Recensione Yohane the Parhelion -Blaze in the Deepblue

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Yohane the Parhelion -Blaze in the Deepblue è l’ultimo prodotto Inti Creates. Si tratta, come da tradizione ormai, di un action 2D a scorrimento, afferente in questo caso al genere metroidvania. Il titolo è disponibile per PC tramite Steam, Nintendo Switch, PlayStation e Xbox a partire dal 16 novembre 2023.

Provato su Nintendo Switch

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Ammetto che, non conoscendo il materiale d’origine di questo titolo, ho dovuto informarmi in merito. Yohane the Parhelion – Blaze in the Deepblue è infatti uno spin-off del progetto Love Live! Shunshine!! Chi non ne avesse mai sentito parlare, come me, potrebbe essere sicuramente destabilizzato da tutto ciò ma, per farla breve e passare subito al gioco, si tratta di una serie di progetti multimediali che includono anime, videogiochi e musica. Il titolo di Inti Creates ha, nello specifico, una vera e propria serie del franchise, chiamata Yohane the Parhelion: Sunshine in the Mirror.

Ma sorge quindi una domanda spontanea: è necessario conoscere questi progetti per poter giocare il titolo? La risposta è non necessariamente. Il punto è che la storia in Blaze in the Deepblue è semplicemente abbozzata. C’è questa idol, Yohane, che si ritrova a dover esplorare questo dungeon sommerso apparso improvvisamente nell’oceano nei pressi della sua città.

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Lo scopo della sua visita è recuperare le amiche disperse all’interno, ognuna di queste in grado di conferire nuove abilità per l’esplorazione del dungeon. Le interazioni di trama e l’evoluzione della storia è ridotta fondamentalmente al minimo. O almeno, in misura sicuramente inferiore agli altri progetti Inti Creates che abbiamo avuto la possibilità di recensire sul nostro portale (tra cui troviamo per esempio Azure Striker Gunvolt 3 e Gal Guardians: Demon Purge).

A incentivare tale approccio è la struttura del gioco stesso, che presenta alcuni frangenti randomici, sebbene limitati a specifiche sezioni del dungeon stesso.

Come già accennato, Blaze in the Deepblue è un metroidvania, presenta quindi la classica struttura con mappa, stanze di salvataggio che fungono anche da punti di teletrasporto e aree esplorabili e rivisitabili quando si acquisiscono determinati poteri. Questo approccio classico è solo leggermente sovvertito da alcune aree che sulla mappa sono presentate come grandi stanze di colore diverso.

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Accedendo a queste ultime bisogna attraversare stanze create in maniera randomica, pertanto non indicate sulla mappa stessa. Onestamente, è poco più di una gimmick e non presenta caratteristiche degne di nota: il fulcro del gioco resta quello dei più classici metroidvania. Questa può essere sia una buona notizia, per i puristi del genere, sia una notizia pessima per chi preferiva un dungeon realizzato in modo completamente casuale. Personalmente, se proprio volete sapere la mia, sono più vicino al primo segmento.

Nulla da eccepire invece sulla presentazione globale del prodotto. Inti Creates è ormai un gruppo consolidato che riesce a lavorare in maniera quasi perfetta su sprite, animazioni e fondali 2D. Infondere a ogni gioco un look specifico non è senz’altro semplice, soprattutto lavorando nell’ambito pixel. Tuttavia, Yohane si distingue nettamente da lavori precedenti come la serie Gunvolt o Grim Guardians, segno di un’attenta pianificazione sia in ambito di pre-produzione sia durante lo sviluppo vero e proprio del gioco.

Ciò che rende interessante Blaze in the Deepblue è la possibilità di personalizzare gli attacchi dell’eroina Yohane. Esplorando il dungeon, uccidendo nemici e aprendo forzieri, si ottengono oggetti per il crafting. Tramite questi potete creare ogni sorta di arma, da balestre ad asce, oppure spade allungabili, archi e pugnali. L’uso delle armi, però, non è infinito ed è legato sostanzialmente alla barra PO. Ogni arma ha un consumo più o meno elevato di PO, ricaricabili solo tramite oggetti oppure al punto di salvataggio.

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Bisogna quindi alternare questi attacchi a quelli di supporto forniti dalle amiche di Yohane. Inizialmente avremo a disposizione solo l’ausilio del lupo Lailaps, il cui attacco non consuma PO ma è decisamente lento e poco “spammabile”. Sconfiggendo i boss e recuperando le amiche della protagonista come Chika e Kanan, il pool di attacchi si amplierà, garantendo così anche una maggiore capacità di esplorazione tramite le loro abilità uniche.

Personalmente, non sono mai stato un grande fan dei sistemi di crafting nei videogiochi, tuttavia la cosa qui è resa intuitiva e immediata, tanto da invitare spesso il giocatore a forgiare nuovo equipaggiamento da testare sul campo. Non appena avrete oggetti a sufficienza per un nuovo pezzo di armatura o arma, apparirà a schermo un punto esclamativo. Basta quindi aprire il menu e iniziare immediatamente il crafting, equipaggiando l’oggetto in base alle proprie esigenze.

Questo semplice ma divertente metroidvania è senz’altro piacevole da affrontare. Non presenta grandi sfide o sezioni eccessivamente complicate, attestandosi quindi sulla classica difficoltà intermedia che è possibile trovare nei titoli Inti Creates. Se Grim Guardians era più simile a un “classicvania”, come lo avevamo definito in fase di recensione, qui siamo più propriamente davanti a un metroidvania.

L’idea di inserire un sistema di crafting e delle stanze generate randomicamente può rappresentare una variazione sul tema intrigante per chi non ne può più della solita struttura. Allo stesso tempo, però, può essere polarizzante per gli utenti a cui non interessa sperimentare. L’aspetto relativo alla storia e alla narrazione sono solo abbozzati, una semplice scusa quindi per inserire i personaggi del franchise. In conclusione, posso sostenere che, considerato il prezzo tutto sommato non eccessivo, può valere l’acquisto per tutti gli amanti di avventure leggere in pixel grafica.

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