Prendete La Cosa di John Carpenter, azione e cliché horror anni ’80, aggiungete un pizzico di trama poi metteteli in frullatore. Il risultato è Resident Evil 4, un gioco con il quale Capcom e Shinji Mikami nel 2005 rivoluzionarono non solo l’amata serie survival horror, ma anche il genere action in terza persona. E dopo aver dato il via alla mania dei remake con Resident Evil 2, Capcom torna a fare scuola su come riproporre un grande classico in chiave moderna, con un gameplay sopraffino e una parte tecnica da urlo: Resident Evil 4 Remake. Il gioco è disponibile su PlayStation, Xbox e PC tramite la piattaforma Steam.
Provato su PC
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In Spagna, nessuno può sentirti urlare
Un po’ mi manca il periodo quando giapponesi e americani credevano che nei paesini europei si vivesse ancora come agli inizi del ventesimo secolo. A Valdelobos, località principale dove si svolgono gli eventi di Resident Evil 4 Remake, la gente si veste come si vestiva nel dopoguerra, vive in delle catapecchie e a stento c’è l’elettricità. Chiaramente, il design fatiscente, antico e inospitale del paesino, del villaggio sul lago e delle altre ambientazioni di gioco è funzionale alla storia e all’ambientazione, nonché al gameplay.
Un Leon S. Kennedy molto più sciupato e stanco della sua controparte originale del 2005, viene inviato a Valdelobos per cercare Ashley Graham, la figlia del Presidente degli Stati Uniti, a quanto pare scomparsa dopo essere uscita dal suo Campus universitario. Questi studenti fuori sede coi soldi, sono veramente terribili!
Il povero Leon quindi, raggiungerà il paesino e scoprirà nel giro di pochi minuti di essere nella merda fino al collo. I folli abitanti armati di forconi chiamati Ganados cercheranno subito di fargli la pelle, quindi a suon di calci rotanti, coltellate e colpi d’arma da fuoco sul grugno, il nostro eroe dovrà farsi strada tra mille pericoli e trovare Ashley.
E sorpresa delle sorprese, i Ganados sono posseduti da un orrendo parassita, chiamato Las Plagas, capace di controllare qualsiasi essere vivente e trasformarlo in una mostruosità aberrante che sembra uscita dalle pagine di un racconto del visionario di Providence. Questo ovviamente è solo l’inizio di un’avventura dove succederà praticamente di tutto e dove il gameplay è sempre al centro dell’attenzione. So che stiamo parlando del remake di un titolo del 2005, ma non voglio farvi comunque spoiler, perché davvero vi rovinerei il gusto di vedere come il gioco riesce a trovare sempre soluzioni nuove per tenervi incollati allo schermo.
Detrás de ti, imbécil!



La prima cosa di cui ci si rende conto giocando al remake di Resident Evil 4 è la qualità degli scontri con i nemici e della sana dose di ultraviolenza che Capcom ha voluto inserire nel titolo.
I calci rotanti di Leon spaccano mascelle, i colpi di fucile spezzano i nemici a metà e il coltello affonda nelle gole con tanto di nuvola di sangue che fuoriesce dalle ferite. Il movimento, sebbene rispettoso di una fisica di gioco ponderata, risulta comunque dinamico grazie a un sapiente utilizzo della camera dietro le spalle del protagonista, con zoom efficaci e movimenti che seguono l’azione. I controlli responsivi e il gunplay rendono l’esperienza una vera goduria.
Sparare a un ganado in faccia e poi colpirlo con un calcio rotante è ancora una delle cose più soddisfacenti da fare in un videogame d’azione, per non parlare di quando si riesce a eseguire un devastante German Suplex, dopo aver gambizzato i nemici. A tal proposito, le reazioni dei nemici ai colpi sono ottime: si possono rallentare colpendoli alle gambe, o disarmare mirando al braccio.
Ogni tanto i nemici accoppati cominceranno ad avere le convulsioni e torneranno in piedi controllati dal parassita, nel caso non vengano finiti con una brutale coltellata alla gola. Il tutto crea una situazione di caos delirante che Capcom però riesce a tenere ordinata in modo magistrale.
