Atelier Lulua: The Scion of Arland è il nuovo titolo della serie Atelier, sviluppato dalla software house Gust e pubblicato da Koei Tecmo. Il gioco si inserisce nella trilogia di Arland, fungendo da quarto capitolo a tutti gli effetti (la denominazione in giapponese è infatti Arland no Renkinjutsushi 4) e vi mette nei panni della giovane alchimista Lulua, figlia di (nientepopodimenoche) Rorona.
Abbiamo avuto modo di provare la demo giapponese di Famitsu che ci ha fatto compagnia per qualche ora, vediamo dunque insieme cosa ha da offrire questo JRPG che, come altri titoli del franchise, prova a distaccarsi da un comparto narrativo trito e meccaniche di gameplay vetuste (non sempre riuscendoci, a mio avviso).
Dovuta premessa: si tratta del primo “Atelier” che ho avuto modo di giocare, pertanto non è una serie che conosco come le mie tasche (consta di ben 21 titoli al momento…decisamente troppi da recuperare per me) ma cercherò comunque di darvi una rapida opinione su ciò che ho potuto vedere.

In Atelier Lulua seguirete le vicende della giovane Elmerulia Frixell (anche lei si rende conto dell’assurdità del suo nome e si fa chiamare Lulua), figlia della grande alchimista Rorona (proveniente da Atelier Rorona, primo episodio del ciclo di Arland). Ben poco tempo è speso a fornire una backstory o dettagli pregressi per farvi capire di che cosa si parli, quindi o avete giocato i titoli precedenti o vi lanciate nel buio sperando di riuscire a capire qualcosa (come ho fatto io, con buoni risultati direi).

I personaggi introdotti nella demo sono Lulua, la sua amica d’infanzia Eva Armster, l’alchimista Piana (la bambina che viene salvata in Atelier Totori) e Christoph Aurel Arland, spadaccino dal nome importante (figlio di Ludwig Giovanni Arland, per chi ha giocato Rorona e Meruru). Un cast destinato a espandersi e che ruota attorno a Lulua e il misterioso Alchemist Riddle, un testo enigmatico che apparentemente solo la giovane è in grado di leggere e che procedendo nelle avventure svelerà ricette, segreti e dettagli sull’intera Arland.
Inizialmente, però, il gioco vi fa capire subito che vivete in un villaggetto sperduto e dimenticato da dio, Arklys, dove però le persone vivono in modo tranquillo e felice, una gaiezza e spensieratezza che traspare in modo fin troppo eccessivo dai dialoghi dei personaggi con risatine fastidiose e battute che solo saltuariamente strappano un sorriso a denti stretti.
C’è anche da dire che la storia in questi giochi si evolve in modo costante portando anche a rivelazioni e colpi di scena inaspettati, e il focus resta forte sulle interazioni coi personaggi che colorano le terre di Arland, non è esclusa quindi la possibilità di un’inversione di tendenza procedendo nel gioco (per questo, però, dovrete attendere la nostra recensione completa!).
Tralasciando questo piccolo incipit dove i battibecchi lasciano spazio a roteazioni di bulbi oculari verso l’alto, si inizia subito a dedicarsi a ciò per cui il gioco è stato concepito: all’alchimia.

Da questo punto di vista si tratta di un sistema ingegnoso, ben studiato e anche divertente. Con il vostro party, costituito da Lulua and friends (alchimisti, ragazzine che portano cannoni/bazooka sulle spalle et similia), girerete per delle aree popolate da mostri (in pieno stile RPG) e materiali alchemici. La maggior parte degli alberi, cespugli, pietre, anfratti, brillerà di vita propria, segnalandovi la presenza di oggetti che potrete raccogliere.

Gli oggetti che troverete, però, non sono tutti uguali e, seppure finite col trovare due pietre apparentemente simili, che appartengono alla stessa categoria, presenteranno comunque caratteristiche individuali diverse. Queste durante la sessione alchemica possono garantire l’aggiunta di bonus/malus differenti all’oggetto che ne risulterà, costringendovi perciò a scegliere con cura e realizzare strumenti adatti ai vostri scopi.


