Dread Nautical – Recensione

Dread Nautical è un roguelite RPG tattico con elementi survival sviluppato e distribuito digitalmente da Zen Studios il 29 aprile 2020. Una miscela originale unica nel suo genere, che approda su PC, Playstation 4, Switch e Xbox One.

Provato su Playstation 4

ProContro
+ Miscela di generi originale– Miscela di generi incerta
+ Meccaniche talvolta appaganti– Ripetitivo nel modo sbagliato
+ Un sacco di stile!

A bordo!

Dread Nautical comincia con una premessa semplicissima: misteriosi mostri da un’altra dimensione appaiono sulla nave da crociera dove un gruppo di personaggi si stava godendo una splendida vacanza. Sopravvivere diventa la priorità, e nessuno è davvero al sicuro.

Il giocatore può scegliere tra quattro protagonisti diversi tra loro per caratterizzazione e abilità, per poi imbarcarsi nei 20 livelli generati proceduralmente per salvarsi dall’incubo. L’essenza roguelite del gioco la troviamo legata a un continuo time-loop: lo scopo di ogni piano della crociera è quello di arrivare alla sirena e suonarla. Questo farà svenire il gruppo di sopravvissuti (o sopravviventi) e li farà risvegliare nella lobby, con un nuovo livello sbloccato. Neanche a dirlo, la difficoltà di completamento di ogni piano è piuttosto alta, e la morte è un elemento ineluttabile della scalata fino al ventesimo.

Spesso durante l’esplorazione di un piano ci imbatteremo in altri malcapitati, anche loro alle prese con la lotta per la sopravvivenza, e tramite un semplicistico sistema di interazione a risposta multipla, si può tentare di reclutarli alla nostra causa. I personaggi reclutati possono poi essere aggiunti alla squadra di esplorazione per aumentare le chance di sopravvivenza. La risposta giusta tra le quattro disponibili non è sempre la più intuitiva, e la reazione è spesso qualcosa di bizzarro come un invito a riparlarne qualche piano più avanti.

I personaggi sono archetipi goffamente cartooneschi, con stile da vendere che un po’ contrasta e cozza col resto: le ambientazioni sono cupe, i giochi di luce forti, l’atmosfera noir è ben riuscita. Essendo però caricaturali in ogni loro aspetto, danno un tono allegro e spesso scherzoso alle interazioni. I colori più che sgargianti e a volte neon sono un piacere per gli occhi ma allo stesso tempo non si amalgamano del tutto. L’ispirazione lovecraftiana nell’ambience è nel design dei nemici è palpabile e piacevolmente ispirata, ma se da un lato si apprezzano le miscele originali di generi contrastanti tra loro, ma non sempre queste miscele funzionano, e questo è un grosso leitmotiv di Dread Nautical.

Attenzione al mal di mare

Ogni piano della crociera è generalmente piuttosto contenuto, composto da stanze in cui potremmo trovare, come anche no, oggetti utili alla sopravvivenza e mostri pronti a bloccare il nostro cammino. Una delle strategie disponibili è la fuga, non c’è vergogna nel superare un nemico senza combatterlo, anche se talvolta i mostri sono posizionati in modo da fare da blocco al giocatore che dovrà necessariamente fronteggiarlo.

L’esplorazione di ogni piano è suddivisa in piccole stanze, comprese quelle speciali inizialmente inaccessibili: una buona preghiera all’RNGesus sarà necessaria per ottenere quanto serve a raggiungere la sirena. Specialmente nelle prime ore di gioco, le ristrettezze nello spazio dell’inventario si fanno sentire forti mentre a fatica si porta indietro con sé un’arma o due. È possibile scegliere cosa portare con sé all’inizio di ogni nuova esplorazione, ma ci si deve chiedere se lo spazio per quel piede di porco sia indispensabile per non morire contro un nemico mal posizionato, o se invece ci impedirà di raccogliere qualcosa di utile dopo. L’elemento strategico però non raggiunge mai un livello realmente soddisfacente, anzi, risulta anche frustrante.

Il movimento semi-libero su mappa si trasforma in un RPG tattico non appena ci si trova nelle vicinanze di un nemico: a quel punto un sistema a turni con AP per ogni azione diventa centrale nel combattimento. Gli oggetti che si trovano durante l’esplorazione possono essere armi più o meno tradizionali: tubi, pistole, bottiglie, molotov e quant’altro sono a disposizione del giocatore, tutto con un indice di durabilità e consumo di AP. Nella lobby poi si può aggiustare, potenziare o riciclare gli oggetti per tornare più cattivi di prima all’azione.

Il bilanciamento del combattimento è dove il tutto perde di mordente: ogni azione consuma diversi AP e ogni giocatore ne ha pochi a ogni turno. Inoltre, i nemici, fatta eccezione per i boss, non hanno mai troppi HP e vengono sconfitti con pochi attacchi. Questo, inserito in un setting survival con un severo item management, crea un sistema high risk/high reward che sa essere molto soddisfacente come molto frustrante. Bisogna tenere a mente che questo genere di elementi funziona meglio quando inserito in un contesto più grande, dove la gestione meticolosa dell’inventario e la capacità di sopravvivenza vengono premiate sul lungo andare. In questo caso invece, si è un po’ in balia degli eventi, dell’RNG del piano, e la morte è sempre dietro l’angolo. Spesso gli elementi non concorrono a creare quella crescita di tensione necessaria a un loop soddisfacente di gioco.

Come in ogni roguelite che si rispetti ci sono dei parametri da tenere a mente, delle build da creare durante l’avventura e un sistema di progresso e potenziamento accessibile nella lobby. Tramite scarti e oggetti che si trovano durante l’esplorazione, possiamo lentamente rendere più agevole e flessibile il viaggio verso la salvezza. Tornare indietro dopo un successo o un fallimento e vedere la base crescere è sicuramente tra le cose più soddisfacenti che il gioco offre.

Un’altra cosa che non aiuta è l’ottimizzazione su console: Dread Nautical è ricco di menù e statistiche, item management e altro che ci terranno spesso a gestire finestre di vario tipo. Qualcuno dev’essersi addormentato durante la mappatura dei controlli, perché purtroppo controllare il gioco su console è una sfida a sé stante. I tasti sono stati scelti in maniera poco affine ai controlli standard, non sembra esserci stato alcun processo di ottimizzazione. Non c’è nulla di male nell’abituarsi a un nuovo sistema di controllo, ma è difficile non immaginarsi che su PC l’esperienza sia più fluida e piacevole, laddove su console i controlli sono un ulteriore nemico da affrontare. Questo affiancato a una telecamera talvolta ottusa, detrae un po’ dal godimento generale dell’esperienza.

A chi consigliamo Dread Nautical?

Zen Studios, che fino a neanche troppo tempo fa si specializzava in flipper, è riuscita a creare un esperimento interessante, con tante idee messe insieme in un cocktail dal gusto piuttosto originale, e per questo non può piacere a tutti. Il gioco si trova in una specifica intersezione dove i fan di uno solo dei generi che tocca potrebbe sentirsi insoddisfatto. Un po’ RPG tattico, un po’ survival, un po’ roguelite: se preso per quello che è, Dread Nautical porta al tavolo un’esperienza contenuta e godibile, con un ottimo tasso di rigiocabilità e un loop talvolta molto soddisfacente. Se avete fame di qualcosa di più originale e fuori dal coro rispetto ai titoli che riempiono il mercato, questo potrebbe fare al caso vostro.

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