Top 10 – I migliori indie del decennio 2010-2019

Se a fine 2009 siete caduti in un coma e vi siete risvegliati nel 2020, sarete sicuramente curiosi di sapere quali siano i migliori videogiochi indie usciti durante il decennio.

Il fenomeno dei videogiochi indipendenti è esploso tra il 2008 e il 2009, da quel momento esistono ottime alternative ai AAA dai budget multimilionari. Non sempre legati da publisher, con un target di giocatori ben preciso e non potendo puntare sulla fedeltà grafica, gli indie si sono sempre distinti dai AAA per le loro innovazioni narrative e di gameplay, in alcuni casi creando stili unici e sperimentali, in altri esplorando e personalizzando formule già viste in passato.

In questo articolo proveremo a darvi una mano a recuperare i migliori, consigliandovi un indie per ogni anno! Sia chiaro, non si tratta di una lista dei migliori in assoluto, dato che alcuni anni sono stati pieni di giochi di qualità. Potete prendere questa lista come un punto di inizio per approfondire la vostra conoscenza sull’argomento.

2010: L’anno dell’orrore

Così come Roger Rabbit non riusciva a trattenersi dal rispondere ad “Ammazza la vecchia”, Resident Evil è il pensiero esplosivo di noi videogiocatori quando si parla di horror. Purtroppo il quinto capitolo della saga del 2009 non ha convinto tutti, portando la saga a una deriva action in cu la spettacolarità è il fulcro dell’esperienza. È stata una situazione molto fortunata, però, per Frictional Games che ha colto la palla al balzo e ha regalato al mondo Amnesia: The Dark Descent riempiendo il buco lasciato da Capcom.

Con l’esperienza maturata creando i giochi della saga Penumbra, i Frictional sono riusciti a perfezionare l’esperienza horror in prima persona. Amnesia riesce a far provare tensione anche ai giocatori meno impressionabili, e questo con una grafica competente che sfruttava tecnologie di ultime generazione (come l’SSAO per le ombre) e una profonda interattività ambientale, caratteristiche che nel 2010 nessuno si sarebbe aspettato da una produzione indipendente.

L’ingrediente segreto che rende Amnesia così speciale è però l’assenza di combattimento, tutto ciò che si può fare per proteggersi dai mostri nemici è scappare e nascondersi al buio, una sfida e uno spasso allo stesso tempo grazie alle meccaniche della sanità mentale e delle luci dinamiche. Se siete minimamente interessati al genere dovete provare The Dark Descent, così sarete anche pronti per il sequel Amnesia: Rebirth, appena annunciato a marzo 2020!

2011: Twinstick piangente

The Binding of Isaac è stato uno dei giochi più influenti del decennio, è innegabile. Non sarà stato il primo roguelite, ma in esso le caratteristiche salienti del genere sono sfruttate al massimo. Col suo senso di progressione tangibile e divertente e con un’estetica allo stesso tempo dolce e preoccupante, TBOI vi terrà occupati ed interessati per moltissime ore.

Il suo unico problema è l’essere stato creato in Flash, cosa che causa stuttering anche su computer potenti. Nel 2014 ha però ricevuto un remake chiamato Rebirth, che è il miglior modo per approcciarsi al gioco e a mio parere ai roguelite in generale, grazie alla sua fluidità e semplicità.

Di base il gameplay è quello di un twin stick shooter, ma le meccaniche roguelite unite a una quantità stratosferica di potenziamenti rendono ogni partita diversa dalle precedenti, tanto che sembra di giocare ogni volta un gioco diverso.

2012: Linea bollente

Nel 2012 uscì Indie Game: The Movie, un documentario su tre dei più importanti giochi indie usciti negli anni precedenti, Braid, FEZ e Super Meat Boy, quest’ultimo dal creatore di Isaac. L’esistenza di un tale film è segno del crescente interesse del mercato nei confronti del mondo indie, e infatti proprio dal 2012 in poi il numero di videogiochi di questa categoria è salito vertiginosamente, offrendo giochi di qualità sempre superiore. Tra questi il nostro preferito del 2012 è senza dubbio Hotline Miami, il capolavoro Dennaton Games pubblicato da Devolver Digital.

La prima cosa che colpisce del gioco è l’estetica coloratissima, pixellosa e con scanlines, ma dietro questa gustosa esca non vi è l’amo mortale di un gameplay noioso, anzi! La sua anima arcade vi terrà incollati fin dal primo momento e vi sarà impossibile stancarvi grazie alle musiche synthwave energiche e di altissima qualità che accompagnano il gioco.

2013: Home Alone

Il 2013 potrebbe essere ricordato per alcuni sequel importanti del mondo indie, come Bit. Trip Runner 2 e Amnesia: A Machine for Pigs, ma è anche l’anno dei “walking simulator”, videogiochi il cui precursore più importante è probabilmente Dear Esther del 2012. Si tratta di giochi particolari in cui c’è effettivamente poco di giocoso, generalmente ci si muove in un ambiente tridimensionale seguendo qualche indizio e con al massimo qualche piccolo puzzle da risolvere.

