Loli Soulslike o qualcosa di più? Recensione di Little Witch Nobeta

Little Witch Nobeta è un curioso 3d action shooter piuttosto vicino ai soulslike, sviluppato da Simon Creative e Pupuya Games e distribuito da Idea Factory!, ora disponibile su console PlayStation e Nintendo Switch dopo un breve early access e successiva uscita su PC l’anno scorso.

Provato su Nintendo Switch

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Poi con la fantasia e un tocco di magia!

Little Witch Nobeta parla della breve avventura della piccola strega chiamata, udite udite, Nobeta. La ragazzina si sveglia davanti a un grande castello con i ricordi confusi e un’unica certezza: deve raggiungere la stanza del trono, e prima di subito. Armata solo del suo bastone magico e una singola magia piuttosto devastante, si addentra nell’imponente edificio per svelare il segreto dietro alla sua memoria persa. Non passerà molto prima di fare il fatidico incontro con un misterioso gatto nero parlante, che in maniera non troppo diversa dallo Stregatto con Alice, sembra saperla molto lunga ma, invece di dire il poco che serve, commenta in maniera sagace e sardonica le gesta della povera amnesica di turno.

Ora, la premessa è quanto di più scarno ci sia, ma non tutti i giochi devono avere un contesto di trama particolarmente complesso per essere avvincenti. In questo senso, però, Little Witch Nobeta non fa mai quel salto di qualità, restando a tutti gli effetti piuttosto banale e prosaico, almeno nelle sue potenzialità narrative. Il motivo per cui siete qui, almeno ci auguriamo, è per quello specifico gusto di gameplay obiettivamente poco presente nel mercato d’oggi. No, non parliamo dei soulslike, la cui parola comincia a causare vari gradi di orticaria, bensì di un soulsike in una chiave estetica e narrativa non filomedievale, non buia, cupa, intenzionalmente gretta e cruenta. Per una volta in otto lune blu, al centro troviamo una ragazzina dai potenti poteri magici, e non un uomo che grugnisce con una spada gigante.

Ora, il titolo viene presentato come un 3D action shooter, e c’è un chiaro motivo. Little Witch Nobeta, nonostante il genere che abbiamo discusso poco fa, dà particolare rilevanza alla capacità di attaccare a distanza facendo uso delle proprie magie. La ragazza, infatti, inizia l’avventura con un incantesimo, per poi ampliarli fino a quattro, e imparando altre magie di uso secondario che espandono il repertorio di azioni eseguibili in battaglia come nell’esplorazione.

Parlando di esplorazione, Little Witch Nobeta è piuttosto lineare, e sebbene provi a offrire alcuni dei classici del genere, come delle scorciatoie per tornare in zone già visitate, in linea di massima questo non è possibile né fulcro dell’azione. In altre parole, l’esplorazione si sviluppa principalmente in maniera lineare, presentando aree più simili ad arene e corridoi con puzzle e situazioni da superare con destrezza e/o intelletto. Alcuni elementi di platforming infatti danno un leggero gusto puzzle stimolante, alla ricerca di quel collezionabile nascosto lì in bella vista ma difficile da raggiungere. Questo ovviamente viene intervallato da una ricca presenza di nemici, più e meno complessi da affrontare.

Uhm… Parimpampù?

Il combattimento è simile a quanto il genere propone solitamente. Attacchi basi, dodge roll, camminata lenta e mediamente metodica. Il vero twist che il titolo offre lo troviamo nel fatto che Nobeta è una strega, e può usare le magie per sparare mentre cammina come in uno sparatutto in terza persona, oppure consumare i punti mana per invocare i poteri nella versione superiore della magia. L’elemento interessante di questo è che il caricamento della magia richiede tempo, durante il quale si è vulnerabili, e bisogna ricorrere al classico dodge roll che permette di riprendere istantaneamente a caricare. Una volta finito, Nobeta subisce un buff legato all’elemento della magia, ad esempio caricare quella di elemento ghiaccio la rende invulnerabile allo stordimento dagli attacchi nemici. Questo inserisce nell’azione un elemento strategico, legato a quali magie usare, per quale scopo, quando tenere la barra carica e quando infine lanciarle.

Tutto questo consuma punti mana che, soprattutto durante le battaglie contro i boss, finisce in pochissimo tempo, e ci sarà bisogno di ricorrere agli attacchi fisici, che hanno il gradito bonus di ricaricare in fretta la barra mana. Questa tensione tra l’avvicinarsi e il tenersi lontano è un po’ al centro della lotta. Fiore all’occhiello dell’esperienza sono i boss, che inneggiano al classico pochi ma buoni. Si tratta infatti di un numero ristretto di nemici speciali con legata cutscene e lore, decisamente brutali, che fanno onore al titoletto di soulslike che abbiamo tanto decantato. Più di un boss ci ha infatti obbligato a provare e riprovare, prima di arrivare all’agognata conquista.

In questo senso, poco prima del secondo vero boss, il giocatore entra in possesso dell’abilità Absorption, la variante del parry in questo titolo. Stavolta però non si trova assegnato a un tasto, bensì si attiva quando il giocatore preme il tasto di attacco fisico di base esattamente l’istante in cui Nobeta dovrebbe ricevere danno di qualsiasi tipo. Questo causa l’apparizione di un cerchio magico e Nobeta assorbe i danni caricando in fretta la barra della magia, rimanendo invulnerabile per un tempo relativamente lungo. Ora, come abbiamo appena detto, il tasto va premuto esattamente in quel momento, e non un attimo prima, e cioè l’animazione d’attacco non deve neanche iniziare. Questo richiede davvero una certa fatica per essere appreso come si deve.

Inoltre, per qualche motivo il titolo presenta alcune stranezze tecniche. Una volta lanciato il gioco, la telecamera si troverà spaventosamente vicina alle spalle di Nobeta, si muoverà molto, molto rapidamente rispetto alla levetta analogica, e soprattutto chiederà al giocatore a quale difficoltà iniziare, se Standard, la modalità base, o Advanced, la modalità normale. Sì, è spiegato proprio così, e cioè male. Detta meglio, evitate la modalità Standard, una sorta di god mode dove la protagonista gode di bonus infiniti e i nemici muoiono con un colpo di tosse. Advanced è l’unica vera modalità che permette di godere delle complessità che il gioco ha da offrire. Insomma, date uno sguardo alle opzioni, perché ce n’è stranamente bisogno.

A chi consigliamo Little Witch Nobeta?

Little Witch Nobeta non è Nioh 2 ma nemmeno gli altalenanti Thymesia o Asterigos: è un interessante titolo che prende spunto da uno tra i generi più saturi e malmenati degli ultimi anni, dandogli un twist più grazioso e magico. Nei panni di Nobeta vi sentirete al contempo potentissimi e decisamente fragili, mentre ci si fa strada nei corridoi del grande castello, insultati da un gatto vagamente antipatico. La specifica varietà di gameplay sicuramente trova un suo pubblico, e a onor del vero offre un gameplay soddisfacente e divertente, anche in un certo senso un po’ light rispetto ai grandi dello stesso genere, tuttavia il prezzo del biglietto potrebbe essere leggermente superiore a quanto ci si sarebbe aspettato.

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