Back 4 Blood – “B come bagno di sangue” – la recensione

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Back 4 Blood è arrivato, la beta ci aveva tutt’altro che entusiasmati: il design generale poco ispirato, il gunplay nella media e i livelli di difficoltà poco bilanciati, si scontravano malamente con il sistema delle carte ben poco intuitivo. Nella sua versione definitiva che abbiamo provato su PC, il titolo cooperativo di Turtle Rock si è redento parzialmente, mentre in altri punti continua a non convincere pienamente. Se volete scoprirne di più, ecco la nostra recensione.

Provato su PC

PS4
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Reign in Blood

Ci sono due tipologie di zombie: quelli lenti e quelli veloci. In Back 4 Blood, Turtle Rock ha optato per quelli veloci che urlano come pazzi, accompagnati ovviamente da tutta una serie di mutanti ben più pericolosi.

Questa volta la terribile epidemia è stata causata da un parassita chiamato Verme del Diavolo e come in ogni apocalisse zombie che si rispetti, c’è un nugolo di sopravvissuti cazzuti, immuni alla pandemia e pronti a mietere vittime usando un arsenale di armi da far invidia al miglior Schwarzy. Un ottimo pretesto per mettere insieme un team di quattro giocatori e mandarli in giro per una amena località americana a fare a pezzi qualsiasi cosa si muova.

Back4Blood è un ritorno alle origini per Turtle Rock Studios che dopo il flop di Evolve, decide di chiudersi in difesa in un angolo come un pugile dopo aver preso un bel cazzottone sul grugno. E così si torna ai vecchi fasti del FPS cooperativo a quattro giocatori proposto dai due leggendari Left4Dead, con qualche variazione sulla formula che non sempre funziona.

Lo scopo del gioco è sempre quello di arrivare da un punto A a un punto B, respingendo orde di mostri a suon di proiettili e attivando o raccogliendo determinati elementi dello scenario per poter proseguire. Le partite cominciano e finiscono sempre in una safe room, dove all’inizio sarà possibile comprare armi e oggetti usando le monete trovate nello scenario.

Rispetto alla beta ci sono stati netti miglioramenti sul gameplay, ora Back4Blood è un gioco estremamente divertente con qualsiasi livello di difficoltà dei tre selezionabili. Il gunplay è stato reso più responsivo, le armi impattano in modo convincente sui Ridden e l’azione risulta sempre frenetica, anche al livello di difficoltà più basso.

Respingere l’attacco di un’orda e riempire di cadaveri i corridoi di una casa da sempre grandi soddisfazioni. Le pareti e i pavimenti si dipingono di sangue e gli stessi personaggi vengono intrisi del vermiglio liquido fuoriuscito da interiora e cervelli degli zombie. Gli shotgun sono stati sistemati a dovere, così come le armi da mischia che finalmente risultano convincenti. Le esplosioni di granate e bombe ora disintegrano gli infestati in una nuvola di sangue, mentre gli headshot fanno esplodere crani come dei palloncini.

Certo, le ragdoll dei nemici ogni tanto fanno cose strane e diciamo che forse un po’ di gore in più non avrebbe guastato, ma sono piccoli dettagli sui quali si può sorvolare, visto che il gameplay è un vero spasso. Le partite inoltre vengono rese imprevedibili dal fatto che oltre al tempo, le orde vengono attivate da alcuni elementi del gioco come ad esempio stormi di uccelli e allarmi di veicoli e porte, oppure fastidiosissimi mostri chiamati Talpe.

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Le Talpe però non saranno gli unici mutanti dei quali dovremo preoccuparci, infatti troviamo il classico bestione esplosivo, lo spilungone col braccio gigante, lo zombie che cattura e trascina via i giocatori e quello che invece li immobilizza con lo sputo. Se da una parte non spiccano proprio per originalità, i nostri amabili mutanti fanno il loro dovere, mettendo pressione ai giocatori, specialmente quando ci si trova schiacciati in una posizione particolare da difendere. In determinate missioni si dovranno fare i conti con dei boss con tanto di barra della salute, cosa che richiede alla squadra di concentrare il fuoco su di loro.

