Recensione di ONI: Road to be the Mightiest Oni

ONI: Road to be the Mightiest Oni è la prima creazione di KENEI DESIGN di Shueisha Games, disponibile sulle console PlayStation, Nintendo Switch e PC a partire dall’8 marzo 2023. Come se la cava questo gioco d’azione che attinge a piene mani dal folklore giapponese? Scopritelo nella nostra recensione.

Provato su Nintendo Switch

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Una vendetta softcore

In un mondo dal classico gusto mitologico giapponese, il piccolo Kuuta viene sconfitto in battaglia dal ben più noto Momotaro. La storia classica giapponese, che vede il prode Momotaro sconfiggere gli Oni per il bene dell’umanità è qui capovolta, mostrando l’altra faccia della medaglia, ovvero la sua brutalità nei confronti della popolazione oni (un po’ come avvenuto anche nel titolo Ogre Tale di Mages, la cui recensione trovate al link precedente). Affranto, Kuuta si reca con una barca nella remota isola di Kisejima, dove vuole intraprendere un difficile regime di addestramento per diventare più forte, così forte da poter chiedere la rivincita definitiva. È a Kisejima che fa la conoscenza dello spiritello Kazemaru, che lo aiuta a esplorare e a sconfiggere i numerosi nemici che abitano l’isolotto.

Kisejima, l’isola su cui si svolge l’azione, è un’area non molto ampia suddivisa in sezioni più piccole che si vanno sbloccando col proseguire del gioco. Kuuta deve affrontare, una dopo l’altra, delle missioni, composte in una serie di piccoli combattimenti prefissati, delle sfide di difficoltà crescente, che richiedono mano mano un sapiente uso delle varie meccaniche di combattimento. Il protagonista si avvale di un’arma, di una goffa schivata e una mossa speciale. I nemici, una volta sconfitti, non scompaiono, ma anzi mostrano una piccola sfera luminosa, una sorta di anima, che va colpita con un altro apposito tasto di attacco, e solo allora verranno eliminati dalla battaglia. Inoltre, trovata brillante di questo titolo, è la presenza di Kazemaru, che si può controllare mandandolo in giro per l’arena a tirar fuori con la forza l’anima di un nemico, per curarsi, oppure ancora per muoversi rapidamente da un punto a un altro.

Il loop di gioco è ridotto all’osso. L’esplorazione è spesso interrotta dalla necessità di cercare degli spiriti nascosti, da rilevare grazie ai poteri di Kazemaru, e da riportare ad apposite statuine. A ogni spirito ritrovato, si attiva una breve sequenza dove degli spiriti maligni rincorrono Kuuta, creando una piccolissima sequenza di fuga. Ogni quattro spiriti l’energia del protagonista aumenta di un cuore, attività che, rispetto ad altri titoli da cui prende chiaramente ispirazione, non è facoltativa: le aree, o le missioni, sono talvolta bloccate da prerequisiti come ad esempio un dato numero di cuori massimi. L’isola è poi disseminata di funghetti, la valuta di gioco, che vanno spesi principalmente interagendo con uno dei primissimi amici di Kuuta, il mercante, che offre nuovi equipaggiamenti e oggetti curativi, sotto forma di cibi classici.

Il lato indiscutibilmente accattivante di ONI: Road to be the Mightiest Oni è il comparto artistico. Tutto, dalla direzione generale, la presentazione grafica, la curiosa selezione di tracce, la scelta di relegare ad alcune illustrazioni su schermo testo 3D animato e altro ancora, conferiscono al titolo un fascino innegabile. Le musiche danno vita ai colori appena più che crepuscolari delle ambientazioni, ai personaggi goffamente cartooneschi, che nonostante il clima di guerra e di distruzione che la trama sembra trattare, rimangono stranamente morbidi e dolci: il clima è rilassato e soffice.

Tutto questo, tuttavia, si scontra con alcune considerazioni che un po’ fanno perdere al risultato finale parte di quel fascino che, almeno inizialmente sembra avere. Il gameplay, in senso stretto, è decisamente molto ripetitivo e poco soddisfacente. L’esplorazione è ridotta quasi ai minimi termini, data l’isola di modeste dimensioni, i personaggi sono pochi e, sebbene le scene diano loro una certa dignità narrativa, le poche interazioni non permettono di andare più in profondità. Il combattimento, come abbiamo visto, ha un paio di idee interessanti, soprattutto in quelle missioni in cui si prende la briga di impostare una telecamera fissa, modificare la prospettiva o l’ampiezza dell’arena di turno, ma resta in senso più ampio un po’ troppo superficiale. Il lato artistico, inoltre, nonostante quanto detto, sembra aver preso più di qualche pagina principalmente da titoli come Okami, senza trovare però una chiave del tutto originale che gli desse una nuova dignità, in modo da invitare comparazioni ma riconoscergli un merito unico.

A chi consigliamo ONI: Road to be the MIghtiest Oni?

ONI: Road to be the Mightiest Oni è un simpatico titolo che mescola alcune buone idee in un prodotto che offre una splendida ambientazione, musiche chill e una narrazione più profonda di quanto inizialmente si pensi, per creare un prodotto finale che, però, non arriva del tutto a quel livello in più che sembrava promettere. Il primo esperimento di KENEI DESIGN è senza dubbio affascinante e a modo suo caratterizzato, ma il gameplay semplicistico e poco ispirato, non gli conferiscono quel mordente in più di cui avrebbe bisogno.

La versione Switch, che abbiamo avuto modo di provare, inoltre, ha dimostrato di avere più di qualche singhiozzo tecnico, con bug legati alla telecamera che speriamo verranno risolti alla pubblicazione del gioco. Alla luce di ciò, se siete comunque interessati al titolo, sarebbe meglio optare per le altre versioni, infatti ONI è anche disponibile su PC tramite la piattaforma Steam e su console PlayStation.

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