Hokuto matata.
Provato su PS4 Standard
Pro e Contro del gioco
+ I combattimenti di Yakuza, ma con Kenshiro
+ Tutte le tecniche più famose di Hokuto a disposizione
+ Cattura il feeling della serie
+ Teste che esplodono, corpi che si deformano
+ Ottimo lavoro dei doppiatori giapponesi
+ Urla disumane
+ Mini-giochi divertenti
+ Colonna sonora ignorante
+ Presentazione grafica in stile anime
– Reboot della storia originale non proprio entusiasmante
– Personaggi iconici della serie messi in ombra da quelli nuovi, obiettivamente scialbi e poco carismatici.
– Sezioni di guida terribili
– Esplorazione limitata e a volte ripetitiva del wasteland
– Main quest davvero corta
– Alcune meccaniche di gioco e sistema datate
– ‘Substories’ non all’altezza
– Il prezzo di vendita al momento è un po’ troppo alto
– Niente localizzazione in italiano, neanche testuale. Studiate ‘sto cacchio di inglese dai…
Ken il guerriero! Il Mad Max giapponese! Anzi ‘sticazzi, Mad Max è il Kenshiro australiano più loffio e con la faccia da Mel Gibson!
Ricordo l’euforia dei miei compagnucci una mattina qualunque della mia infanzia. Avevano fatto cerchio e non facevano che parlare di un nuovo cartone animato. Nei loro occhi si poteva leggere il contrasto tra la fanciullesca emozione per la novità e la naturale predisposizione alla violenza insita nell’essere umano. Fino a quel momento neanche la brutalità e il dramma dell’Uomo Tigre erano riusciti a creare una situazione simile, forse per la loro natura troppo adulta o troppo orientale, difficile da afferrare per dei bambarozzi abituati agli allegri colori psicotropi di Walt Disney. Non potevo quindi resistere a quel richiamo primordiale che mi invitava ad entrare nel cerchio evolutivo, altrimenti sarei rimasto fuori dalla società dei piccoli e avrei fatto la fine di Simon nel Signore delle Mosche che al tempo manco sapevo cos’era.
Alla mia timida domandina: “che cartone è?” fui accolto con un tornado di “ma non lo hai visto?”. Il più infervorato si girò verso di me e madido di sudore con le mani tremolanti iniziò a raccontarmi di un gigantesco uomo pieno di muscoli esperto di arti marziali che si aggirava nel mondo dopo un disastro nucleare in cerca della sua donna. Costui era apparentemente in grado di far esplodere il corpo dei nemici usando dei punti di pressione. Da li in poi le linee di dialogo iniziarono a farsi confuse, mischiandosi con degli ‘ah-ta!’ o ‘ah-ta-ta-ta-ta-ta’ a caso e lanci di pugni nell’aria. Ovviamente la mania collettiva prevedeva che entrassi anche io in quel circolo testosteronico e così fu, ma con qualche difficoltà.
Piazzato davanti al televisore nell’ora pomeridiana dei cartoni, arrivò finalmente il momento della verità, dove avrei attentamente verificato l’epicità dei racconti di quella mattina. Forse non ero pronto. Non ero pronto a tutta quella ultraviolenza visiva. Il mondo ridotto a un cumulo di macerie nel deserto, motociclisti pazzi che piombavano su villaggi uccidendo uomini e donne, picchiando vecchi e torturando bambini. Poi lui, Kenshiro. Si presenta a massacro compiuto, la sua ira così forte da creare un’aura attorno al suo corpo, gli occhi vitrei e il fisico già enorme che inizia a gonfiarsi a dismisura strappando i vestiti in un’impeto di furia disumana! Ed è lì che inizia il massacro, un turbine di calci e pugni distribuiti con precisione chirurgica tra i vari motociclisti punk che invece di stramazzare al suolo come in ogni altro cartone o film di arti marziali, iniziano a contorcersi e gonfiarsi fino ad esplodere in un mare di sangue (bianco, perché censurato, anche in Giappone). Il tutto ovviamente contornato da effetti sonori e grida al limite della sanità mentale.
