Sekiro: Shadows Die Twice – Recensione

 

Sekiro: Shadows Die Twice è l’ultimo titolo From Software, compagnia famosa per la serie Souls e Bloodborne, uscito lo scorso 22 marzo per console Playstation 4, Xbox One e PC.

 

Pro Contro
+ Ambientazione giapponese “sporca” – Elevata difficoltà
+ “Lore” tra il sogno e l’incubo – Niente creazione personaggio
+ Combattimenti spettacolari – Alcune texture datate
+ Sistema stealth ben calibrato  
+ Skill tree ricco di opzioni  
+ Comparto sonoro da applausi  
+ Level design straordinario  
+ Vaste possibilità di esplorazione  
   

Die ninja, die ninja, die!

From Software: casa di sadomasochisti nipponici che ha rivoluzionato il modo di concepire gli action game moderni e causa della scomunica di moltissimi giocatori per eccessive bestemmie.

Per calcolare la difficoltà di un gioco From Software è stato brevettato un ‘bestemmiometro’, una sorta di contenitore tipo ‘Il Signore del Male’ di John Carpenter che si riempie di blasfemia quando il proprio alter ego virtuale muore contro un boss o un nemico particolarmente difficile e ci si vede costretti a ricominciare tutto da capo. Il ‘bestemmiometro’ è stato alimentato dalle scie di vento maligno generate dal lancio del joypad e dai vari pezzi di quelli rotti in preda all’ira funesta.
Iniziando un gioco From Software si inizia a subire una sorta di Sindrome di Stoccolma: prima arriva l’adrenalina, poi il terrore di non potercela fare, poi l’odio profondo e subito dopo l’amore che sconfina nell’idolatria per il nostro carnefice.

Comunque sono sicuro che tutti almeno una volta abbiano augurato al game designer Hidetaka Miyazaki una diarrea fulminante mentre veniva schiacciato da altri passeggeri nella metropolitana di Tokyo.
In Giappone si dice che starnutire improvvisamente equivale al nostro ‘ti fischiano le orecchie’, bé sono sicuro che a questo punto Miyazaki deve aver sternato così tanto dall’aver imparato a respirare da altri pertugi.

Opinione rapida per lettori pigri

Dopo l’ambientazione medioevale dei Dark Souls e quella gotica del lovecraftiano Bloodborne, From Software torna a casa ambientando il titolo in una versione sporca e decadente del Giappone Medioevale. In Sekiro: Shadows Die Twice vestiremo i sudici panni di un ninja depresso e dovremo farci strada attraverso orde di nemici alternando sezioni stealth e combattimento, una strada che porterà ad inevitabili scontri con dei tremendi boss di fine livello.

Con echi del vecchio Tenchu e un pizzico di idee tratte da fumetti come l’Immortale di Hiroaki Samura e dai film di Kurosawa, Sekiro: Shadows Die Twice si conferma l’ennesimo capolavoro della software house nipponica, ma allo stesso tempo non è un titolo per tutti.

Chi conosce e ha finito almeno una volta i titoli di From Software sa a cosa va incontro: ore e ore di adrenalina pura, combattimenti contro potentissimi boss, esplorazione di ambientazioni oniriche e morte. Morte. Morte e ancora morte. Sono morte le volte in cui morirete, vi nutrirete solo di mortedella e le uniche operazioni matematiche che riuscirete a fare saranno le morteplicazioni.

Sekiro si distingue dai suoi predecessori per l’orientamento decisamente più action che cancella l’elemento ruolistico della creazione del personaggio e delle stats tanto care ai fan come il ‘poise’ o la ‘stamina’. Non sarà possibile creare o personalizzare l’aspetto del personaggio e non si troveranno set di armature o spadoni giganti che sembrano usciti dalla mente di Giger. A compensare queste mancanze tanto care ai fan ci pensano lo stealth e il sistema di combattimento completamente rivisto. Potrete infatti sgattaiolare da veri infami alle spalle dei nemici ignari e sgozzarli, oppure utilizzare il vostro rampino ninja per oltrepassarli. Quando si accorgeranno di voi però, non esiteranno ad attaccarvi senza sosta come vuole giustamente la tradizione From Software.

