void* tRrLM2(); //Void Terrarium 2 – Recensione

void terrarium 2 recensione copertina

void* tRrLM2(); // Void Terrarium 2 è il sorprendente sequel di quello che senza troppi problemi potremmo definire il titolo NIS più sconosciuto del catalogo moderno della software house giapponese, distribuito da NIS America, disponibile su Nintendo Switch e PlayStation 4 dal 3 marzo 2023.

Provato su Nintendo Switch

PS4

Tamagotchi Post Apocalittico

A circa 2 anni e mezzo dal debutto dell’IP, void* tRrLM2(); // Void Terrarium 2 è un sequel che difficilmente ci si sarebbe aspettati da NIS, data la bassa risonanza che ha avuto al primo giro nel 2020. I potenziali motivi sono molteplici, dallo scarso marketing al livello di confusione nel marketing che è stato fatto, forse anche il fatto che il 2020 non era esattamente l’anno migliore per parlare di piccoli ambienti chiusi a causa di una violenta contaminazione che ha sterminato gli umani. Fatto sta che contro ogni iniziale pronostico, Void Terrarium fa ritorno con una nuova storia da scoprire.

Il problema principale del marketing del primo gioco è, a mani basse, la confusione. Nulla, dal titolo, alle immagini, ai trailer, mostravano chiaramente quale potesse essere il reale loop di gioco, e quindi il genere. Questo poi è anche dovuto al fatto che NIS ama sperimentare in maniere creative e bizzarre, non sempre trovando formule vincenti, ma portando sempre qualcosa di originale e interessante a modo suo. Stavolta, forti di quel misticismo scomparso grazie ai poteri dell’internet, vediamo cosa offre questo titolo.

Void Terrarium 2 è un roguelite dungeon crawler alla mystery dungeon, misto a un sistema gestionale di creazione dell’ambiente sotto forma di un terrario e un contemporaneo simulatore di tamagochi da tenere sottocchio durante le esplorazioni. Siete confusi? Inizialmente lo si è, ma tutto compenetra in maniera così sorprendente, che è in realtà questione di semplice abitudine.

In un futuro non meglio definito, l’umanità si è estinta a causa di una particolare forma di contaminazione micellare, e non restano ormai che rovine e vestigia di una civiltà che fu. Nei panni di un piccolo robottino senziente, Robbie, si viene aiutati dal saggio computer factoryAI a gestire risorse, dare nuova “vita” ai dintorni, cercando di tenere in vita la precaria creatura che sembra essere l’ultimo essere umano della storia, Toriko. Compito di Robbie è quello di farsi strada in una serie di dungeon semi-connessi alla ricerca di risorse, tenendo Toriko in un ambiente protetto, decontaminandolo, curandolo, arredandolo e arricchendolo di strumenti, mobili e vegetazione. In altre parole, creando un terrario perfetto.

È difficile parlare della trama in sé, poiché è un diretto sequel del true ending del primo titolo, ma vi basti sapere che, dopo aver distrutto molto di quanto era stato creato a fine gioco, Robbie viene sorpreso da una nuova strana forma di contaminazione che sembra aggredire Toriko in un modo mai visto prima. Facendo nuovamente affidamento sul sostegno di factoryAI, troverà una nuova location per iniziare una nuova vita, in maniera piuttosto simile a quanto già visto precedenza.

Detta così, in effetti, sembra trattarsi di un more of the same, e innegabilmente la sensazione è quella. Al contempo però, la trama prende un twist introspettivo, andando a scavare nelle storie passate, nell’umanità prima della fine, nel particolare caso della bambina misteriosamente ancora viva, attraverso simulazioni di RPG in stile 16bit che, oltre ad arricchire la lore con personaggi e backstory, aumentano le quest e le rispettive ricompense, creando un macro loop più organico e chiaramente meglio organizzato. Stavolta il gioco non è molto interessato al rapporto con Toriko, ma al mondo, alla storia, agli umani, e le torbide, orribili ambizioni che hanno portato alla fine di tutto.

