Sono passati quasi dieci anni dall’uscita dell’ultima fatica di ArenaNet. Guild Wars 2 festeggerà infatti in agosto il suo decimo anniversario e quale modo migliore di festeggiarlo, dopo due espansioni e una moltitudine di contenuti aggiuntivi, che rilasciare una nuova espansione: End of Dragons.
Provato su PC
La fine della magia dei draghi
End of Dragons segue direttamente il termine della quinta stagione della Living Story, la serie di contenuti aggiuntivi gratuiti che in questi anni hanno fatto motore per portare avanti la storia del titolo, che ha visto la reciproca sconfitta di Primordus e di Jormag.
Ma tutta Tyria è stata destabilizzata dall’accaduto: la magia dei draghi, vincolo fondamentale che evita la distruzione totale dell’universo si sta sfaldando e la realtà sta diventando sempre più instabile e pericolosa. Queste le premesse dell’ultima espansione di Guild Wars 2, che trasporterà i giocatori ad esplorare una terra tutta nuova, alla quale non facevano ritorno dal lontano 2006, dall’uscita di uno dei capitoli precedenti della saga, Factions.
Ebbene sì, dopo più di 250 anni i giocatori potranno finalmente ritornare nelle mistiche lande di Cantha e trovarla decisamente cambiata da come l’hanno lasciata. Dopo un breve incontro con i membri della Dragon’s Watch e con Aurene e il turbolento atterraggio sulle spiagge di Shing Jea, inizia l’avventura del nostro Comandante preferito. Un vecchio nemico è tornato a mostrarsi e minaccia di nuovo la pace su Tyria e ,dopo 250 anni isolati dal resto del mondo, la popolazione di Cantha non è particolarmente felice, né della loro presenza né della forzata apertura verso il mondo esterno che hanno dovuto subire.
Ma cosa offre di nuovo questa espansione? La struttura di gioco è rimasta invariata. Una storia principale, che vedrà il ritorno di vecchie conoscenze, articolata su più missioni istanziate da portare a termine si unisce all’esplorazione minuziosa di ogni angolo del mondo per svelare ogni più piccolo segreto, una caratteristica alla quale ArenaNet ha abituato i giocatori fin dalla prima release del 2012.
Si è quindi liberi di esplorare le cinque nuove, ampie mappe che compongono End of Dragons nei modi ritenuti più consoni. Le cavalcature introdotte dalla scorsa espansione, Path of Fire, sono utilizzabili fin dal primo istante e saranno di grande aiuto nella navigazione: le mappe si sviluppano sia in verticale che in pura estensione orizzontale, così da permettere al giocatore di utilizzare appieno i mezzi a propria disposizione per orientarsi e raggiungere i luoghi di interesse nel modo più efficace. In aggiunta tornano i grandi meta-eventi che coinvolgeranno gran parte delle nuove location, che avranno ripercussioni sul mondo di gioco, rendendo inaccessibili aree prima aperte o ponendole sotto controllo delle fazioni nemiche.
Nuove specializzazioni
Ma la parte più succosa di End of Dragons sono sicuramente le nuove otto specializzazioni per le classi già presenti in gioco. A tutte viene fornito un nuovo ramo di tratti e skill, oltre alla possibilità di impugnare una nuova arma.
Il Guardian seguirà il sentiero del Willbender, un furioso guerriero che avrà accesso a spade a una mano nel secondo slot arma; il Revenant sarà chiamato ancora una volta a dominare i poteri delle Nebbie grazie al Vindicator, che potrà utilizzare gli spadoni a due mani. Il Warrior compie un completo 180° e sblocca la possibilità di utilizzare una pistola nella mano secondaria oltre che l’accesso alla gunsaber, una nuova arma specifica a metà tra una katana e un fucile, grazie al Bladesworn.
