Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg è l’inatteso soft-remake del primissimo titolo della serie Atelier debuttato nell’ormai lontano 1997, sull’originale PlayStation. Nonostante i numerosi porting e le numerose espansioni, è la prima volta che torna sulla scena sotto forma di completo remake in 3D. Il titolo è ora disponibile per console Sony, Nintendo e PC tramite Steam.
Provato su PC
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Il primo, primissimo TARU!
Dopo il grande successo della trilogia di Atelier Ryza (che ricordiamo abbiamo recensito nella sua interezza sul portale), ci si ferma un istante per guardare alle origini di una delle serie più amate, almeno nella sua nicchia, nel mondo JRPG. Nella città di Salburg, una ragazza frequenta la prestigiosa scuola di alchimia. Tuttavia Marlone, chiamata affettuosamente Marie, è un disastro completo in ogni disciplina. È così che un giorno viene convocata da Ingrid, la sua istruttrice, per aver vinto l’ingrato titolo di essere la peggiore mai iscritta nella scuola. Marie riceve dunque la peculiare missione di lavorare in un laboratorio tutto per sé e di stabilirsi come alchimista durante l’arco di cinque anni, e consegnare un oggetto alchemico di grande valore come prova della sua crescita. Questa punizione, che diremmo come minimo curiosa, è l’inizio dell’avventura e del viaggio di scoperta della giovane Marie.
Nonostante si tratti di un remake, questo prodotto è sorprendentemente fedele all’originale quanto a contenuti. Parlando dunque del primo titolo che ha dato inizio all’ormai nota e ricca saga, i numerosi sistemi che il pubblico ha imparato a conoscere e amare negli anni vengono ritrovati nella loro forma più semplice ed embrionale. Chi ha avuto modo di provare la prima parte della serie, per lo più relegata al mercato giapponese, si troverà assolutamente a casa. Cosa aspettarsi dunque da Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg?
Novità di questa riproposta è la possibilità di selezionare se mantenere o meno l’atavico quanto divisorio limite di tempo. Ovviamente l’esperienza di base è costruita attorno alla gestione del tempo, ma chi soffre di ansia e nervoso può viversi l’avventura senza far ricorso alla medicazione. Il tempo è infatti essenziale, e tutto, ma proprio tutto, consuma una quantità di tempo piuttosto considerevole. Addirittura uscire e rientrare nell’Atelier costa un giorno. Raccogliere un oggetto nelle aree esterne costa un giorno, viaggiare dalla città alle aree circostanti può costare da uno a anche più di dieci giorni. L’alchimia non è da meno. La creazione di oggetti utili all’avventura può bruciare una fetta più che notevole dal calendario.
Come gli altri titoli dell’epoca , è la non linearità degli eventi a essere il fulcro più rivoluzionario del titolo, quanto meno rispetto all’offerta del periodo dell’originale approdo su console. Marie non è praticamente mai obbligata a seguire nessuna quest per se stessa, per la scuola o per i compagni. Al giocatore viene lasciato un incredibile libero arbitrio su cosa, quando e come gestire i diversi ambiti dell’avventura. I compagni, in linea di massima, vanno assoldati a moneta, per arruolarli nella propria squadra, e ognuno di loro, come sempre, possiede una serie di eventi legati alla propria avventura.
Un po’ di pulizia non guasta mai
Ulteriore quality of life di questo remake è l’implementazione di un quaderno di bordo che tiene conto dei numerosi aspetti del progresso di gioco, e permette quanto meno di avere una sorta di bussola, per gestire al meglio il modo di affrontare l’avventura. Una nota importante, però, è che nonostante le numerose piccole migliorie, queste non cambiano quella che è l’essenza di gioco, visibilmente diversa rispetto a quanto il pubblico moderno potrebbe aspettarsi, dopo i titoli di successo sulle console moderne.
Atelier Marie Remake: The Alchemist of Salburg è infatti un titolo un pochino ottuso, relativamente breve e che spinge il giocatore a fare del proprio meglio, senza mai realmente indirizzarlo da nessuna parte. Per questo, per avere un’esperienza completa, o anche solo più complessa e ricca di eventi, ci sarà bisogno di giocarlo più volte, magari sempre più forti delle conoscenze ottenute nel ciclo precedente. Questo, tuttavia, in base al giocatore, può esser vissuto anche una forzatura, seppur mitigato dalla durata decisamente più snella e abbordabile degli altri.
Un piccolo appunto va fatto alla scelta di presentare la grafica di gioco in un puccioso aspetto chibi, che strizza l’occhio all’epoca di uscita, e che probabilmente giustifica alcune ristrettezze di budget, ma che può lasciare un po’ a desiderare dopo gli eventi passi da gigante che lo studio Gust ha fatto negli ultimi anni.
Ora, per discutibile che sia, abbiamo una critica da fare su come è stata gestita la pubblicazione, e nello specifico alla scelta di rilegare il porting ufficiale inedito in occidente, per la prima volta disponibile in lingue diverse dal giapponese all’edizione deluxe del gioco, o come DLC sotto forma di upgrade all’edizione standard, e quindi in nessun modo acquistabile separatamente. È chiaramente comprensibile la scelta, a livello di marketing, ma sarebbe difficile non notare una preferenza di natura capitalistica rispetto a quello che sarebbe potuto essere un gesto anche d’amore nei confronti della fanbase. Così facendo ci si trova praticamente obbligati ad acquistare l’edizione deluxe, e questo non è necessariamente nelle possibilità o anche negli interessi di tutti.
A chi consigliamo Atelier Marie Remake: The Alchimist of Salburg?
Atelier Marie: The Alchemist of Salburg è un remake che in pochi si aspettavano e che permette ai nuovi fan di fare un tuffo nel passato in ciò che è stato l’incipit della serie Atelier. Che fosse necessario, lo lasciamo decidere al grande pubblico. Ciò che è certo, è che si tratta di un’esperienza gradevole, colorita e piacevole, sicuramente senza troppe pretese e che richiede un impegno da parte del giocatore tutto sommato limitato. Questo ne denota una leggerezza che lascia al giocatore una certa libertà di espressione personale e una rigiocabilità relativamente alta. La scelta di vendere il porting dell’originale come esclusiva dell’edizione deluxe lascia un certo amaro in bocca, ma senza dubbio i fan più accaniti non dovrebbero farselo scappare.