Red Death – Recensione

Red Death è l’ultimo shoot ‘em up pubblicato da Eastasiasoft e sviluppato da Panda Indie Studio. Il gioco è già disponibile dal 2017 su PC/Steam ma è arrivato solo recentemente su Nintendo Switch, Playstation 4 e Xbox One a un prezzo nazional popolare che potrebbe interessare gli appassionati.

ProContro
+ Stile visivo originale– Modalità Arcade bloccata all’inizio
+ Veloce e difficile…– …forse un po’ troppo per chi non gioca shmup

Gli amanti degli shoot ‘em up in questa nuova epoca d’oro non possono proprio lamentarsi di nulla. Non solo le produzioni indie sono numerose e diversificate, da giochi più semplici fino a quelli talmente complessi da condurre alla pazzia, ma assistiamo a un ripescaggio di classici del passato in collection strabilianti come le recenti Psikyo Alpha e Bravo -che vi ricordiamo abbiamo recensito per voi e potete trovare sul nostro portale-.

Nyarlathotep vuole il tuo sangue

Ad aggiungersi al mercato arriva su console questo Red Death di Panda Indie Studio, una produzione che tenta di mescolare orrori extradimensionali à la Lovecraft con il genere sci-fi, producendo uno shmup dal sapore interessante ma che non riesce a sfondare in modo convincente.

Partiamo quindi subito da uno dei suoi maggiori pregi: l’art design. I colori a schermo sono sulle tonalità di rosso, verde e nero, creando dei contrasti che ben si sposano con il tema prescelto. Il verde, d’altronde, è proprio il colore principe delle spore, muffe e grandi antichi del buon vecchio visionario di Providence mentre il rosso gli si oppone come colore del fuoco, della vita e dei proiettili, il tutto immerso nel nero siderale che fa dà cornice alle battaglie del personaggio che controllerete, dedito alla salvezza del pianeta dall’invasione di divinità extraterrestri.

Tale mix cromatico, sebbene straniante a prima vista, riesce a dare personalità al gioco che risulterebbe, senza questa attenzione, come un classico shoot ‘em up vecchio stile che non ha molto altro da offrire.

Passando al gameplay, riscontriamo il vero punto debole del titolo che non riesce a distinguersi in modo altrettanto brillante. L’astronave ha tre tipi di sparo che possono essere modificati solo ottenendo dei powerup con lettere dai nemici. Quindi P, per i colpi normali che non vi porteranno da nessuna parte, L per il laser micidiale e infine M per i missili. Prendere due powerup della stessa lettera potenzierà al massimo l’arma scelta, limite che potrà essere superato per un breve periodo solo quando la barra Overdrive sarà piena, scatenando per alcuni secondi attacchi potenziati contro i nemici.

Tale barra, che va a sostituire la meccanica delle “bombe che cancellano i proiettili a schermo”, si riempie molto lentamente, con i piccoli oggetti lasciati dai nemici quando esplodono in mille coriandoli rosso sangue. Attenzione però, poiché perdere una vita comporterà l’azzeramento della tanto sudata barra.

Sebbene le vite siano generosamente rilasciate dai nemici, perdere anche una sola volta significa ritrovarsi con lo sparo classico, la barra della special azzerata e quindi di conseguenza impreparati per le minacce che il gioco vi lancerà contro. A quel punto sarà una lenta agonia finché non avrete perso tutte le vite e vi ritroverete con la schermata di Game Over, costretti a ricominciare tutto da capo.

Gli appassionati di shoot ‘em up sanno che tali situazioni sono un classico per questi giochi e l’unica frase che si deve imprimere bene nella memoria è “git gud”. Tuttavia, bisogna anche ricordare che siamo nel 2020 e che esistono shoot ‘em up molto user friendly che permettono di modificare le impostazioni di gioco, aggiungendo vite e continue infiniti per portare a termine tutti i livelli e allenarsi al meglio per superarli senza mai perdere, riuscendo nelle classiche “1cc run”. Proporre una sfida così ardua, senza dare ai giocatori il controllo di modificare l’esperienza secondo le proprie esigenze, può portare rapidamente a stancarsi, soprattutto se stiamo parlando di un gioco dalle meccaniche relativamente semplici con livelli di complessità praticamente inesistenti.

A concludere il quadro abbiamo una modalità “Storia”, dove vi verrà spiegata un po’ la situazione che state affrontando attraverso brevi dialoghi, e una “Arcade”, bloccata però fintanto che non avrete completato la prima.

A chi consigliamo Red Death?

Sul mercato e in particolare su Nintendo Switch è possibile trovare talmente tanti shoot ‘em up che non consigliamo di iniziare da Red Death, soprattutto se siete neofiti del genere e dovete farvi un po’ le ossa con prodotti classici. Il livello di difficoltà è elevato e richiede una grande pazienza per imparare i pattern, è necessario dunque un atteggiamento specifico per affrontare questo gioco al meglio.

Come sempre, gli esperti di shoot ‘em up potrebbero dargli una chance, se non altro per l’aspetto visivo che è comunque ben confezionato e offre qualcosa di leggermente differente dalla media. Il prezzo, sufficientemente contenuto, offre secondo noi un buon incentivo per vedere cos’ha da offrire.

Commenta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.