Red Hook Studio torna con il seguito di un titolo che è diventato un instant-cult, grazie anche – se non soprattutto – per l’attenzione virale riscossa su Twitch: parliamo di Darkest Dungeon 2. Il roguelike di Chris Bourassa e Tyler Sigman è riuscito a fare breccia grazie a un estro artistico di primo livello, che strizza l’occhio ai lavori di Mike Mignola, un setting dark ferocemente grottesco e una forte componente sadica nei confronti del giocatore.
Sarebbe stato abbastanza facile, e anche abbastanza prevedibile invero, che il suo diretto successore ricalcasse pedissequamente la formula vincente del primo capitolo. Darkest Dungeon 2 invece prende altre strade, non scardina la sua essenza ma la mette in discussione, la declina in maniera differente, riuscendo a seguire il fil rouge del gioco precedente trovando al tempo stessa una sua dimensione ben precisa. Il risultato è un prodotto sicuramente valido, con varie frecce al suo arco ma che probabilmente sarà costretto a subire l’ingombrante peso del primo capitolo, finendo per restarne schiacciato o anche solo adombrato.
Provato su PC
Cosa ci resta
Rileggendo l’anteprima che ho scritto qualche mese addietro, mi sono ritrovato a pensare quanto sia cambiato in questi mesi, quanto il gioco si sia evoluto, affinato, impreziosito. E soprattutto cosa mi resta di più di questa seconda venuta di Darkest Dungeon.
La risposta è meno diretta di quanto sembri e, onestamente, ancora oggi sono abbastanza combattuto su Darkest Dungeon 2. Da una parte ci sono elementi estremamente convincenti, sui quali per me spicca l’accento sulle storie dei protagonisti del gioco. Ogni classe può infatti rivivere il proprio passato attraverso una serie di snodi narrativi e ludici che portano a scoprire come siano arrivati a essere ciò che sono. Le storie sono tormentate, cupe, malate e gli scontri unici che ne fanno parte risultano brillanti nella loro semplicità. Si tratta infatti di piccoli enigmi costruiti intorno al battle system, quasi tutti risultano ben ideati e spezzano piacevolmente il ritmo di gioco.
È forse la novità più convincente del pacchetto, seppur di modesto impatto, e in generale comunque, non mi trovo d’accordo sul porre l’analisi del titolo su quanto e come si differenzi dal primo capitolo. Alcune cose cambiano, sul piano quality of life soprattutto, e della progressione. Altre restano e altre ancora mutano. Resta sempre un gioco di rischio e guadagno, nelle prime fasi ci sembrerà forse anche più ostile rispetto al primo capitolo, la spirale verso il disastro scorre repentina del resto e arrivare prematuramente a un game over è cosa da poco.
Potenziamento permanente
Detto questo, il gioco ci premia anche con un sistema che permette di potenziare permanentemente alcuni aspetti delle varie classi di gioco o di altri elementi utili nell’incedere. Vedere i primi frutti di questo sistema però richiede tempo e dedizione facendo sì che la fase iniziale di Darkest Dungeon 2 sia in ripida salita. Questo parere potrebbe essere anche un po’ viziato dal fatto che, avendo partecipato al’early access e giocato ogni aggiornamento, il continuo reset dell’esperienza (che ha salvato solo i progressi svolti nella scoperta del passato dei personaggi e relativi bonus ottenuti) ha decisamente minato il senso di progressione.
In generale, ci si può sentire un po’ spaesati in Darkest Dungeon 2, ma solo se si resta ancorati al primo capitolo, il cui fascino resta immutato e infatti resta un prodotto validissimo ancora oggi. Non bisogna quindi intendere che ora ceda il passo al suo successore, ma può essere visto – forse – come un prodotto parallelo, con pregi e difetti differenti.
A chi consigliamo Darkest Dungeon 2?
Paradossalmente, non è detto che Darkest Dungeon 2 possa fare la felicità degli accaniti sostenitori del primo capitolo. Differisce in molte cose e in parte perde l’appeal proprio del suo predecessore. Al tempo stesso offre però molti motivi per essere giocato, su tutti, un coinvolgimento narrativo più efficace e un senso del “party” più solido.
Darkest Dungeon 2 sboccia davvero una volta preso il controllo di tutte le classi e relative abilità, per poter sperimentare al meglio tutti i pregi di un combat system eccellente e rifinito. Il suo difetto più grave si nasconde forse in un’eccessiva reiterazione, che soprattutto nelle fasi iniziali penalizza l’esperienza, ma chiunque riuscirà ad andare oltre, sarà ben ripagato.