Sembra il concetto più noioso del mondo, ma non lo è affatto, semplicemente viene posta una maggiore attenzione sulla narrazione e sull’atmosfera, visiva e uditiva. Il nostro walking simulator preferito del 2013, e forse di sempre, è Gone Home. Evitiamo di scendere nei dettagli per non spoilerare l’interessante e misteriosa storia del gioco, ma possiamo lasciarci sfuggire l’introduzione: si impersona una ragazza tornata a casa dopo un viaggio, ci si aspetterebbe quindi di trovare qualche parente ad accoglierla ma la casa è totalmente vuota. Dove sono finiti tutti?

Il gioco è stato creato dai Fullbright, che già avevano dato prova di essere dei maestri della narrazione con Minerva’s Den, il DLC di Bioshock 2. C’è comunque da dire che il genere stavolta è totalmente diverso, non aspettatevi quindi di drogarvi con dei plasmidi o di combattere nemici con trivelle giganti. Non sarà un’esperienza per tutti, ma se non avete mai provato nulla di simile Gone Home è il gioco da cui iniziare, senza dubbio, con la sua grafica ben curata e la sua storia dal taglio intimo e personale.

2014: La caverna di Platone

A fine 2013 sono uscite le console di ottava generazione di Microsoft e Sony, cioè Xbox One e PS4, e con esse la potenza a disposizione degli sviluppatori è salita alle stelle. Fortunatamente non sono stati solo i AAA a sfruttare le nuove possibilità, per esempio i Croteam, creatori dei Serious Sam, sono riusciti a portare su PS4 il loro capolavoro del 2014, The Talos Principle.

Si tratta di un puzzle game in prima persona che un po’ ricorda Portal 2, ma è decisamente più complesso del gioco di Valve, sia da un punto di vista di gameplay sia di tematiche affrontate. The Talos Principle infatti ha un’anima filosofica, ponendo domande sull’esistenza e sull’intelligenza tra un puzzle e l’altro. La narrazione avviene soprattutto sotto forma di log, quindi è sicuramente un’esperienza più pesante di Portal 2, ma non potete perdervelo se cercate un videogioco che sappia stuzzicare il cervello come pochi titoli sanno fare.

2015: Il sottosopra

Se siete stati almeno una volta su Twitter o Tumblr avrete visto qualcosa di collegato ad Undertale, forse inconsciamente, ma non c’è dubbio a riguardo. Pochi giochi hanno avuto un successo esplosivo come il capolavoro di Toby Fox, dalla qualità indiscussa e dunque un successo meritatissimo.

L’autore si è ispirato molto alla serie Mario & Luigi, ai giochi di ruolo targati Nintendo della saga EarthBound e agli Shin Megami Tensei di Atlus, creando questo mix unico tra bullet hell e RPG totalmente da solo, nonostante non avesse precedenti esperienze come designer. Fox aveva invece esperienza come compositore, avendo collaborato tra le altre cose alla soundtrack di Homestuck, una webcomic.

Una delle particolarità più interessanti di Undertale è la possibilità di completare il gioco senza torcere un capello ad alcun nemico, ma l’esperienza è dinamica e in base alle proprie scelte si dà vita a “route” diverse, che cambiano più o meno la difficoltà e permettono di giocare livelli bonus o sfidare boss esclusivi. Vi consigliamo di provarlo “al buio”, insomma, sapendo il meno possibile di trama e personaggi, per potervi poi dilettare in una seconda run per sbloccare finali differenti.

Esperienze di questa qualità sono davvero rarissime e vi assicuriamo che Undertale vi terrà incollati allo schermo per tutta la sua durata, inoltre, è molto accessibile ed è godibile anche da chi non è particolarmente appassionato dei generi in cui può essere inserito.

2016: Space Samurai

Pochi anni sono stati pieni di giochi di qualità come il 2016 e sceglierne uno è davvero difficile. Firewatch accompagna nel Wyoming tutti i fan dei walking simulator, mentre The Witness trascina su un’isola misteriosa e colorata gli amanti dei rompicapi. Inside mette nei panni di un bambino in un futuro distopico mentre Hyper Light Drifter in quelli di uno spadaccino malato al cuore, metafora della malattia che affligge nella vita reale uno dei suoi creatori.

E poi c’è Furi, la nostra scelta per questo magnifico anno, videoludicamente parlando. Il capolavoro dei francesi The Game Bakers vi farà impersonare un potentissimo guerriero, recluso in una prigione creata appositamente per lui e difesa da oltre dieci carcerieri. Anche Furi si potrebbe collocare nel genere bullet hell, ma le sue battaglie sono molto più cinematografiche degli altri giochi grazie al combattimento ravvicinato in cui si impugna una katana.

La progressione nel gioco avviene invece come in Shadow of the Colossus, cioè è una bossrush che alterna iconiche bossfight a momenti di calma, mentre si raggiunge il prossimo obiettivo. Non possiamo infine non citare l’estetica energica e colorata di Furi, coi suoi personaggi progettati e disegnati dal maestro Takashi Okazaki, il creatore di Afro Samurai.