Dopo quello scioccante episodio penso di non aver visto quel cartone per mesi, ma riuscì vigliaccamente ad entrare nel circolo anche solo per quel singolo episodio. La mia iniziazione era comunque completata, seguì quindi parte della serie attraverso i racconti orali degli altri ragazzini, fin quando non presi coraggio e tornai quindi nello spietato universo di Ken il Guerriero per poi leggerne anche il manga che rimane tutt’ora un capolavoro assoluto di ignoranza, violenza, faide familiari e slap stick comedy.
E quanto avremmo voluto noialtri giovincelli cresciuti a pane, 8-bit e tubo catodico un bel videogame su Ken il Guerriero! Avremmo voluto vestire le sue spoglie indistruttibili, girare per il mondo post-nucleare e colpire punti di pressione dei malvagi per vederli poi esplodere in un tripudio di interiora e sangue! Qualcuno ci ha provato ad accontentarci, ma con la tecnologia del tempo era impossibile riuscire a mettere in scena i combattimenti assurdi della serie ed esprimere la stessa emotività delle avventure di Ken.
Negli anni a venire, il caro vecchio guerriero postatomico è stato portato nel mondo videoludico nelle forme più disparate tra le quali avventure grafiche, un assurdo beat’em up 1 vs 1 con combo interminabili e l’altrettanto folle cabinet con tirapugni intitolato Fighting Mania: Fist of the North Star che richiede la precisione, la potenza e la velocità di Manny Pacquiao per poter superare anche solo il secondo scenario. Tra gli action game più interessanti ricordo un titolo uscito solo su PSX solo in Giappone e uno spin-off musou della serie Dynasty Warriors per PS3. In Giappone Hokuto no Ken ha ancora una certa rilevanza, al punto che al nostro amato guerriero vengono ancora dedicati OAV, inoltre è protagonista di incredibili spot pubblicitari. Non è una sorpresa quindi che sia uscito un titolo per la nuova generazione di console, ovvero Fist of the North Star: Lost Paradise sviluppato nientepopodimenocheatahatahathathathauattha!
Scusate, scusate, ulitmamente soffro di Hokutite Hakuta… Dicevo, sviluppato dallo stesso studio che ha portato al mondo la straordinaria serie Yakuza della quale abbiamo recensito l’episodio 0 e il remake del primo titolo. Acquistato quasi al day-one mi ci sono lanciato senza pensarci due volte, convinto anche dalle recensioni positive di critica e utenti. Dopo aver finito la main quest, visto tutti i mini-game e completato una buona parte delle substories posso dire che si tratta del miglior gioco su Ken il Guerriero mai fatto, ma allo stesso tempo con qualche sforzo in più si poteva fare molto di meglio.
Opinione per lettori pigri
Conoscete la serie originale di Ken il Guerriero?
Si – Compratelo
No – Vi esplode la faccia.
Vi piacciono i giochi Yakuza dei Ryu Ga Gokuto Studios?
Si – Compratelo.
No – Vi esplode la faccia.
Fine.
Vai con la revviù!
GAMEPLAY
Fist of The North Star: Lost Paradise è a tutti gli effetti di uno spin-off che eredita gioie e dolori della serie madre, rimanendo sugli stessi binari con ben poca iniziativa a cambiare anche solo di un po’ la via già battuta. A livello di esplorazione avrete a disposizione la cittadella di Eden e una piccola parte delle deserte lande post-nucleari. Eden, costruita in prossimità di una centrale nucleare militare pre-guerra, mette a disposizione dei suoi fortunati cittadini elettricità e acqua. Sarà come una Kamurocho apocalittica, si potranno quindi visitare i diversi negozi e locali per comprare oggetti utili, partecipare a dei mini-giochi o attivare side-quests. Per l’esplorazione fuori dalla città dovrete avvalervi di un veicolo, ma di questo ne parlerò più avanti, ma già vi anticipo che le sezioni di guida sono un dolore di panza. Passiamo al punto cardine del gameplay: i combattimenti.
