Neptunia: Sisters VS Sisters è l’action RPG di Compile Heart e Idea Factory ambientanto nel mondo di Gamindustri, pubblicato lo scorso 24 gennaio su PC tramite la piattaforma Steam, PlayStation 4 e PlayStation 5.
Provato su PC
![]() ![]() ![]() |
Ritorno a Gamindustri
La serie Neptunia, di cui abbiamo recensito parte dei titoli spin-off più recenti come Super Neptunia RPG e Neptunia Shooter, è uno dei veri e propri marchi di fabbrica di Compile Heart e Idea Factory. Chi non avesse mai incrociato i titoli del franchise sulla propria strada videoludica, deve sapere che il setting condiviso dai capitoli principali e gli spin-off è il mondo di Gamindustri, una sorta di universo costituito da nazioni governate da altrettante divinità.
Le nazioni sono liberamente ispirate ai grandi produttori di console del mondo reale, pertanto troviamo Planeptune (che rappresenterebbe SEGA), Lastation (Sony e la sua PlayStation), Lowee (Nintendo e la console Wii) e Leanbox (Microsoft e le sue Xbox) tra le principali. Le protagoniste dei giochi sono le divinità a capo di queste nazioni, tuttavia in questo Neptunia: Sisters VS Sisters c’è un cambio generazionale, con le controparti più giovani delle divinità della serie principale (Hyperdimension Neptunia).
Il gioco prende il via in medias res, con un evento catastrofico che sconvolge il mondo di Gamindustri con la conseguente scomparsa di Neptune, toccherà quindi alla più giovane sorella, Nepgear, aiutata dalle altre divinità, scoprire cosa affligge le popolazioni di questo universo. Ben presto diventa evidente come la causa di tutto sia un fenomeno chiamato Trendi Outbreak. Questo ha causato la comparsa di mostri che minacciano il mondo, un fenomeno che curiosamente ha iniziato a manifestarsi sempre più con la simultanea apparizione dei misteriosi rPhone.
Una lotta, quella delle divinità, contro lo strapotere degli smartphone, se vogliamo un parallelismo con gli eventi reali che in passato hanno avuto un forte impatto sul mondo del gaming, una sorta di meta-narrazione che non dispiace e che anzi, di tanto in tanto presenta qualche spunto interessante. Uno dei punti forti del franchise, d’altronde, è proprio la sua capacità di non prendersi sul serio e rompere spesso e volentieri la quarta parete.
Come un castello di carte
Anche la costruzione dei personaggi è sempre stato un punto a favore della serie, poiché le interazioni tra le protagoniste sono dettagliate e verbose, piacevoli anche da leggere come intermezzo tra le sessioni di gameplay, tuttavia è proprio su quest’ultimo che si rivela necessario spendere qualche parola in più. Rispetto alla serie principale, Neptunia: Sisters VS Sisters, non adotta apparentemente un sistema a turni ma bensì gli scontri si svolgono con un approccio action. Apparentemente, perché definirlo “action” sarebbe un disservizio nei confronti dei tanti titoli che possono rientrare in questa categoria.
Il party è composto da tre divinità a scelta del giocatore tra quelle disponibili nelle varie sezioni di storia e, sebbene sia possibile impartire comandi diretti solo a una di queste per volta, il gioco si costruisce sul passaggio continuo dall’una all’altra durante l’esecuzione delle combo per prolungare hitstun dei nemici e aumentare i danni. Banalmente, basta premere lo stesso comando d’attacco per almeno tre volte per poter passare a un’altra divinità e ripetere costantemente la stessa procedura.
Inizialmente potrebbe sembrare un sistema semplice, intuitivo e anche divertente, con una discreta varietà di skill che è possibile sbloccare e impostare dal menu per delle stringhe creative. Tuttavia, diventa ben presto un orpello inutile quando si realizza che la difficoltà è tarata inverosimilmente verso il basso, con un grado di sfida inesistente e un’incentivo alla personalizzazione tendente allo zero.
A peggiorare il quadro già traballante si inserisce anche la sensazione di procedere ugualmente per turni e non in tempo reale. Alla pressione dei comandi si entra in una stringa guidata dove l’animazione non può essere cancellata, cosa che rende alquanto inutile il tasto di parata/schivata che, per essere funzionale, deve essere premuto da solo, non potendo essere inserito in alcuna stringa. Ben lungi quindi dall’approccio degli action RPG moderni, disincentivando il giocatore a eseguire azioni che non siano ripetitive.