2017: Souls Galore

I giochi di cui abbiamo parlato fino ad ora sono ottimi esponenti dei rispettivi generi videoludici, ma il gioco del 2017 riesce a fare di più. Hollow Knight è da molti considerato il miglior metroidvania di sempre.

Nella sua creazione il Team Cherry, che ricordiamo essere formato da sole tre persone, sembra aver capito perfettamente come portare il genere al limite, piegandolo al proprio volere senza farlo spezzare. La grandezza del mondo aperto di Hollow Knight è all’inizio demoralizzante, ma più lo si gioca più lo si comprende e lo si impara a esplorare in maniera efficiente e fluida. Proprio questa grandezza è una delle unicità del gioco, fattore che lo rende uno dei metroidvania più lunghi, necessitando di più di 20 ore se si vuole conoscere ogni suo segreto, mentre per alcuni classici del genere ne bastano meno di 10.

I contenuti non sono semplicemente molti, ma anche molto diversi tra loro e di qualità altissima, sia dal punto di vista della presentazione artistica sia delle meccaniche di gameplay. Numerosi aggiornamenti gratuiti nel corso degli anni hanno portato nuove storie e modalità da affrontare, tra cui una bossrush per i più abili nel platforming e nei combattimenti. Se siete anche solo un po’ interessati al genere dovete provarlo.

2018: Supernatural New York

Nel 2006 ha visto la luce la saga di punta e clicca Blackwell, creata da Dave Gilbert e pubblicata tramite la sua Wadjet Eye Games. Blackwell ha tenuto l’autore occupato fino all’uscita dell’ultimo capitolo Epiphany, nel 2014, che non è in questa classifica solo perché parte di una saga del decennio precedente. Nel 2018 è però arrivato Unavowed a darci la possibilità di riparlare di questo fantastico storyteller e delle sue opere.

Anche in questo caso Gilbert si è occupato della trama e dello scripting del gioco e si è affidato ad artisti esterni per musica ed estetica, regalando un’esperienza finale simile a quella dei suoi giochi precedenti. Il protagonista della storia, con un avatar personalizzabile dal giocatore, viene posseduto da un demone per un anno, causando morte e distruzione. Un’antica società segreta riesce però a fermare la carneficina e a salvare il personaggio, che decide quindi di aiutare i suoi liberatori nella lotta contro il male.

La scrittura è di qualità alta, come solito per le opere di Gilbert, e il gioco non stanca mai con muri di testo o puzzle assurdi ma procede sempre fluido e dinamicamente. Infine, un fantastico doppiaggio inglese e un’ottima soundtrack accompagnano ogni secondo dell’esperienza. Consigliamo davvero a tutti di provare Unavowed e i Blackwell, sono delle avventure grafiche fantastiche e non vediamo l’ora di provare i prossimi giochi di Gilbert.

2019: Indie Is Win

Siamo arrivati finalmente all’ultimo anno del decennio e concludiamo in bellezza con Baba Is You, un fantastico rompicapo nato dalla mente di Hempuli Oy. Il nome del gioco sembra scritto in un inglese sbagliato, ma è un’anticipazione di ciò che è il gameplay del gioco.

Ogni livello è costituito da un set di regole che sono presenti nel livello stesso in qualità di blocchi con cui potete interagire. Per spiegare con un esempio, Baba Is You è la regola base del gioco e ogni parola corrisponde a un blocco. Controllando il personaggio di Baba è però possibile cambiare la regola mettendo il blocco Rock al posto di Baba, operazione che darà al giocatore il controllo di tutti gli oggetti di tipo Rock presenti nel livello. Manipolazioni di questo tipo devono essere usate per superare ostacoli e raggiungere un obiettivo, indicato dalla regola Is Win.

Il risultato è un gameplay brillante che riesce a regalare ore di divertimento con centinaia di livelli, tutti diversi tra loro. Tra porte da aprire di cui si può essere la chiave, lava che distrugge ogni blocco con cui viene a contatto e Keke, un altro dolce personaggio controllabile, Baba Is You renderà felici tutti i fan dei rompicapi e noi non possiamo che consigliarlo caldamente.

Bonus: Uno sguardo al futuro

Il 2020 è arrivato e con esso il nuovo decennio, a fine anno usciranno anche le nuove console e chissà cosa ci aspetta dal mondo AAA tra ray tracing, SSD di serie e processori potentissimi! Mentre i costi di produzione dei giochi più grandi iniziano a superare con facilità le decine di milioni di euro, però, il piccolo ma sempre più grande mondo degli indie dimostra di stare al passo con le sue esperienze uniche e ispirate.

Date uno sguardo alle nostre ultime recensioni e scoprirete giochi come Cloudpunk e The Flowers Collectors, la prova indiscutibile che nonostante tutte le difficoltà, l’accessibilità nel mondo videoludico sia ai massimi storici.

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