Andiam, andiam, andiamo a esplorar!

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Come abbiamo detto, si tratta in buona parte di un roguelite dungeon crawler nella vena dei mystery dungeon. Si scende in piani sempre più profondi, dove a un passo del giocatore corrisponde un passo dei nemici, composti da diverse stanze connesse da corridoi bui. Robbie dovrà badare alla propria vitalità e alla propria energia, se non vuole morire. La trovata di Void Terrarium è inserire un monitor delle attività del terrario in basso allo schermo, che mostra lo stato di Toriko.

Toriko infatti soffre di fame, si sporca a causa degli inevitabili bisogni umani, si annoia e talvolta si ammala. Soprattutto nelle prime fasi di gioco, questo può essere complesso da integrare nel loop, e chi viene dal titolo precedente, ricorderà una prima fase di gioco assolutamente brutale, dov’era facile anche auto-bloccarsi se non si stava attenti a queste meccaniche. Confermiamo con piacere che, sebbene il titolo resti su un lievemente difficile, è sin da subito più abbordabile, potenzialmente grazie a tante piccole migliorie e modifiche dei parametri, che tendono a punire con minore violenza il giocatore.

Molti sanno che, tra i machi di fabbrica del genere, c’è il permadeath che aspetta dietro l’angolo che far piangere anche il giocatore più incallito. Void Terrarium 2 ovvia a questo ulteriore grado di frustrazione con un sistema stranamente soddisfacente. Alla morte o al completamento di un’esplorazione, tutti gli oggetti che Robbie ha con sé vengono tramutati in risorse, divisi in quattro categorie che sono alla base della crafting. Questo fa sì che, ad esempio, se si ha bisogno di tornare in fretta, magari perché alle strette o perché Toriko sta male, non si perdono interamente i progressi. Oppure, ancora, se si stava solo cercando un dato oggetto, non si ha bisogno di continuare oltre nell’esplorazione. In altre parole, morire non è mai davvero un problema, almeno non finché il tamagotchi non si lamenta!

È strano dirlo, ma Void Terrarium 2 è una piccola gemma che riesce a prendere quanto visto nel primo e a migliorarlo un po’ in tutto, creando un prodotto meno ostico, più ricco e profondo nella trama, con un loop divertente e accattivante, difficile quanto basta a far dire “vabbè, ne faccio un’altra”. La trama poi, inciampa intenzionalmente in quel tipo di horror, quel child gore che si vede in titoli come Made in Abyss, in quei momenti di violenza o malattia che, soprattutto se applicati a bambini, creano un particolare tipo di fastidio.

Una particolare menzione va fatta al comparto aristico, etereo, onirico, vagamente desolato, tra le musiche poco intrusive e d’atmosfera miste a una sorta di futurismo robotico. Le insistenti tonalità di verde e di viola, che si schiantano contro i toni più saturi e talvolta neon dei dungeon. Le illustrazioni 2D, magistralmente animate, contrastate dal simulatore VR in 16bit. È innegabile che cura e dedizione sono stati dati con particolare minuzia.

A chi consigliamo void* tRrLM2(); // Void Terrarium 2?

void* tRrLM2(); // Void Terrarium 2 è un titolo originale, come ci si aspetta da NIS, interessante e profondo quanto basta. Quanto a dungeon crawler è competente senza fare assolutamente nulla di rivoluzionario, ma l’originale commistione di generi è qualcosa che non si trova da nessun’altra parte. L’effettiva somiglianza con il precedente può renderlo meno appetibile, per alcuni versi, ma stavolta è tutto meglio, da ogni punti di vista, rendendo quasi inutilmente obsoleto il primo. Essendo anche giocabile senza aver bisogno del contesto del precedente, è anche un ottimo inizio per chi è interessato all’esperienza. Tenete comunque a mente che si tratta di titoli semi budget, e se la cosa vi incuriosisce, può essere una buona idea, quella di usare i propri soldini per promuovere nuovi progetti interessanti.

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