Wanted: Dead di Soleil e pubblicato da 110 Industries, è uscito il 14 febbraio su PC tramite Steam, Playstation 4/5 e Xbox One/Series X ed è un action in terza persona che si propone come seguito spirituale di Devil’s Third. Già questo potrebbe bastare a stoppare l’entusiasmo di molti giocatori, come Dikembe Mutombo, e in effetti senza girarci troppo intorno, posso dire in tutta onestà che Wanted Dead è un insieme di idee (potenzialmente buone) ma distante anni luce dalla qualità. Ma esploriamo in dettaglio tutti gli elementi che compongono il titolo nella nostra recensione.
Provato su PC
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Non tutti i giapponesi escono col buco
Wanted Dead… cosa dire di questo titolo? Non si capisce se Soleil voleva intenzionalmente produrre un gioco di bassa qualità, spacciandolo per un buon titolo action attraverso il marketing, oppure semplicemente è andato tutto storto durante la sua produzione. Se c’era anche una minima speranza che questo gioco potesse risultare decente, questa è stata completamente rasa al suolo.
Non è concepibile che questo titolo costi ben 60€, quando sul mercato ci sono action hack’n’slash di più elevata caratura, come ad esempio il recente Hi-Fi Rush di Tango Gameworks, del quale potete leggere qui la recensione. Come Forspoken, purtroppo anche Wanted Dead non vale il suo prezzo.
Il gameplay del gioco, l’unico suo appiglio per salvarsi dall’oblio, cattura solo per il primo livello e mezzo. Spara praticamente tutte le sue cartucce già al secondo e al terzo stage, quando diventa palese che le tipologie di nemici saranno sempre le stesse: quelli che attaccano da lontano e quelli che ci attaccano da vicino, con pattern sempre uguali.
Le combo ridotte all’osso e il sistema free flow abbozzato possono dare qualche soddisfazione nelle prime battute, ma le opzioni si esauriscono in fretta, a fronte di un sistema di skill troppo blando e approssimato per dare anche solo una parvenza di profondità al gameplay. La tattica da adoperare è più o meno sempre la stessa: si effettua un parry sui nemici, si usa la Finisher e così via. Non ci sono combo particolari o strategie con le quali sperimentare, inoltre la katana e la pistola saranno le uniche armi ravvicinate a nostra disposizione, cosa che appiattisce ancor di più l’entusiasmo.
Una critica feroce, sì, ma necessaria
I nostri compagni di squadra sono praticamente inutili, anche sbloccando la loro skill dedicata, non ci daranno alcun aiuto contro i boss o i nemici più potenti. La difficoltà del gioco si attesta su livelli medio-alti anche su Normale, non tanto per un buon design delle boss fight o degli incontri, quanto più per il caos totale e per l’elevato danno arrecato anche dal più fesso dei nemici armato di coltello. Avremo a disposizione tre medikit per ripristinare parte della salute persa, ma una volta messi a tappeto, avremo diritto a un secondo tentativo, dopodiché si ripartirà dall’ultimo checkpoint e saremo costretti a ripetere intere sezioni, rivivendo gli stessi monotoni combattimenti.
I livelli lineari non aiutano, il tutto si riduce ad abbattere una dozzina di nemici tutti uguali, per poi proseguire ad nauseam, fino all’arrivo del boss di fine livello. Scordatevi di poter esplorare lo scenario e trovare particolari segreti, in Wanted Dead non si fa altro che passare da un checkpoint all’altro, senza nessuna sorpresa. I combattimenti con i boss non sono particolarmente esaltanti, in quanto si risolveranno quasi sempre con il parry e con lo spam delle uniche due combo a disposizione.
Ora, Wanted Dead vuole redimere il fallimento di Devil’s Third, adottando un sistema di combattimento ibrido che vede protagonisti anche scontri a fuoco. Il problema è che l’arma di Stone spara praticamente delle caramelle che fanno pochissimo danno, oltretutto il movimento erratico dei nemici rende la mira praticamente impossibile. Molto meglio avvicinarsi e affettarli con la spada. E non provate neanche a raccogliere le armi da fuoco lasciate a terra dai nemici, perché sono inutili e hanno pochissime munizioni. A poco serve anche la possibilità di modificare il mitra d’ordinanza di Stone ai checkpoint, perché resterà comunque un orpello inutile.
