Heroland – Recensione

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Heroland (titolo originale WORKxWORK) è un simulatore di RPG sviluppato da FuRyu e distribuito in Europa da Marvelous Inc su Playstation 4, Switch e PC. In che senso simulatore? Continuate a leggere per scoprirlo!

Provato su Playstation 4

ProContro
+ Umorismo geniale– Gameplay ripetitivo
+ Direzione artistica brillante– Ritmo a volte discutibile

 

Il lavoro nobilita l’uomo

Heroland ci mette nei panni di un protagonista muto affettuosamente chiamato Lucky che arriva su un’isola dove chiunque può diventare un eroe! Fantastico, quale occasione migliore per iniziare una nuova avventura, se non fosse che a causa di un palesissimo inganno ci ritroviamo a essere indebitati con la gestrice che ci farà sudare ogni centesimo del nostro debito. Come? Heroland è in realtà una sorta di parco attrazioni dove chiunque può vivere il brivido dell’avventura, al giusto prezzo. Il nostro lavoro è dunque quello di guida turistica, dovremo quindi accogliere i visitatori e portarli nei dungeon per vivere la magica esperienza dell’eroe.

Questo titolo, dichiaratamente budget e sviluppato da Furyu, compagnia nota per lo più per RPG sperimentali di media taglia, ha in realtà un pedigree più che invidiabile: prodotto da Takuya Yamanaka (Caligula), diretto da Takahiro Yamane (Fantasy Life), scritto da Nobuyuki Inoue (MOTHER 3Legend of Mana), sceneggiato da Nobuhiro Imagawa (MOTHER 3Legend of Mana), e con le musiche composte da Tsukasa Masuko (Shin Megami Tensei, Star Fox). Tutto quello che potete immaginarvi da un background del genere è qui presente.

Heroland non vuole reinventare la ruota, vuole usarla in modo fresco e originale, sceglie un punto di vista e lo sviluppa in modi che pochi hanno fatto prima. La sceneggiatura è assolutamente irriverente, la quarta parete non è rotta, è distrutta-spaccata-presaccalci-lanciatafuoridallafinestra, la consapevolezza d’essere un videogioco e in particolare un RPG è messa al centro di gag e scambi di battute pieni di cultura pop e riferimenti. L’ironia dal gusto giapponese è resa ancora più divertente da una traduzione inglese di qualità incredibile.

Cosa non si fa per guadagnarsi la pagnotta…

Il gameplay di Heroland è un loop semplicissimo: ci troviamo su una mappa che fa da hub generale, attraverso la quale abbiamo accesso ai negozi, a scene secondarie e side-quest, e da dove iniziare le nostre guide nei dungeon.

Ogni capitolo ci fa scegliere quattro visitatori da portare con noi in dungeon legati alla trama, ma ce ne lancia addosso una grossa quantità di secondari che sono almeno in parte obbligatori poiché la trama ci richiede un livello sempre un po’ lontano da quello che si ha inizialmente. Cosa significa? Lo avete già capito: grinding. Questo è a vantaggio e discapito insieme del godimento del gioco: chiaramente è buono avere altro da fare oltre alla trama principale, ma si ha un implicito senso di obbligo che detrae da quello che sarebbe potuto essere un elemento di libertà da parte del giocatore.

Una volta scelti i nostri quattro prodi, entreremo in un dungeon rappresentato da una serie di eventi (cut-scene, combattimento, tesoro o boss), con qualche occasionale bivio.

Il combattimento è a turni con barre di caricamento tipo ATB di casa Square, dove i quattro personaggi che guidiamo in battaglia sceglieranno in maniera autonoma cosa fare… d’altronde sono loro stessi a darci il cash per la spedizione. Il nostro ruolo è quello di supervisionare e inserirci con ordini specifici, cambi di strategia o uso di oggetti. Possiamo portare con noi oggetti curativi, fumetti che funzionano da particolari buff e capsule, delle piccole invocazioni che restano in battaglia e attaccano ogni tot secondi senza poter essere attaccate.

Ogni personaggio ha un ruolo tra warrior, tank, healer, mage e freelancer: i primi quattro hanno una funzione specifica e una particolare arma da utilizzare, in ordine spade, martelli, tavolette e staffe. I freelancer invece hanno abilità più varie e parametri che si prestano a più ruoli. Possiamo quindi assegnare loro liberamente l’arma che preferiamo. Inoltre, ogni personaggio ha un’abilità unica che lo rende diverso dagli altri e che, aumentando il valore di amicizia e completando le side-quest dedicate, si evolverà in una versione più utile e potente.

La personalizzazione è piuttosto scarna: una abilità unica per ogni personaggio, una abilità base della tipologia dell’arma, e una abilità speciale dell’arma in questione. Tutte le armi, eccezion fatta per quella base di ogni classe, hanno una certa probabilità di rompersi a fine visita, probabilità che aumenta se abbiamo consumato le abilità speciali di cui sopra.