Ogni mutante avrà dei punti deboli che rendono gli scontri un filo più interessanti, in quanto si cercherà di mirare il più possibile su queste orride pustole, in modo da sbarazzarsi velocemente delle minacce più pericolose.

Una mostruosa Intelligenza Artificiale

Orde, mutanti e boss sono gestiti ottimamente dall’intelligenza artificiale che riesce sempre a creare situazioni dinamiche, passando da brevi momenti di calma all’ultraviolenza furibonda. Il fatto di potersi godere Back 4 Blood anche senza dover necessariamente giocare con un gruppo di amici è un punto di forza non da poco che permette anche ai vecchi burberi bastardi come il sottoscritto di goderselo senza avere qualche giovine gamer esaltato che gli grida nelle orecchie cosa deve fare.

Per mettere altro pepe nella ricetta, Turtlerock ha ben pensato di inserire una barra della resistenza che si esaurirà lentamente quando corriamo o usiamo gli attacchi ravvicinati. Così i giocatori sono costretti a gestire un’altra risorsa oltre ai proiettili, in modo da non trovarsi isolati dal resto della squadra. Quando però succede, spesso si viene malamente accoppati, rimanendo a terra attendendo che uno della squadra venga a salvarci. Ogni giocatore ha due atterramenti a disposizione, al termine di questi si schiatta e si dovrà aspettare che la squadra ci ritrovi imbozzolati dai vermi nello scenario. Una formula che se avete giocato altri coop simili non vi suonerà affatto nuova, ma che funziona sempre.

E sempre perché squadra che vince non si cambia, avremo a disposizione anche tutta una serie di oggetti curativi e accessori come chiavistelli, in grado di aprire porte chiuse, o il taser che ci permette di liberarci dalla presa dei mutanti senza l’aiuto degli altri giocatori.

Nonostante sul versante gameplay tutto scorra liscio come il sangue, ci sono alcune scelte di design decisamente bizzarre e inspiegabili, prima fra tutte l’impossibilità di accendere la torcia a piacimento. Quest’ultima infatti si attiverà automaticamente solo in determinate aree chiuse, sebbene ci siano dei punti all’aperto durante i livelli notturni dove avrebbe senso poterla accendere per vedere meglio gli stupidi zombie in agguato o magari uno stormo di uccelli pronto a scatenare un’orda con il suo starnazzare.

Per i gamer più competitivi, Turtle Rock ha inserito la modalità PvP chiamata Sciame, dove i giocatori che controllano i sopravvissuti dovranno respingere orde di nemici, con i mutanti potenziabili che vengono controllati da altri giocatori. Il PvP è tutto sommato divertente e una buona aggiunta che permette di divertirsi con il gioco in modo diverso. In questa modalità manca un po’ la dinamicità del PvE, quindi non sarebbe male se in futuro Turtle Rock aggiungesse la modalità Versus di Left4Dead 2.  

Ace of Spades

Se sul gameplay Back 4 Blood convince pienamente, sul design generale invece continua a risultare decisamente generico.Le ambientazioni sono state realizzate con grande cura, inoltre la loro natura aperta fornisce ai giocatori diversi spunti esplorativi per poter trovare equipaggiamento sempre più potente e oggetti curativi. A questo si aggiunge una buona realizzazione grafica, specialmente per i suggestivi giochi di luce e ombra nelle parti dello scenario al chiuso. Manca però un po’ di varietà e inventiva. I livelli, salvo rarissime eccezioni, sono tutti molto simili tra loro a causa del classico setting da paesino americano ormai trito e ritrito, con singoli scenari usati più volte in uno stesso atto per brevi livelli ‘filler’ che danno una sensazione di ripetitività. La poca originalità dei livelli va a braccetto con i personaggi assolutamente generici e poco interessanti che neanche un po’ di timidissimo ‘banter’ può salvare.

