E se anche gli edifici avessero sentimenti? Buildings have feelings too! è il curioso titolo gestionale con elementi narrativi di Blackstaff Games e distribuito da Merge Games il 22 aprile 2021.
Dove siamo, cosa facciamo, e soprattutto perché siamo qui? Domande importanti, certo, ma viene da chiedersi se siamo gli unici a chiedercelo. E se, ad esempio, anche gli edifici, con le loro storie, avessero una mente, quella sensibilità per porsi certe domande e avere paura, rimorso, agitazione per la propria sorte. Da una premessa sicuramente bizzarra nasce questo titolo gestionale che, nonostante l’originalità, non arriva a… grattare il cielo nell’esecuzione.
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Cogito, ergo subafitto
Corre l’anno 1900: i veloci cambiamenti socio-economici dettano una rapida trasformazione del panorama urbano, l’abbandono di vecchie strutture in cambio di altre più nuove, più ricche, più efficienti e più moderne. Un piccolo hotel non meglio identificato è l’avatar del giocatore che, tra goffe gag e scambi sorprendentemente toccanti, lascia al giocatore l’arduo compito di modernizzare i quartieri di un Regno Unito in rapida evoluzione.
Il piccolo edificio viene inizialmente guidato da altri più grandi attraverso un livello tutorial che accompagna il giocatore a muovere i primi passi. Purtroppo già qui si incontrano i primi problemi, dal momento che la tutorializzazione risulta un po’ confusa e approssimativa.
Le meccaniche di Buildings have feelings too! sono quelle di un gestionale piuttosto semplice, senza troppe pretese ma viene difficile dire ben riuscito. L’area di gioco, realizzata con una piacevolissima veste grafica dal tocco lievemente illustrato, è un lungo corridoio in 2D dove il giocatore può muoversi tra i piccoli quartieri e gli isolati che si andranno a riqualificare.
Ogni area presenta alcuni blocchi di isolati con degli edifici, ognuno con una propria personalità, e lo spazio per costruirne degli altri. Questi andranno poi adibiti a una qualche attività, da palazzine e centri residenziali, pub e cafè, come anche birrifici o produttori tessili. La chiave che dà un elemento puzzle alla questione è che gli edifici hanno una certa influenza in uno specifico raggio attorno a sé, e in questo modo possono aumentare di rango e di valore, creando a catena nuove combinazioni.
Il giocatore deve quindi spostare ripetutamente gli edifici in modo da farli salire di rango e ottenere tre stelle per massimizzare i benefici. Questo può essere un po’ ostico inizialmente, ma consultando attentamente le schede informative e i parametri di ogni attività, con un po’ di trial and error senza dubbio se ne viene a capo. Lo step successivo è però quello che risulta meno riuscito e forse il lato più frustrante.
Le numerose interazioni con gli edifici già presenti, ognuno con la propria abbozzata ma chiara identità, sono il mezzo attraverso il quale si affrontano i vari step di progresso dell’azione, e cioè delle piccole missioni in successione. D’altronde dare nuova vita a una quartiere non è cosa facile, soprattutto se il tutto è calato in un contesto dove non solo le attività sono fondamentali, ma anche le personalità e le simpatie.
Il problema generale è che l’intero gameplay si traduce in una sorta di confuso e poco strategico puzzle game dove si prova a far salire di rango gli edifici per poi spostarli per ottenere il massimo grado di apprezzamento per il quartiere, il tutto attraverso un’interfaccia poco ottimizzata, specie su console dove il tutto risulta fortemente poco responsivo.
A chi consigliamo Buildings Have Feelings Too!?
Buildings have feelings too! è un ottimo esempio di un’idea simpatica e originale sfruttata in modi non ottimali. La presentazione è graziosa, la grafica gradevole, la musica di compagnia, e l’umorismo molto simpatico. L’esecuzione, gioco alla mano, oscilla un po’ troppo spesso verso la frustrazione e in fondo, non risulta spesso divertente, che è forse il crimine maggiore. Detto questo, rimane pur sempre un titolo a prezzo budget con carattere, che ha voluto osare, nonostante i difetti, e che sicuro soddisferà qualche specifico palato.
Idea originale e bizzarra | Gameplay confuso e a tratti frustrante |
Stile grafico gradevole | Prestazioni non eccellenti |
Umorismo qualitativamente soddisfacente |