Il cyberpunk è tornato a fare capolino nel mondo dei videogame, e con cyberpunk intendo quelle città controllate dalle mega-corporazioni, abitate da gente con impianti cibernetici e dove di solito la vita è una merda. Proprio perché la vita è una merda, i cittadini si fanno qualche viaggetto nel cyberspazio, altri invece decidono di diventare dei guerrieri della strada e così via.
A pensarci bene però, non siamo tutti quasi dipendenti dal cyberspazio? E quanti di noi lavorano per una multinazionale e vivono in un mega-condominio in una grande città? Possiamo inoltre comandare le funzioni della casa a voce e addirittura quelle delle automobili. Insomma, mancano veramente solo le protesi cibernetiche alla portata di tutti e poi siamo arrivati a quel futuro predetto da Gibson ed Effinger.
Forse proprio perché siamo alle porte di quel futuro, il cyberpunk ha smesso di prevedere i cambiamenti e si è incorniciato in una sorta di genere con i suoi tropes, un po’ come il fantasy. Insomma, non puoi fare un prodotto fantasy senza un drago e la magia, come non puoi tirare fuori una roba Cyberpunk e lasciare fuori mega-corporazioni e protesi cibernetiche.
Anno: Mutationem del team cinese Thinking Stars si tuffa di faccia nell’estetica e nei tropes cyberpunk, aggiungendo grosse e imbarazzanti manciate di anime con sexy e pettorute cyberfighe. Il tutto fa molto Ghost in The Shell, ma senza la profondità del fumetto o la carica dell’anime originale. Il gioco di ruolo d’azione strizza l’occhio agli anni ruggenti della PSX e che prova a sgomitare nel moderno e spietato mondo dei videogame. Come se la cava? Riesce a districarsi nel pericoloso Budayeen? Oppure è una finta Aidoru, poco attraente? Scopritelo nella nostra recensione del cybergioco, disponibile su PC (tramite Steam), PS4 e PS5.
Provato su PC
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Johnny Tettonic
Ok, come detto nell’introduzione della recensione, Anno: Mutationem mette subito le cose in chiaro con il suo character design: ragazzuole parzialmente svestite che si aggirano in un agglomerato cittadino composto da diversi quartieri, il tutto reso con un 3D low poly che ricorda molto i vecchi tempi andati.
Vestiremo i panni succinti di Ann Flores, figlia adottiva di un robot e a quanto pare impiegata in un’agenzia investigativa. Il gioco coglierà ogni occasione per farla vestire negli abiti più porcelli, da quelli della cameriera a quelli della spogliarellista, con grande gioia dei maniaci pixessuali. Non arriviamo ai livelli ridicoli di Sense: A Cyberpunk Ghost Story, ma ci avviciniamo pericolosamente.
Sulla storia del gioco non posso svelarvi molto, ma sappiate che parte di questa girerà intorno a una malattia particolare contratta da Ann che ogni tanto la fa andare in berserk, perché sì, a quanto pare per qualcuno in questo fesso mondo non c’è niente di più sexy e interessante di una cybergnocca resa bipolare da una cybermalattia. Il fratello di Ann, tale Ryan, scomparso mentre era in cerca di una cura per lei, è ovviamente inseguito da gruppi di brutti ceffi. Da qui si dirama la solita solfa piena di gomblotti, com’è giusto che sia.
Alla stoica e seria Ann, alla quale si contrappone la classica cringe queen ossessionata da lei, ovvero l’hacker Ayane, ovviamente sempre allegra ed energetica come se le avessero messo una caffettiera Bialetti nel cu…ore. Ayane purtroppo ci seguirà per tutto il gioco, sotto forma di ologramma trasmesso da un drone. Una sorta di stalker che però ci permette anche di hackerare porte, computer e altro grazie ad un semplice minigioco.
Ora, non posso dire di essere stato conquistato dalla storia del gioco. Il problema non sono solo i personaggi, bidimensionali sia nell’aspetto sia nella caratterizzazione, ma anche le trovate scontate e prevedibili, con dialoghi poco interessanti e soluzioni improvvisate che non fanno di certo bene alla trama generale.
Do sexy androids dream of electric weebs?
Passando alla polpa, Anno: Mutationem ha un gameplay diviso tra l’esplorazione della città e dei vari luoghi che la compongono, e le sequenze action in tempo reale. L’esplorazione degli ambienti di gioco funziona: la città è viva con vari NPC con i quali interagire, alcuni ci forniranno delle side quest e altri semplicemente linee di dialogo che ci faranno conoscere meglio la lore del gioco.
Le varie ambientazioni sono tutte lettere d’amore al cyberpunk, tra localini pieni di neon, persone che brulicano ovunque e grattacieli sui quali si stagliano giganti ologrammi. I suoni, la musica e le luci rendono l’atmosfera ancora più autentica, impreziosendo la grafica low poly.
Un vero peccato che tutto il potenziale dell’ambientazione cyberpunk venga praticamente sotterrato da una valanga di stereotipi tratti dai moderni anime e probabilmente da un certo amore per le federe dei cuscini con le tipozze in costume da bagno.
Interagendo con l’ambiente è possibile scoprire di più sulla storia o semplicemente trovare oggetti utili per l’avventura. Non mancano i negozi dove è possibile acquistare armi e potenziamenti per la nostra eroina.
Se la parte esplorativa e il design dell’agglomerato funzionano, lo stesso non si può dire della parte action. Ogni qual volta si dovrà menare le mani, Anno: Mutationem passa la palla a un combat system votato all’action che strizza volutamente l’occhio a titoli come Devil May Cry o Bayonetta, ma senza lo stesso spessore.
Il tutto si riduce spesso a un button mashing furioso, nonostante Ann abbia a disposizione un attacco leggero, uno pesante e uno a distanza, oltre ad una serie di skill sbloccabili. La strategia è al minimo, non bisogna fare altro che legnare il più possibile i nemici che hanno attacchi incredibilmente prevedibili. Anche i boss non prevedono particolari strategie, se non quella di picchiarli fin quando non sono morti e rotolare via dai colpi più potenti.
Le legnosissime animazioni non contribuiscono alla riuscita del combat system, mentre le sezioni platform fanno anche di peggio, con una fisica dei salti poco convincente, contornata da un level design non sempre lucido. Ho avuto come la sensazione che Anno Mutationem avrebbe funzionato molto meglio con un sistema di combattimenti a turni e magari anche con un party di personaggi. Forse così avrei anche potuto sorvolare sul flosciame generale della trama e sullo humor sexy filogiapano di serie Z.
A chi consigliamo Anno: Mutationem?
In sostanza, ho personalmente trovato Anno: Mutationem un gioco decisamente noioso. Onestamente, a parte qualche scorcio dell’agglomerato cittadino nel quale si svolgono le vicende di Ann, il resto è assolutamente dimenticabile. Davvero un’occasione sprecata che fa venire in mente The Ascent, altro gioco cyberpunk style over substance, dove però quantomeno c’erano grosse armi con le quali devastare i nemici.
Per carità, il suo prezzo onestissimo potrebbe tentarvi, specialmente se proprio non riuscite a resistere all’estetica cyberpunk e magari a quella degli anime un po’ sexy. Voglio dire, c’è già l’ottimo Cloudpunk se volete farvi un giro in una ipotetica città del futuro, senza stare a tirare in ballo Night City. Nonostante il mio scorbutico disappunto, sono comunque contento di vedere che il mercato cinese nel gaming si sta dando da fare e sono sicuro che ci farà vedere delle belle cose in futuro.