Sebbene Sekiro sia uno shinobi votato ad una vita tra le ombre, dispone comunque di diverse abilità con la katana delle quali potrete usufruire per dissanguare i rabbiosi avversari, insieme ad una serie di armi montate sulla vostro braccio meccanico. I combattimenti hanno subito un evoluzione notevole, diventando più veloci e sostituendo le capriolone da circo con rapide schivate e parate con la spada da eseguire con tempismo perfetto in modo da destabilizzare la guardia di nemici e boss. Quando morirete, potrete decidere di resuscitare per un numero limitato di volte, una volta terminate verrete riportati all’ultimo checkpoint, questa volta rappresentato da un idolo del Buddah.

Il gioco richiede riflessi, pazienza e anche una certa abilità nel memorizzare i vari pattern di attacco, specialmente quando si tratta di affrontare i boss e i mini-boss sparsi per le varie aree del gioco.
Altra meccanica dalla quale From Software sembra voler essersi definitivamente staccata sono i punti esperienza, sostituiti da degli ‘skill point’ investibili per acquistare nuove abilità del ninjutsu e della spada.

L’esplorazione in Sekiro si sviluppa su più piani, specialmente su quello verticale grazie alla possibilità di saltare e arrampicarsi in determinati punti grazie al rampino. Gli scenari sono nello standard From Software: assolutamente spettacolari e non mancano sezioni claustrofobiche all’interno di sotterranei e lugubri castelli o templi, sebbene a volte si trovino alcune texture o dettagli di livello più basso rispetto ad altri.
Il lato lovecraftiano tanto caro a Miyazaki non manca: si respira l’inquietudine di un mondo lasciato a marcire nella sua decadenza, dove gli esseri umani in qualche modo convivono con l’orrore e abbracciano la demenza.

Grande plauso va alla musica in stile tradizionale giapponese in grado di tenere alta l’adrenalina durante i combattimenti e la tensione mentre si sgambetta piano piano alle spalle dei nemici. Gli effetti sonori sono anch’essi di altissimo livello, le voci disperate dei nemici, i loro rantoli di morte e i raccapriccianti versi dei mostri si uniscono ad un doppiaggio magistrale che riesce a infondere quel senso di tristezza unico dei giochi From Software.

Sekiro: Shadows Die Twice è il punto di svolta, l’evoluzione dei giochi d’azione ‘soulslike’ apportata dagli stessi creatori del sottogenere. Per gli appassionati della serie Souls e di Bloodborne sarà un po’ come tornare a casa, ma trovarsela leggermente riarredata. Ci vorrà un po’ ad abituarsi, ma una volta messi a proprio agio apprezzeranno a tal punto la nuova sistemazione dal non voler più tornare a quella vecchia.

Chi invece non ha mai affrontato un titolo simile, ma è stato attratto dall’ambientazione giapponese deve sapere che Sekiro: Shadows Die Twice è un titolo davvero difficile, specialmente negli scontri con i boss. Questi richiedono una pazienza incredibile e in alcuni casi addirittura uno studio di ogni singola mossa e su come contrastarla. Non è un gioco adatto a rilassarsi e se siete particolarmente irritabili dalla difficoltà potreste addirittura volerlo lasciare a metà, magari per colpa di un combattimento con un boss particolarmente ostico. Si, From Software su questo punto ci ha calato veramente una mano pesante che a volte vi schiaccerà la testa sulla terra. Allo stesso tempo però più saranno difficili gli scontri e più ne trarrete grande soddisfazione quando li supererete.

Alla male parata potete sempre sfruttarlo per coniare nuovi insulti nei confronti delle alte sfere celesti o della mamma di Miyazaki.

Vai con la revviù!

Anni e anni di duro allenamento ninja per… questo?!?

GAMEPLAY

Avete presente tutte le cose che avreste voluto fare in Dark Souls e Bloodborne? Ma si dai, tipo arrampicarvi sui palazzi con agilità, nuotare, saltare senza dover premere dieci tasti contemporaneamente e sopratutto utilizzare attacchi oltre ai soliti leggero\pesante\counter?
Ebbene in Sekiro: Shadows Die Twice i vostri sogni più selvaggi che per colpa dei tignosi programmatori di From Software non avete mai potuto realizzare sono stati realizzati.
Se avete giocato ai titoli precedenti della software house nipponica non appena inizierete a controllare il protagonista vi sembrerà di essere passati magicamente da un carrello Ikea riempito di armadi a quadrupla anta Forgstrof, all’hover-skate di Marty McFly.
Potrete correre, saltare ovunque, arrampicarvi sulle pareti e addirittura utilizzare un rampino per poter raggiungere i punti più alti dello scenario. In questa libertà di movimento si vede sia la voglia di From Software di distaccarsi dai loro schemi originali sia un omaggio al grande Tenchu, del quale il gioco doveva essere inizialmente il reboot.

