Recensione Ninja or Die: Shadow of the Sun

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Un po’ di tempo fa, su queste pagine abbiamo recensito Dandara: Trials of Fear, un interessante platform dove era possibile muoversi solo saltando. Un concept interessante, ripreso dal qui presente Ninja Or Die: Shadow of the Sun dei Nao Games, disponibile su Steam dal 2 agosto. Leggete la nostra balzante recensione per scoprire come se la cava questo zompettante rogue-like!

Provato su PC


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Chi non salta ninja è… o il contrario?

La presentazione grafica di Ninja or Die balza subito agli occhi. Qualche lettore più attempato si ricorderà di Skate or Die, uscito nel lontano 1987. Bè, fate conto che volutamente o meno, Ninja or Die mantiene la stessa palette di colori rancidi partoriti da uno Spectrum deforme nella piana del Leng.

Da una parte questo stile grafico prova a dare al titolo una botta di originalità (sebbene ormai sia abusato da molti developer indie), dall’altra rende tutto confuso, specialmente in un gioco dove il movimento si basa solo e unicamente sui salti. Cercare di seguire l’azione, capire dove sono i nemici e tenere gli occhi sul proprio personaggio è come sottoporre i propri occhi a una sessione di crossfit.

Come spesso si dice nel gaming: “la grafica in un gioco è secondaria”. Va bene, sono d’accordo, però non deve neanche cercare di accecarmi. L’unico altro titolo con il quale posso fare un paragone in termini di presentazione è Post Void di YCYJ Games, ma almeno lì lo stile si sposava bene con il gameplay furibondo.

Lo zompo dello Shinobi

E parlando di gameplay, quello di Ninja or Die: Shadow of the Sun risulta divertente per i primi scenari del gioco, ma purtroppo dopo un po’ tende a diventare estremamente ripetitivo. Saltare da una parte all’altra e uccidere nemici in sequenza può dare un minimo di soddisfazione, ma non basta a tirare avanti un intero titolo. La rapidità degli spostamenti rende difficile capire quando o come si viene colpiti, inoltre i nemici ogni tanto spariranno dietro le pareti della mappa, altre volte saranno difficilmente individuabili a causa della grafica troppo confusa..

Inoltre, in un gioco dove il salto è l’elemento principale, ci si poteva aspettare livelli con una maggiore verticalità, invece ogni schema è una sorta di trappola chiusa con pareti e soffitti che opprimono il nostro ninja salterino, imbottigliandolo. Viene da chiedersi quindi perché puntare sulla meccanica dei salti, quando un platforming normale avrebbe funzionato meglio all’interno di questo tipo di livello.

C’è anche un altro problema: la ripetizione ad nauseam dei livelli. Non c’è alcuna differenza tra il primo scenario e gli altri, vi troverete a fare sempre ed unicamente la stessa cosa: saltare da un muro all’altro nella speranza di trovare subito l’uscita. C’è qualche trovata interessante, come il combattimento contro un boss dove, senza preavviso, ci ritroveremo a cavallo di un bue armato di lanciafiamme.

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Ninja or Die prova punta, purtroppo, eccessivamente sul suo risultare bizzarro più che sull’essere divertente o quantomeno interessante. La possibilità di sbloccare altri personaggi oltre al ninja aggiunge un filo di varietà al gameplay (ad esempio la Geisha può sparare onde soniche) che però rimane sempre radicato in una serie di salti da spammare senza pietà.

I pochi elementi validi del titolo vengono sepolti da una valanga di mappe tutte uguali con nemici che, oltre a ripetersi, non pongono una vera e propria minaccia per il giocatore. Contando che durante il salto saremo praticamente invincibili e che per i livelli troveremo maree di oggetti curativi e utili gadget, Ninja or Die nelle prime battute si rivela un gioco con un livello di sfida abbastanza basso. Ma attenzione però, perché si tratta pur sempre di un roguelike, quindi una volta morti sarà necessario ripartire dall’inizio. Il problema è capire se si ha voglia di riaffrontare tutta la serie di livelli uguali e boss fight poco ispirate. 

A chi consigliamo Ninja Or Die: Shadow of the Sun?

Che dire? Ninja or Die: Shadow of the Sun non riesce a sfruttare a pieno la sua unica meccanica interessante, sacrificandola in una serie di livelli poco ispirati. Cosa rimane quindi della prima fatica di Nao Games? Una pixel grafica acida unita al folklore giapponese e niente più. Lo posso consigliare solo a chi davvero non può fare a meno di lanciarsi nell’ennesimo roguelike o a chi ha almeno parente oculista. Un punto a favore del gioco è che ha un prezzo decisamente contenuto, che potrebbe spingere alcuni dei più coraggiosi a dargli una chance.

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