Scordatevi del carisma degli Ubershreik Five o dei protagonisti dei Left4Dead, i sopravvissuti di Back 4 Blood sono quanto di più generico si possa immaginare: la ragazzina tutto pepe, quella punk, il nerd, il militare, il rude cacciatore e il dottore. Il problema non è neanche tanto nel loro noioso design pieno di zaini, cappelli e cinture, ma il fatto che durante le partite quasi non parlano tra di loro, se non per qualche frasuccia che nulla dice sulla loro storia. Quindi insomma, a parte forse Ma ed Evangelo, il resto del cast finisce tutto nel dimenticatoio ormai saturo degli innumerevoli rudi sopravvissuti all’apocalisse che sembrano usciti da una stagione di The Walking Dead. Ogni personaggio avrà delle abilità iniziali diverse, tutte associabili a determinati stili di gioco: Evangelo ad esempio è ideale per chi ama lanciarsi nella mischia, in quanto ha una vitalità maggiore e può liberarsi da solo dalle prese dei mostri o dalla sputazza viscida, grazie ad un’abilità che va poi in cooldown. Il rude Jim è il boss killer per eccellenza, in quanto i colpi di precisione ai punti deboli aumentano il danno. Nonostante queste abilità di partenza, sono le carte a costituire la vera ‘ciccia’ del sistema di progressione.

In Back4Blood sarà necessario creare dei mazzi con delle carte che alzeranno determinate statistiche e sbloccheranno abilità per il proprio personaggio, oppure daranno dei bonus di squadra. Ogni giocatore potrà selezionare una o più carte dal mazzo prima dell’inizio di ogni livello, inoltre a seconda della difficoltà impostata, ci saranno diversi modificatori impostati dal gioco, come ad esempio mutanti con i punti deboli corazzati o zombie che indossano l’armatura. La prima carta del mazzo dei giocatori viene attivata automaticamente all’inizio di ogni partita, le altre invece si potranno scegliere dopo ogni livello, nella sequenza in cui le abbiamo messe. Il sistema si rivela un filo confusionale, ma c’è da apprezzare la volontà di evitare un classico sistema di livellamento dei personaggi.

E così dovrete pensare prima a quale stile di gioco adottare, crearvi un mazzo apposito e poi cominciare una partita. A volte il tutto si rivela macchinoso, specialmente nelle difficoltà più elevate dove i giocatori devono mettersi d’accordo su quali carte usare, cosa che non sempre succede perché la smania di fare zombie a pezzi spesso prevale sulla tattica pre-partita. Un sistema di classi sarebbe stato più rapido, tanto comunque con le carte si finisce per creare delle ‘build’ specifiche per i vari personaggi. Il tutto quindi sembra forzato, come se Turtle Rock abbia cercato a tutti i costi un modo per differenziarsi, ma senza però riuscire a risultare convincente.

A chi consigliamo Back 4 Blood?

A tratti Back 4 Blood sembra una sorta di ‘remake’ di Left4Dead: non propone nulla di originale rispetto ad altri titoli come Deep Rock Galactic, ma la sua formula riesce a convincere grazie a un gameplay che tiene incollati allo schermo.
Il sistema delle carte non si rivela particolarmente pratico e il design generale non riesce a riprendere il carisma dei due Left4Dead, ma amate gli FPS cooperativi, allora non fatevi sfuggire Back 4 Blood perché potrà regalarvi ore e ore di divertimento grazie alla sua dinamicità, al gunplay ben calibrato e ai litri di sangue che scorreranno sulle texture.

Gameplay dinamico e divertenteAlcune scelte di design sono inspiegabili
Livelli e personaggi ben realizzati……ma poco ispirati
Sistema di carte originale……ma a tratti macchinoso
Rigiocabilità elevata

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