Denjin Picks è la rubrica dove vogliamo convincervi a provare quei videogiochi poco fortunati perché brutti, sconosciuti o dimenticati. Noi difendiamo i più deboli e i brutti perché a volte sono belli dentro! (Tante altre volte manco quello)
Dite la verità, lo avete nel backlog da un po’ di tempo, diciamo all’incirca da quanto Epic Games lo ha dato gratuitamente.
Lo avete preso perché la parolina magica, quel ‘gratis‘, ha una fragranza particolare, specialmente per noi gamer abituati ormai a sganciare 60 bananazze a titolo appena uscito. No? Bè il sottoscritto non ha aspettato un secondo e ha magicamente cliccato sul regalo di Epic, facendosi clonare l’identità, d’altronde cosa me ne può fregare se adesso a Chengdu c’è un tizio cinese col mio nome? Difficilmente ci incontreremo e anche se dovesse succedere, ci faremmo una bella birra, a meno che ovviamente non sia uno sgherro delle triadi e voglia affettarmi con una mannaia poco affilata.
Alla sua uscita, Kingdom Come: Deliverance dei Warhorse Games è stato ben accolto dalla critica per via delle tematiche, dell’immersione e dei dettagli storici, ma in parte gambizzato per il solito sciame di bug che sembra affliggere qualsiasi RPG in prima persona. A distanza di ben quattro anni l’esperienza di gioco mi è sembrata abbastanza pulita, a parte qualche glitch creato dai complessi sistemi che regolano il mondo di gioco, le interazioni e i combattimenti.
Il gioco si ambienta nella Boemia del XV secolo, periodo nel quale artigianato, nobiltà e clero vivevano in simbiosi, incollati da un sanguinoso tessuto creato da intrighi politici, guerre e malattie. Ci troveremo nei panni di Henry, il figlio del fabbro di un piccolo paesino di nome Skalitz. La sue toste giornate tra un litro di birra, le pagliacciate dei suoi amici e il sudore della forgia, vengono spazzate via con violenza dall’armata del Re Sigismondo che attacca Skalitz per impadronirsi delle miniere d’argento. E così comincia la nostra avventura, nella quale dovremo ascendere da umili servi a prodi cavalieri. Come? Saremo liberi di sviluppare diverse abilità principali che comprendono l’arte del combattimento, l’arco, il sotterfugio e il dialogo.
Questo RPG medioevale però ha una sua complessità particolare che lo rende unico nel genere. Nulla viene regalato e all’inizio il nostro Henry sarà una vera pippa in tutto: prenderà botte da chiunque e con la spada si rivelerà completamente imbranato. Una doccia di realismo che porta lontano dai moderni RPG dove anche a livello 1 ci si sente dei veri cazzuti. Nonostante all’inizio vi sentirete veramente schiacciati dalla scarsezza di Henry, questo dà un senso di progressione e crescita molto soddisfacente. Non vi aspettate quindi di poter subito sguainare la spada e affrontare nemici in armatura, perché vi faranno a pezzi. Dovrete allenarvi con i giusti maestri e imparare l’arte del combattere, magari per partecipare a qualche torneo cittadino in modo da affinare le abilità.
Il tempo in Kingdom Come: Deliverance è fondamentale, dovrete cercare di scandire bene le giornate in modo da poter affrontare le quest, mangiare, allenarvi nella spada e nell’arco per poi andare a dormire di notte. Se non dormite o mangiate perderete energia e resistenza, con relative reazioni da parte del personaggio che in carenza di sonno inizierà a sbattere le palpebre e sbadigliare. Allo stesso modo, per poter accedere ad alcuni contenuti e riuscire a portare a termine determinate missioni, si dovrà imparare a leggere.
Il nostro protagonista Henry è il figlio di un fabbro, quindi è un rozzo caprone illetterato, ma dopo aver appreso le basi della lettura potrà studiare libri e accrescere delle skill, così come aprire varie opzioni di dialogo. La lettura è ottima per aspettare un personaggio in una determinata quest, impiegando il tempo in modo saggio. Oltretutto, proprio la necessità di dormire dà uno scopo alle varie taverne sparse per la mappa, dove potrete anche rifocillarvi. Insomma, finalmente dormire in un RPG Open World serve a qualcosa, inoltre da quel senso di avventura in più: nei vostri viaggi dovrete fare delle pause per poi ripartire nel cuore della notte, o magari la mattina successiva.
A tal proposito, il mondo di Kingdom Come: Deliverance non è enorme, cosa che da una parte toglie un po’ di mordente all’esplorazione, ma che si rivela una scelta saggia da parte dei Warhorse Games che riescono a rendere ogni cittadina unica e interessante grazie alle varie quest del gioco. Ma proprio qui si nota la bravura del team di Praga: riuscire a rendere interessante un RPG storico, dove ovviamente magia e altre amenità fantasy non sono contemplate.
Per godervi a pieno il titolo però, dovrete sottostare al suo ritmo a volte lento, dove persino il viaggio rapido fa passare il tempo e può farvi incorrere in imboscate o altre trappole da parte dei banditi. Aiuta molto la presentazione grafica del titolo che in alcuni momenti è davvero suggestiva: basta provare a girare di notte in una cittadina o in una foresta con fiaccola alla mano! La varietà delle quest, delle situazioni e della possibilità di affrontarle è decisamente stimolante, specialmente se cercate un RPG moderno dove non tutto si risolve con la violenza. E per accontentare una perversione di alcuni gamer moderni: in questo gioco potrete fallire le quest, e anche malamente.
La storia di Kingdom Come: Deliverance si compone di intrighi politici, amore, violenza, famiglia, amicizia, religione e la divisione tra le varie classi, illustrata con una grande cura per i particolari. Vedrete la miseria nelle fattorie, la sfarzosità nei castelli dei nobili e la sacralità nelle chiese. Notevoli anche i personaggi che nonostante siano un po’ stereotipati, si fanno amare ed apprezzare grazie a dialoghi ben scritti. Chiaro, non tutte le soluzioni della storia principale o delle side-quest funzionano, ma la maggior parte sono di grande effetto, vi troverete a celebrare la messa da sbronzi, infiltrarvi in un monastero, partecipare ad un Sabba di streghe nel cuore della notte e partecipare a sanguinose battaglie.
A proposito dei combattimenti, Kingdom Come: Deliverance impone una certa strategia, specialmente all’inizio, ma diciamo che questo lato del gioco risulta piuttosto grezzo. La volontà di rendere il tutto più realistico è apprezzabile, ma sul combat system forse si poteva osare di più, magari con un pizzico di violenza aggiuntiva. Diciamo che gli scontri possono dare soddisfazioni, specialmente dopo che il buon Henry avrà imparato qualche ‘trucchetto’ con la spada, il problema è che tutte le armi sembrano delle mazze in quanto impattano sul nemico senza lasciare segni, mentre invece sarebbe stato apprezzabile non dico vedere volare qualche testa, ma almeno un po’ di sangue. I combattimenti un filo legnosi non aiutano le grandi battaglie che non arrivano neanche lontanamente ai livelli di caos e immersione di altri titoli simili come Mount and Blade.
Kingdom Come: Deliverance è un gioco fatto col cuore che merita assolutamente un seguito, dove magari i Warhorse Games possono affinare la spada sulla mola per poter creare un gioco ancora più avvincente e immersivo. Sicuramente non è un RPG per tutti, strizza l’occhio proprio agli amanti delle sfide che ragionano fuori dagli schemi classici dei giochi moderni, dove affettare gli avversari è sempre la soluzione migliore.