Hogwarts Legacy – la recensione del Wizarding World

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Hogwarts Legacy è sicuramente uno dei titoli più chiacchierati del momento, ed è stato uno dei più attesi dell’ultimo anno. Sviluppato da Avalanche Software (da non confondere con Avalanche Studios), il titolo Wizarding World realizza i sogni, neanche troppo sopiti, di milioni di fan, portandoli fra le aule e i corridoi della scuola di magia e stregoneria per eccellenza. Hogwarts Legacy è disponibile su PC tramite la piattaforma Steam, su PlayStation 5 e Xbox Series.

Provato su Xbox

PS4
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Passaporta

L’idea di far vivere il mondo potteriano staccandosi dal semplice tie-in atto a ripercorrere la saga creata da J. K. Rowling è sicuramente ottima. Esplorare in libertà quel mondo arcano senza essere imbrigliati da una storia già vissuta, con un cast completamente nuovo, e sentirsi in prima persona partecipi (e in parte artefici) degli eventi narrativi è intrigante, e su tutto svetta ovviamente la possibilità di avere tutta Hogwarts a disposizione.

Non sto qui a parlare troppo dei pretesti narrativi che portano la protagonista a intraprendere l’avventura, basti sapere che il nostro alter-ego (mediamente personalizzabile) è una persona con la portentosa abilità di sfruttare una potente magia sopita da tempo, utilizzabile solo da pochissimi individui. Proprio per questo, inizieremo il nostro percorso accademicopartendo, eccezionalmente, dal quinto anno scolastico. Si tratta di un espediente non pienamente elaborato in termini di scrittura, che serve più che altro a non metterci nei panni di un personaggio in età non troppo acerba, che avrebbe cozzato fortemente con le avventure intraprese dallo stesso.

In generale, Hogwarts Legacy presenta nella maggior parte dei casi una scrittura poco a fuoco, sia a livello di sceneggiatura sia di stesura dei dialoghi, ulteriormente irrigiditi da un Doppiaggio italiano farraginoso. Ci sono esempi virtuosi e buone idee all’interno, favoriti fa un taglio anche più tetro di quanto ci si aspetterebbe ma vengono quasi sempre inficiati da ingenuità di scrittura davvero difficili da ignorare.

Certo è che la storia è un pretesto per darci modo di muoverci dentro e fuori dalla scuola eseguendo incarichi e missioni di varia natura, le fetch quest sono presenti in buona misura e c’è il sorprendente problema nella varietà dei nemici. Un “bestiario” così esiguo in un titolo del genere è pressoché imperdonabile. Si passerà una cospicua parte del proprio tempo a esplorare piccole e grandi zone o risolvere enigmi ambientali, solitamente abbastanza semplici, e il mondo di gioco è costellato di elementi da notare e raccogliere. Chiude il cerchio in sistema di combattimento molto centrato nel taglio dell’opera e abbastanza funzionale, sebbene si potesse cercare una mappatura dei comandi certamente più fluida.

Il grilletto destro ci fa lanciare un incantesimo base che sarà il nostro attacco principale da poter spammare senza problemi e che può esser utilizzato per aprire, chiudere ma soprattutto estendere una combo di Incanti, da legare con le varie magie che apprenderemo. Ci sono tre tipologie di incantesimi associati ad altrettanti colori, i quali sono necessari per rompere le diverse guardie nemiche, obbligando a un briciolo di strategia all’interno degli scontri. Sono ovviamente presenti le maledizioni senza perdono, molto potenti ma con cooldown estremamente esosi e in più c’è la Magia Antica, che permette interazioni speciali e finisher esclusive da utilizzare sugli avversari. Creare la giusta combo può risultare abbastanza appagante a livello di feeling sul pad ma al tempo stesso muoversi fra i vari set non è sempre comodo e sarebbe stato più fluido avere diverse combinazioni di tasti per passare più istintivamente da un set all’altro.

Polisucco

  • hogwarts legacy grifone
  • hogwarts legacy bacchetta
  • hogwarts legacy troll

Il castello di Hogwarts è sicuramente protagonista del titolo di Avalanche, ma lo è davvero?

La scuola di magia e stregoneria è sicuramente ben riprodotta nella sua estetica e si appoggia su un level design che restituisce la labirinticità del luogo, un dedalo di corridoi, torri, sale e sotterranei in cui perdersi è molto semplice. O lo sarebbe se non ci si potesse affidare alla classica scia luminosa in grado di guidarci agevolmente alle nostre mete. O al viaggio veloce. In generale, per quanto l’atmosfera di Hogwarts e del mondo magico sia pregnante a livello acustico ed estetico, ciò che purtroppo manca quasi totalmente è il sentirsi studenti. La struttura open world che ricalca, più o meno fortemente, The Witcher 3 e gli ultimi Assassin’s Creed, impedisce di avere un prodotto che ci metta davvero nella routine scolastica. Risulta, a mio avviso, un forte problema concettuale a livello di design per un gioco che si prefigge di metterti nei panni di un’alunna di Hogwarts.