In Sekiro: Shadows Die Twice potrete addirittura nuotare! Nuotare! Finalmente l’acqua non è più un incubo per Miyazaki… non so cosa gli sia successo, forse si è iscritto a un corso di nuoto, forse ha smesso di sbronzarsi tutte le sere o semplicemente ha scoperto i piaceri del sesso. Ignoro quale incubo potessebrappresentare l’acqua per lui o per i suoi colleghi, ma adesso questo elemento finalmente non sarà più letale. Sekiro potrà sguazzare allegramente nella zozza acqua dei fossati dei vari castelli giapponesi, beato lui!

Il salto, il rampino e la possibilità di nuotare aggiungono spazio all’esplorazione non più limitata solo sul piano orizzontale come i vecchi titoli, rendendo lo scenario di gioco molto più allettante e intrigante. Inoltre il titolo risulta molto più veloce, non ci saranno più scale infinite sulle quali il vostro personaggio si arrampicherà con la lentezza e l’insicurezza di un bradipo con l’Alzheimer o punti difficilmente raggiungibili. Sono un fan di From Software da Demon’s Souls, quindi non prendete queste osservazioni come delle critiche verso i vecchi titoli, bensì come un plauso alla voglia di cambiare.

Ecco cosa succede quando provo a cucinare una semplice frittata…

Rikimaru is that you?

La libertà di movimento consente al giocatore di sfruttare il sistema stealth. Grazie ai vari percorsi che potrete trovare con il rampino, potrete cercare di sorprendere un gruppo di nemici, farli fuori uno a uno o semplicemente evitarli cercando scorciatoie o passaggi alternativi. Sarà possibile accoppare un cattivone alle spalle, o balzandogli addosso da un tetto, regalandogli una morte rapida e indolore. Ovviamente però stiamo parlando sempre di From Software, quindi non pensate di poter fare le scimmie pigre ed evitare di combattere! Infatti grazie a un level design di ottimo livello e alla posizione ben studiata dei nemici, sarà davvero ardua non farsi scoprire. Ovviamente una volta dato l’allarme, i cattivi non staranno certo a guardarvi come dei fessi prima di attaccarvi magari uno alla volta, con gentilezza. In meno di una frazione di secondo vi piomberanno addosso come dei pazzi forsennati, neanche avessero visto il diavolo in persona ballare il tip tap con gli zoccoli a ritmo di scoregge. E ovviamente, dato che From Software è per la parità e l’equilibrio, se non state attenti anche il più fesso dei guerrieri ubriaconi può togliervi tutta la barra della vita.

E qui veniamo al punto saliente: Sekiro è difficile, non tanto per il fatto di essere un gioco From Software, quanto per il totale cambio di alcune regole alle quali la software house ci aveva abituati. Scordatevi la possibilità di creare un personaggio tank inamovibile capace di sferrare fendenti urticanti con un’ascia bipenne, in Sekiro è fondamentale il tempismo e il sapere esattamente come reagire a ogni mossa degli avversari.

Avrete a disposizione un attacco semplice e uno caricato, non dovrete preoccuparvi della stamina, quindi potrete menare fendenti come dei forsennati, sebbene questa tattica vi porterà spesso alla disfatta. Il danno che arrecherete sarà davvero limitato, dato che la vostra katana a confronto di quelle di alcuni nemici sembra un grissino al kamut. Per avere la meglio, dovrete approfittare della barra della ‘postura’, posta sotto la vitalità dei nemici. Questa aumenterà ogni volta che un nemico parerà un vostro colpo e una volta arrivata al limite lo lascerà con la guardia scoperta per una violenta e soddisfacente instant kill che potrete eseguire premendo sempre il tasto dell’attacco.