Piccola àncora di salvezza dal baratro dell’oblio è rappresentata dalla trasformazione delle eroine nella loro versione potenziata, eseguibile quando la barra laterale è piena. Un breve attimo di diversità entra a far parte del loop di gioco, risvegliandovi dal torpore in cui siete caduti dopo la continua ripetizione degli stessi tasti, ancora e ancora. Un fugace attimo, però, dal momento che questa dura davvero pochi secondi.
Un mondo fotocopiato
Va bene, il sistema action non è dei migliori, ma sarebbe anche passabile qualora vi fossero dei guizzi di genio nel level design e nella varietà delle aree. Sapete già dove sto andando a parare, vero? Ordunque, senza perder troppo tempo tagliamo la testa al toro: il gioco presenta quattro aree tematiche ovvero foreste, caverne, mondo virtuale e l’area finale (parliamo di un gioco che vi richiederà almeno 20 ore per essere portato a termine).
I dungeon non solo sembrano visivamente tutti uguali, ma lo sono anche nella costruzione, con le stesse aree, lo stesso posizionamento di oggetti e la stessa identica distribuzione dei nemici. Più volte durante il giocato è capitato di avere attimi di confusione dati da questa sovrapposizione aggressiva. Non si può veramente copiare e incollare gli stessi dungeon per tutto il gioco e sperare che il giocatore non si accorga che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nell’approccio alla creazione del titolo.
Come è facile immaginare, nemmeno la quantità di mostri è sufficiente a garantire un po’ di varietà e ci si ritrova, dungeon dopo dungeon, a combattere sempre contro le stesse tipologie ma con palette di colori differenti. Almeno sono simpatici e strappano un sorriso, come il mostro meme ricorrente del franchise, Tokimeki Sisters. Purtroppo questo non basta ad allontanare lo spettro della ripetitività che, già dopo qualche ora, inizia a gravare pesantemente sull’animo del giocatore.
A nulla valgono le side quest ottenibili tramite la parodia di Twitter, Chirper, accessibile non appena Nepgear metterà le mani su un rPhone, perché anche queste sono nella maggior parte dei casi delle semplici fetch quest e si svolgono negli stessi identici dungeon appena menzionati. Sottoporsi volontariamente a queste attività accessorie significa avere davvero una pazienza smodata.
Qualche punto redenzione?
Infine, prima di chiudere con il nostro verdetto, voglio spezzare una lancia a favore di un elemento incluso nel gioco che, se fosse stato accompagnato da una difficoltà sapientemente calibrata, avrebbe potuto smuovere il proverbiale ago della bilancia. Si tratta del Disc System, ovvero la possibilità di equipaggiare ogni divinità con uno o più dischi intrisi di modificatori che vanno dal semplice bonus di esperienza alla possibilità di tornare indietro nelle stringhe d’attacco e così via.
Questi devono essere sviluppati dal giocatore scegliendo tre elementi: innanzitutto la tipologia di disco (identificati da generi videoludici), poi lo scout che deve svilupparli e infine uno degli oggetti ottenuti durante i dungeon. Al termine di un tempo variabile si ottiene un disco con delle skill specifiche che vanno da comuni a rare. Il sistema è davvero interessante, peccato però che equipaggiarli o meno non vada a impattare significativamente alcunché, rendendolo quindi una buona trovata ma relegata ai margini dell’esperienza.
Neptunia Sisters VS Sisters ha delle buone idee alla base, riesce di tanto in tanto a divertire e trascinare nelle vicende delle divinità di Gamindustri, vero punto forte dell’esperienza, tuttavia il resto è gestito in modo goffo e anacronistico, andando a minare un titolo che, pur partendo da basse aspettative, finisce col deludere.
A chi consigliamo Neptunia Sisters VS Sisters?
Siamo certi che i fan del franchise, che hanno giocato tutti gli altri titoli, potrebbero trovare almeno nella storia e nelle interazioni tra i personaggi un buon motivo per cimentarsi con il gioco. Va anche detto però che proprio questi ultimi dovrebbero prestare particolare attenzione dal momento che il gameplay non è il classico sistema a turni, ma una variante action che lascia perplessi.
Qualche piccolo accorgimento avrebbe potuto rendere l’esperienza almeno sufficiente ma, così come è confezionata, è davvero difficile consigliarne l’acquisto a prezzo pieno.