Il sistema di combattimento semplice ma efficace di Yakuza si adatta a meraviglia in Fist of The North Star: Lost Paradise, con le Heat Action trasformate nelle tremende tecniche della Sacra Scuola di Hokuto da scatenare sui maniaci punk che oseranno intralciare il cammino di zio Ken. A livello di meccaniche parliamo sempre di un sistema di combattimento basilare con colpi leggeri e potenti, una schivata e la classica parata. A differenza di Yakuza dove le Heat Actions si possono attivare solo quando la barra ‘Heat’ è carica, in Fist of The North Star: Lost Paradise basterà mettere l’avversario in uno stato particolare colpendo un punto di pressione nel suo corpo. Per farlo si dovrà premere il tasto dedicato a questa azione dopo aver chiuso una combo. In questo modo si bloccherà il malcapitato di turno rendendolo cieco, paralizzandolo o causandogli delle tremende convulsioni. Adesso, premendo di nuovo questo tasto, si attiverà una tecnica segreta a seconda del numero di colpi portati a segno. La presentazione di queste mosse speciali è assolutamente fantastica, al punto che vi troverete ad imparare a memoria i nomi delle tecniche e gridarli in esaltazione mistica ogni volta che ne eseguirete una particolarmente devastante. E ci sono quasi tutte quelle della serie originale che il simpatico e amorevole Kenshiro si diverte a utilizzare sui vari bifolchi per vedere i loro crani gonfiarsi e poi esplodere in un tripudio di sangue. Le avrete a disposizione in ogni combattimento, con la possibilità ovviamente di sbloccarne altre accumulando punti esperienza.
Oltre ad attivare le tecniche, sarà anche possibile eseguire delle uccisioni istantanee dei nemici più scrausi che esploderanno lasciandosi dietro un grido di morte in puro stile manga. Ogni tanto questo grido si solidificherà e lo potrete utilizzare come arma. Si, avete letto bene: potrete usare le grida solidificate dei nemici come armi per abbatterne altri, d’altronde stiamo sempre parlando di quei malati di mente dei Ryu Ga Gotoku Studios.

Ora, cosa sarebbe un gioco su Ken il Guerriero senza la possibilità di rivivere il momento tipico dove il nostro eroe gonfia i suoi muscoli al punto dallo strappare giacca e coprispalle? Vicino alla barra della vitalità ci saranno le immancabili sette stelle di Hokuto e quando queste brilleranno potrete scatenare tutto il potere di Ken che in un impeto furibondo di rabbia primordiale farà esplodere la sua aura, mandando i nemici all’aria e riducendo in brandelli la sua veste mettendo in bella mostra il suo fisico pompato a steroidi radioattive. E mi sono sempre chiesto chi cazzo gliela ricucisse ogni volta…Lynn? Bart? Rei? O magari il buon Ken, uomo previdente e organizzato, dispone di un numero contato di giacche smanicate e coprispalle di metallo per coprire tutte le volte nelle quali sa che si incazzerà come un novello poeta ad una convention di ragionieri… ma torniamo a noi.
Attivando questa abilità si avrà accesso a nuove tecniche e nuove azioni che si potranno utilizzare fino a che le suddette stelle dell’Orsa Maggiore non si spegneranno. Inutile dirvi che per farle riaccendere dovrete pestare i cattivi, non certo sensibilizzarli sull’importanza di una dieta sana ed equilibrata. Ora, visto lo strambo universo di Hokuto No ken che prevede l’esistenza di cristiani alti sei metri e altri bassi quanto un barattolo di fagioli, nel gioco ci sarà una piccola varietà di nemici che andranno dai classici motociclisti pazzi armati di spranghe a degli energumeni con asce che saranno più difficili da stendere. Di ulteriore aiuto saranno degli speciali “talismani” che potrete creare in un negozio speciale di Eden e attivarli durante il combattimento. Ogni talismano rappresenta uno dei personaggi del manga e ad esso sarà legato una speciale abilità, come ad esempio aumentare la forza di attacco o la difesa di Ken, uccidere un tot di nemici contemporaneamente o sopravvivere ad un colpo mortale. una volta utilizzato un talismano sarà necessario attendere il tempo di “cooldown” per poterlo riattivare.
A livello di difficoltà hard i talismani sono indispensabili, inoltre possono tornare molto utili nei combattimenti più tosti contro i Boss. Questi in particolare richiedono anche un po’ più di schivate e parate in più, oltre ad una certa prontezza di riflessi durante alcuni quick-time events che richiedono la rapida pressione dei tasti indicati. Se falliti causeranno l’immediata sconfitta e morte di Ken, ma se portati a termine saranno determinanti per la vittoria.

