Quando il titolo di un gioco o di una collezione è troppo lungo, non si possono inventare titoli scemi per le recensioni. Peccato, me ne farò una ragione e andrò avanti parlandovi della mega Cowabunga Collection di 13 titoli dedicati alle tartarughe più famose al mondo, usciti nei gloriosi anni ’90 per svariate console e sala giochi.
Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection, a cura di Digital Eclipse e pubblicata dall’ormai spettrale Konami non solo è un’occasione per fare un gran tuffo nel passato, ma anche per apprezzare alcuni titoli invecchiati decisamente bene. Ho provato la tartarugosa collezione sulla mia PS4 che è ormai un rudere, ma potete trovare la Collection anche su Switch, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S e PC tramite Steam.
Provato su PlayStation 4
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Zuppa di tartarughe
Se avete letto la nostra recensione di TMNT: Shredder’s Revenge, saprete bene che qui a Denjin Den siamo un po’ attempati, specialmente il sottoscritto. Da vecchio gamer cresciuto tra gli anni 80 e 90, sono stato bombardato di contenuti dedicati alle Tartarughe Ninja che in quel periodo erano il cartone animato più famoso al mondo.
Nate dal fumetto di Kevin Eastman e Peter Laird, le quattro tartarughe mutanti addestrate nel ninjutsu dal ratto Splinter catturavano l’attenzione degli stronzetti come me grazie a personaggi assurdi, ninjutsu approssimato, una New York notturna quasi carpenteriana e ovviamente robot, alieni e qualsiasi altra roba possa deviare le sinapsi di un bambino dell’epoca pre-internet.
Per i nostalgici come il sottoscritto, questa collezione è un vero gioiellino. Al di la dei titoli inclusi, dei quali parlerò in seguito, bisogna elogiare la presentazione di tutta la baracca, con la quale Digital Eclipse può tranquillamente fare scuola su come realizzare una collection di giochi retrò.
La schermata iniziale ci porta nella tana delle tartarughe, dalla quale sarà possibile selezionare vari contenuti. Tra questi troviamo le colonne sonore dei giochi sotto forma di musicassette (sigh, sob, quanti ricordi!) e anche una versione digitale dei manuali originali contenuti nelle custodie.
Il mio cuore si scioglie al ricordo delle cartucce impolverate e dei manuali stropicciati, pieni di bellissime illustrazioni e anche informazioni sulla storia e sui personaggi. Non manca la sezione dedicata agli artwork, dove è possibile notare come Konami ai tempi fosse davvero maniacale nella creazione dei loro giochi. Questo rende la raccolta interessante non solo per i bacucchi come me, ma anche per i gamer più giovani e curiosi che vogliono sapere di più sul loro media preferito e vedere come veniva trattato in un’epoca ormai lontana, ma il quale spirito è ancora vivo.
Turtles in Time
Passiamo ora ai giochi, un viaggio nel passato che parte dal 1989 per arrivare al 1993, anno che sancisce la fine della Turtlemania. La schermata di selezione dei titoli sotto forma di fumetto è una vera chicca, oltre che un tributo alla forma primordiale delle tartarughe. Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Donatello con i relativi amici e nemici, ne hanno viste davvero di tutti i colori durante la loro avventura videoludica, passando da beat’em up a scorrimento, per finire con dei tournament fighters stile Street Fighter. Ecco una lista completa dei titoli
- Teenage Mutant Ninja Turtles (Arcade)
- Teenage Mutant Ninja Turtles (NES)
- Teenage Mutant Ninja Turtles II: The Arcade Game (NES)
- Teenage Mutant Ninja Turtles: Fall of the Foot Clan (Gameboy)
- Teenage Mutant Ninja Turtles: Turtles in Time (Arcade)
- Teenage Mutant Ninja Turtles II: Back from the Sewers (Gameboy)
- Teenage Mutant Ninja Turtles III: The Manhattan Project (NES)
- Teenage Mutant Ninja Turtles IV: Turtles in Time (SNES)
- Teenage Mutant Ninja Turtles: The Hyperstone Heist (Sega Genesis\Mega Drive)
- Teenage Mutant Ninja Turtles III: Radical Rescue (Gameboy)
- Teenage Mutant Ninja Turtles: Tournament Fighters (SNES)
- Teenage Mutant Ninja Turtles: Tournament Fighters (Sega Genesis)
- Teenage Mutant Ninja Turtles: Tournament Fighters (NES)
I due titoli più appetitosi sono ovviamente la versione arcade di Tennage Mutant Ninja Turtles del 1989 e Teenage Mutant Ninja Turtles in versione arcade del 1991 e quella uscita per il glorioso Super Nintendo nel 1992. I titoli in questione sono invecchiati benissimo, specialmente in termini di sonoro e animazioni.
Se ovviamente l’arcade del 1989 ha una pixel art meno dettagliata, Turtles in Time regge benissimo la sfida e per certi versi si rivela superiore anche al più moderno Shredder’s Revenge, almeno per quanto riguarda la varietà di scenari, animazioni e anche per la colonna sonora. Il titolo per SNES viene ancora oggi ritenuto uno dei migliori beat’em up di tutti i tempi, nonché una delle conversioni meglio riuscite da cabinato a console.