A fine combattimento troveremo degli oggetti, nello specifico peluche, repliche di armi, o oggetti d’arredamento. Questi possono essere intascati dal protagonista per sbloccare l’acquisto degli stessi negli appositi negozi o per arredare la bettola dove viviamo, o regalati ai nostri visitatori per comprare la loro amicizia. Questo aumenta il loro livello di gradimento del tour che si tramuta in un moltiplicatore di esperienza: più sono soddisfatti, più tutti saliranno di livello.

In scena!

Leggendo la parte del gameplay sono certo che nessuno abbia urlato al miracolo, e direi giustamente. Eppure Heroland ha un fascino incredibile e riesce superare quello che la formula inizialmente lascerebbe intendere, il proverbiale tutto maggiore della somma delle parti, e questo grazie al come questo tutto viene presentato.

Heroland sa di essere un RPG, sa di essere di piccola taglia, e conosce il pubblico a cui vuole riferirsi. La direzione artistica fa salti mortali per ottenere uno stile indubbiamente accattivante e piacevole laddove un’analisi anche breve metterebbe in luce una reale mancanza di varietà. I fondali esplodono di colore, i personaggi sono modelli 3D ritagliati di cartoni a cui è appiccicato sopra uno sprite 2D altamente pixellato che si piega, ondeggia e si agita per dare un costante senso di dinamicità. Le aree sono visibilmente poche e ripetute infinite volte, ma non ci si fa spesso caso perché ciò dà maggior rilievo ai personaggi e alle loro piccole animazioni.

Il protagonista è muto perché è un protagonista di un RPG ed è sempre accompagnato dall’exposition fairy (la fatina che tradizionalmente fa da narratrice e dà al giocatore informazioni sul mondo), che non perde occasione per ricordarci che potremmo aprire bocca o scegliere almeno di parlare anche senza usare una casella di dialogo a scelta tripla. Prima di ogni missione possiamo fare visita all’ufficio dove i vari attori in pausa parleranno del ruolo che dovranno ricoprire, svelando i nemici che incontreremo e le debolezze che dovremo sfruttare, il tutto senza mai mancare di ironizzare sulla situazione. Questo perché Heroland è un parco di divertimenti, non sono realmente nemici quelli che incontri, sono attori che stanno lavorando lì come te. Quel boss è un palette swap di un altro nemico? Che dire, quel giorno non c’era abbastanza personale, si sono arrangiati così.

Il cast è ricco di personaggi assurdi che non va davvero mai oltre il ruolo comico che ha quando viene presentato, ma che in fondo non deve neanche avere. Ada e la sua voglia spietata di fare soldi, lo sfigatissimo principe Elric 18esimo che vuole tornare a essere primo in linea di successione al trono e sembra continuare a non rendersi conto che si trova in un parco giochi, Fortran e la sua inclinazione a finire in ambigue situazioni con donne di ogni età, Linda la casalinga che oscilla un po’ troppo facilmente tra mamma devota e spietata mangiasoldi e tanti tanti altri.

Heroland si trova a brillare oltre i suoi meriti perché si presenta non come JRPG, ma come RPG simulatore di RPG, una decostruzione parodica del genere. Nulla va preso sul serio, nulla ha realmente senso, e il tutto è un setting dove teatranti sono pienamente coscienti dei meriti e i limiti di ciò che fanno: lo scopo non è intrattenere il giocatore con una grande epica avventura che coinvolge il destino del mondo intero, ma parlare di quanto sia trito e banale anche l’idea stessa di farlo, trovando ogni momento buono e talvolta non buono per ironizzarci su. La premessa è presa e ribaltata nel suo incipit.

Quello che ne consegue è che Heroland non è per tutti, ma presuppone una certa esperienza e conoscenza del genere, dell’attualità, e probabilmente anche una certa età per poter apprezzare il grosso filone ironico che fa da fondamenta a tutta l’esperienza. Un po’ come Mother (Earthbound) prima di lui, è un titolo speciale perché si inserisce in un modo molto specifico in un dato momento storico in una data nicchia di mercato.

A chi consigliamo Heroland?

Heroland è un brillante simulatore di RPG che tiene incollati allo schermo con un quasi costante sorrisetto e qualche risata di cuore, una buona rigiocabilità e una formula semplice e vincente. Il loop molto ripetitivo e il tono sempre ironico che non lascia spazio a serietà può chiaramente non piacere a tutti, e non vuole neanche farlo. Se avete già sviluppato una qualche curiosità nel titolo è probabile che faccia proprio per voi, e visto il prezzo semi-budget, è più accessibile anche a prezzo pieno.

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