Come accennavo sono presenti dei mini-giochi che mettono Ken in delle situazioni lavorative esilaranti che nessuno avrebbe mai immaginato, scimmiottando un po’ il personaggio e la serie stessa, senza però recarle alcuna offesa. Come resistere alla tentazione di vedere Ken lavorare come barman e preparare cocktail usando le tecniche di Hokuto? O magari vederlo impegnato in una sorta di Rhythm Game nel quale vestirà i panni di un dottore. Non manca ovviamente il Casinò con i vari giochi correlati e il Colosseo dove si potranno affrontare diversi combattimenti e comprare premi speciali.
Quei fresconi degli sviluppatori inoltre hanno anche inserito una lunga side-quest che si potrà portare a termine solo gestendo un locale di hostess. Imitando le imprese di Goro Majima di Yakuza 0, il nostro Ken dovrà fare in modo che i clienti paghino e siano soddisfatti, spezzando tutte le ossa a quelli che si lamentano. Il mio mini-gioco preferito però è il baseball apocalittico che consiste nello spedire in orbita i motociclisti pazzi usando una gigantesca trave di ferro. Come in Yakuza, i mini-game spezzano un po’ il ritmo storia-combattimento e danno accesso ad alcune sub-stories. Parliamo adesso delle orride sezioni di guida. Si, in Lost Paradise potrete guidare un fuoristrada con ruote grosse quanto un bicipite di Ken per esplorare il wasteland fuori dalla città di Eden. Questo pezzo di ferraglia è assolutamente incontrollabile, slitta peggio di un vecchietto bolognese sotto i portici bagnati d’inverno ed ha un turbo fuori di testa che farebbe impallidire quel cozzaro di Vin Diesel. Sebbene io di motori ci capisca meno di un prete di relazioni sentimentali, i giochi di guida mi piacciono quindi ho sofferto parecchio al controllo della Kenmobile (la chiamerò così da qui in poi).
Ovviamente il wasteland non è un posto sicuro e verrete spesso inseguiti da predoni e ladroni macchinizzati che ronzeranno per la mappa sfrecciando con i loro bolidi e cercheranno in tutti i modi di scontrarsi con voi. Uno si aspetterebbe delle sezioni di car-combat in stile Twisted Metal, invece no, al momento dell’incidente Ken inchioderà, fermando la Kenmobile. In seguito scenderà tranquillamente dal veicolo per fare pacificamente il CID e lasciare che se la sbrighi la sua assicurazione. Ovviamente sto mentendo, dovrete brutalmente assassinare quei poveri sciocchi che hanno osato rovinare la carrozzeria del vostro nuovo bolide fiammante e lasciare i loro cadaveri maciullati a marcire nel deserto.

GRAFICA E SONORO
Scordatevi il nuovo spettacolare Dragon Engine di Yakuza Kiwami 2 e Yakuza 6, questo gioco utilizza il vecchio motore grafico visto in Yakuza Kiwami e Yakuza 0 funzionale, ma alquanto datato. La presentazione grafica si salva comunque grazie ad uno stile piacevole che si rifà più ai colori sgargianti di anime e OAV più che alle atmosfere opprimenti del manga.
Le animazioni dei combattimenti su ottimi livelli, specialmente quelle delle tecniche speciali di Hokuto. Per quanto riguarda il design di Eden, non aspettatevi niente di troppo entusiasmante, si tratta infatti di una scialba baraccopoli con qualche neon qui e lì, già vista in un miliardo di giochi post-apocalittici. Se devo proprio essere onesto, sembra un’accozzaglia di edifici messi insieme senza alcun senso logico, con addirittura una cattedrale in stile europeo che si erge sulla vetta della città. Del wasteland poi non ne parliamo, una cosa più generica non si poteva fare. Il design dei personaggi rientra nello schema tanto caro a Tetsuo Hara e Buronson: uomini muscolosissimi e belle donne formose. Eh si, le magiche radiazioni di centinaia di bombe nucleari fatate hanno trasformato tutti in dei gran fighi e fighe.