La ruota per la selezione attivabile con il d-pad, consente di passare da un’arma all’altra e gestire ogni situazione, rendendo i combattimenti ancora più dinamici. Durante gli scontri di Resident Evil 4 Remake, succedono cose assolutamente folli, con esplosioni, ganados che prendono fuoco, teste che esplodono rivelando orrendi parassiti e addirittura vacche e maiali nelle stalle che si uniscono alla festa.
Allo stesso modo, sarà possibile sparare ai candelotti di dinamite o alle molotov nelle mani dei nemici, causando effetti devastanti. Gli scenari dove avvengono gli scontri, presentano anche elementi utilizzabili a nostro favore, come lampade d’olio, barili esplosivi, ponti poco stabili e tanto altro. E la cosa bella è che niente di tutto questo è scriptato! Parliamo di un gameplay realizzato a regola d’arte, fatto per divertire, sorprendere e allo stesso tempo mettere alla prova l’abilità del giocatore, specialmente ai livelli di difficoltà più alti.
Oltre alla ruota delle armi, ci sono altri miglioramenti QoL, a differenza dell’originale, in questo Remake sarà possibile muoversi e sparare, così come selezionare le armi tramite una ruota attivabile premendo i tasti direzionali del gamepad. Per spaccare i barili non sarà più necessario usare il coltello, perché Leon li romperà a calci o a gomitate con la semplice pressione di un tasto.
Tra le varie novità del remake troviamo la possibilità di accovacciarsi, sia per evitare determinati attacchi, sia per entrare in stealth. In alcune situazioni sarà possibile attaccare un ganado alle spalle e ucciderlo all’istante con una coltellata. Ovviamente appena si viene visti da un nemico, ci si vedrà costretti a combattere, quindi diciamo che lo stealth può tornare utile in alcuni momenti, ma il focus del gioco resta sugli scontri diretti.
Te voy a hacer picadillo!
Una delle meccaniche più ganze e soprattutto utili a livello di gameplay è il parry, effettuabile con il coltello. Fatto al momento giusto, ci permetterà non solo di evitare danni dai nemici, ma anche di poterli colpire con un bel calcione. Allo stesso modo, il coltello torna utile per sfuggire dalle prese dei nemici e dei boss, così come per finire un ganado prima che risorga in sembianze di mostruoso parassita.
Attenzione però, perché il coltello di Leon si rompe dopo un po’ di utilizzi, ma non è un problema, perché ci penserà il misterioso mercante a ripararlo!
Eh sì, nel remake di RE4 non poteva certo mancare il mercante, dal quale sarà possibile acquistare armi e potenziarle, così come ricevere oggetti speciali in cambio di gioielli, ottenibili completando task opzionali che possono richiedere al giocatore di uccidere un determinato mostro, oppure distruggere dei medaglioni sparsi in una determinata parte della mappa. Nel gioco troverete anche tantissimi tesori, da rivendere al mercante in cambio di pesetas (per i più giovani, era la vecchia valuta spagnola prima dell’Euro) da usare per fare acquisti dal suddetto mercante. In alcuni punti specifici inoltre, il mercante vi sorprenderà anche con un divertente minigioco, sul quale però non farò spoiler.
Ogni arma è soddisfacente, dalla semplice pistola iniziale, fino alla mitraglietta capace di scuoiare i nemici. Il tutto funziona anche grazie a un comparto sonoro di prim’ordine, per il quale il team dietro questo remake dovrebbe ricevere un premio. Ogni effetto sonoro è stato realizzato alla perfezione, dalle tegole di legno che scricchiolano sotto gli stivali di Leon, all’orrendo suono del parassita che fuoriesce dal collo dei ganados.
Raysident Evil



Le animazioni di Leon e dei nemici sono state realizzate a regola d’arte, cosa che rende l’azione ancora più dinamica e coinvolgente. Parlando del comparto grafico, penso davvero che Capcom si sia superata e abbia spremuto al massimo il RE Engine. Giocato a settaggi massimi con il Ray Tracing, Resident Evil 4 Remake lascia a bocca aperta in più di un’occasione, con una cura maniacale per i dettagli.
Il level design stupisce, sia per le ambientazioni suggestive, sia per come sono stati realizzati gli ambienti di gioco, ognuno con delle sue caratteristiche particolari. E sebbene si tratti di un gioco lineare, l’esplorazione degli ambienti è comunque un elemento molto forte, in quanto consente di trovare segreti e tesori.
