Labyrinth of Galleria: The Moon Society è il sequel spirituale di Labyrinth of Refrain: Coven of Dusk, un dungeon crawler in prima persona, sviluppato da NIS e distribuito da NISA, disponibile sulle console PlayStation, Switch e PC.
Provato su Nintendo Switch
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Dungeon Crawler dal twist artistico
Nonostante sia un sequel di una serie NIS iniziata su PSVita nell’ormai lontano 2016, questo titolo è completamente un episodio a parte, con piccoli elementi di lore ma, in sostanza, una grossa fetta di gameplay mutuata dal precedente. Vi basti questo per tranquillizzarvi, giacché, come abbiamo anche visto in void* tRrLM2(); //Void Terrarium 2 o in Yomawari: Lost in the Dark, si tratta di una versione più fresca, approfondita e aggiornata di qualcosa visto in passato.
Eureka De Soleil, giovane ragazza tuttofare con un certo gusto nella ricerca di oggetti rari e preziosi, si trova precaria e in impellente bisogno di trovare un’occupazione (un po’ troppo #relatablecontent…). Finisce così alle porte della Galleria Manor, un edificio di grande sfarzo e lusso, disseminato di articoli artistici di grande valore. Lì, viene accolta da Madame Martha, che le conferma che stavano cercando qualcuno che facesse al caso loro. Si dà il caso che l’abbiente Conte, amante d’arte, abbia bisogno di recuperare dei curio, dei particolari oggetti preziosi, dalle profondità al di sotto della magione. Ora, c’è solo un piccoliiiiiissimo inconveniente… un armadio incantato, che fa da accesso ai dungeon sotterranei, ha lo sgradevole effetto indesiderato di fare a pezzi chiunque tenti di attraversarlo per fare ritorno. Il caso vuole che il giocatore, sotto forma di una sorta di blob fantasma chiamato Fantie, abbia il potere di controllare delle bambole magiche per farsi strada negli abissi sotterranei e recuperare i curio per il conte.
Il grosso del loop ruoterà attorno a cutscene splendidamente animate in stile visual novel, l’esplorazione dei dungeon in prima persona, e una meticolosa preparazione della propria squadra. Quanti di voi sono già familiari col genere, ad esempio Etryan Odyssey, o il qui recensito Zanki Zero, sapranno più o meno a cosa andranno incontro. Vediamo intanto di cosa si tratta.
L’esplorazione dei dungeon non è casuale, ed è composta principalmente da una dedalica rete di stanze e stanzine, corridoi e pareti finte, trappole di ogni tipo e morti ingiuste. Consumando punti reinforce si possono usare delle azioni per attraversare in modi più complessi e creativi i labirinti, abbattendo parenti, superando dirupi, camminando in paludi velenose o ancora respirando sott’acqua. Alcune di queste modificano per sempre i dungeon, altre vanno usate a ogni discesa, per tracciare il proprio cammino. La mappa può essere riempita di segni e commenti, per coloro a cui piace appuntarsi note d’esplorazione.
BALENCIAGAAAA!
Il combattimento in sé, nella sua essenza, non è nulla di rivoluzionario. Si tratta di un sistema a turni, con la maggioranza delle cose che potete aspettarvi dal genere, dalle abilità speciali chiamate donum, la capacità di difendersi su larga scala chiamata fortify coven, e un sistema di collaborazione tra compagni che dipende dalla sinergia della squadra. Fin qui, nessuno è sconvolto, ma trattandosi di un titolo NIS, dovete sempre aspettarvi quella nota originale e un po’ fuori di testa che spinge il tutto a un livello di personalizzazione superiore. Ogni bambola in possesso del giocatore è profondamente personalizzabile, dalla classe, il genere, le abitudini, i gusti personali, le attitudini rispetto ai parametri di crescita, e questo è solo l’inizio.
I personaggi, almeno inizialmente, vanno inseriti in un massimo di cinque congreghe, coven, attraverso dei patti, che vanno trovati o conquistati. Questi patti hanno al proprio interno una formazione, un numero massimo di personaggi, e delle attitudini tra cui dei donum specifici. Ogni coven, inoltre, può ospitare fino a tre personaggi alla volta, fino a creare un party di quindici bambole per battaglia. Questo è particolarmente cruciale per sfruttare le infinite, meticolose, folli sinergie e abilità di gruppo. I comandi che il giocatore assegna, sono diretti alla congrega, e non ai singoli membri della squadra. Bisognerà consumare punti reinforce, se si vuole entrare nei comandi diretti specifici, cosa essenziale soprattutto contro i nemici più ostici. Questo è anche il modo per utilizzare gli oggetti in battaglia, dato che normalmente si applicano a un singolo personaggio alla volta.
Un altro elemento è la posizione in battaglia, se in prima linea o nelle retrovie, per potenziare rispettivamente l’offensiva e la difesa, che a loro volta creano delle formazioni, in base all’armonica disposizione. Un esempio è la formazione a pinza, dove i due coven laterali sono schierati in prima linea, e i tre centrali sono posizionati sul retro. che causa un boost alla precisione degli attaccanti e aumenta la difesa dell’intera squadra. Inoltre, compiendo azioni in battaglia, si riempie la barra liberation, che permette di usare il secret crest, una sorta di abilità speciale legata alla specifica congrega, ma più simile a un nuovo elemento tattico che non a una supermossa, giacché buona parte di quelle non causa danni.
Inizialmente tutto questo, e non abbiamo toccato che la superficie, spaventa e non poco, ma Labyrinth of Galleria: The Moon Society, ha il difetto di voler tenere molto per mano il giocatore nelle prime ore di gioco, limitando drasticamente personalizzazione e libertà di movimento, creando alcuni momenti d’impasse piuttosto frustranti. Ci siamo trovati infatti in un paio di occasioni a consultare le wiki giapponesi (molto più dettagliate) per capire cosa stesse realmente chiedendo, nella quest principale.
Ora, la presentazione è splendida, la qualità degli elementi grafici in 2D è curata magistralmente. Le interazioni e le cutscene sono animate e mosse con minuzia, e ogni colore esplode dallo schermo con grande vivacità. Labyrinth of Galleria: The Moon Society, inoltre, sorprende con una trama stranamente tetra, che alterna quel ritmo scanzonato tipico delle produzioni NIS, a momenti di lieve gore o elementi di horror. Nulla di straordinario, ma insieme agli sporadici elementi filo-erotici, per giocosi che vengano interpretati, lasciano un sapore un po’ misto e forse un po’ più maturo di quanto inizialmente prevedibile. Per finire, il comparto musicale è quanto di più familiare al mondo NIS, soprattutto al lato Disgaea.
A chi consigliamo Labyrinth of Galleria: The Moon Society?
Labyrinth of Galleria: The Moon Society è un più che degno sequel di un dungeon crawler in prima persona passato ingiustamente in sordina qualche anno fa. Ora che il mercato è anche meno saturo, è un ottimo momento per buttarsi a capofitto in un’esperienza sorprendentemente complessa e soddisfacente, dalla trama un po’ cupa e piacevole, e una profondità di personalizzazione degna del marchio NIS.