I personaggi sono resi molto bene in tutte le loro mascellosissime espressioni e assolutamente fedeli ai disegni del manga. Per quanto riguarda gli effetti sonori e soprattutto la colonna sonora posso dirmi soddisfatto, dato che si attestano su alti livelli di ignoranza con pezzi heavy metal classico suonati da falegnami giapponesi senza partita IVA. Della qualità del doppiaggio non sto neanche a parlarne, i giapponesi sono sempre una garanzia di qualità su questo fronte. Onore per Takaya Kuroda nel ruolo di Ken, il doppiatore storico di Kazuma Kiryu si distingue anche in questo gioco con la sua voce da duro, assolutamente fantastica l’enfasi mista alla marzialità con la quale pronuncia il nome della tecnica letale eseguita. Esiste anche la possibilità di selezionare l’audio in inglese, ma onestamente consiglio di sforzarsi un po’ a leggere i sottotitoli e giocarlo con le voci in giapponese.
STORIA E SUBSTORIES
Per quanto riguarda la storia, parliamo di un vero e proprio reboot della serie che prova in qualche modo a cambiarne l’arco narrativo introducendo la città di Eden e nuovi personaggi. E proprio la storia che dovrebbe essere il punto di forza del gioco non mi ha colpito particolarmente proprio a causa dei nuovi co-protagonisti poco carismatici che relegano nell’ombra quelli più iconici tanto cari ai fan. Gli sceneggiatori hanno deciso di mettere in panchina tutti gli importanti personaggi creati da Buronson e Tetsuo Hara che hanno reso la serie famosa. Certo, ci saranno le apparizioni di figure come Toki e Rei ma dopo una loro sommaria introduzione e un boss fight spariranno dalla trama principale. Addirittura Sauzer e Raul saranno brevi comparsate messe lì, arrivano, gli date mazzate e poi spariscono dalla storia. E Bart? Lynn? Mere presenze legate a side quest, ma che non hanno nessuna parte importante ai fini della trama. Lasciamo allora spazio al piattissimo Jagre, la classica testa calda dal cuore buono, e a Xsana la bella e saggia reggente di Eden. Tenete presente che con questi due tizi ci passerete la maggior parte dei momenti del gioco e fidatevi quando vi dico che non saranno assolutamente paragonabili ai personaggi leggendari che tutti conosciamo.
Questa scelta a mio parere rende il titolo poco accessibile a chi non conosce la serie originale, rendendo difficile avvicinarsi al mondo di Hokuto No Ken proprio con questo titolo. Inoltre a mio parere la storia di Ken non puo funzionare tra le quattro mura di una cittadella. Se avete letto il manga o visto l’anime, sapete che l’avventura di Ken è un viaggio nelle lande devastate dal conflitto nucleare. Purtroppo però l’esplorazione del “wasteland” serve solo a sbloccare determinate parti della storia, e avrete comunque l’obbligo imperativo di rientrare sempre in città per affrontare gli eventi principali. In questo modo le possibilità di esplorazione si limitano ad un paio di ‘substories’, e costringono il giocatore a fare un bel po’ di backtracking.
Per quanto riguarda le ‘substories’, ovvero le side-quest del gioco, conoscendo quelle della serie madre avevo alte le speranze e invece devo dire di non essere rimasto particolarmente entusiasmato. Probabilmente perché alcune ‘substories’ invece di puntare sulle situazioni assurde si concentrano più su personaggi in difficoltà che dovremo salvare dai soliti punk malintenzionati, insomma un po’ trito e ritrito. Queste sub-stories si risolvono in modo molto telefonato a differenza di quelle di Yakuza che spesso sono assolutamente imprevedibili.
In conclusione posso davvero consigliare Fist of the North Star solo ai fan della serie che aspettavano da tempo di poter prendere il controllo di Kenshiro. D’altronde è un gioco pensato proprio per chi conosce e ha seguito manga e anime di Hokuto no Ken, il che limita un po’ il pubblico solo agli aficionados. Se invece avete giocato a tutti gli Yakuza, ma avete solo sentito parlare o conoscete appena le avventure di Ken, allora prima di mettere le zampe su questo gioco vi consiglio di farvi un po’ un’infarinatura generale della storia originale, altrimenti potreste rimanere un po’ disorientati.
Peace!