Ma attenzione, perché la maggior parte dei nemici saprà parare i vostri colpi e contrattaccare. A questi dovete rispondere con un deflect che vi permetterà di deviare gli attacchi. Per eseguirlo sarà necessario premere con esatto tempismo il tasto della guardia. Così facendo lascerete scoperti i nemici e aumenterete la loro barra della postura, arrivando più rapidamente all’instant kill.
Ovviamente per equilibrare il tutto, anche Sekiro avrà una sua barra della postura che una volta raggiunto il limite lo lascerà aperto a eventuali attacchi.

Il deflect è una meccanica fondamentale nel gioco che dovrete sfruttare soprattutto per avere la meglio sui boss. Schivare a destra e a sinistra in Sekiro in molti casi non funziona, il gioco promuove uno stile passivo\aggressivo per il quale vi toccherà attaccare e allo stesso tempo memorizzare le mosse degli avversari per poter usare il deflect. Ve l’ho già detto che è difficile no? Oltre al deflect potrete utilizzare due tecniche altrettanto importanti nei combattimenti contro i mini-boss e i boss, dato che questi puzzoni hanno degli attacchi imparabili.
La prima tecnica è il Mikiri Counter che va utilizzato contro gli affondi, la seconda è saltare sulla capoccia dell’avversario per evitare un fendente. Entrambe aumentano tantissimo la barra della postura dell’avversario e lo lasciano aperto per un breve momento del quale dovrete approfittare. Prima che questi attacchi imparabili vengono sferrati, verrete avvisati da un kanji rosso che apparirà sulla testa del nemico così avrete una piccola frazione di secondo nella quale reagire. Ovviamente sta a voi poi capire quale attacco sarà un affondo o un fendente e sfruttare queste due tecniche al meglio.

Nei combattimenti potrete sfruttare anche l’incredibile mobilità di Sekiro, saltando da una parte all’altra per tenere la distanza con il nemico e studiarlo, o magari semplicemente darvela a gambe se venite assaliti in uno spazio aperto. Su alcuni mini-boss potrete anche eseguire attacchi stealth, sempre se riuscite a trovare il giusto passaggio per assalirli alle spalle o dall’alto. Con i boss invece dovete tirare fuori i cojones, perché sarete costretti ad affrontarli sempre faccia a faccia. Tenete comunque conto che i nemici più forti hanno due barre di vitalità, quindi per accopparli ci vorranno due instant kill o attacchi stealth.

Come avrete notato dalle immagini, dai trailer del gioco o dalle altre review sparse per il web, Sekiro dispone di una protesi meccanica. Su questa si potranno installare diverse armi che troverete in giro per il mondo di gioco. Tra queste troviamo un fantastico lancia-shuriken, una lancia, un lanciafiamme e anche dei fuochi d’artificio in grado di distrarre i nemici. Le ‘protesi’ si possono upgradare grazie a dei materiali sbloccando nuovi attacchi che possono tornare molto utili in alcune situazioni, sebbene stia a voi capire quale utilizzare e come. In aggiunta alle protesi, con i punti esperienza si potranno sbloccare anche delle tecniche speciali attive e passive, appartenenti a diverse scuole di spada.
Ci sono diverse abilità sbloccabili che non vi spoilero, davvero utili, inoltre potrete usufruire dell’immancabile pozione curativa e di altri oggetti il quale funzionamento dovrete scoprire sperimentando. Allo stesso modo, la vitalità e la forza di Sekiro si potranno aumentare grazie a degli oggetti strappati dai cadaveri dei nemici più forti e dei cattivoni di fine livello, ma come negli altri giochi From Software, non sarete mai troppo potenti e tutti i nemici saranno comunque una potenziale minaccia.

Mmmh, mi chiedo se abbia la funzione per le vibrazioni…


Amore, ho fatto la permadeath!