Un esempio è dato dal fatto che si possa esplorare liberamente il mondo di gioco senza limitazioni dettate dal ciclo giorno/notte per esempio. È teoricamente presente il coprifuoco ma rimane relegato a qualche missione specifica o una manciata di linee di dialogo. Ciò comporta inoltre il fatto che, essendo inoltre le lezioni solo delle quest e non una routine come accade in Persona, nulla ci impedisca di stare fuori dal per intere “settimane”, per poi partecipare alla lezione quando più ci aggrada.

Il problema non è tanto la traballante sospensione dell’incredulità o la dissonanza ludo-narrativa che ne deriva, quanto l’enorme incongruenza a livello di intenti. Non si fa mai la vita di Hogwarts, non si percepisce la quotidianità di uno studente e questo, in un titolo che dovrebbe esattamente restituire la sensazione studentesca, è problematico. Si gira tanto per il mondo esterno, si fa dungeon crawling e puzzle solving, si rimbalza fra un’ala e l’altra del castello per ampliare il proprio arsenale e incedere nella trama. Si vedono anche scorci notevoli e artisticamente il gioco raggiunge picchi ragguardevoli, ma manca sempre qualcosa a livello di coinvolgimento emotivo.

Si ha la sensazione insomma che il gioco sia un “reskin” dei titoli sopra-citati. Un ottimo reskin per certi versi ma nulla di più. Va da sé che per ottenere un risultato diverso e più coerente si sarebbe dovuto fortemente rivedere l’ossatura della produzione e questo avrebbe certamente impedito di creare il blockbuster da gozziliardi di vendite che Hogwarts Legacy ha già dimostrato di essere.

Colei che non deve essere nominata

  • hogwarts legacy sala
  • hogwarts legacy drago

Ok, questo è il paragrafo in cui cito le “bizzarre controversie” attorno al gioco e dico che al netto di tutto io vi devo solo parlare del gioco in sé, che la Rowling non è direttamente coinvolta e che i dev sono fortemente avversi alla sua visione. E invece no.

No, perché sarebbe troppo facile. Perché sarebbe uno scarico di responsabilità anche un po’ bieco. E il mio conflitto il realtà parte già dall’avere recensito il gioco, sarebbe stato meglio non parlarne direttamente? Rifiutare il codice e passare oltre sarebbe stato più corretto? Onestamente non lo so. Può darsi che effettivamente sarebbe stata una soluzione più elegante e coerente. Però il punto è che ormai qui ci siamo. E allora almeno, spendo qualche riga sulla questione.

Dicendo che non c’è proprio nulla di slegato. Che è troppo facile scindere opera e autore in maniera così meccanica e automatica. Perché il punto è che J. K. Rowling è contraria ai diritti delle persone transessuali e da ogni copia venduta guadagnerà la sua percentuale. E parte di quei soldi andrà a corroborare realtà che ledono i diritti di queste persone. Questo è da tenere in conto.

Bisogna tenere in conto che la possibilità di boicottare il gioco sia un mezzo valido per comunicare il proprio dissenso. Tenere in conto che, se acquistiamo il gioco, non siamo necessariamente terf, ma sicuramente siamo complici. Ed è vero che viviamo in una realtà in cui la maggior parte di ciò che acquistiamo è macchiato dal sangue di qualcuno ma è altrettanto vero che se oggi rinunciare ad avere uno smartphone sia effettivamente impresa ardua, non sia sullo stesso piano di rinunciare a un singolo gioco.

A chi consigliamo Hogwarts Legacy?

Alla luce delle vendite massicce di Hogwarts Legacy, il nostro consiglio è probabilmente una goccia nel mare, tuttavia è d’uopo per tutti i lettori che hanno impiegato il proprio prezioso tempo per raggiungere il nostro paragrafo finale. I fan del franchise, da quelli che hanno letto solo i libri, visto solo i film o seguito ogni pezzo di medium del mondo potteriano, sicuramente troveranno nel prodotto un gancio interessante. I videogiocatori più smaliziati tra questi, però, riusciranno a vedere le lacune evidenziate in sede di recensione, elemento che ridurrà in parte la piacevole esperienza con il gioco. Si poteva fare di più? Senza dubbio, ma non solo dal punto di vista dell’immersino, ma anche e soprattutto con una presa di posizione che permettesse a tutti di goderne, anche agli appassionati che non fanno parte della solita, fortunata maggioranza.

One Thought to “Hogwarts Legacy – la recensione del Wizarding World”

  1. Secondo me ti sei perso troppo a parlare in maniera generica del gioco e delle controversie che lo circondano senza mettere in mostra le sue unicità e scendere nei dettagli.
    Per quanto riguarda l’aspetto “vita scolastica”, la verità è che Persona può permettersi quello che fa perché non deve avere cutscene complicatissime in 3D ma può gestire tutta quella parte come una visual novel, questo gioco no, è un AAA. Se metti una visual novel davanti a un giocatore casual si addormenta dopo 20 secondi.
    Un paragone che ha più senso è Bully, ma Rockstar non ha paura di sperimentare e ha il budget per permetterselo, Avalanche ha paletti diversi. HogLeg è un gioco che ha paura di essere noioso e fa di tutto per non mettersi tra te e il gioco. E’ per questo che hai fast travel, transmog e tutte le altre robe quality of life che offre.

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