A questi giochi, si aggiunge Teenage Mutant Ninja Turtles: The Hyperstone Heist, uscito per Sega Genesis\Megadrive del 1992. Una sorta di mash-up tra Turtles in Time e TMNT Arcade, Hyperstone Heist si distingue per la tipica grafica dai toni più scuri del Megadrive e per animazioni maggiormente dettagliate. Certo, non è avvincente come Turtles in Time, ma vale comunque la pena dargli un’occhiata. Fanno capolino nella collezione anche i due “miracoli” compiuti da Konami, ovvero TMNT II: the Arcade Game e The Manhattan Project per NES.
Il primo fu una sorta di redenzione di Konami che con uno sforzo immane, porta il cabinato arcade sulla console 8-bit di Nintendo. Certo, il comparto tecnico è anni luce lontano, ma il feeling del gameplay è assolutamente azzeccato. Per la prima volta, si poteva finalmente legnare il clan del piede e tutti gli scagnozzi di Shredder in degli scenari a scorrimento, usando la propria tartaruga preferita (nel mio caso, Michelangelo). The Manhattan Project è una sorta di seguito spirituale, meno ispirato, ma comunque valido per l’epoca. D’altronde il catalogo NES era pieno di platform, quindi i beat’em up a scorrimento si compravano ad occhi chiusi.
Come dicevo, le tartarughe ninja si sono fatte pure un bel po’ di platform, come l’infame TMNT per NES, presente ovviamente nella collezione. Tutti i ragazzini possessori di un NES avevano una copia di quel maledetto titolo dalla difficoltà immane. Però insomma, era l’unico gioco delle tartarughe ninja disponibile su console, quindi ce lo si faceva piacere, anche ripetendo all’infinito i primi due o tre livelli.
D’altronde, era possibile selezionare tutte e quattro le tartarughe, anche se l’unico utile era Donatello, perché c’aveva il bastone e poteva uccidere i nemici a distanza. Ma anche con Donatello, nessun bambarozzo ai tempi riuscì a finire quel cacchio di gioco, se non usando il Game Genie e forse neanche con quello.
Cowabunga o bunga bunga?
Continuiamo con i platform, passando ai tre titoli usciti per Gameboy, ovvero Fall of the Foot Clan, Back from the Sewers e Radical Rescue. Non so quanta voglia abbiate di andare dall’oculista, ma i pixel in bianco e nero su uno schermo dai 27’’ in su fanno veramente poco bene alla vista. Si tratta comunque di tre platform canonici dell’era Nintendo, con il terzo che si rivela più avvincente degli altri, nonché quello con una parte tecnica più curata.
L’avventura videoludica della “bit generation” di tartarughe e compagni finisce nel 1993, con i titoli Teenage Mutant Ninja: Tournament Fighters, usciti per SNES, Megadrive e incredibilmente anche per NES. La versione SNES la ricordo ancora con amore, grazie ad un art style più fedele al fumetto originale, con tartarughe più agguerrite e un roster di personaggi decisamente minaccioso, inclusa una cazzutissima versione di Shredder.
Erano gli anni di Street Fighter 2, nei quali c’era una quantità di giochi di lotta assurda, alcuni di altissima qualità come quelli di SNK, altri un po’ meno… specialmente quelli esclusivi per home console. E insomma, il Tournament Fighter per SNES per i suoi tempi poteva anche risultare un titolo valido, ma il tempo non è stato generoso con lui. Non tanto dal punto di vista tecnico, perché la pixel art di personaggi e sfondi è di ottima fattura, quanto più sul versante gameplay, decisamente legnoso.
La versione per Genesis\Megadrive ancora di più, con meccaniche meno rifinite e un cast di personaggi meno interessante. Curiosa la controparte per NES, interessante anche solo dal punto di vista “storico”, perché effettivamente come gioco non è proprio il massimo.
Tredici giochi, sono ben tredici giochi in una singola collezione presentata a regola d’arte. A questo si aggiunge la possibilità di fare partite online con altri giocatori nei titoli Arcade e nei Tournament Fighters, con un netcode di buona fattura. L’opportunità di spaccare di mazzate i nemici e di affrontare i vari scenari con tutte e quattro le tartarughe a schermo è sempre allettante. Fa anche ricordare i tempi dei gloriosi cabinati per quattro giocatori, quando ci si organizzava con gli amici per invadere la sala giochi, oppure si giocava con perfetti sconosciuti, probabilmente contrabbandieri di sigarette, spacciatori o malavitosi.
Tra le altre opzioni disponibili per i giochi Arcade, ci sono anche i trucchi per diventare invincibili, così come il Nightmare Mode che mette ancora più nemici a schermo. Volete altri contenuti? Bè, allora sarete felici di sapere che ben 11 giochi della collezione si possono godere anche nella loro edizione giapponese, per analizzare le differenze con quelle occidentali, sia a livello sonoro, sia per alcune modifiche di stile.
A chi consigliamo Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection?
In conclusione, TMNT: The Cowabunga Collection è una collezione finemente realizzata che in qualche modo stabilisce un nuovo standard su come fare questo genere di operazioni commerciali. Brava Konami per aver dato il progetto in mano a un team capace come quello di Digital Eclipse che ha mostrato di avere il cuore e la passione necessari per riproporre i vecchi titoli delle tartarughe al pubblico. Chiaro, non tutti i giochi presenti sono invecchiati bene, ma la presentazione e la cura valgono davvero il prezzo del biglietto, specialmente se siete appassionati di retrogaming e fan delle tartarughe ninja.