E ora veniamo alla questione del permadeath. Come funziona?
Per spiegarlo faccio un rapido accenno alla ‘lore’ del gioco: Sekiro è lo shinobi personale del Divino Erede degli Ashina, un saggio e intelligente ragazzino di nome Kuro. Il sangue di Kuro possiede il potere di rendere immortali e ovviamente il giovane signore ha voluto donarne un po’ al nostro eroe per rendergli la vita un po’ più facile.
Infatti quando Sekiro verrà malamente accoppato (e succederà tantissime volte, ve lo assicuro), avremo la possibilità di farlo risorgere per un numero limitato di volte. In questo modo potrete fingervi morti e uccidere un nemico particolarmente ostico alle spalle, sebbene con i mini-boss e i boss questo trucco non funzioni.
Le ‘vite’ o ‘resurrezioni’ sono mostrate in basso a sinistra dello schermo da dei simboli, una volta attivata la resurrezione esaurirete uno dei simboli e per ricaricarlo dovrete uccidere o eseguire una instant kill su un nemico. Una volta esauriti i tentativi, o se venite affettati come prosciutti mentre i simboli non sono completamente carichi, morirete.
Il risultato è che il vostro papà adottivo giapponese vi prenderà per le orecchie e vi riporterà all’ultimo ‘bonfire’, rappresentato questa volta da un altarino buddista, togliendovi monete e punti abilità.

One tough sunnavagun

Non pensate quindi che la meccanica stealth, quella della resurrezione e l’assenza di stamina vi renderanno la vita più facile. Se sfruttate con pazienza, possono sicuramente darvi un po’ di respiro nelle sezioni di esplorazione e negli scontri, ma non aspettatevi di poter sfuggire da combattimenti all’ultimo sangue con attacco e contrattacco.

Sekiro: Shadows Die Twice a volte raggiunge picchi di difficoltà elevati che possono diventare parecchio frustranti, al punto da farvi desiderare di abbandonare il gioco perché ‘programmato male’ o ‘poco equilibrato’, specialmente se ci giocate con la foga di doverlo finire immediatamente o se iniziate ad avere troppa confidenza delle vostre abilità.
Ho letto che alcuni hanno proposto l’inserimento di una modalità ‘facile’, ma personalmente non sono d’accordo, ne rovinerebbe l’essenza e snaturerebbe l’opera. Il gioco richiede una certa umiltà, un approccio rilassato, lo studio degli avversari e la consapevolezza che morirete.
Io me lo sono giocato con grande tranquillità, evitandolo come la peste dopo il lavoro e avviandolo per qualche ora solo nelle giornate libere dove sono ovviamente più rilassato. In questo modo non solo ho avuto grandi soddisfazioni dopo aver superato una situazione ostica, ma l’esperienza è stata quasi ‘rilassante’, un po’ ‘zen’ se vogliamo.
Certo, prima di arrivare a questo ‘nirvana’ ci sono stati un paio di boss che mi hanno fatto salire la carogna fino ai più remoti e oscuri angoli dello spazio profondo, ma sono serviti a farmi capire che Sekiro non è il tipo di gioco da prendere alla leggera.

Un’altra vittima della rimozione coatta per la pulizia delle strade in centro città…

GRAFICA E SONORO

Diciamoci la verità, la grafica non è mai stata la principale protagonista dei giochi From Software. Chi si avventura in questi frullatori di morte e dolore catartico lo fa per il gameplay e per le atmosfere, non certo per vedere delle texture ultra definite o per sfruttare al massimo le potenzialità del 4K. Il comparto visivo di Sekiro si mantiene sui livelli già visti in Dark Souls 3 e Bloodborne, senza stupire più di tanto. A volte si troveranno persino delle texture o dei props di livello inferiore a tutto il resto, sebbene questa è una pratica molto comune nei titoli giapponesi moderni.

Se a livello tecnico siamo un filo indietro rispetto ad altre produzioni moderne, Sekiro: Shadows Die Twice colpisce per le sue ambientazioni estremamente curate a livello visivo e sopratutto per i personaggi. Osservandoli bene capirete che dietro c’è stata una cura maniacale da artbook, basta vedere gli abiti del protagonista o le espressioni miste tra sorpresa e agonia dei bushi nemici quando vengono finiti da una instant kill. Questo si unisce a delle animazioni incredibilmente fluide e altamente spettacolari che raggiungono il culmine nei boss di fine livello. Ogni fendente e attacco è stato finemente studiato, dalle tecniche del Kendo ad altre decisamente meno ortodosse.
Gli scenari sanno essere evocativi e allo stesso tempo spettacolari, inoltre ognuno di loro si riesce a ‘raccontare’ benissimo da solo. Diciamo che questa volta Miyazaki ha fatto un bel frullatone tra manga come l’Immortale, Lone Wolf and Cub, Basilisk, film storici di Kurosawa e il suo tanto amato Howard Philips Lovecraft, la quale influenza è meno evidente di Bloodborne, ma serpeggia silenziosamente nello sfondo.

