Ys: Memories of Celceta – Recensione

Adol Christin si è barcamenato in una quantità di avventure imbarazzanti, attualmente la serie ha raggiunto infatti l’ottavo capitolo con Lacrimosa of Dana mentre in Giappone è già disponibile il nono, Monstrum Nox, sulla cui versione occidentale Nihon Falcom non si è ancora espressa. Nel frattempo non ci resta dunque che rivistare un capitolo già disponibile per Playstation Vita ma disponibile dalla metà di giugno anche su Playstation 4 in una versione rimasterizzata. Analizziamo dunque proprio Ys: Memories of Celceta, distribuito da Marvelous.

+ Versione rimasterizzata in Full HD e 60 FPS– Storia che ricade nei soliti cliché giapponesi
+ Doppio audio inglese/giapponese, assente nella versione PS Vita
+ Sistema di combattimento sempre solido
+ Colonna sonora di alto livello

Per chi non avesse familiarità con la saga, Ys è uno dei prodotti di successo della software house giapponese Nihon Falcom, al cui nome è legato anche uno dei JRPG più influenti degli ultimi 10 anni, la serie The Legend of Heroes, declinata in numerose saghe ed episodi (se volete saperne di più potete trovare le nostre recensioni di Trails of Cold Steel I e II proprio sul nostro portale).
Se vedendo l’art design un occhio inesperto potrebbe pensare che Ys sia ascrivibile al classico rpg nipponico con personaggi dall’aspetto anime e storie trite e ritrite, a far cambiare subito idea al malcapitato sarà il gameplay, molto frenetico e punitivo, annoverato tra i migliori sistemi mai creati per un ARPG. La formula, però, non è sempre stata la stessa e dopo un inizio che vide protagonista il “bump system”, tipico di Ys I e II, nonché della prima versione di Ys III, ben presto venne lasciato spazio a un’interazione sempre crescente, prima del solo Adol e poi dei comprimari di ogni avventura.

Ys: Memories of Celceta rientra nel trittico moderno composto anche da Ys Seven e Ys VIII: Lacrimosa of Dana, pur trattandosi di una riedizione del quarto capitolo della saga. Eccovi dunque un piccolo pippone storico prima di passare all’analisi vera e propria del gioco.

[INIZIO PIPPONE ESPLICATIVO] Il quarto capitolo di Ys ebbe una storia travagliata, nel 1993 fu infatti pubblicato su console Super Famicom con il nome Ys IV: Mask of the Sun, sotto la supervisione di Nihon Falcom e Tonkin House, tuttavia un capitolo spin-off, anch’esso intitolato Ys IV ma con sottotitolo The Dawn of Ys, fu poi realizzato per PC Engine in collaborazione tra Nihon Falcom e Hudson Soft, portando quindi a una doppia interpretazione di una storia simile ma con sistemi di gioco profondamente differenti. [/FINE PIPPONE ESPLICATIVO]

Per tagliare la testa al toro e riportare la serie su un solo binario prestabilito, Nihon Falcom decise di rivisitare il capitolo, realizzando Ys: Memories of Celceta, pubblicato su Playstation Vita nel 2012, PC nel 2015 e infine PS4 nel 2020.

Sono il signor Adol Christin, risolvo problemi.

Come ormai da tradizione della serie, ogni capitolo si apre con una nuova area, isola o continente in cui il giovane avventuriero Adol Christin si ritrova per ficcare il naso, questa volta però sembra abbia perso la memoria in seguito a un viaggetto d’esplorazione nella foresta Celceta, situata nella penisola Iberian (corrispondente alla reale Spagna). L’incipit non è dei più solidi se consideriamo che ancora una volta ci si appoggia al classico trope della perdita di memoria, riscontrabile in un numero incalcolabile di produzioni nipponiche dai primi degli anni ’90 a oggi. Sarebbe anche il caso, volendo, di virare in nuove e inesplorate direzioni, tuttavia bisogna sottolineare che narrativamente parlando la saga non ha mai proposto qualcosa di innovativo, non ci saremmo certo aspettati niente di più da una riedizione di un gioco apparso per la prima volta ben otto anni fa.