Si può quindi dire che una delle meccaniche principali del gioco, ovvero il fuoco dalla distanza, sia completamente inutile e probabilmente non sia neanche stata testata a dovere. L’unico punto buono dei combattimenti e forse dell’intero gioco sono le animazioni delle Finisher, realizzate molto bene seguendo il Gun-Fu alla John Wick. Un peccato però che, una volta viste tutte, non ci sarà più nulla in grado di sorprenderci. Anche l’elemento cyberpunk presente nel design, non viene assolutamente messo in campo: Stone ha un braccio bionico che in termini di gameplay non dà alcun vantaggio visibile, quando invece sarebbe stato molto apprezzato inserire delle meccaniche relative a questo aumento cibernetico.
Karaoke, Ramen e linguaggio dei segni
Se il gameplay, punto di forza del gioco è una delusione, possiamo forse immaginare che il resto si salvi? Ebbene no, perché Wanted Dead è un disastro anche dal punto di vista della trama e di come viene narrata. Fondamentalmente, il gioco è ambientato in una sorta di Hong Kong alternativa, dove la tecnologia ha fatto passi da gigante e l’essere umano è in grado di produrre arti biomeccanici e androidi in stile Philip K. Dick.
La narrazione confusa presenta dialoghi imbarazzanti tra i personaggi, con un doppiaggio di livello decisamente basso. A questi si alternano filmati a bassa risoluzione e cutscene in stile anime, in un mischione assurdo che tenta di riprendere il filone inaugurato da produzioni cinematografiche come Kill Bill ma che in questo caso non ha né capo, né coda.
Le cose peggiorano inoltre, quando tra una missione e l’altra, Wanted Dead ci obbliga a partecipare a minigiochi ritmici, come ad esempio il Karaoke. Però, se siete dei gamer incalliti, probabilmente saprete bene che l’unico personaggio in grado di fare Karaoke e risultare convincente è Kazuma Kiryu, e ci dispiace per gli altri.
Tra i minigiochi, troviamo anche il titolo arcade Space Runaways che, da qualsiasi punto di vista lo si veda, risulta migliore di Wanted Dead, il che porta a farsi più di qualche domanda. Al di là della narrazione inconsistente, la storia di Wanted Dead e i suoi personaggi non sono interessanti, salvo forse per Hannah Stone che ha tutte le carte in regola per il ruolo di protagonista cazzuta. Un peccato però che anche lei sia doppiata male e la sua storyline sia a dir poco confusionale.
Gli altri membri del team sono poco incisivi: Herzog è il cretino di turno, Doc è il depresso e poi c’è Cortez che per qualche motivo è muto, quindi si esprime con il linguaggio dei segni. Non basta la presenza di Stephanie Joosten che dopo aver interpretato Quiet in Metal Gear Solid: Phantom Pain, si trova a vestire i panni di Gunsmith, una tizia appassionata di armi e gatti, animata con una singola espressione facciale.
A tutto questo si aggiungono gli effetti sonori, probabilmente presi da qualche banca di campioni audio gratuiti e messi a loop nella traccia. Fidatevi, non vedrete l’ora di finire il primo livello anche solo per liberarvi dell’incessante rumore dei tuoni.
E cosa dire della presentazione del gioco? I livelli sono piuttosto scarni, nel loro essere completamente lineari non presentano alcuna particolare trovata di design, né tanto meno sono ambientati in luoghi interessanti. Si passa dal museo, al parco, a un locale, tutto completamente derivativo e tra l’altro poco in linea con l’atmosfera cyberpunk del gioco.
Spendo giusto due paroline sulla versione PC che abbiamo provato: il titolo gira molto bene sulla mia configurazione di fascia alta, ma ogni tanto si verifica qualche crash durante il caricamento dei livelli o delle cutscene. Attenzione però, perché altri utenti non sono riusciti ad andare oltre il tutorial, sempre a causa di ripetuti crash che ovviamente minano ancor di più la già deludente esperienza di gioco.
A chi consigliamo Wanted Dead?
Chiaramente, come Devil’s Third, anche Wanted Dead si ritaglierà sicuramente una fetta di appassionati tra quei gamer che amano il trash. Il fatto è che a mio modestissimo parere, il trash bisogna farlo bene, con rispetto e cura, non incollando elementi in modo non consequenziale a un gameplay monotono e poco ispirato.
Ora, sta a voi decidere se spendere 60 € per un prodotto oggettivamente mediocre, solo per godere di qualche breve ora di gameplay ripetitivo o per qualche minigioco forzato e incastrato in una trama narrata nel peggiore dei modi. Il consiglio spassionato a tutti i gamer che hanno un minimo di gusto è quello di starne alla larga, almeno finché non verrà dato in forte sconto. A quel punto, se volete, potrete persino dargli un’occhiata.