La parola d’ordine del gioco, quindi, piuttosto che “combattere” è “raccogliere”, fate largo all’agricoltore/geologo che è in voi e arraffate tutto ciò che trovate sul vostro cammino, non si sa mai cosa potrete tirarne fuori quando farete ritorno al vostro “Atelier”, base in cui potrete dedicarvi all’alchimia rovesciando le peggio schifezze nel calderone da strega pazza di Lulua.
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Scelta ricetta -
Scelta ingredienti -
Oggetto creato
Creerete in questo modo pozioni per curarvi, bombe da usare in battaglia ma anche oggetti utili al progredire della storia, come una canna da pesca (penso che il minigioco della pesca sia ormai la cosa più odiosa che possa essere inserita in un gioco…no, davvero).
Spazio al combattimento: questo viene iniziato non appena vi avvicinate abbastanza a uno dei nemici che incontrate durante l’esplorazione. La battaglia si svolge in realtà come un classico RPG a turni, in alto avrete una barra che vi illustrerà i turni vostri e dei nemici e ogni personaggio avrà a disposizione diverse opzioni: Attacco, Skill, Difesa e Fuga, mentre gli alchimisti nel party potranno usufruire anche del comando Oggetti, sfruttando in tal modo i prodotti della loro fatica alchemica.

Tutto sommato un sistema molto basilare che tenta però il colpo di coda con il sistema “Interrupt”, altra esclusiva dei personaggi che si fregiano del titolo di alchimisti. Si, il nome non è il massimo, però descrive immediatamente ciò che il comando fa: interrompe il turno del vostro alleato. Equipaggiando un alchimista nella squadra con uno degli oggetti d’attacco (di quelli realizzati durante la fase alchemica) potrete interrompere il turno di un vostro alleato e far partire un attacco ai nemici. Non potrete farlo in qualsiasi momento ma dovrete attendere che la barra dell’Interrupt (visibile nella zona in basso a destra dello schermo) sia completamente carica.

La demo non dà la possibilità di vedere un combattimento più strutturato con questa meccanica a causa della sua brevità ma è possibile presumere che ricopra un ruolo essenziale nell’abbattimento di determinati nemici, combinando gli Interrupt dei diversi alchimisti in squadra.

Da ciò che ho avuto modo di vedere, il combattimento non richiede una strategia sopraffina ed è possibile cavarsela anche in situazioni avverse preparandosi a dovere prima di affrontare un dungeon. In Atelier Lulua dovrete sempre essere sicuri di aver realizzato tutti gli oggetti di cui avete bisogno e se non volete trovarti in guai seri dovrete essere certi di averli con voi, poiché lo spazio per il trasporto è limitato.

Il comparto grafico è indubbiamente datato con texture che ricordano l’era Playstation 3, ma almeno il character design è curato, restituendo quindi un’esperienza tutto sommato gradevole, con colori pastello rilassanti. Non è questo ciò che dà fastidio, no, quello che fa incazzare sono i cali di framerate su console Nintendo Switch sia in modalità portatile sia in modalità docked. Dei cali casuali che sembrano legati a una cattiva ottimizzazione sull’ibrida di Nintendo. Non c’è scusa che regga per non garantire almeno i 30 fps saldi con questo motore grafico.

Il comparto audio è invece ben realizzato e le musiche non sono particolarmente fastidiose da spingervi ad abbassare il volume dopo la prima mezz’ora di gioco, è meglio precisarlo perché nei titoli con un budget contenuto, è una cosa che capita spesso e volentieri.

Tirando le somme, Atelier Lulua ha delle buone premesse, una storia che potenzialmente potrebbe rivelarsi intrigante (ma purtroppo, ancora non lo sappiamo), un battle system che ha qualche guizzo di originalità e un sistema alchemico divertente e in grado di supportare l’avventura senza venire a noia dopo poche ore grazie a una varietà di ingredienti notevole.
Staremo a vedere se tutti gli elementi riusciranno a intrecciarsi al meglio nel gioco completo che ricordiamo è previsto per console Playstation 4 e Nintendo Switch, in uscita il prossimo 24 maggio.