La cittadina che si trova nei pressi della foresta è sotto il controllo dell’impero Romun, tuttavia sembra che nemmeno le forze d’occupazione possano fare molto per mappare la foresta, luogo misterioso e oscuro. Toccherà dunque al caro Adol, assunto dal governatore Griselda, l’arduo compito, sperando nel frattempo di recuperare anche i suoi ricordi.
Chi volesse avvicinarsi per la prima volta a un capitolo della saga Ys non deve preoccuparsi troppo di personaggi, storie e collegamenti tra i giochi poiché ogni episodio è pensato per essere perfettamente fruibile anche standalone. Ciò significa che qualora vogliate saltare sul carro proprio con Ys: Memories of Celceta, sarete liberissimi di farlo senza perdervi pezzi importanti di lore: i personaggi che incontrerete, a parte qualche volto ricorrente come per esempio l’amico di vecchia data di Adol, Dogi, saranno sempre nuovi.

Concentrarsi troppo sulla trama in un Ys sarebbe un peccato capitale poiché si tratta di titoli che splendono soprattutto per il loro gameplay frenetico e Memories of Celceta non fa eccezione, attingendo dal meglio che la saga ha da offrire. Abbandonato ormai da tempo il bump system e il sistema di combattimento primordiale -ma comunque divertente- visto in Oath of Felghana, Ys Origin e Ys VI: Ark of Napishtim, Celceta si inserisce nel nuovo filone che vede la possibilità di selezionare uno tra tre personaggi, tra quelli presenti nel party attivo, al volo.
Niente più scorribande con il solo Adol, dunque, ma un cast nutrito che divide i propri attacchi in tre tipologie: Slash, Piercing e Bludgeon, ognuno efficace o meno a seconda del nemico che si incontra. Strategia principale è quella di attaccare con il pulsante dedicato per accrescere la barra delle skill, che, una volta caricata, può essere consumata con attacchi speciali che consentono il prolungamento delle combo e danni considerevoli. Un mix di semplice utilizzo che consente anche una discreta varietà, i personaggi infatti, salendo di livello, acquisiranno nuove skill sempre più potenti che potranno essere assegnate ai quattro pulsanti principali ed eseguibili in combinazione con la pressione del trigger R1. Dopo aver massacrato un determinato numero di nemici avrete accesso inoltre anche alla tecnica finale, attivabile con R1+L1, dall’animazione diversa per ogni personaggio.

Il trittico che sfrutta questo nuovo sistema consente anche l’uso di una doppia meccanica: Perfect Parry e Perfect Dodge, la prima si attiva parando nel momento preciso in cui si sta per subire il colpo, attivando colpi critici per una manciata di secondi, mentre la schivata perfetta rallenta il tempo per i nemici, dando così una finestra per concatenare quanti più attacchi possibili senza preoccuparsi di eventuali danni.
La difficoltà scalabile, dalla facilissima Easy a quella per veterani Nightmare, permette di affrontare il gioco secondo la propria esperienza e abilità senza ritrovarsi in situazioni particolarmente frustranti, cosa che a onor del vero di rado capita, grazie all’implementazione di oggetti curativi utilizzabili in qualsiasi momento dal menù, anche durante le battaglie più intense.

Per concludere la nostra recensione, non può mancare l’analisi della soundtrack: il gioco è come sempre accompagnato da una colonna sonora giapposhredding, assoli di chitarre elettriche e violini che pompano adrenalina nelle vene nei momenti più concitanti, inframezzate da melodie più calme durante i momenti salienti dell’avventura, insomma un classico del Falcom Sound Team J.D.K. che non si smentisce mai per virtuosismo e capacità di coinvolgimento del giocatore.

A chi consigliamo Ys: Memories of Celceta?

Se per qualche motivo vi siete lasciati sfuggire l’ottimo Ys VIII: Lacrimosa of Dana e siete completamente a digiuno della serie, Memories of Celceta potrebbe rappresentare un ottimo punto di partenza grazie alla sua durata non eccessiva – almeno rispetto all’ottavo capitolo che si presenta come un vero e proprio JRPG dalla trama impegnativa- e un sistema di gioco molto user friendly, con tutorial e testi a schermo che vi spiegheranno le meccaniche in dettaglio. I fan della serie che hanno già giocato il titolo su Playstation Vita, però, troveranno poco più che un frame rate finalmente stabile e una risoluzione adeguata alla potenza di Playstation 4, oltre al doppio audio inglese/giapponese. Aggiunte sì degne di nota ma che potrebbero non essere sufficienti a giustificare un secondo acquisto.

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