percorso a ritroso. Ritornare in città curerà automaticamente tutti i personaggi del party e potrete scegliere due luoghi da visitare: l’Inn e lo Shop. Nel primo potrete vedere lo status di tutte le Monster Girl acquisite e recarvi nelle loro stanze per parlare, regalare loro oggetti acquisiti nei dungeon (solitamente mutande di varie tipologie), cambiare costumi sbloccati o ripetere l’imbarazzante “Bumping Scratch” per aumentare l’affinità con le vostre preferite.


Chi dovrebbe acquistare Moero Chronicle Hyper?
Se siete dei fan dei JRPG e amate storie complesse, ricche di dettagli e colpi di scena, questo non è assolutamente un gioco che fa per voi. Se siete degli estimatori dei dungeon crawler e amate l’esperienza di grinding, non è un gioco che fa per voi. Se siete alla ricerca di un titolo che possa unire momenti divertenti a un gameplay sempre fresco e in grado di coinvolgervi, non è un titolo che fa per voi.

L’unica categoria di videogiocatori che potrebbe apprezzare Moero Chronicle Hyper, in realtà, è quella affezionata per vari e arcani motivi alla serie Genkai Tokki o quella che ama alla follia qualsiasi tipologia di dungeon crawler, anche i titoli che in realtà offrono ben poco. I signori di Compile Heart fanno leva sulle pulsioni più basilari, cercando di attirare una fetta di pubblico ben precisa, consci dell’appeal del fattore “ecchi” inserito in qualsiasi contesto. Se non siete quel tipo di videogiocatori, però, sappiate che Moero Chronicle Hyper ha in serbo ben poco per voi.

Link: Compile Hearts

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