Project Drift è il recente gioco di corse sviluppato dalla misconosciuta software house Integer Games. Abbiamo avuto modo di recensire il titolo per PC tramite la piattaforma Steam e, pur trovandoci di fronte a un prodotto indie dal budget risicatissimo, siamo comunque riusciti a estrapolare alcuni fattori di divertimento. Per quanto effimeri. Ma vediamo in dettaglio tutto ciò che c’è da sapere su Project Drift.
Provato su PC
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Derapata di potenza
La mania del drifting giapponese si può far risalire tutta al manga Initial D, pubblicato in terra nipponica dal 1995 al 2013 sulla rivista settimanale Weekly Young Magazine. In quest’opera che ha segnato un’intera generazione si vede il protagonista entrare nel mondo delle corse illegali. Tutte rigorosamente su sentieri montuosi dove il minimo errore può costare la vita, naturalmente.
Battute a parte, il manga ha sempre avuto un riscontro notevole e non è un caso che siano stati prodotti una quantità impressionante di giochi a questi dedicato. La maggior parte, purtroppo, disponibili solo in sale arcade giapponesi al volgere del nuovo millennio. Oltre a una oscura versione per PlayStation 3 di Initial D Extreme Stage (solo giapponese, per chi se lo chiedesse), ci si deve dunque accontentare di ciò che passa il convento.
E il convento, nello specifico, passa questo nuovo e fiammante Project Drift. Già dal logo iniziale è possibile vedere una certa somiglianza con quello di Initial D, tuttavia si scioglie qualsiasi dubbio andando a leggere la stessa descrizione del gioco. Questo viene infatti definito dagli sviluppatori di Integer Games come un gioco di corse in “stile manga”. Ok, il cerchio è completo, o quasi.
Dal momento che parliamo di un piccolo titolo indie, sarebbe stato impossibile ottenere diritti per inserire le auto più popolari viste in Initial D. Nulla che un cambio di nome ridicolo quanto divertente non possa risolvere. Ecco dunque apparire la Yoyota 68 (auto che fa chiaramente il verso alla Toyota AE86 Trueno di Takumi Fujiwara), ma anche la fantastica Mazba RS8 (o meglio, Mazda RX8) e le iconiche Xilvia S13 e S15 (le Nissan Silvia).
Il titolo mette a disposizione del giocatore un parco macchine di ben sei veicoli. Oltre la prima Xilvia, ognuna di queste è sbloccabile completando le cinque rispettive corse di drifting. Rigorosamente tra i monti giapponesi.
Cuore rombante
L’aspetto tecnico del gioco è superiore a quello che ci si aspetterebbe. Certo, bisogna digerire molti asset grafici riciclati e l’erba che spunta oltre il guardrail all’interno della pista, ma d’altronde, parliamo di un gioco indie sviluppato probabilmente in una cantina polverosa.
E vi dirò di più, la decisione di optare per un 3D misto al cel-shading ha dato in questo caso i suoi frutti, coprendo delle vistose magagne che si sarebbero viste lontano un chilometro senza tale accorgimento.
Al netto di qualche problema causato da un frame rate ballerino non ho notato grossi difetti che potrebbero rendere il titolo ingiocabile.
La parte più divertente è senz’altro quella della corsa vera e propria. Sebbene le modalità di gioco siano solo tre e tutte molto ripetitive, l’esperienza globale ha quel gusto retro che ci si aspetterebbe da un gioco per la prima PlayStation. Sarà l’idiozia della vecchiaia che avanza, e la volontà di percepire tutto ciò che è retro come meglio di quanto sia in realtà ma Project Drift ha del cuore. Con qualche rattoppo qui e lì, ma dimostra di saper rendere omaggio al meglio al materiale originale da cui prende spunto.
Il drifting, in linea di massima, avrebbe potuto essere più reattivo. Trattandosi di un prodotto abbastanza arcade dovrebbe essere un po’ più sciolto nell’esecuzione, ma si trascina talvolta richiedendo decelerazioni meticolose prima di effettuare la derapata di potenza. Un po’ di tecnica ci vuole, insomma, tuttavia una volta acquisita è anche tutto sommato intrigante.
La durata globale del gioco si attesta sull’oretta, dopodiché avrete sbloccato tutte le auto e completato i percorsi, che potrete ripetere all’infinito per migliorare i vostri tempi. In alternativa, per gli achievement hunter, completare tutte le tracce in maniera perfetta senza schiantarsi sul guardrail vi richiederà un bel po’ di tentativi, aumentando esponenzialmente la durata del prodotto. A meno che non vi venga a noia prima. Un rischio, questo, decisamente alto.
La soundtrack eurobeat che prevede cinque tracce è più variegata e intrigante del previsto, con il giusto mordente per un gioco di drifting. Se non vi dovesse gustare, però, potete sempre selezionare una cartella con i vostri fidi MP3 che verranno riprodotti in sequenza durante le partite. Un’opzione di personalizzazione che apprezziamo. Il consiglio è quello di sparare un po’ di citypop giapponese e tornare di colpo negli anni ‘80/’90. Track consigliata? Naturalmente Midnight cruisin’ di Kingo Hamada.
A chi consigliamo Project Drift?
Se avete letto, visto e apprezzato Initial D in qualsiasi sua forma, allora Project Drifting vi strapperà un sorrisetto. Inoltre, da appassionati troverete sicuramente un fattore di divertimento in questo gioco che non appare troppo pretenzioso.
Se volete un simulatore di derapate, guardate altrove. Se volete un racing game puro e crudo, guardate altrove. Se volete decine di modalità diverse, tantissime auto e tracciati spettacolari, guardate altrove. Qui troverete solo montagne giapponesi in cinque salse diverse e una manciata di auto da sbloccare la cui peculiarità è semplicemente l’incremento di velocità rispetto alla precedente. Project Drift resta comunque un prodotto piacevole e che, in definitiva, vale il suo prezzo.