Sono ovviamente presenti anche i puzzle, la quale soluzione è sempre intuitiva per non ostacolare il ritmo di gioco. Ho gradito anche la brevità delle cutscene, funzionali per mandare avanti la storia, ma mai invasive. E come ogni buon Resident Evil che si rispetti, anche questo remake presenta la mitica valigetta-inventario, più facile da gestire grazie alla possibilità di organizzare gli oggetti automaticamente.
Parlando di trama… bè, è sempre stata il punto debole di RE4, con il trope della “damigella in pericolo”. Nel remake non ci sono grandi stravolgimenti, ma il tutto è stato rivisto in una chiave un filo meno esasperata, con personaggi trasformati in delle loro versioni più credibili, senza però appesantirli troppo.
Ad esempio, il protagonista Leon Kennedy ha il volto stanco e segnato da una sorta di PTSD dopo l’esperienza di Racoon City e ha una voce quasi strozzata (nel doppiaggio inglese). Allo stesso tempo però, non perderà occasione di lanciare dei “quips” in puro stile eroe anni ‘80/90, cosa che però non stona affatto con il tono più marcatamente “action” del titolo.
I cattivi restano un po’ macchiette, ma è meglio così, d’altronde sarebbe stato un delitto cambiare il mitico Ramon Salazar. Proprio parlando dei cattivi, devo dire che i boss fight, sebbene sempre spettacolari e ben realizzati, forse avrebbero potuto subire qualche piccola modifica al posto del solito “spara al punto debole finché il mostro non schioppa”. Non so, magari qualche trovata diversa non avrebbe guastato. Ovviamente sto andando a cercare il pelo nell’uovo, perché ogni boss è comunque molto divertente da affrontare e a livello hardcore pone una sfida notevole.
In effetti, consiglierei a tutti i veterani di affrontare un primo playthrough a difficoltà hardcore, dove la parte “survival” viene accentuata, in quanto i nemici sono più aggressivi, più resistenti e più potenti. Questo porta a gestire le risorse in modo sapiente, usando le armi al meglio per risparmiare munizioni. E non preoccupatevi per la longevità, perché la modalità Storia è lunga al punto giusto. Inoltre, una volta portata a termine, sbloccherete contenuti extra e un nuovo livello di difficoltà. A breve arriverà anche la modalità Mercenari, quindi insomma, ne avrete di teste di Ganados da far esplodere!
Una piccola nota sulla versione PC: su macchine di fascia alta il gioco si comporta molto bene… e grazie alla ceppa, direte voi. Provato con una 3090 a 1440p con dettagli al massimo e Ray Tracing attivo, Resident Evil 4 Remake scorre liscio come l’olio a 60 fps e più, anche senza DLSS.
A chi consigliamo Resident Evil 4 Remake?
A tutti, c’è poco da fare. L’unico caso in cui dovreste evitarlo è se i titoli action non fanno per voi, altrimenti non ci sono ragioni per perdersi uno dei giochi migliori degli ultimi anni. Lo consiglio ancor di più se non avete mai giocato al titolo originale o se magari non lo ricordate affatto. Anche se conoscete a memoria l’originale, il remake saprà comunque sorprendervi, non solo per il notevole “lifting” grafico e sonoro, ma anche per soluzioni nuove nel gameplay come il parry con il coltello o la presenza di nuovi nemici. Vedrete che tornare a Valdelobos sarà comunque un grande piacere, avvolti nelle sue atmosfere a volte sinistre, bizzarre, violente e perché no… anche divertenti!
L’ottima unione di gameplay sopraffino, comparto tecnico spettacolare e design generale di altissimo livello, rende il remake di Resident Evil 4 uno dei giochi migliori usciti negli ultimi anni e un potenziale candidato per il GOTY. In un 2023 marcato da qualche delusione di troppo, c’era davvero bisogno di un gioco tripla A di alto valore.
Certo, Capcom ha comunque lavorato sulla base di un titolo rivoluzionario e già di per sé ottimo, quindi effettivamente non si può valutare il fattore “originalità”, né diciamo il “coraggio” di proporre qualcosa di nuovo. D’altra parte, il remake di Resident Evil 4 dimostra anche che al giorno d’oggi si possono ancora fare dei giochi d’azione tripla A lineari, dando spazio a largo spazio al giocatore e ai combattimenti frenetici, senza necessariamente poggiarsi su trame riflessive e su complesse lore. Arriba eso!