L’Engineer guadagna la possibilità di evocare potenti mech per aiutarlo in battaglia, oltre a poter impugnare una mazza nella mano principale; il Ranger sblocca la possibilità di impugnare martelli, un richiamo ad una famosa build PvP presente nel primo Guild Wars, grazie alla nuova specializzazione Untamed. Il Thief, da classe puramente pensata a far danni, esplora il suo ruolo da supporto e healer grazie allo Specter e alla possibilità di brandire gli scettri. L’Elementalist cambia completamente volto e, dopo aver già esplorato con la precedente specializzazione il combattimento corpo a corpo, End of Dragons gli permette l’accesso ad un martello con il Catalyst.
Per quanto riguarda Mesmer e Necromancer, il primo ottiene l’accesso ai pugnali con una nuova classe dps chiamata Viruoso, mentre il secondo si trasforma in un esperto di arti marziali, sbloccando l’utilizzo di una pistola, grazie alla nuova specializzazione Harbinger. Radicali cambiamenti allo stile di gioco di ogni archetipo che portano una ventata di aria fresca sia nel PvE che nel PvP. Vengono introdotte nuove meccaniche che rendono più profondo un gameplay già ampiamente dinamico e sfaccettato come quello di Guild Wars 2.
Come Sanpei
Chi scrive può solo parlare per il Bladesworn (main Warrior da dieci anni e personaggio con cui è stata completata la campagna): i danni nel content open world grazie all’abilità Dragon Trigger sono elevati, ma le abilità della Gunsaber mancano di mordente e di danno puro e il Dragon Trigger, all’utilizzo, restituisce una sensazione di legnosità e incompletezza durante il suo utilizzo. Le modalità di attivazione costringono il giocatore all’immobilità e all’inazione, in un sistema di combattimento basato sul movimento continuo e sul mitigare i danni tramite la schivata.
Tutte nuove anche le masteries proposte. Chi è familiare con il titolo conosce bene l’impatto di queste “abilità”. End of Dragons riprende il concetto, ma stavolta ampliandolo. Cinque le nuove presenti, tra cui due nuove cavalcature, una rapida imbarcazione e una tartaruga d’assedio. End of Dragons introduce anche la pesca che permetterà di creare nuove ricette grazie all’introduzione di pesci da utilizzare nel crafting.
I Jade Bots sono invece simpatici servitori che avranno diversi effetti su masteries già presenti, come la possibilità di avere un boost mentre si utilizzano i Glider per spostarsi o sbloccare dei Waypoint personali per teletrasportarsi istantaneamente. L’ultima, Arborstone Revitalization, servirà ad espandere con nuovi servizi il nuovo hub nella pietrificata foresta di Echovald.
Nulla da eccepire sul comparto puramente tecnico. La direzione artistica si conferma di alto livello, con location ispirate e curate nei minimi dettagli, colori accesi e architetture che ben restituiscono il feeling orientaleggiante dell’espansione, rimanendo però coerente al percorso alternativo intrapreso da Cantha dopo più di 100 anni di isolamento dal mondo esterno.
Infatti, il nuovo Paese è un misto tra Blade Runner e un fantasy tradizionale, con innovazione tecnologiche diametralmente opposte da quelle intraprese dal resto di Tyria, necessità nata dalle politiche di isolamento forzato a cui è andata incontro Cantha, in seguito agli eventi di Guild Wars Factions. Di ottimo livello anche la colonna sonora composta dal solito Maclaine Diemer, che ben si sposa con l’atmosfera e i temi presenti nell’espansione. Nota di pregio per il pezzo principale, omonimo al titolo dell’espansione: epico e trascinante al punto giusto.
Vale la pena tornare su Guild Wars 2?
End of Dragons si conferma come una solida espansione, ben pensata e con molta carne al fuoco, sia per i veterani sia per i giocatori che vogliono approcciarsi per la prima volta ad un mmorpg. La storia è ben raccontata, anche se a volte il ritmo della narrazione risulta altalenante, con tempi comici forzati e inaspettati momenti tragici che però non inficiano la narrazione. E, con l’annuncio di una quarta espansione giusto la settimana scorsa e il futuro lancio della sesta stagione della Living Story, il futuro di Guild Wars 2 è più che solido.