La vendetta passa per la dedizione: la recensione di Sifu

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Sifu è il nuovo titolo sviluppato dalla software house francese Sloclap, pubblicato su PlayStation 4, PlayStation 5 e PC tramite Epic Games Store l’8 febbraio 2022. Si tratta di un action roguelike in terza persona a tema kung fu, che fa delle tecniche marziali del protagonista e dei suoi nemici il principio cardine del gioco.

Provato su PlayStation 5

PS4
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Il Maestro

Un venerando maestro di arti marziali viene assassinato da un gruppo di sgherri che irrompono nella sua abitazione. Ad assistere all’omicidio c’è il/la figlio/a, che giurerà vendetta contro i carnefici (qualcuno ha detto Shenmue?). Tutto qui quello che c’è da sapere sulla trama, pretesto per calarsi nei panni di un giovane esperto di arti marziali, e lanciarsi alla volta di cinque loschi individui, l’uno più forte dell’altro.

Tutta la produzione ha un ben preciso stile minimalista, pur presentando location evocative e giochi di luce particolarmente gradevoli. Graficamente parlando non bisogna aspettarsi una meraviglia della tecnica moderna, e non c’è nemmeno la necessità di chiedere tanto. Non è questo il perno su cui poggia l’opera di Sloclap e il cuore e l’attenzione sono messi lì dove ce n’era davvero bisogno: nel gameplay.

Il gioco è suddiviso in cinque livelli, ognuno con il suo specifico cattivone finale, anche se per arrivarci il giocatore dovrà sudare tutte le proverbiali camicie. Questo perché il gameplay afferra l’ignaro videogiocatore per le palle e con ogni errore stringe la morsa un tantino di più. In sostanza, il tutto è strutturato in modo tale da porre un limite ai tentativi di portare l’avventura. Se generalmente in un titolo action in terza persona ci sono checkpoint e tentativi infiniti, Sifu vuole piegare il giocatore, in questo caso schiacciandolo sotto il peso dell’età.

Proprio così, l’età. Ogni volta che il personaggio soccombe sotto i colpi degli avversari, questo invecchierà progressivamente: all’inizio di 1 anno, poi 2, 3, e così via, in base a quante volte avete baciato il pavimento. Invecchiare di per sé non sarebbe un problema se non fosse per il limite di resurrezioni a disposizione, scandite da cinque monete magiche legate alla cintura del personaggio. Quando si passa in fasce d’età diverse, queste si rompono l’una dopo l’altra, con il fatidico Game Over quando anche l’ultima va in frantumi.

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L’invecchiamento è legato anche a una modifica delle statistiche del personaggio, che diverrà via via più forte ma avrà sempre meno energia, un modo saggio per bilanciare la difficoltà senza rendere il titolo troppo semplice con un personaggio più anziano.

Passo dopo passo

Durante il gioco è possibile acquisire punti esperienza, che servono a sbloccare nuove abilità di combattimento. In pieno stile roguelike, però, lo sbloccarne una non la renderà disponibile per sempre, ma solo fino al termine della partita in corso. Se il giocatore vuole preservare quell’abilità anche dopo il Game Over, dovrà investire punti esperienza per cinque volte prima di poterla utilizzare sempre.

I livelli si rivelano spesso molto lunghi, con numerosi scontri minori e tanti altri mid-boss, tanto da spiazzare inizialmente il giocatore che si vede accerchiato e distrutto, costretto a rinchiudersi nel reparto geriatria di qualche clinica poiché ormai impossibilitato a tirar calci e pugni. In realtà, avanzando a sufficienza in ogni singolo livello è possibile sbloccare delle scorciatoie che, a prescindere dal Game Over, saranno poi sempre utilizzabili, rendendo un po’ più semplice il raggiungimento del boss di fine livello.

Sebbene la struttura sia molto simile a quella dei roguelike, una volta completato un livello questo sarà ufficialmente terminato, a meno che non sia il giocatore a decidere di ripetere lo stage per cercare di ridurre l’età di completamento dello stesso. In linea di massima potrebbe non essere necessario (a seconda dell’abilità del giocatore), tuttavia quasi sicuramente lo sarà, poiché solo con l’esperienza acquisita nel fuoco della battaglia sarà possibile terminare il tutto senza buttare al vento gli anni di vita del protagonista.

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Quindi come funziona? Supponiamo che abbiate terminato il primo livello a 40 anni, il secondo partirà proprio da lì, quindi avrete a disposizione meno tentativi per raggiungere il boss di fine livello. Terminate il secondo a 60? Peggio per voi, non arriverete mai al quinto livello in queste condizioni, per abbassare l’età quindi dovrete ripetere il primo livello, per arrivare al secondo più freschi e in salute.

Se volete avere un vantaggio, dovrete quindi ripetere lo stage precedente e completarlo senza finire al tappeto, procedura che siamo sicuri sarà resa più semplice dall’acquisto di abilità specifiche. Così, pian piano, si potrà raggiungere l’ultimo livello in una fascia d’età sufficiente per portare a termine il gioco.

Danze marziali

Le coreografie degli attacchi colpiscono immediatamente per realismo, non a caso sono tutte catturate grazie all’esperto di Pak Mei Benjamin Colussi, che ha studiato il kung fu a Foshan, in Cina, sotto la guida del maestro Lao Wei San. Uno stile di combattimento molto diverso da quello che è possibile vedere nei film, estremamente reale e con un suo peso specifico, che il giocatore riesce a percepire con ogni colpo andato a segno, sia che lo dia, sia che lo riceva.

È soddisfacente e divertente farsi strada tra i nemici, facendo in modo che capitolino sotto spazzate ben assestate, pugni in faccia e bottigliate sui denti, ma basta davvero poco per ritrovarsi dal lato peggiore del cazzotto. Non si può mai abbassare la guardia e gran parte dei livelli si basa sul crowd-control, per poi lasciare spazio agli scontri uno contro uno solo nelle sezioni contro boss e mid-boss, che richiedono invece memorizzazione dei pattern più che fantasia creativa nel concatenare tecniche.

Un po’ di frustrazione non può mancare in un prodotto del genere, poiché la stessa natura ripetitiva, che spinge a migliorare le proprie parate e schivate, porta necessariamente a imparare tutto ciò che c’è da sapere per poter procedere. Per stessa ammissione degli sviluppatori non è possibile vincere uno scontro spammando tasti a caso:semplicemente il gioco è proggettato per punire uno stile troppo aggressivo, soprattutto contro i boss (e credetemi, ci ho provato).

Il combattimento deve essere percepito come una danza, attendendo l’opportunità per scatenare la propria combo migliore, quindi la parola chiave è pazienza, nonché perseveranza. In questo il gioco però aiuta: dal momento che è tutto così fluido e piacevole, anche dopo essere stati sconfitti per l’ennesima volta ripremerete il pulsante Start pensando “ancora una volta”.

A chi consigliamo Sifu?

Sifu non è per i deboli di cuore, è un gioco duro, da scalfire pezzo dopo pezzo come una lastra di marmo. La frustrazione e la disperazione sono dietro l’angolo ma se siete giocatori temprati da difficoltà e avete versato ormai tutte le lacrime con produzioni analoghe, probabilmente riuscirete ad affrontare l’avventura con lo spirito giusto.

Va da sé che chi ama prodotti un po’ più semplici, per passare il tempo e rilassarsi serenamente dopo una giornata massacrante di lavoro, probabilmente dovrebbe lasciar perdere Sifu poiché nel caso migliore stroncherà completamente il vostro umore, in quello peggiore vi farà imprecare contro tutte le divinità dell’universo conosciuto.

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