Per quanto riguarda il sonoro, che dire? Lavoro magistrale dei doppiatori giapponesi che riescono a dare un tono solenne ai personaggi, ma allo stesso tempo infondendogli una goccia di malessere e spleen. Durante le sessioni di gioco verrete assaliti dalle grida minacciose dei samurai avversari e dai gemiti dementi dei giganti deformi, mentre potrete addirittura sentire il sibilo del sangue che fuoriesce dalla gola di un nemico, unito al suo ultimo rantolo di morte. La musica che contorna il gioco riesce a infondere la giusta carica di adrenalina nei combattimenti contro gruppi di avversari e allo stesso tempo enfatizzare la potenza di un particolare boss. Tutto si accompagna perfettamente al ritmo del gameplay, ai fendenti e alle parate che lo scandiranno e lo condurranno come un’orchestra di ferro e sangue. A quelle poi ci dovete aggiungere le vostre imprecazioni e le urla sacre, insieme al secco tonfo del pad sul pavimento, magari dopo un rimbalzino sul divano.

STORIA

La storia dei giochi From Software è sempre stata convulsa, confusa e votata alla libera interpretazione dei diversi utenti nel web. Sekiro: Shadows Die Twice non è certo da meno, con la sua serie di intrighi e personaggi stravaganti, ognuno dei quali ha una sua storia da raccontare attraverso qualche frase sconnessa o piccoli dettagli nascosti in una stanza, nel suo abbigliamento o addirittura nelle fattezze fisiche. A differenza degli altri titoli dove eravamo abituati a un protagonista silenzioso, il nostro eroe Sekiro parla. Incredibile eh? Dopo anni e anni di personaggi capaci solo di mugugnare come dei tori con la sciatica, finalmente ne abbiamo uno capace di esprimersi. Non che Sekiro sia di molte parole, ma il fatto che abbia una voce rende i dialoghi con alcuni degli NPC molto più dinamici, cosa che permette al gioco di fornirci qualche informazione in più sul mondo e sui vari avvenimenti. Il gioco parte con il classico sapore di Giappone feudale da cappa e spada, ma già dopo le prime fasi di gameplay inizieranno ad apparire nemici grotteschi, personaggi sinistri e tutto il cucuzzaro di animali e bestie orripilanti. La storia all’inizio è molto elementare, ma man mano che andrete avanti e vedrete cose assurde, più inizierete a chiedervi cosa minchia sta succedendo.
In breve: Sekiro è un orfano di guerra adottato dal maestro ninja del decadente clan degli Ashina e cresciuto a sua volta nella sinistra arte dello shinobi. Diventato protettore del giovane Kuro, Erede Divino e possessore del Sangue di Drago, Sekiro dovrà salvarlo dalle grinfie di Genichiro Ashina, generale delle truppe convinto a sfruttare il potere del ragazzo per poter rimettere in piedi il suo clan.

Semplice no? Non voglio fare spoiler altrimenti potrei descrivervi tutta una serie di stramberie e orrori ai quali ho assistito e ai quali ancora non ho trovato una spiegazione. Ma d’altronde anche quando devo pulire il bagno di casa mia ho la stessa identica sensazione.

Peace!

P.S.

Ve l’ho detto che il gioco è difficile?

2 Thoughts to “Sekiro: Shadows Die Twice – Recensione”

  1. Non ho menzionato questa meccanica nella review perché non volevo fare spoiler, la prima volta che mi è successo mi è venuta la classica angoscia da From Software della serie: oddio cos’ho fatto?!?

    Si muore parecchio, specialmente contro alcuni boss davvero devastanti 😀 Però il gioco è equilibrato, quindi basta trovare la giusta strategia e combinarla con dei riflessi da gatto 😀

  2. Marrow

    Ho un hype incredibile per questo gioco, l’unica cosa che mi preoccupa è la meccanica della malattia se si muore troppo spesso, sembra troppo punitiva… spero di non fallire tutte le quest per questo motivo lol

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